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RIONE - MONTI

Mappa del Rione Monti
Mappa del Rione Monti
 

Nome Completo

Indirizzo

Tipo

04

Piazza San Giovanni in Laterano



03

Basilica di San Giovanni in Laterano

Piazza San Giovanni in Laterano

Chiesa

41

Basilica di Santa Maria Maggiore

piazza di santa maria maggiore

Chiesa

09

Chiesa dei S.S. Andrea e Bartolomeo*

via Santo Stefano Rotondo

Chiesa

66

Chiesa dei S.S. Anna e Gioacchino alle 4 fontane

Via XX Settembre

Chiesa

56

Chiesa dei S.S. Domenico e Sisto

via panisperna - largo anglicum, 1

Chiesa

22

Chiesa dei S.S. Gioacchino e Anna ai Monti*

Largo Venosta - via monte polacco

Chiesa

14

Chiesa dei S.S. Pietro e Marcellino a via Merulana

Via Merulana

Chiesa

33

Chiesa dei S.S. Quirico e Giulitta

via tor de' conti

Chiesa

38

Chiesa dei S.S. Sergio e Bacco degli Ucraini*

piazza madonna dei monti, 3

Chiesa

43

Chiesa del Bambin Gesù

via urbana

Chiesa

36

Chiesa della Madonna ai Monti

piazza della madonna ai monti - via dei serpenti

Chiesa

30

Chiesa della Madonna del Buon Consiglio

Via Cavour

Chiesa

46

Chiesa di San Bernardino a Panisperna

via panisperna, 256

Chiesa

65

Chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane

Via del Quirinale, 23

Chiesa

12

Chiesa di San Clemente

via s. giovanni in laterano - via labicana, 95

Chiesa

26

Chiesa di San Francesco di Paola

Via Cavour

Chiesa

39

Chiesa di San Lorenzo in Fonte*

via urbana

Chiesa

44

Chiesa di San Lorenzo in Panisperna

via panisperna, 90

Chiesa

18

Chiesa di San Martino ai Monti

via monte oppio, 28

Chiesa

62

Chiesa di San Paolo Primo Eremita

via depretis

Chiesa

23

Chiesa di San Pietro in Vincoli

piazza di san pietro in vincoli, 4

Chiesa

34

Chiesa di San Salvatore ai Monti

via della Madonna dei Monti

Chiesa

61

Chiesa di San Vitale

Via Nazionale, 194

Chiesa

47

Chiesa di Sant'Agata dei Goti

Via Mazzarino, 16

Chiesa

67

Chiesa di Sant'Andrea dei Gesuiti al Quirinale

Via del Quirinale

Chiesa

55

Chiesa di Santa Caterina da Siena a largo Magnanapoli

largo magnanapoli - salita del grillo, 37

Chiesa

21

Chiesa di Santa Lucia in Selci

via in selci

Chiesa

29

Chiesa di Santa Maria ad Nives*

Via del Colosseo

Chiesa

19

Chiesa di Santa Prassede

via S. Prassede - via S. Martino ai Monti

Chiesa

42

Chiesa di Santa Pudenziana al Viminale

via urbana

Chiesa

10

Chiesa di Santo Stefano Rotondo

via Santo Stefano Rotondo

Chiesa

07

Battistero Lateranense*

Piazza San Giovanni in Laterano

Edificio Religioso

02

Triclinio Leoniano*

Piazza San Giovanni in Laterano

Edificio Religioso

64

Fontane di Piazza Quattro Fontane

Piazza Quattro Fontane

Fontana

27

Domus Aurea

via della Domus Aurea

Monumento

50

Foro di Augusto

via dei Fori Imperiali

Monumento

51

Foro di Nerva

via dei Fori Imperiali

Monumento

52

Foro di Traiano

via dei Fori Imperiali

Monumento

13

Ludus Magnus

Via Labicana

Monumento

53

Mercati di Traiano

via IV Novembre 94

Monumento

01

Porta Asinaria*

Piazza San Giovanni in Laterano

Monumento

06

Scala Santa*

Piazza San Giovanni in Laterano

Monumento

17

Sette sale*

Via delle Sette Sale

Monumento

28

Terme di Traiano*

via delle Terme di Traiano

Monumento

20

Torre de' Capocci*

piazza di San Martino ai Monti,

Monumento

32

Torre de' Conti*

largo Corrado Ricci

Monumento

24

Torre dei Margani

Piazza San Pietro in Vincoli

Monumento

54

Torre delle Milizie*

largo magnanapoli

Monumento

49

Casa dei Cavalieri di Rodi

piazza dei Grillo 1

Palazzo

26

Palazzo Borgia

via Cavour - piazza San pietro in Vincoli, 2

Palazzo

15

Palazzo Brancaccio

Largo Brancaccio

Palazzo

45

Palazzo Cimarra

via Panisperna, 197

Palazzo

35

Palazzo del Collegio dei Neofiti

via della Madonna dei Monti, 39

Palazzo

48

Palazzo del Marchese del Grillo

piazza del Grillo, 5

Palazzo

16

Palazzo del Museo Nazionale d'Arte Orientale

Via Merulana

Palazzo

31

Palazzo del Pio Istituto Rivaldi

via del Colosseo, 60

Palazzo

63

Palazzo del Viminale

Piazza del Viminale

Palazzo

08

Palazzo dell'Ospedale del Salvatore

Piazza San Giovanni in Laterano

Palazzo

11

Palazzo dell'Ospedale delle Donne

Piazza San Giovanni in Laterano

Palazzo

59

Palazzo della Banca d'Italia

Via Nazionale

Palazzo

68

Palazzo della Consulta*

piazza del Quirinale, 41

Palazzo

60

Palazzo delle Esposizioni

Via Nazionale

Palazzo

40

Palazzo Imperiali Borromeo

Via Liberiana, 21

Palazzo

05

Palazzo Lateranense*

Piazza San Giovanni in Laterano

Palazzo

69

Palazzo Pallavicini-Rospigliosi

via XXIV Maggio, 43

Palazzo

57

Villa Aldobrandini*

Via Mazzarino, 1

Villa

1. Confinando con Trevi. Dalla Porta Pia esclusivamente (1) prende la Via diritta di essa Porta; include la Piazza delle Terme sulla stessa Via; prosiegue per le Quattro Fontane; e passa nel dritto limite dalla Piazza di Monte Cavallo. S'inoltra avanti al Palazzo Rospigliosi (2), e direttamente avanti alla Chiesa di S. Caterina da Siena (3), dove volge a mano destra; e va per la Scesa di Monte Magnanapoli. Passa in mezzo alla Piazza di Colonna Trajana, includendo la Colonna medesima; e continua sino al Capocroce della Ripresa de' Barbari: lasciando la Via dello stesso nome, ove trovasi un solo Cantone della Pigna: e quì lascia ancora la Via di S. Marco.

2. Con Campitelli. Volta sulla sinistra per la Via di Macel de' Corvi (4), includendo la Piazza dello stesso nome; e prosiegue per la Salita e Scesa di Marforio, finché perviene avanti all'Arco di Settimio Severo (5), dove volge a sinistra, e passa sotto a quest'Arco, passando sotto al medesimo, e sotto all' Arco seguente anche il Rione di Campitelli. Dal mezzo sotto a quest'Arco, traversando per linea retta il Campo Vaccino, passa sotto all'Arco di Tito (6); e giunto al fine di questa Via, lasciando la Meta Sudante sulla destra, volta subito a sinistra per la Via del Colosseo. Lasciato il Colosseo, s'inoltra per tutta la Via di S. Giovanni (7), arrivando alla Chiesa di S. Andrea dell'Ospedale (8). Includendo questa Chiesa, volta ivi a destra per la Via di S. Stefano Rotondo; e giunge a passare innanzi alla Chiesa di detto S. Stefano, proseguendo sino ad includere il Pezzo isolato dell'Acquedotto di Claudio (9). Qui volge a sinistra, e passa in mezzo alla Piazza della Navicella, lasciando la Nave votiva isolata; donde seguita per la Via della Ferratella finchè giunge alla Piazza dello stesso nome, ove è la Cappelletta. Passa direttamente in mezzo a questa Piazza, arrivando nel punto stesso all'Arco dell'antica Porta chiusa (10), sotto il quale entra in Roma l'Acqua Mariana, detta la Marrana. Si stende poi sotto a quest'Arco, e sotto al Muro della stessa Porta, dove volge a sinistra.

3. Per le Mura della Città . Dal Ponticello della detta Marrana unito al Muro della detta Porta chiusa, continua sino a Porta S. Giovanni, a Porta Maggiore, a Porta S. Lorenzo, e a Porta Pia esclusivamente, spettando questa al suddetto Rione di Trevi. E quì termina tutto il suo giro.

Il Rione dei Monti è il più vasto di tutti gli altri; ma non comprende che una sesta parte in circa di fabbricato, il quale si stende massimamente dalle parti centrali del medesimo verso S. Maria Maggiore perfino ai suoi limiti verso Ponente. Il resto all'intorno verso Settentrione, Levante, e Mezzodì , è quasi tutto occupato dalle Vigne a dagli Orti, e da parecchie Ville e Giardini, quali sono principalmente, Villa Costaguti presso Porta Pia; Massimi già Negroni fra la Certosa e S. Maria Maggiore; Strozzi incontro alla detta Massimi verso la Certosa; Caserta al suo Palazzo nella Via di S. Maria Maggiore; Altieri e Palombara, ambedue alla Via Felice fra S. Croce e S. Maria Maggiore; Massimi già Giustiniani incontro al Palazzo Lateranense; e Aldobrandini a Monte Magnanapoli. Il Giardino presso S. Andrea a Monte Cavallo; Rospigliosi al suo Palazzo al detto Monte; e quello presso S. Francesco di Paola ai Monti. Abbraccia questo Rione quasi sei delle antiche Regioni, che sono l'Esquilina intieramente, e parte del Celimonzio, d'Iside e Serapide, della Via Sacra, dell'Alta Semita, e del Foro Romano. Racchiude il Monte Esquilino, il Viminale, e parte del Quirinale; venendo perciò denominato dei Monti, come ancora perché comprende la parte più montuosa di Roma.

Parte Orientale del I. Rione, in cui sono la Basilica di S.Giovanni Laterano, quella di S. Croce in Gerusalemme, e la Chiesa di S. Eusebio.

Questa parte del primo Rione comprende ciò che è rinchiuso dalle strade della Porta S. Lorenzo, E di S. Giovanni Laterano, con l'Isola di S. Stefano-rotondo.

Stemma del Rione Monti
Stemma del Rione Monti

LA PORTA S.GIOVANNI, così chiamata dalla vicina Basilica, conduce a Frascati, Albano, Marino, Castelgandolfo ed a Napoli. Essa è moderna, di maniera rustica, che non è molto stimata, fatta da Gregorio XIII. nel 1574. quando chiuse la porta Asinaria di Aureliano, che rimane un poco più vicina alla Basilica fra due torri, molto più magnifica, e nel basso.

Entrando per questa porta si trova subito una gran piazza, in cui sono a destra S. Croce in Gerusalemme, ed incontro il Triclinio di S. Leone, la Scala Santa ed a sinistra la celeberrima Basilica di S. GIOVANNI IN LATERANO, che è la Sede del Romano Pontefice, e la prima Chiesa di Roma e del Mondo Cristiano. Essa è chiamata cosi perchè nel secolo VII. fu dedicata a S. Giovanni Battista, ed a S. Giovanni Evangelista e perchè l'antico palazzo della famiglia de' Laterani era in questo sito. Si chiamò in origine Basilica di Costantino e Costantiniana per esserne stato questo Principe il fondatore, poi Basilica del Salvatore perchè ad esso fu consagrata, e fu detta ancora Basilica Aurea a cagione de suoi ricchissimi ornamenti.

Costantino il Grande la fece fabricare verso l'anno 324. e la donò a S. Silvestro, che la consacrò con quelle ceremonie, che si sono usate di poi in simili occasioni. Nel seguito i Papi vi hanno fatti degli accessorj e delle considerabili riparazioni, ma non apparisce, che abbiano giammai ingrandita, o diminuita l'estensione della Basilica.

Questa aveva sussistito pel corso di circa mille anni, mediante i risarcimenti fattivi particolarmente da S. Zaccaria, S. Leone I. Benedetto III. Sergio III. Adriano V., e Nicolò IV. e presso di essa i Pontefici vi avevano ancora la loro abitazione, Nel 1308. però fu quasi interamente distrutta da un incendio, insieme col palazzo, non restandone illesa che la Cappella di S.Lorenzo, chiamata Sancta Sanctorum, ma Clemente V. che risiedeva in Avignone mandò subito i suoi agenti con considerabile somma di denaro, e venne presto ristabilita. Essendo di nuovo la navata grande in istato rovinoso Innocenzo X. la riparò con disegno del Borromino, la quale poi fu ornata da Clemente XI. con statue e pitture.

La gran facciata di questa Basilica, inalzata da Clemente XII. col disegno di Alessandro Galilei è una delle più belle che siano in Roma. Questa è decorata con grandi colonne e pilastri di ordine composito, la cui massa è grandiosa e molto buona: ma un poco troppo eguale e perforata. La loggia di mezzo, dalla quale dà il Papa la sua solenne benedizione, è sostenuta da quattro colonne di granito rosso.

