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RIONE - REGOLA

Mappa del Rione Regola
Mappa del Rione Regola

Nome Completo

Indirizzo

Tipo

Piazza Capo di Ferro

Piazza delle Cinque Scòle

Piazza Farnese

Arco di Via Giulia

Via Giulia

Piazza della Quercia

Chiesa di Santa Brigida

piazza farnese, 96

Chiesa

Chiesa di Santa Caterina della Rota

via s. girolamo dlla carità, 80

Chiesa

Chiesa di Santa Caterina da Siena a via Giulia

via giulia, via monserrato, 111

Chiesa

Chiesa di Sant'Eligio degli Orefici

via sant'eligio, 8

Chiesa

Chiesa di San Filippo Neri

via giulia

Chiesa

Chiesa dei S.S. Giovanni e Petronio dei Bolognesi

Chiesa

Chiesa di San Girolamo della Carità

via monserrato

Chiesa

Chiesa di Santa Lucia del Gonfalone

via dei banchi vecchi

Chiesa

Chiesa di Santa Maria di Monserrato

via di monserrato

Chiesa

Chiesa di Santa Maria in Monticelli

via Santa Maria in Monticelli

Chiesa

Chiesa di Santa Maria dell Orazione e Morte

via giulia

Chiesa

Chiesa di Santa Maria del Pianto

via s. m. dei calderari

Chiesa

Chiesa di Santa Maria della Quercia

piazza di s. maria della quercia

Chiesa

Chiesa di San Paolo alla Regola

largo san paolo alla regola

Chiesa

Chiesa di San Salvatore in Campo

piazza San Salvatore in Campo

Chiesa

Chiesa di San Salvatore in Onda

via dei pettinari

Chiesa

Chiesa del Santo Spirito dei Napoletani

via giulia

Chiesa

Chiesa di San Tommaso di Canterbury

via monserrato, 45

Chiesa

Chiesa di San Tommaso ai Cenci

piazza delle cinque scole

Chiesa

Chiesa della Ss Trinità dei Pellegrini

piazza dei pellegrini

Chiesa

Chiesa di San Giovanni in Ayno

via di Monserrato

Edificio Religioso

Fontana di Piazza delle Cinque Scole

Piazza delle Cinque Scole

Fontana

Fontane di Piazza Farnese

piazza farnese

Fontana

Fontana del Mascherone

via giulia

Fontana

Fontana di Piazza del Monte di Pietà

Piazza del Monte di Pietà

Fontana

Fontana della Terrina

Piazza della Chiesa Nuova

Fontana

Palazzo Baldoca

via Giulia, 167

Palazzo

Palazzo Barberini ai Giubbonari

via dei Giubbonari, 41

Palazzo

Palazzo Giangiacomo Brechi

via Monserrato 105

Palazzo

Palazzetto Cenci

piazza Cenci, 56

Palazzo

Palazzo Cenci

piazza delle Cinque Scole, 23

Palazzo

Palazzo Falconieri

via Giulia, 1

Palazzo

Palazzo Farnese

piazza Farnese, 67

Palazzo

Palazzo Fusconi Pighini del Gallo di Roccagiovine

piazza Farnese, 44

Palazzo

Casa di Alessandro Gancia

Palazzo

Palazzo Mandosi

piazza Farnese

Palazzo

Palazzo Mastrozzi

piazza S. Caterina della Rota, 91

Palazzo

Palazzo del Monte di Pietà

piazza del Monte di Pietà, 32

Palazzo

Palazzo Montoro

via di Montoro, 8

Palazzo

Carceri Nuove

via giulia

Palazzo

Palazzo dell'Ordine Teutonico

via del Mascherone, 57

Palazzo

Palazzo Ossoli

via della Quercia, 1

Palazzo

Palazzo Panizza

via S.M. in Monticelli, 66

Palazzo

Casa di Pietro Paolo della Zecca

Via del Pellegrino e Via di Monserrato

Palazzo

Palazzo Ricci

piazza de' Ricci, 29

Palazzo

Palazzo Spada

piazza Capodiferro, 13

Palazzo

Palazzo di Urbano VIII

Palazzo

Albergo della Vacca

Campo de' Fiori

Palazzo

1. Confinando col Tevere. Dalla Riva’ del Fiume in quella parte, che è dicontro (1) al Vicolo della Scimia, laterale alle Carceri nuove si stende sino al Ponte Sisto (2) incluso in questo Rione 3 e quindi sino al primo Cantone del Ghetto esclusivamente.

