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Tempio di Adriano

Tempio di Adriano o di Nettuno
Tempio di Adriano o di Nettuno

Piazza di Pietra . Qui si vede oggi un gran residuo d' edifizio alto , e magnifico d" ordine Corintio, ed undici colonne di marmo scannellate , ma fatte dì pezzi, sono anche in piedi ; le quali non d' assoluto portico, ma di portico a Tempio , o ad altro edìfizio congiunto, fan vista; poiché alle prime otto più vicine al Romano Seminario si vede una gran volta appoggiata, residuo certo di Tempio, o Basilica; le tre più vicine al Corso mostrano essere state del Portico, che era avanti, vedendosi fra esse l'architrave spiccato correre dentro , e fuori . Anzi il non vedersi nella terza la svolta dell'architrave fa congetturare , che il portico si distendesse ancor più oltre, e vi fosse la quarta colonna , che ora non vi è più . Similmente il tergo dell' edilizio , dove è la prima verso il Seminario , si scorge chiaro ; perchè facendo quella angolo , ha non molto lungi un capitello pur marmoreo , e Corintio , ma non tondo ; segno, che nel tergo dell' edifizio invece di colonne erano pilastri congiunti al muro .

Tempio di Adriano o di Nettuno
Tempio di Adriano o di Nettuno

Questa fabhrica fu da alcuni indovinala Tempio di Marte , ma senza pure un picciol lume di scorta. Si tiene concordemente da altri per Portico, o Tempio , o Basilica di Antonino per due argomenti . Il primo è di un marmo trovatogli appresso , in cui del Tempio di Antonino ( come il Marliano riferisce ) era menzione ; l'altro si trae dalla vicinanza all' Antoniana Colonna ; ma sono ambidue motivi fragilissimi ', perchè il marmo non solo potè esservi trasportato , ma la non molta distanza del Tempio di Antonino a quel luogo mostra essere stato facile nel rovinar dell'edilizio lo scorrere casualmente fin li . Quella , che vicinità poi alla colonna si dice , è piuttosto lontananza; perchè il poco spazio , il quale è fra la Colonna , e la via Flaminia , e dalla medesima Colonna a monte Citorio , dà contezza dell'altro spazio, che vi era da per tutto all'intorno, il quale oltre il termine di Piazza Colonna , o non passò , o passò tanto di poco , che Piazza di Pietra gli fu assai lungi . Nè saria ch'esorbitanza , e grande il dire , che il Foro di Antonino da una parte si dilungasse dall' Antoniana , a quella colonna , dall'altra altrettanto dalla medesima Antoniana ai Verospi ; ma poi fosse sì stretto , che quanto è fra la Colonna , e il Corso fosse la metà della sua latitudine . Vi si aggiunga la positura di questa fabbrica riguardante non verso la Colonna , ma verso il Corso, e tanto al Corso vicina , che, se più larghezza il Foro di Antonino non ebbe, fu storpiataniente angusto , e lunghissimo . In ultimo l'altezza del terreno, che è tra Piazza Colonna , e quel Portico , dove è l'Ospedale de' Pazzarelli , fa indizio chiaro di alcuna rovina di fabbrica , che vi era frapposta : e quivi essere stato il Tempio di Antonino può giudicarsi più rettamente, di cui l'iscrizione dal Marliano accennata parlava , e di cui Publio Vittore scrive in queste Regione : Templum Antonini cum Columna Coclide, etc.

Le undici colonne dunque essere state del Portico degli Argonauti rimane più verosimile di gran lunga . Da Dione si dice Portico di Nettuno nel lib. 53. ove fra le altre spese da Agrippa fatte in adornamento di Roma , soggiunge : Et Porticum Neptuni propter victorias navales exrtruxit , et Argonautarum pictura decoravit etc.

E gli Antiquari raccolgono essere stato ivi col Portico anche il Tempio di Nettuno: e sebbene del solo Portico Dione parla , il medesimo Istorico nel racconto , che fa dell' incendio del Vesuvio Epitom. in Tito , soggiungendo l'altro incendio successo in Roma , dice aver quel fuoco abbruciato Serapeuin , Iseum , Septa , NEPTUNIUM Thermas Agrippae , Pantheum , Diribitorium , etc. luoghi tutti quasi contigui uno all'altro.