II Portico è molto bello, decorato da 24. pilastri di marmo d'ordine composito e da cinque porte che danno ingresso alla Basilica. La porta grande di bronzo è quella che quì fu trasportata dalla Chiesa di S. Adriano, per ordine di Alessandro VII. (unico esempio rimastoci delle porte Quadrifores degli antichi.) La porta murata si chiama Santa, perchè non si apre che nell'anno del Giubileo. De' tre bassirilievi sopra le porte il Zaccaria che impone il nome a S. Giovanni è di Bernardino Ludovisi; il S. Giovanni predicante di Gio. Battista Maini; ed il S. Giovanni che riprende Erode, di Pietro Bracci. La statua antica, che si vede nel fondo, è di Costantino il grande, trovata nelle sue Terme; e quì fatta collocare da Clemente XII. facendo togliere la propria che gli era stata eretta.

L'interiore della Chiesa era ornato di quattro fila di colonne le quali furono chiuse dentro pilastri di muro dal Borromino, ed ha cinque navi. La navata grande, ricca di pitture, di statue, è formata da gran pilastri di ordine composito, scannellati, che s'inalzano dal pavimento al bel soffitto, tutto dorato, fatto fare da Pio IV. In ciascuno spazio tra i due pilastri evvi una statua colossale di un Apostolo, posta in una gran nicchia, fiancheggiata da colonne di verde antico.

Costantino il Grande avendo fatto fabricare la Basilica, di cui abbiamo parlato, donò a S. Silvestro il suo PALAZZO LATERANENSE che fu poi il soggiorno ordinario de' Papi fino al secolo decimoquarto. Questo antico palazzo essendo caduto in rovine, Sisto V. nel 1856. fece costruire quello che attualmente si vede al fianco della Chiesa, col disegno di Domenico Fontana. Questo è uno de' più grandiosi di Roma, e vi si osservano diversi soggetti dell'istoria sagra ed ecclesiastica.

Sulla piazza, che è davanti la facciata occidentale di questo palazzo ed il portico settentrionale della Basilica si osserva ancora il BATTISTERIO DI COSTANTINO. È questa una Chiesa chiamata S.Giovanni in Fonte, celebre per la sua antichità, per la bellezza de' suoi ornamenti, dove esiste ancora il fonte Battesimale della Basilica di S. Giovanni. Questo fu fabricato da Costantino Magno in occasione che circa il 324 vi fu battezzato dal Pontefice S. Silvestro. Molti Papi l'hanno ristaurato, e posteriormente Gregorio XIII. Clemente VIII. e notabilmente Urbano VIII. ed Innocenzo X. Dalle due Cappelle annesse di S. Giovanni Battista e di S. Giovanni Evangelista ha preso il nome di S. Giovanni in fonte.

Nel mezzo dell'edifìzio si scende per tre scalini al Fonte battesimale, formalo da un bel vaso di basalte, ornato di bronzi dorati, sopra di cui sono due bassirilievi, uno con S. Gio. Battista che battezza Gesù Cristo, l'altro con S. Silvestro che dà il battesimo a Costantino. Questo Fonte è circondato da una balaustrata ottangolare, e da 8. colonne di porfido, che reggono un grande architrave antico, e sopra questo altre 8. colonne minori di marmo bianco; queste ultime reggono un cornicione sopra cui vi sono 8. pilastri piegati, fra' quali altrettanti fatti della vita del Battista, graziose pitture di Andrea Sacchi. Nelle mura interne vi furono dipinti intorno a fresco, la Croce apparsa a Costantino, dal Geminiani, la battaglia contro il tiranno Massenzio dal Camassei; il trionfo di Costantino dallo stesso, e la distruzione degl'Idoli da Carlo Maratta.

La Cappelletta annessa del Battista ornata con due belle colonne di serpentino, si crede una camera di Costantino cangiata da S. Ilario Papa in Oratorio, dedicato al Santo Precursore, fu ristaurata da Clemente VIII., colla statua sopra l'altare lavoro di Donatello. Lo stesso Clemente VIII. fece ristaurare anche quella incontro di S.Giovanni Evangelista nel 1597. e l'anno appresso la consagrò; è ornata di due colonne di alabastro orientale, la statua di metallo fu fatta da Gio. Battista della Porta e le pitture dal Cav. d'Arpino, dal Tempesta e dal Ciampelli. Si passa poi all'Oratorio di S. Venanzio eretto nel 640. da Giovanni IV. ed all'altro di S. Ruffina e Seconda del 1253. che ha una porta ornata esteriormente da un fregio antico, di buon lavoro, poggiato sopra due colonne grandi di porfido.

L'OBELISCO DI S. GIOVANNI LATERANO è il più grande che in Roma esista, Costantino il Grande lo fece condurre pel Nilo da Tebe, nell'alto Egitto, fino ad Alessandria; di dove Costanzo di lui figliuolo ordinò che fosse trasportato a Roma. Questo Principe lo eresse nel Circo Massimo, verso l'anno 340. Rovinato, rotto in tre pezzi e restato 24. palmi sottoterra, Sisto V. nel 1588., colla direzione di Domenico Fontana, lo fece inalzare su la piazza, incontro allo stradone che conduce a S. Maria Maggiore. Quest'Obelisco è di granito rosso, carico di geroglifici, alto 144. palmi, senza base e piedistallo, e la sua altezza dal livello della piazza fino alla sommità della croce di bronzo dorato giunge alli palmi 204. e secondo il calcolo del P. Kircher il solo obelisco pesa 1,310,494. libre. Avanti di quest'Obelisco è una statua di S. Giovanni Evangelista, a' piedi della quale è una bella fontana, che somministra l'acqua a quei contorni.

Dall'altra parte del Palazzo del Papa, che consumato da un incendio fu fatto rifabricare magnificamente da Sisto V. col disegno dello stesso Fontana si vede la SCALA SANTA celebre Santuario, in cui Sisto V. fece porre 28. scalini di marmo bianco, che si dicono essere della Casa di Pilato in Gerusalemme, e su quali Gesù Cristo passò più volte nel tempo della sua Passione. Questo celebre Santuario è tenuto in grande venerazione, e perciò si sale in ginocchio, e si scende poi per una delle 4. scale laterali. Lo stesso Sisto V. fece ancora situare nell'alto della scala la veneranda Cappella domestica de' Papi, ch'era nel Palazzo Lateranense che ha l'altare di un gusto Gotico, ed è ripiena delle più insigni reliquie, e perciò si chiama Sancta Sanctorum.

Accanto a questo Santuario è l'Oratorio della Confraternita del Sagramento di S. Giovanni Laterano; ed una Tribuna fatta espressamente da Benedetto XIV. per collocarvi il mosaico del celebre TRICLINIO DI S. LEONE III. fatto ristaurare dopo mezzo secolo circa da S. Leone IV. compreso nell'antico Palazzo Lateranense, sottratto dalle rovine dalla generosità del Cardinal Francesco Barberini Seniore. Fu questo tolto da quel sito per ordine di Clemente XII. per ingrandire la piazza, e collocato in pezzi entro una Cappella vicina alla Scala Santa, ma da Benedetto XIV. fu fatto riunire, ristaurare, e qui collocare nel 1743. e per conservarne la memoria vi fece apporre le tre iscrizioni, che vi si leggono.

Lo SPEDALE DI S. GIOVANNI Laterano è situato al Ponente della piazza del medesimo nome, e mantiene ordinariamente 120 letti per gli uomini, e 60 per le donne. Le loro abitazioni sono separate da una strada, ma la piccola Chiesa di S. Andrea, ch'è lì vicina serve per gli uni e per l'altre. Vi si ricevono i malati di qualunque paese e di ogni età.

La strada che comincia al Settentrione di quest'Ospedale, seguita gli avanzi dell'aquedotto Neroniano dell'acqua Claudia, e conduce verso Ponente a S. STEFANO ROTONDO, si crede che questa Chiesa sia l'antico Tempio di Fauno, o con più probabilità dell'Imperator Claudio; certo è che Simplicio I. dedicò a S. Stefano nel 467. quivi una chiesa che S. Gregorio Magno fece dipoi un titolo di Cardinal Diacono, che si diceva S. Stefano in Coelio monte. Egli è di forma rotonda, ed ornato di 58. colonne delle quali 52. sono di granito e sei di marmo bianco con le due maggiori nel mezzo di ordine Corintio. Sulle mura laterali si vede un gran numero di pitture, la maggior parte delle quali rappresenta varj martirj de' Santi della primitiva Chiesa.

Dall'Obelisco di S. Giovanni si veggono il Colosseo e la Basilica di S. Maria Maggiore, per mezzo di due grandi strade che vi conducono. Sul principio di quella di S. Maria Maggiore evvi la villa Giustiniani a destra, ora Massimi e la Chiesa de' SS. Pietro e Marcellino a sinistra. La villa è ornata di un grazioso palazzo, di bei viali e di fontane e fu ricca di varie antichità. La fondazione della Chiesa de' SS. Marcellino e Pietro vicino al Laterano risale fino a Gregorio III. Fu poi questa chiesa ristaurata da Benedetto III. con nuovo tetto e portici; quindi da Alessandro IV. che la consacrò nel 1256., e nel tempo di Paolo IV. da Mariano da Pierbenedetto Cardinale da Camerino fu ristaurata.Questa è titolo Cardinalizio; dopo molti anni dal Card. Buoncompagni e dal titolare Francesco Cardinal Pignattelli, fu nuovamente ristaurata, e Clemente XI. la ridusse in isola nel 1707., ma ultimamente minacciando rovina a spese di Benedetto XIV. fu rifatta da' fondamenti col disegno del Marchese Teodoli con un convento molto commodo, fu consagrata nel 1757. dal Card. Vincenzo Maria Malvezzi o vi furono trasferite le monache Teresiane da S. Lucia de' Ginnasi.

Un poco più avanti nella medesima strada esisteva a destra la Chiesa di S. Matteo in Merulana, che ancor essa era un antico titolo Cardinalizio, uffiziata già dagli Agostiniani, e si crede ivi fosse la Casa di S. Cleto Papa; ma disgraziatamente fu questa Chiesa abbandonata e diruta, e ne resta appena l'indizio.

La medesima strada conduce a qualche Monastero, ed al Palazzo Gaetani. A lato di questo palazzo v'è la Chiesa della Concezione della Madonna, fabricata dalla generosità di Camilla Orsini Principessa Borghese; ed unita al Conservatorio delle Viperesche, che fu fondato nel 1668 da Livia Vipereschi, nobile Zitella Romana, a benefizio delle povere fanciulle orfane.

Ivi prossimi si trovano gli avanzi dell'Arco di Gallieno, accanto alla Chiesa de' SS. Vito e Modesto; questo è un grosso edifizio di travertino, di cui non resta che la parte di mezzo con un pilastro Corintio da ciascuna parte. L'arco fu innalzato, e dedicato all'Imperator Gallieno e a Salonina sua moglie, circa l'anno 260. da un certo Marc'Aurelio, che non è per altra cosa conosciuto. Questo monumento non è di troppo buon gusto, secondo l'epoca di quel tempo per le arti non vantaggiosa.

La Chiesa de' SS. Vito e Modesto, esisteva fin dal tempo di Stefano III. nel 768. è uffiziata da' Religiosi Cistercensi, il sopranome in macello Martyrum le deriva dal Macellum Livianum, ch'era quì situato, e dal gran numero de' Martiri, che vi furono uccisi sopra una pietra che si conserva in detta Chiesa, ed è chiamata pietra scelerata. Questa chiesa venne ristaurata e ridotta al presente stato da Sisto IV.

I magnifici Orti di Mecenate di poi quelli dell'Imperator Gallieno erano nel quartiere di cui si parla.

Di là entrando nella strada Felice, detta ora via di S. Croce si vede a destra la chiesa di S. Giuliano abbandonata e diruta, già stata uffiziata dai Padri Carmelitani fin dal 1219. e in seguito la Villa Palombara, e quella del Principe Altieri, in cui si osservano delle colonne, de' busti, delle statue, ed altre antichità, ma sopra tutto molte pitture antiche cavate dal sepolcro de' Nasoni, il quale circa il 1675. sotto il Pontificato di Clemente X., fu scoperto nella via Flaminia circa a quattro miglia lontano dalla città.