2. Con S. Angelo. Qui volta a sinistra, e poi a destra, entrando per brevissimo tratto nella Via di S. Bartolomeo (3); rivolge subito a sinistra per il Vicolo dei Cenci; e perviene in linea retta, alla Piazza Giudea esclusivamente. Volta a sinistra; passa avanti alla Chiesa di S. Maria del Pianto (4); e prosiegue finché lascia il Vicolo di S. Maria in Publicolis, il primo che trovasi a destra.

3. Con S. Eustachio. Continua per la stessa Via del Pianto; passa nel dritto limite dalla Piazza di S. Carlo a' Catinari; e s'inoltra finché lascia il Vicolo dei Chiavari sulla destra.

4. Con Parione. Seguita per linea retta, passando nel dritto limite dalla Piazza di S. Barbara; entra nella Via dei Giubbonari; e passa nel dritto limite dalla Piazza di Campo di Fiore. Si stende per tutto il Vicolo dell' Arco de' Cappellari; passa sotto a quest' Arco; e seguita direttamente per tutta la Via de' Cappellari. Indi volge a sinistra, entrando nella Via del Pellegrino (5); continua direttamente, passando innanzi alla Chiavica di S. Lucia, finché lascia sulla destra il Vicolo di Calabraga a detto ancora di S. Stefano.

5. Con Ponte. Prosiegue passando avanti alla Chiesa di S. Lucia del Gonfalone; volta subito a sinistra a fianco di questa Chiesa (6); e traversando la Via Giulia, e quella dell'Armata, perviene direttamente alla vicina Riva del Tevere, dove chiude tutto il suo giro.

6. Di là dal Tevere sono i Confini di Trastevere, i quali si stendono anche più oltre.

Stemma del Rione Regola
Stemma del Rione Regola
Il Rione della Regola occupa una parte dell'antica Regione del Circo Flaminio; ed include l'antico Ponte Gianiculense, detto poi Ponte Sisto, perché ristaurato da Sisto IV. La derivazione del nome della Regola sembra doversi dire ignota finora; essendo troppo incoerenti le ordinarie interpretazioni dal vocabolo Latino Arenula, o Areola, che dicesi poi cangiato dal volgo in quello di Regola: volendosi alludere da alcuni alle Arene, che il fiume va gettando sulla Riva verso la parte di questo Rione; e da altri all'Arena in significato della Platea del Teatro di Balbo, sulle rovine del quale fu fabbricato il Palazzo dei Cenci. E siccome nel Rione medesimo non si trova oggidì nè luogo alcuno, nè altro monumento così chiamato; viene perciò a mancare anche l'oggetto principale, donde il Rione possa ricevere un nome secondo la regola consueta.

Al Ponente di Campo di Fiore, dove noi abbiam terminato la descrizione del sesto Rione, v'è la Piazza Farnese, davanti il Palazzo dell'istesso nome, ornata di due belle fontane, che son formate da due gran vasche ovali di granito, molto profonde e di una forma assai maschia. Esse sono poste in un bacino che serve loro d'imbasamento, e fanno un buono effetto relativamente alla piazza, la quale è per se medesima in buona proporzione con il palazzo.

