Borromini, tra il 1646 e il 1649, seguí
il lavoro per il Palazzo Falconieri, dove Borromini ampliò
una facciata della metà del xvi secolo da sette a undici
settori. Egli incorniciò la facciata con enormi erme terminanti
in teste di falchi, un concetto emblematico che non aveva precedenti.
Aggiunse nuove ali sul retro di fronte al fiume e fece la decorazione
per il portico e il vestibolo. Ma il suo contributo piú originale
sono i dodici soffitti con i loro complicati ornati floreali44 e
la loggia palladiana, che si affaccia sul cortile, notevole tanto
perché deriva quanto perché si allontana dalla basilica
del Palladio a Vicenza45. La facciata sul fiume a forma di U, dominata
dalla loggia dà prova della versatilità del genio
straordinario di Borromini. Il suo problema consisteva nel fondere
insieme le parti vecchie e quelle nuove in una unità di carattere
specificamente borrominiano. Egli lo risolse aumentando progressivamente
l’altezza dei quattro piani malgrado le regole da lungo tempo
stabilite e invertendo la tradizionale graduazione degli ordini.
Il pianterreno è suddiviso da semplici fasce larghe; nel
piano successivo< allo stesso motivo è dato maggior rilievo;
il terzo