La Basilica di S. CROCE IN GERUSALEMME, che si presenta alla fine di questa via, e che è una delle sette chiese che si visitano per acquistare le indulgenze, fu fabricata da Costantino il grande nel palazzo Sessoriano per sodisfare la devozione di S. Elena sua madre che vi depose una quantità di Sante Reliquie fra quali il legno della Croce del Salvatore e molta terra, che Ella aveva trasportata dai Santi luoghi di Gerusalemme, per cui la Chiesa ha preso il suo nome. Fu la Chiesa sudetta consagrata dal Pontefice San Silvestro, ristaurata da S.Gregorio II. l'anno 720. e da Benedetto VI. nel 972. Leone IX. nel 1050. v'introdusse i Benedettini Cassinensi, i quali vi furono rimossi appresso da Alessandro II. che la concesse ai Canonici Regolari Lucchesi di S. Frediano Lucio II. la fece riedificare da' Fondamenti nel 1144. Urbano V. nel 1369. la diede ai Certosini, che vi restarono fino all'anno1560., in cui Pio IV. assegnò loro il sito delle Terme Diocleziane, concedendo questa ai Monaci Cistercensi della Congregazione di Lombardia, che ancora vi sono; e fu ridotta nello stato in cui è al presente dal Pontefice Benedetto XIV., di cui ella era stato titolo Cardinalizio; il quale le aggiunse una vaga facciata e portico con 4. colonne di granito di due pezzi con disegno del Cav. Gregorini, che ne formò una specie di laberinto di un gusto singolare che sostiene una cupola. Nell'interno certe delle magnifiche colonne di granito che separavano la nave di mezzo dalle laterali, sono state coperte da pesanti pilastri di mattoni, rivestiti di stucco, che hanno ristretto molto la Chiesa, e nascosto l'ornamento più bello.

Il Monastero di S. Croce in Gerusalemme è fra le rovine del tempio di Venere e Cupido, e quelle dell'ANFITEATRO CASTRENSE. Questo fabbricato di mattoni ha circa 40. canne di diametro. La parte meglio conservata, che ne resta, è inserita nelle mura della città. Questa consiste in arcate fra le quali vi sono delle colonne e pilastri Corintj col loro cornicione. Quest'Anfiteatro era destinato per esercitare i soldati a combattere differenti animali ed a rappresentare altri giuochi militari. Quando Aureliano si servì dell'esterno per formare il muro della città, egli ne murò le arcate con costruzione parimente laterizia.

Il Tempio di Venere e Cupido, che è dall'altra parte della Basilica non consiste più che in una gran nicchia e due pezzi di muro laterali, spogliati de' loro ornamenti; altra porzione fu demolita per trarne i materiali per la costruzione della facciata della Basilica e del Convento. In questo luogo essendo stato trovato il gruppo antico detto di Venere e Cupido, che oggigiorno sotto il portico dei Museo Pio-Clementino si vede, coll'iscrizione: Veneri Felici sacrum Salustia Helpidus. d. d. si è riconosciuto dalla simiglianza del volto che questa statua rappresentava Sallustia Barbia Orbiana moglie di Alessandro Severo in forma di Venere; e che perciò queste costruzioni lungi dall'appartenere ad un tempio di cui non hanno la forma spettavano al Limfeo dello stesso Alessandro Severo; costruito negli Orti Variani, che furono di Eliogabalo figlio di Sesto Vario Marcello, posti presso il sito denominato ad Spem Veterem.

Al Settentrione di S. Croce in Gerusalemme vi è una piccola strada che passando lungo la Villa Conti, le rovine delle Terme di S. Elena e sotto l'aquedotto dell'acqua Claudia conduce alla Porta Maggiore. Questa porta fu aperta da Aureliano nel monumento dell'aquedotto fabbricato da Claudio, che passa sopra questo edifizio e che conduce delle acque da Subiaco fino a Roma. Sisto V. se n' è servito per la Fontana di Termini, chiamata ACQUA FELICE. La Porta Maggiore è di un'architettura rustica, composta di due archi e di tre pilastri, in cui sono delle nicchie ornate di colonne. Nella parte superiore si leggono le iscrizioni di Claudio, di Vespasiano e di Tito, che ristaurarono l'aquedotto: e fuori di essa vi è un'iscrizione di Arcadio e di Onorio che ristaurarono la porta. Questo monumento comparisce meglio veduto da lontano, che da vicino Con grand'errore alcuni moderni hanno dato il nome di Nevia a questa porta; perchè la Nevia fu un'antichissima porta delle mura di Servio sull'Aventino.

A due miglia fuori di questa porta si trovano gli avanzi del MAUSOLEO DI S. ELENA che adesso si chiama Tor Pignattara, ed è stato cangiato in una Chiesa in onore di questa Santa Imperatrice. Fu Costantino di lei figliuolo che lo fece fabbricare. Esiste ora al Museo Vaticano la grande Urna sepolcrale di porfido, che vi fu trovata nel 1632; e posta allora nel Chiostro de' Canonici di S. Giovanni in Laterano, d'onde Pio VI la fece trasportare al sudetto Museo. Si vede nel medesimo luogo la piccola Chiesa de' SS. Pietro e Marcellino, il di cui sopranome era una volta Inter duas Lauros.

Avanti la porta Maggiore si presenta una strada che conduce al Monastero di S. Eusebio, ora detta Via di Porta Maggiore alla destra della qual via trovasi una Villa che appartenne alla casa Magnani, ed in cui si veggono lo rovine di un antico edifìzio chiamato Tempio di Minerva Medica. Questo tempio, che è di forma ottangolare, e di buona costruzione, da' di lui avanzi si comprende che ebbe 109 palmi di diametro. La metà della cupola, che vi rimane, è sostenuta nell'interno da grossi archi, che formano alcune piccole volte di forma rotonda, nelle quali senza dubbio erano poste le statue di Minerva Medica, di Esculapio, di Ercole, di Venere, di Fauno, di Adone, di Antinoo e di altri, che si trovarono in questa Villa sotto il Pontificato di Giulio III. Con tutto ciò alcuni antiquarj hanno preso quest'edifizio per il Tempio di Ercole Callaico, ed altri per la Basilica di Cajo e Lucio, benchè il Tempio di Ercole Callaico fosse nella Regione IX. presso al Circo Flaminio, cioè verso il Palazzo Mattei, e non quì; e benchè l'edifizio non abbia la forma di Tempio, nè di basilica; ma quella di un Salone, che potè ben essere assegnato alle adunanze e stabilimento Medico sotto il nome di Minerva Medica, che appunto in queste parti viene notato dagli antichi.

Si vede ancora in questa villa il sepolcro, o Colombajo della Famiglia Arunzia, composto di due camere ornate di pitture, e di figure in stucco, di piccoli sepolcri, ed urne cinerarie; ed un altro Colombajo, che sembra non aver servito che a gente del basso popolo.

S. EUSEBIO è un monastero di Celestini, fabbricato sulle rovine delle terme e del magnifico palazzo de' Gordiani il di cui portico fu adorno di 200 colonne di marmo, del quale se ne vede ancora qualche avanzo. La Chiesa, che è nel luogo medesimo della prigione, in cui morì S. Eusebio sotto il regno di Costanzo era già un titolo di Cardinal Prete in tempo di S. Gregorio Magno. Ella è stata rifabbricata nel 1750 con disegno di Antonio Fontana, e la volta fu dipinta dal Mengs pittore Sassone al servizio del Re di Spagna. L'architettura fa onore al Fontana, e la pittura del Mengs è una delle migliori che siano state fatte in quel secolo. Si osservano ancora in Chiesa le colonne antiche della nave, che sono di ordine Jonico, alcune delle quali per quel che si crede, sono state prese dal portico di Ottavia.

Vicino a questo Monastero, all'angolo delle due strade, si trovano le rovine della prima conserva, ovvero Castello dell'acqua Marcia, il di cui aquedotto cominciava 33 miglia lontano da Roma. Queste rovine si chiamano i Trofei di Mario, perchè ne' due archi di mattoni, che vi si veggono vi erano i trofei di marmo, che sono stati trasportati nel secolo XVII sulla piazza del Campidoglio, e si è creduto essere i trofei delle vittorie di Mario sopra i Teutoni, ed i Cimbi. Nientedimeno la maniera di questi trofei, la scultura, ed i loro ornamenti ci mostrano abastanza, che sono stati fatti in onore di Trajano, da cui questo Castello fu ristorato; e che nel Secolo VIII si chiamava Nymphaeum.

La Strada che è fra queste rovine e S. Eusebio, conduce alla Chiesa di S. BIBIANA, fabbricata nel 363. da Olimpia Dama Romana, e consacrata dal Papa San Simplicio nel 470. Ella è stata ristorata nel 1625 da Urbano VIII. con disegno del Cavalier Bernino, che ha fatto ancora la bella statua di marmo di questa Santa, che si vede sull'altare maggiore, ed è uno de' capi d'opera di questo grande artefice. La Santa comparisce appoggiata ad una colonna, con una patena in mano, ed una corona in testa. Il carattere è ammirabile, ed il panneggiamento eccellente. Sotto il medesimo altare, in una bella urna di alabastro orientale di palmi 25 di circonferenza, riposano i corpi di S. Bibiana, di S. Demetria sua sorella, e di S. Dafrosa loro madre. Le due colonne situate a sinistra sono della più bella breccia, che si possa vedere. I quadri a fresco della nave, che rappresentano l'istoria di S. Bibiana e quelli a destra sono stati dipinti da Agostino Ciampelli, quelli a sinistra da Pietro da Cortona. Questi ultimi sono di un merito molto maggiore degli altri.

Sotto questa Chiesa e ne' suoi contorni evvi l'antico Cimiterio di S. Anastasio Papa, in cui furono sepolti 11276 Martiri.

Escendo da S. Bibiana si passa accanto la villa Sacripanti, e si arriva alla PORTA DI S. LORENZO, chiamata anticamente da Aureliano Proenestina, perchè rimaneva sulla via Prenestina, che portava a Palestrina l'antica Praeneste. Dopo Arcadio ed Onorio fu chiamata Tiburtina perchè da essa per una traversa si andava a Tivoli, detto Tibur in antico. L'arco di questa porta fu costruito da Augusto nel suo aquedotto pel transito sulla via. Nella parte superiore vi sono le iscrizioni di Augusto fondatore dell'aquedotto, di Tito e di Caracalla ristauratori.

Un miglio di là da questa porta si trova sulla via Tiburtina la Basilica di S. LORENZO FUORI DELLE MURA, che fu fabbricata da Costantino Magno intorno all'anno 330, e che è una delle cinque Chiese patriarcali di Roma, ufiziata in oggi da' Canonici Regolari di S.Salvatore della Congregazione di Bologna. Pare che sia stata costruita co' materiali presi da' Tempj antichi, e si crede ancora, che il retrocoro sia stato un Tempio consacrato a Nettuno; ma non è in realtà che la prima Basilica, a cui da Adriano fu aggiunta la maggiore attuale con 22 colonne Joniche, alla quale fece il presente ingresso che nella prima era all'Oriente; questa ora serve di Presbiterio, che è sostenuto da dodici grosse colonne di marmo scannellate d'ordine Corintio, che sono sotterra fino ai due terzi della loro altezza. Sostengono esse un fregio carico di bei rabeschi in basso rilievo su cui son poste dodici altre colonne minori di marmo dell'istesso ordine, che sostengono alcuni archi, su' quali posa una volta passabilmente ardita.

Nell'altare sotterraneo, che si chiama la confessione di S. Lorenzo riposa il corpo di questo S. Martire, ed una parte di quello di S. Stefano, che fu trasportato a Roma nel VI Secolo. Vi si mostra ancora una parte dalla graticola, sulla quale il primo fu bruciato ed uno de' sassi, con cui il secondo fu lapidato. La scala, per cui si scende a questa confessione, è ornata di colonne di verde antico.

Si veggono nella Chiesa molte pitture a fresco, de' mosaici, due sepolcri antichi, uno de' quali assai bello, con sculture rappresentanti un matrimonio antico, e due cattedre di marmo e di porfido, situate l'una dirimpetto all'altra, o siano ambones.

Il portico è decorato di pitture molto antiche, e di sei belle colonne torte, che hanno 24 palmi di altezza, due delle quali sono di marmo pario. Fra le pitture ve n'è una, che rappresenta il Papa Onorio III in atto di dare la comunione a Pietro Courtenay, che fu coronato in questa Basilica nel 1216 Imperatore di Costantinopoli con Jolanda sua moglie.

Il famoso Cimiterio di S. Ciriaco è vicinissimo a questa Chiesa.

Parte settentrionale del I. Rione, in cui sono la Basilica di S. Maria Maggiore, la Villa Negroni, e la piazza di Termini.

Questa parte del primo Rione comprende ciò che è contenuto fra la strada della porta S. Lorenzo e la strada Felice fino alle quattro fontane.

La strada che è in faccia alla porta S. Lorenzo, di cui abbiamo parlato, conduce immediatamente a S. Antonio Abate, poco fa monastero di Antoniani Francesi, che nel 1777 sono stati uniti all'Ordine di Malta, con lo spedale fondato nel 1191 per coloro, che sono attaccati dal foco di S. Antonio. Nell'anno 1778 la casa è stata ceduta alle Monache Camaldolesi, e lo Spedale unito a quello di S. Giovanni in Laterano. Si veggono nella Chiesa due antichi mosaici, che rappresentano una tigre che scanna un toro, il di cui lavoro è di un gusto tutto differente dall'antico conosciuto, e dal moderno; probabilmente appartenuto alla Basilica Siciniana, che dovette essere in questo sito, ed è ora ridotta a Fienile.

Dinanzi a questa Chiesa v'era il monumento di Enrico IV Re di Francia, che Clemente VIII fece erigere nel 1595 per conservare la memoria dell'assoluzione accordata a questo Principe. Benedetto XIV che lo fece ristorare nel 1745, e lo dedicò alla Vergine, non vi ha conservate che le armi del Re, quelle del Delfino e di Clemente VIII, poste alle quattro facce del piedistallo della Croce insieme con le sue.