Il PALAZZO FARNESE, che le dà il nome, e che presentemente appartiene al Re di Napoli, è riguardato dagl'intendenti come il più bel palazzo di Roma. Questo fu cominciato da Paolo III, essendo ancora Cardinale, col disegno di Antonio da S. Gallo, e terminato dal Cardinale Alessandro Farnese, sotto la direzione di Michel Angiolo, e di poi di Giacomo della Porta, che vi hanno impiegati molti materiali presi dal Colosseo e dal Teatro di Marcello. Questo è un quadrato, le quattro facce del quale sono eguali, ed interrotta ciascuna da tre ordini di finestre. Il totale della fabbrica è bellissimo; e gl'imbasamenti e la corona della fabbrica sono bastevolmente forti, e molto ben disposti gli ornamenti; ma troppo piccole sono le finestre.

Si entra in questo magnifico palazzo per un vestibolo, ornato di dodici colonne Doriche di granito Egizio, sopra cubi quadrati posate. Il cortile è quadrato, e comparisce stretto in proporzione della grande altezza della fabbrica, da cui è circondato. Viene decorato in tutto il suo contorno da tre ordini uno sopra l'altro. I due primi, che sono Dorico e Ionico, hanno degli archi che illuminano i portici, i quali sono in tutto il giro. Il terzo è Corintio con finestre negli spazj fra i pilastri esistenti. Tutti tre questi ordini sono benissimo fra loro proporzionati. Delle celebri statue ed antichità che adornavano questo cortile non rimane che la grande urna sepolcrale di marmo trovata nel Mausoleo di Cecilia Metella.

L'appartamento del primo piano è composto di molte stanze. Nella gran sala vi sono due statue moderne della Giustizia e della Provvidenza, di Guglielmo della Porta; dieciotto busti parte in bronzo e parte in marmo; ed un gruppo grande di Alessandro Farnese coronato dalla Vittoria, con la Fiandra dinanzi a lui inginocchiata, ed il fiume Escaut incatenato sotto i suoi piedi; il tutto cavato dal tronco di una delle colonne del Tempio della Pace. Vi sono ancora molti frammenti di architettura e di ornati quì trasportati dagli Orti Farnesiani dal Palatino, dove furono rinvenuti. Le due gran porzioni dell'anticamera furon dipinte da Francesco Salviati; la destra è di Taddeo Zaccheri, e la sinistra di Giorgio Vasari. Nelle seguenti sale osservansi alcuni ornamenti, da Daniele da Volterra dipinti.

La galleria, 90 palmi lunga e 28 larga, è stata dipinta da Annibale Caracci: questa è l'opera sua più grande, e nella prima classe delle belle pitture, e vá quasi del pari con le grand'opere di Raffaello, le quali neppur sono di un colorito così grazioso. Questa superba stanza è decorata in tutto il suo contorno di pilastri Corintj, fra' quali vi sono delle nicchie, dove esistono molte antiche figure, e sopra vi sono de' tondi contenenti de' busti. La volta è divisa in sette gran quadri, quattro mezzani e molti piccoli, tutti in un'architettura di stucco finto, la quale di spazio in spazio da termini è sostenuta. Annibale Caracci ha rappresentato nel mezzo della volta il trionfo di Bacco in un carro d'oro tirato dalle tigri, con Arianna in un carro di argento tirato da caproni bianchi. Nelli altri sei gran quadri egli ha dipinto Mercurio, che porta il pomo d'oro a Paride; Pane, che offre il pelo delle sue Capre a Diana; Tritone, che scorre i mari con Galatea sopra un mostro marino; l'Aurora, che sul principio della sua carriera rapisce Cefalo sopra il suo carro; Polifemo, che suona la piva per dilettare Galatea; e l'istesso Polifemo, che lancia uno scoglio contro Aci, il quale in compagnia di Galatea si fugge. Vedesi ancora dell'istesso pittore Giove, che nel letto nuziale riceve Giunone; Diana che accarezza Endimione, con due piccoli Amori in una macchia; Ercole vestito de' panni di Iole, che suona il cembalo per divertirla; Anchise, che leva dal piede di Venere il coturno; Apollo che rapisce Giacinto; un bel Ganimede portato via dall'aquila; Perseo che cangia in pietra Fineo ed i suoi compagni, presentando loro la testa di Medusa; Andromeda, legata ad uno scoglio, e Perseo che combatte col mostro che si pretende eseguita dal Domenichino. Arione, che passa il mare sopra un Delfino; Prometeo, che anima una statua; Ercole che uccide il drago degli orti Esperidi, e che libera Prometeo sopra il Caucaso legato; Faetonte dal carro di suo padre precipitato; Callisto, che nel bagnarsi è scoperta gravida; l'istessa cangiata in orsa; Febo, che da Mercurio riceve la lira; quattro Virtù che sono nelle parti inferiori; quattro bei Satiri a sedere e l'un l'altro con le spalle appoggiati fra piccoli quadri; alcuni nudi, o siano accademie, dipinti al naturale, e sparsi nella volta; alcune Cariatidi in stucco, bene immaginate e benissimo imitate. Il Carracci, nella maggior parte di queste opere, fu ajutato da Luigi Carracci suo Zio e dal Lanfranco. Egli eseguì ancora d'accordo col Domenichino, Giove che seguita Europa; Euridice, che torna all'Inferno; Borea, che rapisce Orizia; Apollo, che scortica Marsia; l'Amore, che lega un Fauno ad un albero; l'Ermafrodito sorpreso da Salmace; Siringa in canna trasformata; Leandro, che si affoga nell'Elesponto; ad alcune figure in somiglianza di bronzo, che nel fregio ed altrove si veggono. Il quadro, situato sulla porta dell'ingresso, che rappresenta una ragazza, la quale accarezza un licorno, è stato dipinto a fresco dal Domenichino, ricavato da un cartone del Caracci.

