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IL CAMPIDOGLIO

seconda parte

Piazza del Campidoglio
Piazza del Campidoglio

CAMPIDOGLIO ANTICO E MODERNO

Le accennate sparizioni di antiche preziose memorie presso il clivo sinistro capitolino, mi porgono la occasione e mi accordano il permesso di aggiunger qualche parola, illustrata pure con disegni nell'Appendice infine delle attuali memorie. Essendo poi edificata Roma da Romolo dopo la Saturnia del Gianicolo, egli per fare maggior concorso alla nuova città aprì su questo colle un Asilo promettendo a chiunque vi concorreva, così servo come libero una sicura franchigia che durò sino al tempo di Cesare Augusto. Secondo Servio ogni asilo fu detto Tempio della Misericordia e tale fu il primo fatto in Atene, ad esempio del quale, come accenna Plutarco, fece Romolo il suo per dichiarazione dell'oracolo di Apollo. E siccome dai scrittori è chiamato piuttosto luogo che tempio, parrebbe un tempo scoperto simile a quelli che da Vitruvio sono detti Hypethros ed eretto da Romolo fra le due sommità del colle, Dionigi lo asserisce chiaramente

Locum umbrosum, mediunque Capitolii et Arcis elegit, quod mene lingua Romana vocatur intermontium duorum querquetorum ab utroque Clivo densis septus arboribus qubus jungebantur colles Templo in hoc incertum cui Deo, vel Genio Sacrato.

In somigliante maniera lo descrive Strabone nel quinto, donde apparisce apertamente che il tempio fosse cinto non di mura, ma di siepi ed alberi. Può ben essere che fosse aperto fra due boschi col tagliarrne le piante e i cespugli che vi erano: ma che in mezzo ad esso vi fosse anche un tempio come ad evidenza lo dice il medesimo Dionigi. Templo in hoc incertum cui Deo... seppure per tempio non intenda il solo spazio boscato e racchiuso. Dopoché Romolo uccise Acrone re de' Ciuninesi sospese ad un tronco di quercia le armi di quello come trofeo del nemico superato, e consacrolle a Giove, che a Ferendo fu ivi detto Feretrio e vi edificò un tempio che di poi fu accresciuto da Anco Marzio : onde fu poi costume di portarvisi le spoglie opime dai trionfanti. Da questo ancora ne venne torse il tempio di Giove Ottimo Massimo, a cui tutti i trionfatori salivano ad offerire i loro trionfi. La parte più elevata del colle fu poscia da Romolo ridotta ad uso di fortezza Arx, e perciò tutta la sommità di esso ancorché divisa in due cime cinta bensì di muri con spesse torri, fu indifferentemente detta la Rocca fino a tanto che da Tarpeja Vergine Vestale fu per tradimento data ai Sabini dai quali in premio fu uccisa ed ivi sepolta; onde acquistò indi in poi quel sito il nome di Sasso Tarpejo. Ma trovato che fu al tempo di Tarquinio Prisco un capo umano nel cavare le fondamenta del tempio di Giove Ottimo Massimo, prese quella parte il nome di Capitolio che poi si estese a tutto il colle : e perciò le fu dato il nome or di Rocca or di Capitolio, ma la Rocca, dice il Fulvio, fu quella parte verso il Tevere detta in oggi Monte Caprino per esser ivi il Sasso Tarpejo, detto ancora di Carmenta, dove i Galli arrampicatisi furono scoperti dallo strillare delle oche; essendo questa la parte più munita che a piombo scendeva al piano della Porta Carmentale, come si è veduto nel secolo xvi per alcuni muri grossi circa metri tre lavorati in pietra sabina della quale si servirono per fabbricare alcune case sino a pestarla per uso di pozzolana ; perciò il nome di Rocca più ad essa conveniva, che all'altra parte. Fu qui la capanna di Romolo composta di canne e vinchi la quale era sempre risarcita dai sacerdoti con simile materia.