La Basilica di S. MARIA MAGGIORE, che è lì vicina, è una delle cinque Chiese Patriarcali, e nel tempo stesso una delle più grandi, e più belle di Roma. Secondo la tradizione ella fu fabbricata nel 352 da Giovanni Patrizio Romano, e da Liberio Papa, a cui fu miracolosamente mostrato il piano della Chiesa per mezzo di una neve caduta dal Cielo il dì 5 del mese di Agosto sul monte Esquilino. Da ciò deriva che si chiama ancora SANCTA MARIA AD NIVES, e BASILICA LIBERIANA. Si è ancora chiamata SANCTA MARIA AD PRAESEPE, a causa del presepio di G. C. che vi si conserva, e Basisilica Sixtina perché Sisto III nel 432 la fece rifabbricare. Il soprannome di maggiore, che più comunemente le si dà, deriva dall'essere ella la più considerabile delle Chiese alla Madonna consacrate.

Nella piazza, che è avanti la facciata, si vede una fontana, ed una magnifica colonna scannellata di marmo bianco, una di quelle che erano nell'antico Tempio della Pace. Paolo V la fece trasportare ed inalzare in questo luogo con la direzione di Carlo Maderno suo architetto che vi pose sopra una statua della Madonna di bronzo dorato. Questa colonna veduta da lontano fa molto bene; ma la sua proporzione pel piedistallo troppo alto fa comparire il tutto insieme troppo magro.

La facciata principale è stata fabbricata nel 1743 sotto il Pontificato di Benedetto XIV col disegno del Cavalier Fuga che l'ha decorata di due ordini, l'inferiore de' quali è Jonico, ed aperto in archi piani formando tre sporti in fuori, ciascuno de' quali ha un frontone. L'ordine superiore è Corintio, ed aperto in arcate, che divengono un pò troppo forti su le aperture della parte inferiore, principalmente quella del mezzo. L'architettura di questa facciata è in generale bene eseguita, ma un pò troppo magra. Vi sono conservate le otto colonne antiche di marmo, che sostenevano l'antico portico. L'interiore del portico nuovo è ornato di bassirilievi, e di una statua di bronzo di Filippo IV Re di Spagna, gettata dal Cavalier Lucenti; e nella galleria superiore, destinata per la benedizione Pontificia, si sono conservati i mosaici dell'antica facciata, fatti da Gaddo Gaddi per ordine de' Cardinali Giacomo e Pietro Colonna, e che in quest'anno del Giubileo sono stati tutti ristaurati; per ordine del regnante Sommo Pontefice Leone XII.

La gran nave della Chiesa, di cui Benedetto XIV. fece ancora ristorare il pavimento, risarcire il soffitto, e dorare gli stucchi, e ripulire la bella serie di colonne Joniche di marmo bianco, che vi si vede presenta un colpo d'occhio graziosissimo e bellissimo. Ella con tutto ciò non è molto maestosa, perchè il soffitto è troppo basso, e gli ornamenti troppo brillanti. Fra i mosaici, di cui è ornata, si osservano quelli, che furono fatti nel quinto secolo sull'arco, che separa il Presbiterio dalla nave, e che si citarono nel secondo concilio di Nicea per attestare l'antichità del culto delle immagini.

L'altar maggiore della Basilica è isolato, e formato da una grande urna antica di porfido, il di cui coperchio di marmo bianco e nero, sostenuto da quattro putti di bronzo dorato, serve di tavola all'Altare. Si crede che abbia servito di Sepolcro a Giovanni Patrizio, ed alla di lui moglie. Il baldacchino un poco grande per il luogo che occupa, è posato sopra quattro belle colonne di porfido, sulle quali son poste quattro grandi figure di Angioli in marmo che tengono una corona.

La veduta della Basilica dalla parte di settentrione è bellissima. Ella presenta un mezzo cerchio, che sporge in fuori, accompagnato lateralmente da due parti di edifizio, che hanno meno sporto, con due cupole ottagone, che si alzano sopra le balaustre, dalle quali tutto l'edifizio e circondato. L'architettura del fondo della Chiesa, ovvero del di dietro del presbiterio, benchè in pilastri, è maschia, e molto stimata. Contuttociò si desiderarebbe che l'attico fosse stato un poco meno forte, e la sua cornice un poco più leggiera. L'edifizio dei retrocorpi, decorati da grandi tavole, in cui sono delle iscrizioni, sostien bene il grande edifizio di mezzo, e le cupole, che vi compariscono sopra, benchè senz' ordine di architettura, producono un graziosissimo effetto.

Nella piazza, che accompagna questa seconda facciata della Chiesa, si trova l'obelisco di S. Maria Maggiore, inalzato nel 1587 per ordine di Sisto V, con la direzione di Domenico Fontana. Egli è senza geroglifici come quello della piazza di S. Pietro. L'Imperator Claudio, che lo fece venire dall'Egitto, l'avea posto dirimpetto al mausoleo di Augusto, dove già n' era un altro simile dall'altra parte eretto ora sulla piazza di Montecavallo per ordine di Pio VI. La sua altezza è di 64. palmi, e quella del piedistallo 32. La cima che vi manca, è stata supplita da una croce ed altri ornamenti di bronzo.

La strada Felice che si presenta in faccia di questo obelisco, passa fra la Villa Negroni ed il monastero de' Cisterciensi. Vi si trova di poi a destra l'ospizio dei Premostratensi, con una piccola Chiesa dedicata a S.Norberto, loro istitutore; ed a sinistra, la Chiesa della Madonna della Salute, ufiziata da' Minori Conventuali; quella di S. Paolo Eremita, con un monastero per i Monaci Ungheri e Pollacchi di quest'ordine, molto bene rifabbricati l'una e l'altro da alcuni anni in quà; il palazzo del Card. Gio. Francesco Albani già Decano del Sacro Collegio; e la piccola Chiesa di S. Dionisio eretta nel 1619 da alcuni Religiosi Francesi, dell'ordine della Santissima Trinità.

In faccia a questa Chiesa è il PALAZZO ALBANI, che ha ingresso sulla strada Felice e sopra quella della Porta Pia, e che forma il cantone orientale della piazza delle Quattro Fontane. Questo è stato fabbricato sul disegno di Domenico Fontana, ed arricchito di mille belle cose dal celebre Cardinale Alessandro Albani, che ne occupò i principali appartamenti. Vi si vede una biblioteca considerabile, composta di circa quaranta mila volumi: una gran serie di disegni di celebri pittori, de' quadri dei maestri più grandi, e molte antichità. Fra queste si osserva il gruppo di Teseo col Minotauro, un Apollo di bronzo, i busti di Tolomeo Aulete e di molti Imperatori, un Fauno di bronzo, un Bacco, un Pane che insegna a suonare il flauto, molti mosaici, e bassirilievi, de' quali uno rappresenta l'adulterio di Marte, ed un altro una conversazione fra Cerere Nettuno ed il cavallo Arione, loro figliuolo.

La strada, che è laterale all'ospizio de' Premostratensi, di cui abbiam parlato di sopra, e che conduce alla piazza di Termini, passa fra le Ville Strozzi e Negroni. La prima è un piccolo casino, che una volta apparteneva ai Frangipani, in cui si veggono bei viali, molte statue, e busti antichi e moderni, e sopratutto due Veneri, due Gladiatori, ed alcune statue di Pietro Bernini.

La Villa Negroni, la di cui porta principale ed il palazzo sono alla fine di questa strada, sulla piazza di Termini, fu cominciata da Sisto V, nel tempo che era ancora Cardinale, e chiamata dal suo nome Montalto. Questo celebre Papa si compiacque dipoi di abbellirla, e di accrescerla di maniera che ella ha intorno a due miglia di circuito. Vi sono nel suo recinto due casamenti, de' bei viali di cipressi, de' boschetti bene intesi, delle graziose fontane, un gran numero di antichità, e gli avanzi della conserva d'acqua, che serviva alle terme di Diocleziano.

Il palazzo, che è sulla piazza di Termini, e stato fabbricato sul disegno di Domenico Fontana. Si vede nel vestibulo un bel busto del Cardinal Montalto nipote di Sisto V, fatto dall'Algardi, ed una grande statua antica di donna col diadema in testa. Si osserva ancora in questa casa un busto di Sisto V in bronzo di Sebastiano Torrigiani; alcuni buoni bassirilievi antichi, una piccola statua di marmo bianco rappresentante una donna che si bagna, un piccolo ragazzo che tiene un'anatra, tre quadri di paesi del Pussino, e sei paesi di Orizonte, che sono bastantemente buoni.

Nel casino, che è in faccia all'ingresso occidentale, vi sono sotto il vestibulo due belle statue antiche di Mario e Marcello, che sono dotate di una gran verità e piena di spirito; e nelle camere si trovano le statue di Augusto e di Cincinnato, una bella Flora, e molti bassirilievi grandemente stimati dai conoscitori. Anche questa villa essendo stata alienata ha perdute la massima parte degli ornamenti che aveva.

La piazza di Termini, che è al settentrione della Villa Negroni, ha preso il suo nome dalle TERME DI DIOCLEZIANO, di cui se ne veggono ancora de' belli avanzi, e che occupavano tutta questa gran piazza, il palazzo, ed altre fabbriche della Villa di cui abbiamo adesso parlato, la Chiesa e monastero de' Certosini, i granaj della Camera Apostolica, fabbricati da Gregorio XIII, ed accresciuti da Paolo V, da Urbano VIII e da Clemente XI; la fabbrica delle tele dipinte, con la casa ed i giardini de' Bernardoni.

La fabbrica di queste Terme, nella quale Diocleziano impiegò quaranta mila Cristiani, aveva 1555 palmi di lunghezza interiore, e 1097 di larghezza. Vi si vedevano bellissimi portici, una ricca libreria, una galleria celebre, delle accademie, de' giuochi, de' bagni, ne' quali tre mila dugento persone si potevano bagnare nel medesimo tempo senza vedersi l'un l'altro; delle scuole di cavallerizza, de' luoghi da passeggiare, ed ogni sorta di magnificenza e di amenità.

La Chiesa di S. Bernardo de' Bernardoni, la di cui forma è circolare, era un focolare, o calidarium delle Terme. Fu convertito in Chiesa nel 1598, e decorato di stucchi, di pitture e di nicchie con alcune statue. L'altar maggiore è ornato di quattro colonne di verde antico. Si vede lateralmente il sepolcro del P. Giovanni della Barriere, Tolosano, che nel riformare l'abbazia dei Fogliantini dell'ordine di S. Bernardo, è divenuto il fondatore della congregazione dell'istesso nome.

La CHIESA DE' CERTOSINI, ovvero della Madonna degli Angioli, una delle più maestose e delle più belle che siano in Roma, è stata fatta da Michel Angiolo, servendosi della gran sala e di alcune altre parti delle medesime Terme. Questo celebre Architetto, sapendo profittare con grande intelligenza della situazione e della forma di quest'antica fabbrica, ne ha formata una Croce Greca che ha 160 passi di lunghezza e di larghezza.

Vi si entra per una rotonda, che era un antico ingresso, o vestibolo, la di cui proporzione generale è molto buona e la decorazione graziosamente divisa. Ella è ornata di quattro nicchie quadrate, nelle quali si osservano i sepolcri di Carlo Maratta e di Salvator Rosa, pittori celebratissimi, e comunica con la nave per mezzo di un grande arco piano moderno.

Questa nave, che era la gran sala delle Terme, ha una maestà che al primo aspetto sorprende. Ella è decorata di colonne antiche di una grossezza enorme, di bellissime pitture, e di un magnifico pavimento di marmi di differenti colori, e dove si vede la Meridiana, che M. Francesco Bianchini vi delineò nel principio del secolo scorso, una delle più grandi e delle più belle che si siano fatte, e certamente la più ornata e più ricca di tutte. Le otto colonne antiche di granito che sono restate intatte, hanno 62 palmi di altezza, comprendendovi i capitelli e le basi; ma in una Chiesa, che ha 139 palmi di altezza sotto la volta, esse non compariscono punto smisurate. Il primo quadro a destra, nell'entrare, è una crocifissione di S. Pietro di Niccola Ricciolini. Non se ne stima la gloria, ma il basso è molto ben composto. Accanto vi è una bella copia della caduta di Simon Mago, presa dal quadro del Vanni in S. Pietro, che è dipinto sulla lavagna. Dirimpetto si vede un'altra copia di un quadro di S.Pietro, ed un S. Girolamo con altri Santi del Muziano. Vi si trovano de' buoni caratteri di teste, ma il colorito è poco aggradevole. Dall'altra parte del Santuario sulla medesima linea sono una Concezione della Vergine di Pietro Bianchi, ed un altro quadro dipinto da Placido Costanzi. Dirimpetto a questi è stata posta una caduta di Simon Mago, di Pompeo Bottoni ed il bel quadro di S. Basilio, del Subleyras, messo in mosaico nella Basilica di S.Pietro.

Nel Santuario si osservano quattro altri gran quadri, che sono stati parimente copiati in mosaico nella medesima Basilica. Il primo, dipinto dal Romanelli, è una presentazione della Vergine al Tempio; il secondo rappresenta il martirio di S. Sebastiano, del Domenichino; il terzo, il battesimo di G. C. di Carlo Maratta, ed il quarto, il gastigo di Anania e Saffira del Cavalier Roncalli. Il quadro dell'Altar maggiore e del Graziani, Bolognese.