Sparziano ancora in Adriano par mostrarlo ivi , ma con nome di Basilica ( la qual variazione di nomi non è insolita fra Scrittori specialmente de' secoli meno antichi) Romae instauravit Pantheum , Septa , Basilicani Neptuni , sacras aedes plurimas , etc, e benché nell' ordine di un racconto di più edifizj non si debba far affidamento , contuttociò l'esser egualmente registrati vicini da più d' uno Scrittore , non ha poco di efficacia . Diciamo dunque avere Agrippa fatto ivi il Portico al Tempio di Nettuno , che vi era forse per prima , ornandolo , e nobilitandolo nel di fuori , e però aver Dione scritto solo del Portico ; o piuttosto il Portico più del Tempio nguardevole , e più frequentato, fé, che più di lui , che del Tempio restasse scritto ; o finalmente se il Portico degli Argonauti fu dal Tempio di Nettuno disgiunto, gli fu almeno prossimo : sicché ad ogni peggio presso quelle undici colonne , che erano del Tempio fu, se non ivi proprio.

Tempio di Adriano o di Nettuno
Tempio di Adriano o di Nettuno

Le colonne sono state molto danneggiate dagl'incendi; hanno 4- piedi e due pollici di diametro , e 59 piedi e 6 pollici di altezza. Neil' interno si vede ancora un avanzo della volta con compartimenti a cassettoni di stucco . Questo edifizio essendo rimasto ingombrato da tugurj , Alessandro VII. il volle sgombrare; ma lo stato delle colonne non permise di lasciarlo isolato , onde Innocenzo Xll, nel fabbricare la dogana chiuse gì'intercolunni e lo ristaurò alla meglio , particolarmente nel fregio, e nelle cernici superiori con cementi ; quegli ornati erano di marmo , e molto ben lavorati come si rileva da un frammento ivi trovatone ai tempi di Clemente XII. il quale si vede posto sotto quella specie di propilei che danno ingresso all' antica cittadella sul Campidoglio. Pare , che intorno al foro fossero disposte statue , sopra i piedestalli , ne' quali erano scolpite in mezzo rilievo Provincie debellate . Alcuni di questi piedestalli furono trovati ai tempi di Paolo III, ed ai nostri giorni hanno avuto la sorte degli altri monumenti Farnesiani, essendo stati trasportati in Napoli; altri ne furono trovati ai tempi di Innocenzo X. e dl Alessandro VII, presso la Rotonda dove erano stati trasportati ne' bassi tempi , ed alcuni erano stati posti nell'intercolunnio del portico . Questi stanno in Campidoglio , al Palazzo Odescalchi , ed alla villa Panfili. Oggi il Tempio di Antonino serve di portico alla Dogana detta di terra .

ROMA ANTICA D I FAMIANO NARDINI - 1819

In vicinanza dei Septi doveva stare pure il portico che fu fabbricato da Agrippa in onor di Nettuno per le di lui riportate vittorie navali, e dal medesimo decorato di una pittura degli Argonauti, 229 per cui sotto il nome degli stessi Argonauti fu tale portico anche cognito presso gli antichi, e con tale denominazione si trova registrato da Vittore e dalla Notizia. Unito al portico vi doveva essere il tempio alla medesima divinità consacrato, come si vede registrato in Rufo e come si distingue dal compendiatore di Dione col nome di Nettunio, e da Sparziano con la denominazione di basilica di Nettuno 230. La vicinanza di questo edifizio, sacro a Nettuno, ai Septi primieramente si deduce dal vedere che il detto compendiatore di Dione e Sparziano, l'uno descrivendo gli edifizj arsi nell'incendio avvenuto dopo la celebre eruzione del Vesuvio e l'altro il ristauro fatto dei medesimi da Adriano, lo trascrivano subito dopo i Septi; e questa prossimità si ricava pure dai versi di Marziale, nei quali, col fare passare il suo Selio dal portico di Europa a questo di Nettuno, lo indirizza ai Septi 231. Essendo poi questo portico anche cognito presso gli antichi col nome di Vipsiano, per essere Agrippa che lo edificò della gente Vipsania, si trova indicato dal medesimo Marziale essere stato anche prossimo ad una porta piovosa. Questa porta dal Nardini giudiziosamente si riconosce essere stato uno degli archi dei condotti dell'acqua Vergine, 232 i quali dovendo terminare, come si è osservato, lungo la fronte dei Septi, si viene con questo pure a stabilire essere stato il portico vicino ai Septi. Da tutte queste cognizioni m'indussi a riconoscere, col medesimo Nardini, avere appartenuto al tempio di Nettuno le undici colonne che formano ora la fronte della Dogana di terra a piazza di Pietra; e maggiormente mi sono confermato in questa opinione per aver trovato nelle ricerche fatte ultimamente in compagnia del Ch. Avvocato Fea Commissario delle antichità, al di sotto del palazzo Cini, situato nella suddetta piazza, un tratto di muro antico costrutto con grandi pietre di Peperino, il quale presentando indizj, dalle bugne in esso tracciate, che la parte esteriore era rivolta verso il Panteon, fu riconosciuto aver fatto parte di un recinto porticato posto intorno al descritto tempio. In tal modo venni a stabilire il portico degli Argonauti o Vipsianio essere stato intorno al tempio di Nettuno. Quindi nel muro che formava il recinto esteriore, sembra che vi fosse stata eseguita la pittura degli Argonauti. Questo portico, come uno dei principali del Campo Marzio, poi doveva essere ornato con molti marmi e specialmente con piedistalli decorati di Trofei, e figure di Provincie prigioniere; poichè tali oggetti e gran quantità di frammenti antichi furono trovati in tale luogo, dai quali piazza di Pietra fu chiamata 233. Se poi lo stile di alcune parti che compongono gli avanzi rimasti del tempio, non si trova corrispondere colle opere che si facevano al tempo di Agrippa, ciò si deve evidentemente attribuire ai ristauri fatti dopo il suo incendio al tempo di Adriano, siccome lo dimostra lo stile di un avanzo del vero suo cornicione stato trasportato in Campidoglio.

