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Statua di Pasquino

Statua di Pasquino
Statua di Pasquino

III sec. a.C.

Dal famoso tronco di statua greca, che forse rappresenta Minelao che sostiene e difende il corpo di Patroclo, ucciso da Ettore nella guerra Troiana, collocato all'angolo del palazzo Braschi nel 1791 dal card. Carafa Oliviero che lo redense dalle rovine del vicolo Leutari. Nel 1501 fu collocato sopra un basamento; esso era rimasto interrato per metà, dì guisa che, allorquando pioveva i viandanti, a schivare le pozze, usavano di passare, come per un ponte, sulle spalle della figura maggiore del gruppo.

Fu attribuito al tronco il nome e la lingua mordace (d'un sarto satirico delle vicinanze, morto allora di fresco. Ludovico Castelvetro scrisse che Antonio Tibaldeo (un'iscrizione posta nel 1776 in Santa Maria in Via Lata lo dice morto nel 1537, di anni 81) riferisce Pasquino essere stato un sarto; invece Celio Secondo Curione (1544) lo dice barbiere. Pasquino rappresentò per secoli quello che oggi è la Stampa di opposizione ed aveva per compagni di loquacità Marforio, Babuino, Abate Luigi, Madama Lucrezia; a causa delle satire, che si attaccavano al piedistallo, venne il proposito di gettare la statua a fiume. Racconta iI Govio nella vita di Adriano VI:

'Haveva deliberato Adriano, si come quello ch'era manifestatamente sdegnato coi poeti, ruinare la statua di Pasquino, ch'è in Parione, e gettarla nel Tevere; ma Ludivico, Duca di Sessa, con ingegno civile ed arguto disse che ciò non si poteva fare, soggiungendo che Pasquino ancora nel più basso fondo del fiume, ad uso delle rane, non avrebbe taciuto. Disse allora iI Papa: Ardasi dunque et facciatene calcina, acciocché non vi resti alcuna memoria di lui. Rispose un'altra volta il Duca: La Santità Vostra dice bene: ma sibbene sì crudelmente si ardesse, non però gli amici poeti taceranno, i quali con versi insidiosi onoreranno il padron loro, et ordinatogli un giorno solenne, celebreranno ogni anno il luogo del supplicio. E così, con questi scherzi di parole, il Papa piacevolissimamente passò dallo sdegno a giuochi ed allegrezza tutti i sentimenti suoi'.

Del resto il proposito di gettare Pasquino nel Tevere venne in seguito attribuito a Sisto V e poi a Clemente VIII, che ne sarebbe stato dissuaso dal Tasso. Dobbiamo anche tener presente che Poggio Bracciolini, morto nel 1459, in una delle sue Facezie scrive: Pasquino da Siena, che fu uomo gioviale e faceto ecc. (Pastor)

'La statua veniva bizzarramente ornata e vestita iI giorno di San Marco (25 aprile), mentre i letterati, e specialmente quelli, che erano novelli all'Università di Roma, attaccavano al piedistallo i loro epigrammi. Non è privo d'interesse l'osservare come gli avvenimenti contemporanei e l'antichità influivano sulla decorazione di Pasquino. Nel 1512 sotto Giulio Il, la statua fu camuffata da Marte; nel 1513 sotto Leone X comparve sotto la forma di Apollo di Belvedere; nel 1514 di Mercurio; nel 1515 di Orfeo; nel 1516 di Proteo; nel 1677, l'anno delle processioni di penitenza indette pel pericolo dei Turchi, da pellegrino. Ordinatore della festa rimase un professore dell'Università, patrono un cardinale; una novità caratteristica per Leone X, che il papa stesso ora s'interessasse direttamente della festa e spendesse denaro per essa'.

Un avviso di Roma 25 ottobre 1569 narra d'un ritrovamento d'antichità avvenuto in un modo curioso.

'L'orso del card. Orsini, che sta legato appresso Pasquìno, graffiando l'altro giorno la terra sotto quella pietra di marmo, dove è fermato Pasquino, cavò fuori molti giuli antichi e medaglie d'oro, con una chiave d'argento'.