Le belle pitture del gabinetto sono anch'esse di Annibale Caracci. Queste rappresentano Ercole fra il vizio e la virtù di cui però resta la copia, Anapio ed Anfinome, che salvano i loro genitori dalle fiamme; Ulisse, che fugge gl'inganni di Circe e delle Sirene; e Perseo che taglia la testa di Medusa. Gli stucchi imitati in pitture, che separano questi soggetti, furono dipinti dall'istesso maestro con gran verità.

A lato del palazzo Farnese evvi quello dell'ordine Teutonico, e la Chiesa di S. Giovanni Evangelista de' Bolognesi, che si chiamava prima S. Tommaso della Catena, in essa vedevasi sull'altar maggiore un bel quadro del Domenichino in cui aveva dipinto S. Giovanni e S. Petronio, Vescovo di Bologna, ora trasportato esiste in Milano. Sulla piazza trovasi ancora il palazzo Mandosi; il palazzo Pighini, la di cui architettura è di Alessandro Specchi, dove si veggono dei busti e delle statue antiche fra le quali fu il Meleagro, esistente ora nel Museo Vaticano; e la Chiesa di S. Brigida, fabbricata nel luogo ov'ella abitava, e dove scrisse le sue rivelazioni. Questa fu da Clemente XI adorna di pitture e di facciata.

Entrando nella strada, che è a destra, vedesi a sinistra il palazzo Fioravanti, e la bella Chiesa di S. GIROLAMO DELLA CARITÀ, fabbricata nel luogo della casa di S. Paola Dama Romana, in cui alloggiò S. Girolamo quando nel 382 venne a Roma. Questa prima era una Collegiata. Ella fu da Clemente VII ceduta all'Archiconfraternita della Carità, ed è stata rifabbricata nel 1600 col disegno di Domenico Castelli. L'altar maggiore è ornato di bei marmi, di bronzi dorati, e di un magnifico quadro del Domenichino, uno de' quattro quadri principali di Roma. Questo rappresenta la comunione di S. Girolamo in quell'istante, in cui il Sacerdote, tenendo colla sinistra mano l'ostia sulla patena, fa un'esortazione al Santo, il quale stà in ginocchio avanti di lui sostenuto da due persone. Risplende in quest'opera il pittore non meno per l'intelligenza del chiaroscuro, che per la forza del colorito locale, ma più di tutto pel grande intendimento del disegno, e per la naturalezza dell'espressione. I quattro piccoli Angioli della gloria sono della bellezza più grande. Di questo celeberrimo quadro ora vi esiste la copia fattane del Cav. Camuccini, mentre l'originale si ammira nella Galleria Vaticana. Osservansi ancora in questa Chiesa altre pitture degne di stima; la cappella della Casa Spada, che è la prima a destra, fatta col disegno del Borromino, e riccamente decorata; la bella cappella di S. Filippo Neri, la di cui statua è di M. Pietro Le Gros; ed il mausoleo del Conte Montauti fatto col disegno di Pietro da Cortona.