Il Chiostro de' Certosini, eseguito sul disegno di Michel Angiolo, è decorato di cento colonne, che sostengono una galleria coperta, dove esistettero prima di un incendio delle belle stampe ed in gran numero.

All'oriente di questo monastero evvi una piccola strada, che conduce a quella della Porta Pia, e che passa avanti le ville Olgiati e Massimi, dietro le quali era il Castro Pretorio, di cui se ne trovano ancora alcuni vestigj nella villa, che appartiene al Noviziato de' Gesuiti.

La Porta Pia, che è lì vicina al Nord-Est della Città, è tutta moderna, aperta presso l'antica porta Nomentana, esistente ancora poco lungi abbandonata e murata. Fu creduta dai moderni la Viminale, porta che non fu in queste mura di Aureliano, ma nelle mura più indentro di Servio, situata sul monte prossimo Viminale di cui prese il nome. La porta Nomentana fu detta ancora porta di S. Agnese a cagione della Chiesa di questa Santa, di cui noi qui appresso parleremo. Ha preso il nome di Porta Pia dal Papa Pio IV., che ne fece decorare la parte interna col disegno di Michel Angiolo. Queste è un'opera solida e molto maschia, ma vi si trova molta durezza in tutte le sue parti.

Fuori di questa porta si vede la bella villa Patrizj, dove alloggiò il Re di Napoli nel 1744, divenuto poi Carlo III. Re di Spagna e dove Clemente XIV. andò quasi tutti i giorni nel suo pontificato a prendere de' momenti di ricreazione.

La Chiesa di S. AGNESE FUORI DELLE MURA, dalle quali è lontana circa un miglio, è ufìziata da' Canonici regolari di S. Salvatore. Ella fu fabbricata da Costantino il Grande a preghiere di S. Costanza, e decorata di mosaici nel VII. secolo da Onorio I. Vi si scende per una scala di 32 gradini di bel marmo. La nave è sostenuta da sedici colonne di granito con i capitelli Corintj, delle quali alcune sono scannellate. Il corpo di S. Agnese riposa sotto l'Altar maggiore, ornato di pietre dure, di quattro colonne di porfido il più bello, e di una statua della Santa di alabastro orientale, che si rassomiglia all'agata.

A centoventi passi in circa da questa Chiesa evvi quella di S. COSTANZA, che alcuni credono essere stato un Tempio di Bacco, per causa di certe pitture in mosaico, che vi si vedono, e che altri con più verità e fondamento assicurano essere stata fabbricata da Costantino il Grande per servire di battisterio alle due Principesse Costanze. Questa è una rotonda terminata da una piccola cupola, e sostenuta da 24 colonne accoppiate di granito di Egitto, con i capitelli di ordine Corintio. Nel mezzo evvi un Altare molto semplice, sotto di cui sono i corpi di S. Costanza delle Ss. Attica ed Artemia, con altre Sacre Reliquie. La nave che gira attorno, la di cui volta è ornata di vendemmie in mosaico, è decorata di gran nicchie, che non corrispondono al mezzo degli intercolunnj. In quella che è dirimpetto alla porta vi fu il gran sepolcro di porfido, che per ordine di Pio VI fu trasportato alla stanza rotonda del Museo Pio-Clementino, ove esiste coll'altro simile di S. Elena, la di lui forma è bellissima, e l'insieme di una maniera grandiosa. Benchè egli sia il Sepolcro di S. Costanza, si chiama comunemente il Sepolcro di Bacco per la vendemmia, che vi è rappresentata in bassorilievo. Questo è uno de' più grandi e più belli Sarcofagi di porfido, che si conoscano.

Ritornando nella Città per la medesima porta, si trova sulla strada di Porta Pia, a sinistra, la gran fontana di Mosè che si chiama ancora fontana dell'Acqua Felice, o di Termini. Questa è una delle tre fontane prodigiose che si ammirano in Roma, ed una delle opere più grandi di Sisto V, che vi ha condotto una quantità d'acqua considerabile dal villaggio della Colonna, lontano 22 miglia dalla Città, facendola passare su di una parte dell'aquedotto dell'' acqua Claudia, cominciato da Caligola e terminato da Claudio, che aveva 46 miglia di lunghezza. La fontana, fabbricata di travertino, col disegno del Cavalier Fontana, è ornata di statue, di bassirilievi, e di colonne di granito di ordine Jonico. Sotto l'arco del mezzo evvi una statua di Mosè, che percuotendo la rupe ne fa uscire un fiume di acqua. Ella è di Prospero Bresciano ed un poco goffa, ma la testa ha molta maestà. Le acque, che escono in abbondanza da tre larghe aperture, cadono in una gran vasca di marmo, sull'orlo della quale sono quattro leoni, due di marmo bianco, e due di basalte, che gettano anch'essi acqua a gola aperta. I primi esistevano all'antica porta di S. Giovanni in Laterano, i due ultimi sono stimatissimi, e furono qui trasportati dal Portico della Rotonda.

Andando avanti alla medesima strada di Porta Pia, si vede a sinistra l'Ospizio degli Eremiti Camaldolesi Toscani; la Chiesa di S. Cajo eretta nella casa medesima di questo S.Pontefice, e rifabbricata da Urbano VIII col disegno del Paparelli; il Monastero delle Religiose Mitigate di S. Teresa, chiamate comunemente le Barberine, la di cui Chiesa, fabbricata dal Cardinal Francesco Barberini, ed ornata di pitture di Giacinto Brandi, porta il titolo dell'Incarnazione; la Chiesa di S. Teresa con un Monastero di Religiose Carmelitane Riformate; e fìnalmente la piazza delle Quattro Fontane, che è un bel capocroce formato dall'intersecazione di due grandi strade, Felice e di Porta Pia, ed ornato di quattro fontane, da cui ha preso il nome.

Parte occidentale del I. Rione, in cui sono la Chiesa di S. Andrea, il Palazzo della Consulta, e quello de' Rospigliosi.

Questa parte del primo Rione comprende ciò, che è rinchiuso fra la strada di S. Maria Maggiore e la strada Felice fino alle Quattro Fontane.

Andando da questa piazza verso il palazzo del Papa a Monte Cavallo, di cui noi parleremo nella descrizione del secondo Rione, si trova subito a mano sinistra la Chiesa di S. Carlo, che fa uno de' quattro cantoni della piazza, e che appartiene alli Trinitarj Riformati di Spagna. Ella è stata fatta con un gusto assai singolare dal Borromini, che ha fabbricata la Chiesa ed il Convento de' Religiosi sopra un piano della medesima forma e della grandezza medesima di uno dei piloni della Basilica di S. Pietro. II piano particolare della Chiesa è ovale, come ancora la cupola. Il quadro dell'altar maggiore, e l'Annunziazione, che è sulla porta dell'ingresso, sono del Mignard, soprannominato il Romano, eccellente pittore Francese. Vi è ancora in una delle cappelle un quadro della Madonna del Romanelli, in cui il Bambin Gesù è leggiadramente colorito.

Contigua a questa Chiesa vi è quella dedicata già a S. Gioacchino e a S. Anna che fu un ospizio per i Carmelitani Scalzi Spagnuoli e Portoghesi; in oggi vi è un Monastero di Monache, che dall'adorazione continua che fanno al divino Sagramento dell'altare che vi tengono esposto, sono chiamate Sagramentate.

La Chiesa di S. ANDREA, che ne viene in seguito, fu prima del Noviziato de' Gesuiti, a' quali dopo succeduti i Padri della Missione, nuovamente vi è stato ristabilito il Noviziato de' medesimi Gesuiti. Fu fabbricata nel 1678, col disegno del Bernino, dal Principe Camillo Panfili, nipote d'Innocenzo X. La massa della facciata, decorata di un ordine Corintio, è un poco troppo alta. L'interiore è di forma ovale, e rivestito di marmi i più belli, con stucchi dorati e bellissime pitture. I pilastri sono di marmo bianco, ed hanno per fondo un marmo rosso, ciò che fa un buonissimo effetto. Il quadro dell'altar maggiore, che rappresenta il martirio di S. Andrea, è del Borgognone. Nella cappella di S. Francesco Saverio, che è la prima a destra, si veggono tre belli quadri del Baciccio. Essi sono di una buona composizione e graziosissimi. La Donna, che il Santo battezza, è una figura delle più leggiadre. Le pitture della cappella seguente sono di Giacinto Brandi. La cappella di S. Stanislao è ornata de' marmi più preziosi e di un magnifico quadro di Carlo Maratta. Il corpo del Santo riposa sotto l'altare in un'urna di lapislazzuli.

Vi è nell'interno dell'abitazione un'altra cappella del medesimo Santo, che gli servì di camera, la quale è stata dipinta dal Chiari. In questo luogo si vede la magnifica statua di S. Stanislao, fatta da Mr. le Gros, Scultore Francese. La testa, le mani ed i piedi sono eseguiti in marmo bianco e l'abito in marmo nero. Il Santo è rappresentato moribondo sopra un letto, che è di marmo giallo, come ancora i guanciali. Si riman colpiti di terrore alla prima vista di questa figura, e niuno si può dispensare dall'ammirarla quando se ne sono esaminate le bellezze.

Al fine de' giardini di questa casa, che meritano ancora di essere veduti, evvi la Chiesa di S. Vitale, sulla strada dell'istesso nome, fabbricata nel 416 da Innocenzo I, e riunita a quella di S. Andrea nel 1595. Ella è ornata di molte pitture a fresco.

In questi medesimi giardini, o in quelli appresso delle Cappuccine, si pretende da' moderni essere stato il luogo, in cui era una volta il Tempio di Quirino, inalzato sotto Numa in onore di Romolo, ristorato dipoi sotto il Console Papirio, e ricostruito colla massima magnificenza da Augusto, ornato di 76 colonne, quante appunto corrisposero agli anni della di lui vita, e finalmente distrutto in questi ultimi secoli dal Senatore Ottone per levarne i marmi, di cui sono fatti i gradini di Araceli, cosa però molto incerta. Questo Tempio dava il nome di Vallis Quirini alla vallata, che è avanti S. Vitale.

Avanzandosi nella strada, verso la piazza di Monte Cavallo, si vede ancora a sinistra il Monastero delle Cappuccine, la di cui Chiesa ornata di pitture del Cavalier Roncalli e di altri Maestri, è dedicata a S. Chiara; ed in seguito la Chiesa di S.Maria Maddalena con un monastero di Religiose dell'ordine di S. Domenico, fondato nel 1581 da una Dama della Casa Orsini.

Dopo questa Chiesa si trova il PALAZZO DELLA CONSULTA, sulla piazza di Monte Cavallo. Questo grand'edifizio destinato per il tribunale della Consulta, è stato inalzato nello scorso secolo da Clemente XII col disegno del Cavalier Fuga. L'architettura è brillante e molto ornata, e la sua pianta è un trapezio irregolare, di cui tutti gli angoli sono differenti. Il Segretario de' Brevi e quello della Consulta vi hanno la loro abitazione al primo piano, ed i quartieri della Guardia Nobile e de' carabinieri ne occupano il pian terreno.

Al lato della Consulta vi è il PALAZZO DE' ROSPIGLIOSI, in una situazione gradevole ed aperta. Questo è stato fabbricato dal Cardinale Scipione Borghese sopra le rovine delle Terme di Costantino, e vi si veggono delle bellissime pitture antiche e moderne, di cui noi indicheremo le più rimarcabili. Il bel quadro della vita umana, o delle stagioni, del Pussino, in cui il tempo suonando la lira fa ballare le quattro Stagioni: che è maravigliosamente composto e con tutto il sapere possibile; è stato inciso superbamente dal Signor Raffaele Morghen nella più sublime maniera. I dodici Apostoli del Rubens; un Bambin Gesù dell'Albano; Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, del Domenichino; un'Allegoria, ed una Santa Famiglia ben disegnata, del Pussino; un S. Lorenzo che vende i vasi Sacri, di Luca Giordano, quadro pieno di spirito e di un bellissimo impasto di colori; una S. Cecilia del Domenichino; un bell'abbozzo di Pietro da Cortona, il di cui gran quadro è nella Chiesa della Sapienza; un S. Filippo Neri, ed un bel ritratto di Clemente IX, della casa Rospigliosi, fatto da Carlo Maratta; un gran quadro di Benedetto da Castiglione, rappresentante una greggia guidata dai contadini; e due pitture a fresco antiche, di cui una rappresenta una donna con un prefericulo, e l'altra un uomo con una picca.

Nella galleria di questo palazzo si osserva una gran tazza rotonda di verde antico in forma di sottocoppa, posata sopra un piede di porfido; un quadro ovale in mosaico molto bene eseguito; un busto di Scipione Affricano in basalte; una statua rara di Domiziano; un quadro a fresco antico rappresentante un paese, ed altri quattordici piccoli quadri a fresco antichi, cavati dalle Terme di Costantino.