In occasione della vittoria di Lepanto, quando M. A. Colonna passò trionfalmente in questa via, Pasquino teneva colla sinistra una testa di Turco che gettava sangue dalla bocca, nella destra una spada sguainata. - La via fu aperta o meglio ingrandita sotto Giulio III nel 1554 per la rettificazione di via dell'Anima. (Blasi)

Con la direzione del cavalier Bernini fu abbellita piazza Navona dal Pontefice Innocenzo X, dove risponde, ed ha la sua facciata la chiesa suddetta, il qual Bernini fece alzare sopra un grande scoglio, fatto dall'arte, una guglia, che era nel cerchio di Caracalla. Questa fontana è una delle cose maravigliose di Roma per l'invenzione, e disegno di questo famoso architetto, e scultore.

Sopra il detto scoglio posano quattro grandissime statue di marmo di Carrara, sotto le quali esce da tutte le parti dello scoglio gran copia d' acqua, e rappresentano li quattro fiumi principali del Mondo, che sono il Gange, il Nilo, il Danubio, ed il fiume dell'argento nell'Indie Occidentali.

La statua, che figura il Nilo, è scultura di Giacomo Antonio Fancelli; l'altra, che è il fiu dell'argento, o della Plata, fu scolpita da Francesco Baratta; quella ch' ha il remo da Claudio Francese, e la quarta da Antonio Raggi, ed ognuno fece pompa del suo ingegno, con l'assistenza del cavalier Bernini, che ne fece i modelli. Notabile è anche la fontana, che resta verso la strada della Cuccagna, nel mezzo della quel è una statua in piedi del Bernini stimatissima. Escono dall'acqua della vasca 4 Tritoni fino a mezza vita, eccellenti lavori di Flamminio Vacca, Leonardo da Sarzana, di Silla Milanese, e di Taddeo Landini.

Stradario Romano Dizionario Storico Etimologico-Topografico di Benedetto Blasi edito nel 1923

Statua di Pasquino

Il torso di questa antica Statua, esistente ora al cantone del Palazzo Braschi, fu quivi nel Secolo XVI. rinvenuto in uno scavo, vicino alla Bottega di un Sarto chiamato Pasquino, assai maledico e motteggiatore, il quale come riferisce Giacomo Boissardo, comunicò in seguito il suo nome a questo torso. Sin da quel tempo i Satirici principiarono ad affiggervi i loro libelli infami, i quali presero il nome di Pasquinate. Di questa Statua e di quella di Marforio n'ha ragionato in un suo opuscolo l'erudito Francesco Cancellieri. Varj sono stati per il passato i pareri degli Antiquarj sulla rappresentanza della medesima; ora è deciso, che sia Menelao in atto di sostenere il cadavere di Patroclo, come costa da due Copie simili intere, esistenti nella Gallerìa di Firenze. Per quanto sia guasta dal tempo, vi si scorge un buono stile greco, e dal Bernini se ne facea gran stima.

PASQUINATE

Callisto III

Ai poveri suoi apostoli la Chiesa

avea lasciato Cristo;

preda dei ricchi suoi nipoti ? resa

oggi dal buon Callisto.

Paolo II

Di Paolo papa il capo ? vuoto. E' giusto

quindi che sia di gemme e d'oro onusto.

Sisto IV

Requie il diavolo accordi a papa Sisto,

al diavolo fedele, ostile a Cristo.

Innocenzo VIII

Octo Nocens pueros genuit, totidemque puellas,

hunc merito poterit dicere Roma patrem.

(Traduzione: Nocente (!) ebbe otto figli e altrettante figlie

a buon diritto Roma potrà chiamarlo padre).

Alessandro VI - Borgia

Furie, perché del sangue e dell'eccidio l'orgia

cessò d'un tratto, e pace e gioia ora ne arride?

E' morto Borgia.

Giulio II

Qui giace Giulio furibondo; fugge

chi vuol vivere in pace.

Ché s'ei scopre l'avel, minaccia e rugge,

squassando l'ignea face.

Leone X

Sacra sub extrema, si forte requiris, hora

cur Leo non potuit sumere: vendiderat.

Gli ultimi istanti per Leon venuti,

egli non poté avere i sacramenti.