Anche il tempio di Nettuno — se bene edificato in origine da Agrippa — fu intieramente rifatto da Adriano, quando decise di restaurare i monumenti del Campo Marzio distrutti dall'incendio di Tito. Piu che un tempio era questa una basilica e gii antichi scrittori la chiamarono Poseidonium. Aveva la facciata rivolta verso la via Flaminia e sorgeva sopra un podio altissimo decorato sontuosamente con grandi statue — di cui se ne conservano alcune nel Museo Capitolino e in quelle Nazionale di Napoli — rappresentanti figure muliebri che impersonavano le varie provincie dell'impero. Sui piedistalli di ciascuna statua erano scolpite in bassorilievo le armi e le suppellettili del popolo che essa rappresentava. Tutto intorno alia Basilica e al Tempio girava un portico. le cui pareti erano adorne di pitture rappresentanti la spedizione degli Argonauti e le cui porte erano precedute da colossali colonne di giallo antico.

DIEGO ANGELI - ROMA - PARTE PRIMA - Dalle origini al Regno di Costantino - 1912

NETTUNO E GESU' CRISTO di Costantino Maes 1885

"Che ha a che fare il Dio Nettuno con Nostro Signore Gesù Cristo? Nulla davvero; eppure di casa sono buoni amici, come ora vedrete.

A Piazza di Pietra nel Tempio del vecchio, gentile, paganissimo Nettuno si trova l'immagine di un Crocefisso, che deve avere una data vecchissima a giudicare dal lavoro e dal posto in cui si trova. Il Crocefisso, scolpito anche con una certa diligenza trovasi sulla quarta colonna venendo da Piazza di Sciarra all'altezza della sommità del lampione. Ci vogliono per altro due buoni occhi per vederlo, o meglio un buon binocolo da teatro, altrimenti rimanete colla curiosità in corpo, e non per colpa mia. Come si troverà quell'antico Crocefisso lassù? Questo è il mistero. Quantunque i misteri sia meglio lasciarli stare, pure vi dirò la mia opinione. Nei tempi loschi, quando Roma era ridotta un mucchio di rovine, con poche casucce, e forse capanne, come nei suoi tempi preistorici, dopo le invasioni dei barbari,credo che qualche povero abituro fosse appoggiato alle colonne di Nettuno. Chi abitava questa casupola sarà stato certo un buon cristiano, forse uno scalpellino, e si sarà giovato del pezzo di colonna, che rispondeva nella sua cameruccia da dormire, per intagliarvi l'immagine del Redentore, in quel punto che rispondeva forse al suo capezzale. Se non vi capacita questa spiegazione, trovatene un'altra. E addio."

Tempio di Adriano o di Nettuno
Tempio di Adriano o di Nettuno

Stampa di Alo Giovannoli del 1616 in cui si vede la casetta a cui fa riferimento Costantino Maes... strano che questa stampa non fosse conosciuta dall'esperto e forse burlone Maes.

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