Il giardino, il di cui mezzo è occupato da una vasca d'acqua ovale, vien terminato da una specie di portico, la di cui facciata, accompagnata da due padiglioni, ha un retrocorpo ornato di pilastri Corintj e di bassirilievi antichi. Nello sfondo o volta, della galleria è rappresentata l'Aurora, grande e celebre pittura a fresco di Guido, nella di cui composizione si vede quanto la pittura può somministrare alla poesia, quando il pennello è nelle mani di un uomo abile, che sa render sensibili le sue idee. Il bel trionfo dell'Amore e la pompa trionfale secondo il costume Asiatico, che sono nel fregio, furono dipinti in forma di bassirilievi dal Tempesta; ed i quattro paesi a fresco sono opere stimate di Paolo Brilli. Ne' due saloni, che accompagnano questa galleria, si vedono ancora de' quadri del Pussino, del Domenichino e di altri gran Maestri.

Al mezzo giorno del Palazzo Rospigliosi, vicino al monastero di S. Domenico e Sisto, è la bella villa Aldobrandini, il di cui giardino è graziosissimo tanto per la sua posizione, e la buon' aria che vi si respira, che per le sue piantazioni e per le fontane. In un padiglione, che è sopra l'ingresso principale fu già la celebre pittura a fresco antica cavata dalle Terme di Tito, e conosciuta sotto il nome delle Nozze Aldobrandine; esistente ora nell'appartamento Borgia al Vaticano. Il palazzo è ornato dentro e fuori di statue, e di bassirilievi antichi.

Avanti l'ingresso di questa villa è il Monastero di S. Catarina da Siena, che appartiene alle Religiose dell'ordine di S. Domenico. La Chiesa, fabbricata sul disegno di Giò. Battista Soria, è di una leggiadra proporzione, decorata di pilastri Corintj e tutta incrostata di marmo. Fra le pitture di questa Chiesa si osserva principalmente il quadro della Maddalena, dipinto da Benedetto Luti, nel primo altare a destra.

Nel giardino del monastero vi è una gran torre, fabbricata da Bonifacio VIII di Casa Gaetani e che si chiama la torre delle milizie, perchè certi antiquarj hanno preteso ch'ella fosse antica, e che Trajano vi avesse stabilita una guardia.

Nella strada, che conduce da S. Catarina a S. Maria Maggiore, si trova subito a destra il monastero de' SS. DOMENICO E SISTO, che è una ricca casa di Religiose dell'ordine di S. Domenico, fondata da S.Pio V. La Chiesa fu rifabbricata sotto Urbano VIII, col disegno di Vincenzo della Greca. La facciata, decorata di pilastri Compositi posti sopra i Corintj, è di una leggiadra proporzione; ma l'architettura non ha abbastanza rilievo, e l'ornamento della porta è un pò troppo pesante. La scala, che è a doppia branca, è anch'essa stimata. La volta di questa Chiesa è stata dipinta dal Canuti, Bolognese. Nella prima cappella a destra, fatta dal Bernino, le statue di G. C. e della Maddalena sono del Raggi, ed il bel quadro della Madonna del Rosario, nella cappella dirimpetto, è del Romanelli. Si mostra ancora nella cappella a destra un quadro del Mola, rappresentante le tre Marie, che portano ad un S. Religioso un'imagine di S. Domenico. Questa pittura benchè buona, pare che abbia qualche cosa di gotico, che non piace a tutti.

Andando avanti nella medesima strada si trova a destra la Chiesa di S. Bernardino, con un monastero di Religiose del terz' ordine di S. Francesco; ed a sinistra, l'antica Chiesa di S. Agata in Subura, che fu ristorata di S. Gregorio Magno verso la fine del VI secolo, e nel secolo passato è stata decorata di una facciata dai Monaci Olivetani di Monte Vergine, che la posseggono dal 1579 in quà. Paolo Perugino ne ha dipinta la tribuna e la volta.

Finalmente più avanti si vede a destra il palazzo di Cimarra, ed a sinistra l'antica Chiesa di S. Lorenzo in Panis perna fabbricata sul luogo delle terme di Olimpiade dove S. Lorenzo soffrì il martirio. Ella è sufficientemente con ricchezza decorata.

Voltandosi dipoi a sinistra si trova nella via Urbana, che è in faccia alla porta della Villa Negroni, il monastero del Bambin Gesù, fondato nel 1661, con una leggiadra Chiesa, fabbricata da Clemente XII col disegno del Cavalier Fuga che le ha data la forma di una Croce Greca. Sono in esso un Conservatorio e le scuole Pontificie per le povere Zitelle di Roma. Dirimpetto v'è la Chiesa di S. Pudenziana, la quale fu ufiziata da' Fogliantini fin dal 1586, e che può essere riguardata come una delle più antiche di Roma, perchè questo era il palazzo di S. Pudente, Senatore Romano, dove l'Apostolo S.Pietro fu ricevuto ed alloggiato per molto tempo, e dove egli celebrò i Santi Misterj. S. Pio I cangiò questo palazzo in Chiesa, che dipoi è stata ristorata molte volte da' Sommi Pontefici. Il Cardinale Enrico Gaetani, che n' era titolare, vi fece fare nel 1598, per mezzo di Francesco da Volterra, una magnifica cappella per la sua famiglia. Vi si veggono quattro colonne di giallo antico, e due di pidocchioso, che non sono meno belle delle prime. Nella cappella di S. Pietro ornata di statue da Gio. Battista della Porta, si conserva la tavola su cui celebrava questo S. Apostolo; e l'antico pozzo, che è nella navata laterale sinistra, contiene le reliquie di 3000 Martiri. Finalmente in questi anni vi sono state trasferite le Monache, o Canonichesse Regolari di S. Agostino, dalla loro Chiesa dello Spirito Santo che fu demolita quando si volle disterrare il Foro Trajano e la Basilica Ulpia.

Parte meridionale del I. Rione, in cui sono la Colonna Trajana, la Chiesa di S. Pietro in vincoli, e le rovine del Tempio della Pace.

Questa parte del primo Rione comprende ciò che è rinchiuso fra la strada di S. Giovanni in Laterano, e quella di S. Maria Maggiore fino a Colonna Trajana.

Vicino alla Basilica di S. Maria Maggiore è l'antica Chiesa di S. PRASSEDE, eretta nel secondo secolo del Cristianesimo nelle Terme di Novato, e ristorata nel nono dal Papa Pasquale I . Ella è ufìziata da' Monaci dell'ordine di Vallombrosa, e sostenuta da pilastri e da colonne antiche di granito. L'altar maggiore, sotto di cui riposano i corpi di S. Prassede e della sua sorella S. Pudenziana, è stato ornato da S. Carlo Borromeo di statue e di quattro colonne di porfido. Fra le cappelle si distingue quella di questo S. Cardinale, il di cui altare è ornato di un quadro stimatissimo dipinto dal Parrosel; quella degli Olgiati, la di cui volta e stata dipinta d'una maniera grandiosa da Giuseppe d'Arpino; e la cappella della Colonna, dove si vedono due belle colonne di alabastro orientale, ed un'altra piccola colonna, o parte di colonna di diaspro di tre palmi di altezza che il Cardinal Giovanni Colonna, Legato della Santa Sede, trasportò dalla Terra Santa nel 1223, e che si crede esser quella, alla quale il Salvatore fu legato nel tempo della sua flagellazione. Il quadro dell'altare è di Giulio Romano. Nel mezzo della Chiesa, verso la porta dell'ingresso, vi è un pozzo chiuso da una graticola di ferro, in cui S. Prassede nascondeva i corpi de' Martiri del suo tempo, e le spugne inzuppate nel loro sangue.

Nella strada della Coroncina, che passa d'avanti S. Prassede, si vede a sinistra il di dietro del convento di S. Martino a' Monti, e a sinistra il monastero delle Filippine, fabbricata nel 1740 alla salita di Sforza; e vicino a questo è quello delle Turchine, la di cui Chiesa porta il titolo dell'Annunziazione. Si trova di poi, nella medesima strada, S. Lucia in Selci, Chiesa di Religiose Agostiniane, dove si osserva una S. Lucia dipinta dal Lanfranco; un S. Agostino, dallo Speranza; ed una S. Monaca, del Cavalier d'Arpino. Il monastero delle Minime, di cui si fabbricò ultimamente la Chiesa sul disegno di un gusto singolare, e finalmente la piazza della Subura, non molto lontano dalla quale è la Chiesa di S. Lorenzo in Fonte, situata sopra la strada Urbana, che era anticamente il Vicus Patricius, fra il Viminale e l'Esquilino, dove i Patrizi furono obbligati ad abitare per ordine di Servio, affinchè fossero dominati dalle altezze in caso di ribellione o di attentato. Vi era sulla medesima strada un Tempio di Diana, ed il Teatro di Flora vicino a S. Lorenzo in Fonte, dove le attrici e le ballerine erano nude.

La strada Leonina continua quella della Coroncina alla radice del monte Esquilino. Vi si trova subito a sinistra l'Oratorio della Confraternita di S. Francesco di Paola, e dipoi a destra la bella Chiesa della Madonna de' Monti, ornata di marmi, di stucchi dorati, e di varie pitture del Nogari, di Cesare Nebbia, del Cavalier Guidotti, del Consolano e di altri Maestri. Ella fu fabbricata nel 1579 sul disegno di Giacomo della Porta, e decorata di una facciata, la di cui architettura è degna di stima.

Vicina a questa Chiesa è la piazza del medesimo nome, con una bella fontana fatta da Sisto V., e la Chiesa di S. Maria del Pascolo, che una volta era dedicata ai SS. Sergio e Bacco, e che al presente è ufìziata da' Monaci di S. Basilio, che vi celebrano gli ufizi divini secondo il rito Ruteno.

Dopo la Chiesa della Madonna si presenta a sinistra il monastero delle Cappuccine Farnesiane, con l'oratorio della Confraternita della Madonna della Neve; e a destra la parrocchia di S. Salvatore de' Catecumeni, dietro la quale, sulla strada Baccina, è l'oratorio di S. Giovan Battista col conservatorio delle Neofite. Finalmente al termine della strada, vicino all'arco de' Pantani si trova la parrocchia de' SS. Quirico e Giulitta, ufiziata dai Domenicani.

La torre de' Conti, che si vede lì vicino, è una vecchia torre di mattoni, che alcuni hanno presa per antica, la quale contuttociò non è stata fatta che da Innocenzo III dell'illustre casa Conti, di cui ha mantenuto il nome.

Nella strada laterale, vicino alla Chiesa di S. Agata, si osservano gli avanzi creduti dell'antico Tempio di Pallade, che faceva parte della decorazione del foro di Nerva. Questi sono due belle colonne di marmo scannellate d'ordine Corintio, con un attico, nel mezzo di cui evvi una figura di Pallade in basso rilievo. Questo monumento è di buon gusto, ma un poco troppo carico di ornamenti. Tanto le colonne che il bassorilievo spettano al recinto del Foro di Nerva, non al Tempio di Pallade, che fu demolito per ordine di Paolo V, per impiegarne i marmi nel Fontanile sul Gianicolo.

Quasi dirimpetto al cantone della strada della Croce bianca, la sudetta Chiesa di S. Agata de' Tessitori, che si chiamava prima la Madonna degli Angeli, e S. Maria in Macello Martyrum, a cagione dell'orribile macello, che vi si faceva de' Cristiani nel tempo delle persecuzioni; un gran numero de' quali fu gettato in un pozzo, che vi si mostra ancora, ma che ivi precisamente non potè essere.

Di là si prende la strada Alessandrina, che termina dietro il Tempio della Pace, e dove erroneamente si è detto una volta essere il foro di Cesare, forum Caesaris, celebre per il tempio di Venere, e più bello ancora del foro Romano.

Dietro il Tempio della Pace si veggono gli avanzi di due altri antichi tempi, ed il Conservatorio delle Mendicanti, ove più di cento povere Zitelle sono mantenute di ciò che loro è necessario dall'età di sei anni fino a che si possano maritare, o trovare qualche altro stato onesto. Vi si occupano al lavoro delle tele di lana.

Vicino a questo Conservatorio si vede a destra la piccola Chiesa di S. Andrea in portogallo, che appartiene alla Confraternita de' Rigattieri, la di cui facciata disegno di Carlo Fontana, ed a sinistra, la Chiesa di S. Pantaleone de' Monti, o de' Pantani, che si crede fabbricata nel luogo, ov'era una volta il Tempio della Terra, o della Dea Tellus.

Di là si sale ad una piazza, in cui sono al settentrione, il Convento di S. Francesco di Paola; a ponente, il monastero degli Antoniani Maroniti della congregazione del Monte Libano; ed a levante, la Chiesa di S. Pietro in Vincoli.

La Chiesa di S. FRANCESCO DI PAOLA, ed il convento de' Minimi della Calabria Citeriore, che la uffiziano, furono fondati nel 1623 da Giovanni Pizzullo, Prete Calabrese del luogo detto la Regina. La Chiesa, che è parrocchiale; è stata dipoi rifabbricata dalla Principessa Panfili di Rossano, col disegno di Gio. Pietro Morandi. Ella è decorata di una facciata bastantemente graziosa, e nell'interno si vedono alcuni piccoli mausolei di marmo con quantità di pitture, fra le quali ve ne sono alcune, che meritano l'attenzione de' conoscitori; come sarebbe il S. Francesco di Paola nella volta della Sagrestia bella pittura del Sassoferrato.