Perdio, li avea venduti! Paolo III

In questa tomba giace

un avvoltoio cupido e rapace.

Ei fu Paolo Farnese,

che mai nulla donò, che tutto prese.

Fate per lui orazione:

poveretto, morì d'indigestione.

Giulio III

Ama Del Monte con uguale ardore

la scimmia e il servitore.

Egli al vago, femmineo garzoncello,

ha mandato il cappello.

Perché la scimmia, a trattamento uguale,

non fa pur cardinale?

Paolo IV

Figli, meno giudizio

e più fede comanda il Sant'Uffizio.

E ragionate poco,

ché contro la ragion esiste il foco.

E la lingua a suo posto,

ché a Paolo quarto piace assai l'arrosto.

Paolo V

Dopo i Carafa, i Medici e i Farnese,

or si deve arricchir casa Borghese.

Urbano VIII

Pauca haec Urbani sint verba incisa sepulcro:

Quam bene pavit Apes, tam male pavit Oves.

Questo d'Urban si scriva al monumento:

ingrassò l'api e scorticò l'armento.

Fin troppo famosa è, poi:

Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini.

che allude alla fusione dei bronzi del Pantheon per ricavarne, in massima parte, cannoni per Castel S. Angelo.

Innocenzo X

È morto il pastore,

la vacca ci resta:

facciamle la festa,

cavatele il core.

È morto il pastore.

La "vacca" è Donna Olimpia Maidalchini (1592-1657), cognata del papa, soprannominata "la Pimpaccia" per i continui scandali che la coinvolsero, ma che non le impedirono di ricevere in dono dal suo potente genero la celebre, grande Villa Pamphilj. Fu più volte oggetto di scherno da parte di Pasquino che la definì, spezzandone il nome, "olim pia" (un tempo pia).

Alessandro VII

Papa Alessandro Settimo, sanese

di casa Chigi, qui sepolto giace,

che sopra dodici anni e più d'un mese

mal grado suo, non vide Italia in pace.

Con finto zelo, e con pietà fallace,

molto al mondo promise e nulla attese.

Disse che i suoi starebbono al paese,

ma a capo all'anno si trovò mendace.

Vantò di sollevar lo Stato oppresso,

disse voler premiar li dotti e buoni,

far tornar Roma al suo primiero sesso;

ma niuno più di lui senza occasioni

mille gabelle impose, e niun quant'esso

distrusse Roma et ingrandì bricconi.

Un Papa il ciel ci doni,

che riducendo quel ch'ei disse in atto,

si guardi poi dal far quel ch'egli ha fatto.

Innocenzo XI

Se si parla, la galera;

se si scrive, la forca;

se si sta zitti, in Sant'Uffizio.

Cristo, che cosa si deve fare?

Il disperato appello apparve dopo che, ultima di una lunga serie di condanne al carcere per reati d'opinione, fu resa nota quella del prete-filosofo Miguel de Molinos, ritenuto ispiratore dell'eresia "Quietista", che promuoveva una sorta di atarassia fisica e spirituale, per il suo sostenere, nella "Guida" da lui scritta, fra l'altro, che "la più sublime orazione consiste nel silenzio mistico dei pensieri". Egli fu costretto all'abiura di questa e di altre 67 delle sue proposizioni il 20 novembre 1687, per poi passare 10 anni in carcere, fino alla morte.

Alessandro VIII - Ottoboni

Allegrezza!

Per un papa cattivo abbiamo otto-boni.

Clemente XI

Dacci un papa miglior, Spirito Santo,

che ci ami, tema Dio, né campi tanto.

Dopo due ulteriori anni sul trono di questo coriaceo papa (fra i pochi a superare i venti di regno), finalmente:

Sia papa chi vorrà.

Che sia peggio di questo, io me la rido;

ma tant'anni, perdio, non camperà.

Innocenzo XIII

In trentaquattro mesi di papato,

il cuoco solo è quel che è stato in moto

e creduto era il servo più devoto,

chi portava fomenti al gran palato.

Benedetto XIV

Qui giace Lambertini da Bologna

che visse e scrisse più che non bisogna.