Accanto a questa Chiesa evvi una piccola piazza, sulla quale vedesi a sinistra l'antica Chiesa Parrocchiale di S. Caterina della Rota, ornata di pitture dello Zuccheri e del Vasari; che anche in oggi forma una delle 44 Parrocchie, e dove ora è stato posto il quadro originale dello Spadarino, col S. Marziale e Santa Valeria, già esistito nella crociata della Basilica Vaticana; e a destra il Collegio degl'Inglesi, con la Chiesa di S. Tommaso di Cantorbery, la quale, nel 630, era stata dedicata alla SS. Trinità da Offa Re d'Inghilterra. Il quadro dell'altar maggiore è un'opera stimata di Durante Alberti. Questa chiesa abbandonata e diruta, attualmente sta ricostruendosi.

Avanzandosi nella strada si trova a sinistra la MADONNA DI MONSERRATO, Chiesa uffiziata da Preti Spagnuoli, con uno Spedale fondato nel 1350 per i poveri malati del Regno di Aragona, di Catalogna e di Valenza. La Chiesa fu fabbricata nel 1495 col disegno di Antonio Sangallo, ma la facciata, che è molto meno antica, fu architettura di Francesco da Volterra. Dopo essere stata per molti anni abbandonata è stata ristaurata ed ornata nobilmente di dorature, e vi è stato trasportato qualche monumento dalla Chiesa di S. Giacomo de' Spagnuoli, chiusa perchè minaccia rovina.

Si presentano poi nella medesima strada i palazzi Capponi e Pannini; la piccola Chiesa di S. Teresa col Convento o abitazione del Generale de' Carmelitani Scalzi; la Chiesa già Parrocchiale di S. Giovanni Evangelista in Aino, ornata di differenti pitture; alcuni palazzi assai bene fabbricati; e finalmente la Chiesa di S. Lucia del Gonfalone, ceduta nel 1264 all'Archiconfraternita dell'istesso nome, che da alcuni anni in quà l'ha fatta rifabbricare col disegno di Marco David, e divenuta una delle 44 Parrocchie di Roma. Quest'Archiconfraternita del Gonfalone è la più antica delle confraternite secolari in Roma stabilite, come abbiamo di già osservato.

Dietro S. Lucia si prende la strada Giulia dove trovansi le Carceri nuove, gran fabbrica cominciata da Innocenzo X e da Alessandro VII terminata, con tutti i comodi, che in simili edifizi si possono desiderare; l'Oratorio delle Cinque piaghe, della confraternita dell'istesso nome, con un quadro del Salvatore dipinto da Federico Zuccheri; la Chiesa di S. Filippo Neri, fabbricata da un Fiorentino sotto il Pontificato di Paolo V; la piccola Chiesa già parrocchiale di S. Niccola degl'Incoronati, vicino al Tevere situata; il palazzo Mancini; il Collegio Ghislieri, fondato nel 1636, sotto la protezione della casa Salviati; la Chiesa dello Spirito Santo de' Napolitani, ornata di marmi e di pitture di differenti Maestri; il Palazzo Ricci; la Chiesa di S. Eligio degli Orefici, verso il Tevere fabbricata sul disegno del Bramante, nella quale il quadro dell'altar maggiore è del Romanelli; e la Chiesa di S. Caterina da Siena, che in questi ultimi anni è stata molto ben decorata. L'Archiconfraternita di S. Caterina ha il privilegio di liberare un condannato alla galera nella processione, ch'ella fa la seconda Domenica di Maggio.