Si crede che S. PIETRO IN VINCOLI, che dietro questo convento, sia la più antica Chiesa di Roma, e che S. Pietro medesimo la dedicasse al Salvatore. Ella fu brugiata nell'incendio, che si attribuisce a Nerone; ma S. Leone magno la fece rifabbricare verso l'anno 442, e vi pose le catene, con le quali Erode aveva fatto legare S. Pietro in Gerusalemme, delle quali l'Imperatrice Eudossia, moglie di Valentiniano, gliene aveva fatto un dono. Queste catene messe accanto a quelle, di cui il medesimo S. Apostolo era stato caricato nella prigione Mamertina, si unirono miracolosamente insieme per non formarne che una sola, la quale si conserva sotto l'Altar maggiore.

La Chiesa rifabbricata da Adriano I, e data ai Canonici Regolari di S. Salvatore da Giulio II, è sostenuta da 22 colonne antiche di marmo di Paros, che son ben conservate e di buonissimo gusto. Sono di ordine Dorico, rassomigliano l'alabastro, ed hanno quasi dieci palmi di circonferenza. Nel fondo del Coro evvi una bella cattedra antica di marmo bianco, e fra le pitture ve ne sono delle stimatissime. Il quadro di S. Giovanni sull'altare della di lui cappella; quello di S. Agostino; e la S. Margherita in una cappella vicina alla porta della sagrestia, sono opere del Guercino; il ritratto del Cardinal Margotti sopra il di lui sepolcro ed il S.Pietro liberato dall'Angelo, sono del Domenichino. Si osserva ancora, nella cappella di S. Sebastiano, un monumento del settimo secolo.

II Mausoleo del Papa Giulio II, fatto da Michel Angiolo, è il più ricco monumento di questa Chiesa, ed uno de' più celebri dell'Italia. È vero che l'architettura non è molta buona, nè gli ornamenti molto belli, ma la statua colossale di Mosè posta sotto il sarcofago, è il capo d'opera di Michel Angiolo e della moderna scultura. Egli è rappresentato a sedere con le tavole della legge sotto il braccio destro, in atto di parlare al Popolo, che fieramente riguarda, e di cui pare che abbia motivo di lamentarsi. L'espressione di questa figura è ammirabile, e le parti son trattate con una diligenza ed una verità che sorprende. La barba con tutto ciò è di una smisurata grandezza, e le dà un poco l'aria della figura di un fiume. Le altre statue di questo mausoleo sono opere degli scolari di Michel Angiolo.

Nella casa de' Canonici, che fu architettata da Giulio Sangallo, si trova una biblioteca molto bene scelta. La Cisterna, che è nel cortile, è stata decorata col disegno di Michel Angiolo.

Dietro questa casa, nella parte dell'Esquilino, che riguarda il Colosseo, erano le Terme di Tito, di cui se ne veggono ancora alcuni avanzi interresanti. La decorazione esteriore di architettura e tutte le incrostature di marmo ne sono state tolte; ma i pezzi che vi restano, la maggior parte de' quali sono ornati di stucchi, di arabeschi e d'altre pitture, ci mostrano che le parti interne erano fabbricate con la maniera più grande di quel tempo, che era eccellente e nobilissima. Ciò che ivi si chiama le sette Sale, sono nove grandi volte parallele, che erano vaste conserve d'acqua per uso delle Terme, di cui parliamo, e può essere che più anticamente servissero per il giardino di Nerone. Esse comunicano l'une con l'altre per mezzo di porte aperte in linee diagonali, e sono ancora ben conservate.

La strada, che passa accanto alla Chiesa di S. Pietro in vincoli, e che termina l'isola in cui sono le Terme di Tito, conduce alla Purificazione, Chiesa di un monastero di Religiose di S. Chiara, e dipoi a quella di S. MARTINO AI MONTI, che appartiene ai Carmelitani calzati. Questa Chiesa fu fondata da S. Silvestro Papa in quella piccola Chiesa sotterranea in cui riposa il di lui corpo: Questo Papa vi adunò un Concilio a cui assisterono Costantino Magno e più di 200 Vescovi. Circa l'anno 500 il Pontefice Simmaco vi fabricò sopra la presente, e la dedicò a S. Silvestro Papa e a S. Martino Vescovo di Tours; questa fu ristaurata e perfezzionata da Papa Adriano I Sergio II e S. Leone IV. Ella è divisa oggigiorno in tre navate sostenute da colonne antiche, e nobilissimamente decorata di marmi, di stucchi e di pitture, fatte da Bartolommeo Palombo, Pietro Testa, Muziano, Gaspare Pussino e da altri buoni Maestri.

Da S. Martino si può scendere per la strada delle sette Sale a quella del Colosseo, avanti la Chiesa di S. Clemente, dove fu l'antica Tabernola. Si è creduto che fosse l'antica Subura, che era il quartiere più frequentato ed il più gradito di Roma, la quale però non fu diversa dalla moderna per la località, e che si estendeva nel basso fino quasi alle colonnacce.

La Chiesa di S. CLEMENTE, ufiziata oggigiorno dai Domenicani Irlandesi, fu fabbricata nel luogo medesimo dov'era la casa paterna del Papa S. Clemente, e conserva ancora la forma de' più antichi Tempj del Cristianesimo. Ella è ornata di quattro colonne di porfido, e di un gran numero di altre di marmo e di granito. Vi si veggono ancora belle pitture, delle quali la maggior parte rappresenta alcuni fatti della vita di S. Clemente e di S. Ignazio Vescovo e Martire, de' quali vi riposano i corpi. Quelle che sono nella Cappella della Passione, sono state fatte da Masaccio, pittore stimato e più antico di Raffaello. Si osserva come una singolarità, che il Sepolcro del Cardinal Roverella, vicino all'Altar maggiore, sia un sarcofago antico, in cui si veggono de' Fauni ed altri simboli del Paganesimo.

Seguitando questa strada, si trova a destra la piccola Chiesa e Spedale della Madonna di Loreto; si passa dipoi al Settentrione del Colosseo, e si arriva all'arco di Tito, per cui s'entra nella piazza di CAMPO VACCINO. Questa gran piazza, situata alle radici del Campidoglio e del Monte Palatino, era una volta in parte il Foro Romano, così celebre nell'antichità per le adunanze del Senato e del Popolo che vi si facevano, e per la bellezza de' suoi edifizi. Presentemente non vi si veggono che alcune rovine di queste antiche magnificenze, che attraggono ancora ogni giorno una moltitudine d'intendenti delle belle arti e di curiosi. Vi si osservano le rovine del Tempio detto della Concordia, e di quello di Giove Tonante e l'altro creduto di Giove Statore, la Chiesa di S. Maria Liberatrice, il giardino Farnese con le rovine del palazzo degli Imperatori, l'Arco di Tito, la Chiesa di S. Francesca Romana, le rovine del Tempio della Pace, le Chiese de' SS. Cosmo e Damiano, di S. Lorenzo in Miranda, di S. Adriano, l'Arco di Settimio Severo, e la Chiesa di S. Luca e di S Martina. Noi non parleremo quì che di ciò che appartiene al primo Rione di cui facciamo la descrizione.

L'ARCO DI TITO fu inalzato da Trajano in onore di questo Principe, ed è il più antico di quelli che esistono ancora in Roma. I bassi rilievi di marmo, de' quali è decorato, sono d'un lavoro eccellente e que' due, che si veggono sotto l'arco, de' quali uno rappresenta il trionfo dell'Imperatore, e l'altro, il Candeliere d'oro a sette branche ed altre spoglie de' Giudei, sono forse i più belli che siano rimasti di tutti quelli dell'antichità. Due colonne scannellate di ordine Composito portano un intavolamento, sopra di cui, dalla parte del Colosseo si legge questa iscrizione.

SENATUS
POPULUSQUE. ROMANUS.
DIVO. TITO. DIVI. VESPASIANI. F.
VESPASIANO. AUGUSTO.

Quest'Arco minacciando rovina fu da Pio VII fatto ristaurare, in maniera da vederne l'intiera sua grandezza e forma antica. Quanto vi è di travertino liscio indica tutto il ristauro, come tutto ciò ch'è di marmo dimostra quanto vi rimane dell'antica costruzione.

S. FRANCESCA ROMANA, o S. Maria Nova, è un'antica Chiesa fabbricata nel medesimo luogo, dove si crede che S. Pietro e S.Paolo ottenessero da Dio, per mezzo delle loro preghiere, la caduta di Simon Mago. Ella fu da principio dedicata a questi Santi Apostoli, dipoi alla Madonna. La facciata col portico, fatto sotto Paolo V da' Monaci Olivetani, che la ufiziano, è di una graziosissima mole. Carlo Lombardi che n' è stato l'architetto ha scelto un grand'ordine Corintio per decorarne la parte che sporge più in fuori, e nelle altre ha impiegato un piccolo ordine Dorico, che è di una bella proporzione, e che sostien bene il gran corpo. Si osserverá in questa Chiesa il sepolcro dove riposa il Corpo di S. Francesca, fatto di pietre dure e di bronzi dorati col disegno del Bernino, ed il mausoleo di Gregorio VI, ornato di quattro colonne di alabastro fiorito.

Il famoso palazzo di Nerone chiamato Domus aurea, che questo Imperatore aveva ornato con tanta magnificenza, e che fu distrutto da Vespasiano, era presso a poco nel medesimo luogo; e precisamente in questo sito vi era l'Atrio del medesimo. Vespasiano che lo distrusse fece qui inalzare il gran Colosso; questo venne poi tolto da Adriano che fabricò in questo luogo il gran Tempio di Venere e Roma; la tribuna verso il Colosseo spettò alla cella del tempio di Venere l'altra verso il Foro Romano fu della cella del tempio di Roma; ambidue nell'esterno sembravano un solo tempio. Niente di meno più comunemente si credeva che queste sale, terminate ciascuna da una gran nicchia, e appoggiate l'una all'altra, fossero due Tempj dedicati al Sole, ed alla Luna, cosa che gli ultimi scavi hanno dimostrata insussistente. L'ingresso di una di queste sale riguardava l'ingresso del Tempio della Pace, e quello dell'altra il Colosseo. Esse sono decorate dell'istessa maniera, e circonda le parti laterali un ordine di nicchie alternativamente rotonde e quadrate, fra le quali una volta v'erano delle colonne.

A Settentrione verso Occidente, contigue alla Chiesa di S. Francesca si veggono le rovine del TEMPIO DELLA PACE, il più superbo ed il più grande che vi fosse in Roma. Fu fabbricato da Vespasiano con le rovine della casa aurea di Nerone, e decorato di statue le più perfette, di quadri de' più celebri pittori dell'antichità, e di otto grandi colonne scannellate di marmo bianco, delle quali n' esiste una sola, ed è quella che Paolo V fece inalzare sulla piazza di S. Maria Maggiore. I tre archi, che esistono ancora, sono una prova della grandezza di questo Tempio, che aveva 326 palmi di lunghezza e 291 di larghezza. In questo luogo l'Imperatore Vespasiano aveva fatto mettere in deposito le ricchezze, che aveva trasportate dalla Soria, e le spoglie più preziose del Tempio di Gerusalemme, dove i Cittadini più ricchi avevano depositati i loro Tesori, come in un luogo di sicurezza e sotto la protezione della Pace, dell'Imperatore e del Senato. Era ancora una pubblica biblioteca; ma tutto questo fu distrutto sotto l'impero di Comodo da un incendio, che ridusse in cenere tutto questo quartiere, e che fu così violento, che si vedevano scorrere nella via Sacra de' ruscelli di fuso metalli insieme con l'acqua, che inutilmente si gettava per estinguere le fiamme.

L'antica Chiesa de' SS. COSMO E DAMIANO, fabbricata al di sotto del Tempio della Pace, ed ufiziata da' Frati del terz' ordine di S. Francesco, era già per quanto si crede, un Tempio di Remo e Romolo, in cui il Senato si adunava per i più segreti ed importanti affari, e che Felice III convertì in Chiesa verso l'anno 528. Ella è composta di due edifizj, il primo de' quali è rotondo ed è più antico, ed il secondo è quadrato. Questo secondo pare essere del tempo di Costantino. S. Gregorio Magno ne fece una Diaconia Cardinalizia, e Adriano I nel 780 vi fece mettere le antiche porte di bronzo che vi si veggono ancora, con le due colonne di porfido che le accompagnano. L'Altar maggiore è di bei marmi arricchito, e circondato da un'antica tribuna in mosaico. In questo Tempio si trovò l'antica pianta di Roma incisa sul marmo, che nel museo del Campidoglio oggigiorno si vede.

Lateralmente alla parte rotonda del sopradetto edifizio, accosto all'Oratorio della Confraternita della Via Crucis, sono due colonne antiche d'ordine Corintio, circa la metà della loro altezza sotterrate, delle quali quella che ha il capitello sostiene un intavolamento di tre faccie. Queste con altre due colonne simili che sono perite, ornavano la facciata fatta da Adriano I alla Chiesa de' sudetti Santi.