Il Campidoglio
Il Campidoglio

Presso a questa fu la Curia Calabra, così detta dal vocabolo greco: ad quam calabatur: idest vocatur Senatus (scrive Servio) ove il Pontefice minore convocava il popolo per denotargli i giorni che avanzavano delle calende alle none. Vi fu inoltre il tempio di Giunone Moneta nel qual sito fu già la casa di Manlio e l'abitazione del re Fazio: leggesi poi esservi stato il tempio di Giove Capitolino. Tante furono le statue di marmo, di metallo, di oro e di argento poste su questo colle, che restandone troppo occupato, fu da Augusto ordinato che fossero scemate e indi trasportate per ornare il Campo Marzio. Nel sito occupato dal palazzo, secondo il Nardini, potè esservi il tabularlo, la libreria e l'ateneo, ed i capitelli di colonne doriche ed i pezzi di architrave che sono al prospetto verso Campo Vaccino, mostrano esser piantata quella fabbrica più bassa della piazza, e danno evidente segno di un portico antico che occupasse tutta questa parte, e di ragione ebbero sopra di esse altre colonne, e portico che al piano della piazza corrispondeva col tabulario, ove cónservavansi le leggi fatte da Romolo, i consulti del Senato, ogni altro atto pubblico, e vi furono talvolta agitate le cause. Svetonio scrive che Domiziano, imperatore, ristorando il Campidoglio vi rifece tremila tavole di bronzo distrutte dall'incendio. Della libreria non si sa chi fosse l'autore, si sa bensì che tre furono le primarie istituite in Roma: una credesi da Siila, l'altra da Cesare, e la terza da Augusto; nessuna però di queste potè essere la Capitolina poiché Nardini scrive che fosse un luogo dove i poeti solevano recitare a concorrenza ne' quinquennali capitolini. L'ateneo poi fu una scuola di arti liberali da Adriano eretta in Campidoglio: fu detto ateneo, cioè a dire esercitazione di Minerva: nella quale vogliono alcuni che similmente ivi i poeti e gli oratori recitassero i loro componimenti; come si costumava nel palazzo dei Conservatori con pubblica adunanza di letterati; ed a Tolosa, in Francia, nella linguadoca nel 1324 il primo di maggio per la scienza gaia ossia la poesia) intitolata I quattro fiori di argento dorato.

Il Pontefice Paolo III dopo avere allineate ed aperte molte strade, ed ornati diversi luoghi di Roma; pensò ancora a promuovere le grandezze del moderno Campidoglio il quale rivolto il principale prospetto del colle a settentrione, conserva verso mezzodì le antiche salite del clivo. Il Buonarroti adattò la moderna scala a cordonata, abilmente fiancheggiata da balaustri, e due fontane con le leonesse di marmo egizio, ed in appresso la metà di una statua di porfido, creduta Roma. Nella sommità della cordonata i due colossi di marmo rappresentanti Castore e Polluce coi loro cavalli trovati, nel Pontificato di Pio IV, ove era la Sinagoga degli ebrei. In appresso i trofei detti di Mario qui trasportati dal castello dell'Acqua Marzia presso la chiesa di Sant'Eusebio; sebbene da alcuni moderni si ritengano rifatti da Domiziano, ciò non toglie che siano di Mario; poiché si vede in uno di essi scolpito Giugurta re di Numidia con due suoi figliuoli prigioni, che Bocco re de' Mori mandò a Mario nel trattato di pace. Quivi al lato sinistro sopra la sommità di una colonna è un globo di metallo corinzio, ove dicesi che si conservavano le ceneri di Trajano; dall'altro lato una colonna milliaria rifatta da Vespasiano, e trovata nella via Appia, e secondo qualche scrittore, trovata alle radici del Tarpejo verso il teatro di Marcello.

Il Campidoglio prima della costruzione del Vittoriano
Il Campidoglio prima della costruzione del Vittoriano

Nel mezzo di questa piazza, ove si crede essere stato l'asilo Paolo III, fece ergere la statua equestre di Marco Aurelio gettata in metallo corintio, che per essersi trovata presso le scale sante, da Sisto V era alzata avanti la Basilica Lateranense. Il palazzo di mezzo fu edificato in tempo di Bonifacio IX per residenza del senatore di Roma e poi fu ristorato da Gregorio XIII e da Clemente VIII. Il primo ordine delle finestre con la porta sono architettura di Giacomo del Duca siciliano, ed il secondo di Girolamo Rainaldi; essendone però stato principale architetto Michelangiolo Buonarroti, del quale fu parimenti il disegno della scala doppia, ed il fonte ove è la statua di Roma figurata in porfido, con quelle del Nilo e del Danubio. Nella sala ove erano i tribunali per amministrare la giustizia, si vedevano le statue di Carlo d'Angiò re di Napoli e senatore di Roma, quella di Paolo III e di Gregorio XIII, il quale eresse parimenti sopra questo palazzo la gran torre con le due grosse campane, che a martello suonavano il segno, una per le udienze di quel Tribunale, e l'altra pei consigli generali, e per le giustizie nella di cui sommità faceva finimento una statua che teneva inalberato il segno della Santa Croce.