Clemente XIII

Clemens XIII Pontifex

Non sibi, non Urbi, non orbi

Sed suis maximus hic requiescit.

Utinam cum nepotibus et jesuitis.

(Traduzione: Clemente tredicesimo papa

grandissimo non per sé, per Roma o per il mondo,

ma per i suoi parenti, qui riposa.

Se solo riposasse con nipoti e gesuiti...)

Clemente XIV

Clemente quartodecimo qui giace

Che da ignoto terren nacque alla peggio;

Visse qual nacque e poi morì qual visse.

Birbi, pregate a lui eterna pace.

Pio VI

Per conservar la fede

un Pio perdé la sede.

Pasquino, per una volta benevolo, allude al rifiuto di consegnare lo Stato a Napoleone, che assicurò al papa una gloriosa morte da esule.

Pio VII

Per conservar la sede

un Pio perdé la fede.

Il papa fu, infatti, molto più tollerante del suo predecessore nei riguardi dell'invasore, salvo poi recuperare l'antico rigore, dopo il Congresso di Vienna beninteso, nei confronti degli ambienti filobonapartisti, per cui:

Ora, Santo Padre, in cosa abbiam peccato?

Voi l'avete unto e noi l'abbiam leccato.

Leone XII

Tre dispetti ci festi, o Padre Santo,

accettare il papato, viver tanto,

morir di carneval per esser pianto.

Se morivi nei dì quaresimali,

Leon che in vita tanto mal ci festi,

a retaggio comun lasciato avresti

il piacere di goder due carnevali.

Pio VIII

L'ottavo Pio fu papa: visse, è morto,

e grazie a Dio nessuno se n'è accorto.

Un esempio di egualitarismo nella beffa:

Leone e Pio peccaron parimente:

quegli per troppo far, questo per niente.

Gregorio XVI

Confusa in ciel da tante cose nove,

del gran Gregorio l'anima tapina stupita giva e,

non sapendo dove intanarsi ed alloggiar,

scappò in cantina.

A Pasquino non piaceva il turpiloquio (ehm!...), tuttavia fece un'eccezione nel riportare la conclusione testamentaria del papa:

Finalmente lasciamo al Successore

lo Stato tutto quanto indebitato,

ai Cardinal del popolo il furore,

uno staffile a ciaschedun prelato,

allo Stato le immense imposizioni

ed ai romani un paio di...

Pio IX

Quando Eva morse e morder fece il pomo,

Iddio per salvar l'uom si fece uomo.

Or per distrugger l'uomo il nono Pio,

nato dal fango, vuol crearsi Iddio.

(sul dogma dell'infallibilità, naturalmente).

Paolo III - Pierluigi Farnese

M.: Dimmi, Pasquin, e non aver vergogna,

n'è gito [andato] a starsi in questi mesi

il bugiaron [sodomita], stroppiato [storpiato] Pier Loisi

da le podagre, il cancaro e la rogna?

P.: Egli n'è andato a sonar la zampogna,

et far fracasso de' culi bolognesi,

sì come è costumato [abitudine] in quei paesi;

e se nel giorno il fa, la notte il sogna.

M.: Come possibil sia, s'ha tanto male,

n'in piè regger si puote e tien la mano

che par proprio un rastel [rastrello] da lavorare?

P.: Non ha magnato in tutto l'animale:

fassi far alli paggi il roffiano

con vederli l'un l'altro bugiarare [sodomizzare];

né gli basta ciò fare:

presta lo sputo e vuol veder l'intrata

quando più gente c'è e più brigata!

Appresso direte a' bolognesi

che s'armino [mettano armature per difendere i]

e' culi perché viene alla volta loro

il Duca di Castro appositivamente,

macello di forami [ani],

che havendo loro il proverbio di culo bolognese

porteranno pericolo che sua Excellentia

non ne voglia assaggiar qualche rubbio [unità di misura antica, NdR];

et assaggiandogli con quel pestellone [membro virile],

buona notte, a' bufoli gli raccomando

Vuoi che te lo dica?

Quando dalle rive italiane

venne a quelle dell'oltretomba

Plutone cominciò a temere per le sue natiche.