Dirimpetto a questa Chiesa è l'antico palazzo Falconieri, che fu ristorato col disegno del Borromino, in cui trovasi una bella raccolta di pitture. Vi si osserva un gran quadro di Rubens, rappresentante una S. Famiglia e S. Francesco, che adora il Bambin Gesù: questo è il più bel quadro che del sudetto autore in Roma si trovi; due quadri eccellenti del Borgognone, uno de' quali rappresenta un attacco, e l'altro alcune truppe che si dispongono a passare un fiume; una S. Famiglia, del Pussino, il di cui pennello è sugoso, amabile il colorito, ed il disegno puro come l'antico; una bella Madonna di Guido, che allatta il Bambin Gesù; una Santa Famiglia, di Raffaello, in cui il pargoletto Gesù è a cavallo sopra un agnello; una Liberalità, di Guido; un S. Pietro che piange, del Domenichino; il bagno di Diana, di Carlo Maratta; e molti altri quadri preziosi di Annibale e di Luigi Caracci, del Guercino, dell'Albano del Lanfranco, di Paolo Veronese, del Coreggio, di Tiziano, di Raffaello, del Bassano; de' quali però qualcuno è stato alienato.

Accanto vedesi il palazzo Baldocchi o la Chiesa di S. Maria dell'Orazione, ovvero dell'Archiconfraternita della Morte, che nel 1737 fu rifabbricata col disegno del Cavalier Fuga, e decorata di marmi e di pitture, fra le quali ve ne sono del Lanfranco, di Ciro Ferri, e di altri buoni Maestri.

Sul fine della strada Giulia si trova l'Ospizio Ecclesiastico, con piccola Chiesa dedicata a S. Francesco, e la gran Fontana del Ponte Sisto, posta in faccia alla suddetta strada. Questa bella fontana fu eretta da Paolo V, col disegno di Giovanni Fontana, che dalla sommità del Gianicolo vi condusse l’acqua Paolina, che passa sotto gli archi del ponte, e sollevasi poi ad una considerabile altezza. Questa è composta di due colonne di ordine Jonico, di un attico, e di un arco, sotto la di cui centina evvi un foro, dal quale esce una quantità di acqua, che cade in un vaso, e dal vaso si precipita in una vasca, che giù basso si trova.

Il PONTE SISTO, che gli è accanto, ha preso il nome da Sisto IV, che nel 1472 lo fece rifabbricare: egli è composto di quattro archi, e costruito ad imitazione de' ponti antichi su di uno de' quali è stato ricostruito. La struttura è passabilmente bella, ma le parti sono di piccola maniera. Questo ponte Janiculensis anticamente chiamavasi.

La strada che è in faccia al ponte, passa avanti la Chiesa già Parrocchiale di S. Salvatore in Onda, fabbricata nel 1260, ed unita al piccolo Convento, dove abita il Procurator generale de' Minori Conventuali. Ella conduce di poi alla TRINITÀ DE' PELLEGRINI, che è un grande ospizio per i pellegrini di tutte le Nazioni fondato nel 1548 per le premure di S. Filippo Neri. La Chiesa fu fabbricata nel 1614 col disegno di Paolo Maggi; ma la facciata, adorna delle statue de' quattro Evangelisti, è architettura di Francesco de Santis. La Trinità, sull'altar maggiore, è un celebre quadro di Guido. È vero, che la composizione è totalmente singolare, ma vi si trovano delle parti ammirabili. È parimente di Guido la figura del Padre eterno, che nella lanterna si vede ella è messa bene in prospettiva ed ha un carattere molto bello. Si osservano nelle cappelle altre pitture di buoni maestri ed una statua in marmo di S. Matteo fatta da Copo, Fiammingo.