A sinistra evvi il palazzo ove teneva il Tribunale il Magistrato romano; sotto i portici le diverse stanze erano destinate per i consoli delle arti e nel cortile sotto il portico le statue di Giulio Cesare e di Ottaviano Augusto, ed in fondo sotto un altro portico, in una gran nicchia, la statua di Roma sedente il cui piedestallo si ravvisa in bassorilievo la Dacia soggiogata dai Romani : ed a destra e sinistra due statue di marmo egizio rappresentanti due re prigionieri fatti qui trasportare da Clemente XI. dagli orti Cesi presso il Vaticano: i due idoli o immagini di sacerdoti egiziani furono trovati nel 1711 presso Porta Salaria. Nel cortile rimangono diversi frammenti di un colosso in marmo eretto da Nerone avanti la sua casa aurea. secondo altri da Lucullo Domiziano, ed una testa e mano di metallo, di un colosso di Comodo imperatore, trovati al Colosseo presso la Meta Sudante. Un cavallo sbranato da un leone, e diverse misure affisse al muro scolpite in marmo.

Nell'altro palazzo a destra il Pontefice Clemente XII formò una regia galleria o museo copiosa di statue, busti, bassorilievi e quasi innumerevoli monumenti antichi, nei quali propriamente si ravvisa quale sia stata la magnificenza ed il nobile genio degli antichi Romani oltremodo amanti delle belle arti. Nel cortile è la rinomata statua del Martorio che adorna una fonte con ai lati due satiri ed altre antichità. Sotto il portico due statue di granito egizio, e due urne, in una delle quali si ravvisa il ratto delle Sabine già sepolcro di Alessandro Severo e di Giulia Manea, diverse statue, iscrizioni e curiosità antiche, fra le quali un gran pilo retto da tre piedi unitamente lavorato in un sol marmo assai candido, ed una preziosa colonna di alabastro orientale, ed intorno alla scala la famosa statua del re Pirro maggiore del naturale. Per le scale si vedono poi i bassorilievi che erano stati nell'arco di Portogallo nella Via Lata; e molti frammenti dell'antica pianta di Roma distribuita in ventisei quadri che furono grazioso dono della Maestà del sovrano re delle Due Sicilie.

Il Campidoglio prima della costruzione del Vittoriano
Il Campidoglio prima della costruzione del Vittoriano

Nelle varie antiche medaglie degli imperatori di Roma è celebrata sotto diversi titoli di Vittoriosa, di Felice, di Rinascente, di Risorgente, di Eterna per attestare che è superfluo ragionare dei Romani plus quam dicitur. Questo titolo di Eterna vedesi intagliato pure su le tre porte di Roma che contengono la restaurazione delle mura dell'eterna città di Roma, fatta di Arcadio e Onorio imperatori. E sopra la porta Labicana il Senato e popolo romano nella memoria nomina Roma eterna, ancorché in quello stesso tempo tentavano i Goti di opprimerla. Medaglie battute in lode degli imperatori, comechè Roma rinascesse e risorgesse per il loro valore e buon governo. Ma il titolo di Roma Eterna non è già che sia per durare eternamente; sapendosi bene che si consumerà insieme a tutto il mondo nell'universale incendio, ma in quianto di ella durerà fino al giorno del giudizio. Quando l'eterna città di Roma capo del mondo mancherà, sarà segno della fine del Mondo secondo le divine istituzioni. Che Roma sia eterna fino al giorno del giudizio si notifica ancora da San Gio. Crisostomo, che l'ammira, poiché Roma vedrà risorgere San Paolo e San Pietro e li vedrà andare incontro al Signore. Da Sacri limini de' Santi Apostoli vedrà similmente Roma risorgere con esso loro l'istesso San Giov. Crisostomo, il cui Santo Corpo riposa nella sagrestia della Basilica di San Pietro, di cui ne fu tanto devoto in vita. Per sentenza di principali autori e per antichissima ed apostolica tradizione il Romano Impero starà in piedi e cadrà con l'istesso mondo, e durerà fino alla venuta dell'Anticristo. La Cesarea Maestà del Romano Impero si mantiene tuttavia nella Germania: e Roma tiene il principato sopra tutto il mondo con l'Impero e armi spirituali, e con le chiavi date da Cristo Nostro Signore al suo Vicario in terra.

ANDREA Prof. BUSIRI-VICI - INGEGNERE ARCHITETTO- ROMA SPARISCE- MEMORIE ISTORICHE ARCHEOLOGICHE DEL POPOLO ROMANO- 1817

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