La Università degli Speziali fece fabbricare la Chiesa di S. LORENZO IN MIRANDA, nel 1602, sugli avanzi del tempio di Antonino e Faustina, in onor loro dall'Imperatore M. Aurelio inalzato. Di questo tempio rimane una parte delle mura della nave, due capitelli di pilastri di ordine Corintio, e dieci grandi colonne del portico di marmo Caristio detto Cipollino, circa d'un terzo della loro altezza in terra sepolte. Nel fregio, e sopra delle fasce all'architrave, evvi questa iscrizione:

DIVO. ANTONINO. ET
DIVAE. FAUSTINAE. EX. S. C

Si osserva in questa Chiesa, sopra l'altar maggiore, il martirio di S. Lorenzo, che è di Pietro da Cortona, e nell'ultima Cappella a sinistra era un quadro del Domenichino.

Eravi avanti al portico un po' più lontano, l'Arco di Fabio, dove cominciava la celebre Via Sacra, d'un gran numero di superbi edifizi adornata.

La Chiesa di S. ADRIANO, nel sesto secolo, era già annoverata tra le Diaconie di Roma. Ella fu ristorata nel 630 da Onorio I, nel 911 da Anastasio III, e nel 1656 dal Generale de' Frati della Mercede, ai quali era stata data da Sisto Quinto; ed in quest'anno è divenuta Parrocchia. L'altar maggiore è ornato di due colonne di porfido e di un quadro di Cesare Torelli da Sarzana. Il quadro dell'Altare di S. Pietro Nolasco, che alcuni attribuiscono al Guercino, è di grandissima stima appresso i conoscitori.

Comunemente si crede che questa Chiesa fosse per l'addietro il Tempio di Saturno, quasi tanto antico quanto Roma. Di esso non rimane altro che il muro della facciata, di tutti i suoi ornamenti spogliato. La gran porta, che era di bronzo, fu trasportata per ordine di Alessandro VII alla Basilica di S. Giovanni in Laterano.

Una parte di questo tempio era destinata per gli archivj, e per il pubblico tesoro, chiamato AErarium Sanctius.

L'ARCO DI SETTIMIO SEVERO fu eretto per ordine del Senato e de1 Popolo Romano sul principio del terzo secolo dell'era Cristiana, in onore di questo Imperatore e de' Principi suoi Figliuoli Geta e Caracalla, allorchè egli ebbe felicemente terminato le due spedizioni contro i Parti. Questo è tutto di marmo bianco e quasi interamente ancora sussiste. Le basi delle otto colonne scannellate di ordine Composito, poste nelle due facciate principali, erano sotto terra, ed i tre archi, di cui è composto, erano anch'essi in parte sepolti. Grazie però alle provide cure di Pio VII nel 1803 quest'edifizio fa interamente sbarazzato dalle terre che lo tenevano sepolto per metà; e col mezzo di un muro di recinto fu proveduto che non venisse più ingombrato dagli scarichi, come era avvenuto due altre volte. Questo monumento è grandioso, ma nell'insieme è pesante, perchè l'iscrizione, che è nell'attico, dalla quale Caracalla fece cancellare il nome del suo Fratello Geta, forma una parte troppo forte, paragonata alle altre masse che dividono l'arco. I gran bassirilievi quadrati, che esistono sopra i piccoli archi, sono molto deteriorati, e non sembrano essere di buon gusto. Questo arco era terminato da un carro trionfale, tirato da sei cavalli di fronte, accompagnato da alcuni soldati, ed in cui era l'Imperatore con i due suoi figliuoli.

Nel basso presso la scaletta da scendere al piantato di quest'Arco, fu rinvenuto il fondamento rotondo, che si crede spettare alla Colonna Milliaria, o sia milliarium aureum in capite romani fori statutum, da cui partivano, come da un centro tutte le vie della città, che essendo state misurate fino alle 37 porte delle mura, in tempo di Vespasiano, formavano 30, 755 passi e continuate fino al termine dell'abitato montavano a poco più di 70, 000 passi, cioè di settanta miglia, come abbiamo da Plinio.

L'antica Chiesa de' SS. Luca, e Martina, situata vicino all'arco di Settimio Severo, occupò il sito del Secretarium Senatus, cioè di una Curia pe' Senatori Cristiani, eretta nel 400, la quale dopo un incendio fu ristaurata nel 412 dal Prefetto di Roma Flavio Annio Eucario Epifanio. Si ha memoria che Adriano I verso la fine del secolo VIII ristaurasse questa Basilica, che viene situata nella contrada detta in Tribus Fatis; Stefano III e Leone III le fecero delle donazioni, e nel 1255 fu consacrata di nuovo da Alessandro IV. Nel 1588 Sisto V la dette alla confraternita de' pittori, e la casa Barberini la fece dipoi rifabbricare col disegno di Pietro da Cortona. L'altar maggiore è ornato di un bel quadro di Raffaello, che rappresenta S. Luca, e di una statua di S. Martina giacente, opera di Nicola Menghino. Il S. Lazzaro, che è nella cappella a destra, è stato dipinto da Lazaro Baldi, e l'Assunzione, che si vede a sinistra, dal Cavalier Conca.

La Chiesa, o Cappella sotterranea, fabbricata col disegno ed a spese di Pietro da Cortona, merita anch'essa di esser veduta. Vi si osserva un altare di bronzo di bella composizione, sotto di cui si conserva il corpo di S. Martina, de' bassirilievi di alabastro, delle buone statue ed alcune stimate pitture.

L'ACCADEMIA DI S. LUCA è composta di Pittori, di Scultori e di Architetti, che tengono le loro adunanze in alcune sale contigue alla Chiesa, di cui abbiamo parlato, tre delle quali sono ripiene di quadri fatti dai membri di questa compagnia, di modelli in terra cotta, e di bassi rilievi antichi e moderni. Vi si vede ancora il cranio di Raffaello da Urbino, a cui tutti gli artefici rendono un distinto rispetto. Questa accademia, che per le solenni premiazioni si congrega nel gran salone del Palazzo del Senatore, ha prodotto da tre secoli in quà i soggetti più grandi, che abbiano fatto di se comparsa nelle belle arti.

Gli avanzi del grandioso recinto di questo Foro, (che nulla hanno di comune con quelli delle colonnacce) sono formati tutti di gran massi di peperino, legati insieme senza calce, ma con grappe di legno durissimo, fatte a coda di rondine. Questo recinto al di fuori è irregolare, perchè Augusto nel farlo non volle privare i particolari delle loro abitazioni adiacenti, e si uniformò all'andamento della scesa del Quirinale, chiamata anticamente Clivus Ursi; dal quale clivo si entrava in questo Foro per un Arco che ora dicesi de' Pantani. Un tale ingresso avendo nel basso molti gradini, non potè essere via publica, come lo è presentemente da Sisto V in poi, che sotto di esso fece passare il condotto dell'acqua Felice, che per la via Bonella, da lui aperta, va al Campidoglio.

Vicino a questo monastero dell'Annunziazione v'è il Palazzo del Grillo, che confina col Collegio Ibernese. Di lá, scendendo per la strada di Campo Carleo, si trova la parrocchia di S. Maria in Campo Carleo, a lato della quale evvi un Monastero di Cappuccine, la di cui Chiesa è dedicata a S. Urbano.

Un poco più lontano a destra si veggono le rovine dette de' Bagni di Paolo Emilio, che hanno dato il nome di Magnanapoli corrotto da Balnea Pauli, a quella parte del Monte Quirinale, sul di cui pendìo essi si trovano. Questi avanzi consistono in un portico di mattoni, quasi sotterrato e rovinatissimo; in forma di mezzo cerchio, di cui non ne comparisce che un piano decorato di gran nicchie e di Dorici pilastri, con dei frontoni. Le nicchie comunicano con un corridore, che seguita la forma semicircolare dell'edifizio, e che sembra dare l'ingresso a delle scale e a delle stanze, alcune delle quali sono turate e le altre quasi distrutte.

Queste costruzioni ebbero un doppio oggetto di reggere, cioè, la falda del monte Quirinale, traforato da Trajano per costruirvi il suo Foro, e di formare una Calcidica semicircolare del medesimo in una estremità, come altra consimile ve n'era incontro, ora distrutta, per sostenere la falda del Capitolino, presso la salita di Marforio detto clivo Mamertino ed anche Argentario, dove è la Chiesa di S. Lorenzo ai Monti. I Bagni però di Paolo Emilio, da' quali quella porzione del Quirinale fu detta corrottamente Monte Bagnanapoli o Magnanapoli, rimanevano nell'alto fra il Monastero di S. Caterina ed il palazzo del Grillo, e dalla loro vicinanza i Moderni supposero i bagni nella Calcidica semicircolare, e nel basso. Al Monastero di S. Caterina rimaneva vicina l'antichissima porta Fontinale.

Era già noto per la sua celebrità il Foro di Trajano ma s' ignorava la precisa estensione e forma del medesimo; s' intraprese perciò nel 1812 una escavazione generale presso la Colonna Trajana, e proseguendo secondo le tracce, si formò la gran piazza attuale, demolendo molte case particolari, e le due Chiese di S. Eufemia col suo Conservatorio, e dello Spirito Santo col suo Monastero delle Canonichesse di S. Agostino, che vennero trasportate alla Chiesa di S. Pudenziana. Si rilevò da quanto restò scoperto, che Trajano cominciò il suo Foro presso quelli di Augusto, e di Cesare, e che gli fece l'ingresso dalla parte del mezzogiorno. Apollodoro di Damasco che ne fu l'architetto lo situò per lungo dall'Oriente all'Occidente, e che per far ciò dovette traforare l'altura che riuniva il monte Quirinale al Capitolino, che in alcune parli s' inalzava fino all'altezza della Colonna Trajana. Si è trovato che il piano di questo Foro fu tutto lastricato di marmo, e naturalmente dovette essere circondato tutto da portici magnifici. Nella parte settentrionale del Foro collocò egIi la Basilica Ulpia, che aveva intorno alla gran nave larga piedi 77 doppj portici larghi piedi 18 coperti da lacunari di bronzo dorato, retti da doppia fila di colonne di granito bigio; la disposizione delle quali resta evidentissima, come dimostrano i frammenti di esse, eretti coll'antica disposizione. Da ciò risulta che la larghezza della Basilica da muro a muro era di piedi 170. Le lunghezze però delle quattro fila di colonne, restando in parte sotterra, non possono vedersi, tuttavia escavazioni più recenti, ora ricoperte, hanno dimostrato che le due fila più lunghe contenevano 20 colonne per ciascuna, e che nella larghezza le due fila più corte ne avevano sei comprese le angolari, le quali formano un totale di 96 colonne, il pavimento della navata grande e quello de portici erano lastricati di giallo antico e di pavonazzetto.

Dalla Basilica si passava ad un Atrio longo piedi 76, largo 56 in mezzo del quale s' inalza la gran Colonna Trajana di ordine Dorico; che aveva a destra e sinistra due portici, i quali davano l'accesso alle Biblioteche, una Latina l'altra Greca, delle quali resta ancor qualche indizio.

La COLONNA DI TRAJANO, che si vede in questa piazza, è uno de' monumenti più grandi dell'antica Roma, e la colonna più bella che sia nel mondo. Fu questa inalzata sul principio del secondo secolo, dopo la vittoria, che questo Imperatore riportò sopra i Daci. La sua altezza, compresovi il piedistallo e l'ornamento della cima, è di 198 palmi, e la sola colonna, con la sua base ed il suo capitello, ne ha 133. Il diametro inferiore della Colonna e poco più di 16 palmi, ed il superiore diametro di 14 palmi e mezzo.

Questa colonna è composta di 34 blocchi di marmo bianco situati ed uniti insieme da perni di bronzo. Otto di questi pezzi formano il piedistallo uno la base, il fusto è formato da ventitre posati a piombo gli uni sopra gli altri, ed hanno tutti la larghezza della colonna, un pezzo forma il capitello, e l'ultimo la base della statua. Nella grossezza di questi massi fu tagliata una scala a lumaca di 184 gradini, la quale è illuminata da 43 piccole finestre, e conduce fino al capitello, sù cui si trova una balaustrata, che si può attorno girare per godere la veduta di Roma in tutta la sua estensione.

Benchè la moderna piazza, alla quale dà il nome la colonna, sia ancor decorata dalle facciate di due graziose Chiese, di cui noi parleremo sul principio della descrizione del secondo Rione, ella con tuttociò è un nulla in comparazione dell'antico FORO TRAJANO, che la precedeva. Questo Foro, o piazza di Trajano, era quel che si trovava di più celebre in Roma, e nell'istesso tempo il capo d'opera del gusto e della potenza. Vi si vedevano degli edifìzj fabbricati con la sontuosità la più grande co' disegni dell'architetto Apollodoro; una Basilica, dove i Consoli davano udienza; il Tempio di Trajano, erettogli da Adriano che occupò il sito del Palazzo Imperiali, la Biblioteca Ulpia; Greca e Latina, ornamenti simili ad archi di trionfo; ed un portico, ovvero colonnato di marmo d'ordine Corintio, dove erano state poste le statue degli Uomini illustri, fralle quali una equestre colossale di Trajano medesimo.

Stefano Piale - La città di Roma - 1826 - fonte Avirel

I Rioni di Roma