Nell'interno dell'ospizio trovansi molti busti di benefattori, fra quali si distingue quello di Urbano VIII, modellato dal Bernino, e quello d'Innocenzo X, fatto dall'Algardi. Dietro quest'ospizio è l'Oratorio dell'Archiconfraternita della Trinità, in cui osservasi un quadro di S. Gregorio Magno, e dove tutti i Sabati si predica per gli Ebrei, che sono obbligati di di mandarvi 100 uomini e 50 donne.

Vicino alla Trinità trovasi il MONTE DELLA PIETÀ, fondato nel 1539 per sollievo del Popolo, a cui si presta danaro senza interesse, dando solamente una sicurezza, ovvero un pegno. Questa è una gran fabbrica isolata, che serve al banco ed al deposito de' pegni, su quali si presta. Da alcuni anni in quà vi sono state fatte delle considerabili aggiunte. Evvi ancora un deposito, dove ciascuno può mettere in sicurezza il danaro che teme di custodire nella propria casa. Il tutto è governato dal Tesoriere della Camera Apostolica e da una società di nobili Romani.

La cappella del Monte di Pietà è riccamente decorata. Vi si osservano le statue della Carità, della Limosina, della Speranza e della Fede, e tre gran bassirilievi in marmo di Domenico Guidi, di M. Teodon e del le Gros. Quello di questo ultimo, che rappresenta Tobia che riceve il suo danaro da Gabelo, è il più stimato. Nella strada, che esiste fra il Monte di Pietà e la Trinità de' Pellegrini, la quale comincia alla piazza Farnese, trovasi la piccola Chiesa di S. Maria della Quercia, appartenente alla confraternita de' Macellari, rifabbricata sotto Benedetto XIII, ed ornata di marmi e di pitture, e quindi il ricco PALAZZO SPADA, degno di osservazione per le statue e per i bassirilievi di stucco, con gusto nella facciata e nel cortile situati. Vi si vede in un piccolo giardino una graziosa galleria, la di cui volta è sostenuta da colonne Doriche degradate, ed in prospettiva disposte come quelle della scala regia del Vaticano.

Gli appartamenti di questo palazzo sono adorni di buone pitture e di belle antichità. Nell'anticamera del pian terreno si osservano alcune statue di Apollo, di Diana, dell'Amore, di Pane, di Ercole. Nella seconda stanza, otto bassirilievi grandi di marmo, quattro altri di minor grandezza con dei rabeschi, un bel cavallo marino, ed alcune statue. Uno di questi bassirilievi rappresenta Cadmo, che uccide il serpente custode della fontana Dirce, un altra la favola di Dedalo e di Pasifae, che sta in piedi accanto alla vacca; un altro, il rapimento di Elena. Nella terza camera un Apollo, una Najade, un'Eroina ec. Nella quarta, le statue di Venere, di Paride, di un Gladiatore. Nella quinta, una Cerere, il di cui panneggiamento è ben fatto; molti busti e teste tanto antiche che moderne; ed una bellissima statua antica di un Filosofo, che pare Antistene, ma comunemente si crede di Seneca. Il pezzo più famoso, che sia nell'appartamento a pianterreno, è la statua colossale del gran Pompeo trovata in tempo di Giulio III vicino alla Cancelleria, a piedi della quale credesi che Giulio Cesare spirasse il dì 15 Marzo l'anno 45 avanti G. C. In una delle sale vi sono otto quadri a fresco dipinti dal Zuccheri, che contengono molte nudità. Nella stanza seguente, il bozzetto dello sfondo del Baciccio, che è nella Chiesa del Gesù; un David e due paesi di Niccolò Pussino; Caino che uccide Abele, di Giacinto Brandi. Nella terza la strage degl'Innocenti, di Pietro Testa, di un bellissimo colorito; il fuoco sacro conservato dalle Vestali, bozzetto bello di Ciro Ferri; due battaglie del Borgognone. Nella quarta, Marco Antonio e Cleopatra sedenti a tavola, del Trevisani, quadro di un vigoroso colorito; il ratto di Elena di Guido, in cui evvi molta finezza nelle teste delle donne; la morte di Didone, del Guercino, uno de' più famosi quadri dì Roma; un gran ritratto del Cardinale Bernardino Spada, fatto da Guido; il mercato di Napoli in tempo di Massaniello, opera di Michelangelo delle bambocciate; alcuni ritratti del Caracci; alcuni contadini di Teniers, e dei paesi di Gasparo Pussino.

Nel terzo appartamento vi è un gabinetto, in cui si osserva un bell'Idolo egizio di basalte; molte piccole statue di bronzo e di marmo; delle lucerne antiche; delle serie di medaglie, ed altre rarità ora però per la maggior dissipate.

Nella medesima strada, dall'altra parte della Trinità de' pellegrini, è la Chiesa di S. Paolo alla Regola, chiamata anticamente la Scuola di S. Paolo, e dal 1619 in quà uffiziata da' Frati Siciliani del terzo ordine di S. Francesco, che l'hanno fatta rifabbricare e decorare di una graziosa facciata. Ella è ornata di molte pitture di Biagio Puccini, del Parmigiano, del Calandrucci, e di altri maestri.

Andando avanti per la strada della Regola, trovasi nel fin della strada a destra, vicino al Tevere, la Chiesa che era Parrocchiale de' SS. Vincenzo ed Anastasio, mantenuta dalla Confraternita de' Cuochi; e sulla piazza a sinistra, la Chiesa di S. MARIA IN MONTICELLI, antica Parrocchia, ora confermata ed accresciuta, ristorata nel 1101 da Pasquale II, e nel 1143 da Innocenzo II. Benedetto XIII, nel 1725, la cedette ai Preti della Dottrina Cristiana. Nella tribuna vedesi un Salvatore in mosaico, la di cui antichità si fa risalire a più di 1300 anni. Il quadro dell'altar maggiore è di Stefano Parossel, e quello del secondo altare a destra, rappresentante la flagellazione di Gesù Cristo, che è benissimo composto, è stato dipinto da Gio. Battista Vanloo, ambedue pittori Francesi della prima riputazione del suo secolo.

Un poco più basso trovasi la piccola Chiesa di S. Bartolommeo de' Vaccinari, ai quali fu nel 1570 da S. Pio V ceduta. Questa nel 1727 fu con un disegno passabilmente grazioso rifabbricata: anticamente chiamavasi S. Stefano in Silice.

Di là si passa alla piazza Cenci, dove è il Palazzo Cenci, che le ha dato il nome, accanto a cui è la Chiesa già Parrocchiale di S. Tommaso a' Cenci, rifabbricata nel 1575, e di marmi e di pitture ornata. Un poco più verso il settentrione, si trova la Chiesa di S. Maria del Pianto, che prima era una Parrocchia col titolo di S. Salvatore in Cacaberis, e che nel 1746 fu da Benedetto XIVconceduta all'Archiconfraternita della Dottrina Cristiana, che aveva il suo Oratorio dall'altra parte della strada, ora demolito.

La piccola Chiesa di S. Maria in Cacaberis della Confraternita de' Cocchieri, è fra quella di S. Maria del Pianto e la piazza di Branca, sulla quale corrisponde la facciata principale del PALAZZO DE' SANTA-CROCE. Si osservavano in questo bel palazzo eccellenti bassirilievi antichi, ora alienati; alcune statue di Apollo, di Diana, d'un Gladiatore ec. un busto di marmo dell'Algardi; e molti quadri di buoni maestri.

La strada situata al Ponente del palazzo de' Santa Croce, passa dietro la Chiesa già Parrocchiale di S. Salvatore in Campo, fabbricata nel 1639 col disegno del Paparelli, e conduce alla piazza del Monte di Pietà, di cui abbiam parlato di sopra, e vicino alla quale vedesi il palazzo Alibrandi.

Stefano Piale - La città di Roma - 1826 - fonte Avirel