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3 - I capolavori della Basilica di San Pietro

di Carlo Fea

Basilica di San Pietro in Vaticano a Roma
Basilica di San Pietro in Vaticano a Roma

Storia in compendio di questa fabrica.

Stampa antica della Basilica di San Pietro in Vaticano

A' piedi del monte Vaticano, in parte sopra il lato settentrionale del Circo di Cajo Caligola, poi detto anche di Nerone, dove era stato sparso il primo sangue de' cristiani, addosso alla catacomba, in cui fu sepolto l'apostolo s. Pietro, Costantino il grande fece erigere una Basilica a 5. navate, sostenuta da 4. ordini di 96. colonne di granito, oltre le piccole di altri marmi; e però con 5. porte, e un portico avanti, sul modello del Tempio della Pace, di cui parleremo inseguito; e lunga 313. piedi. Dopo XI secoli, minacciando rovina, Niccolò V. fece gettare i fondamenti di una nuova tribuna al di fuori dell'antica verso ponente, nell'anno 1450. col disegno di Bernardo Rosellini, e di Leon Battista Alberti; ma quest'opera essendo giunta all'altezza di 4. in 5. piedi, per la morte del Pontefice, venne abbandonata da' suoi successori per lo spazio di più di 50. anni, eccetto Paolo II., che se ne occupò, il Papa Giulio II., che aveva un genio, e un trasporto per le belle arti, e che era nato per le imprese straordinarie, volle cominciarne da capo il lavoro con un ardor maggiore. Egli dopo aver consultato i migliori architetti del suo tempo, preferì il disegno di Bramante Lazzari; e gli ordinò la sopraintendenza di questa fabrica quanto voleva esso lui grandiosa, e senza risparmio di spesa

Questo grande architetto aveva intenzione di fabricare una croce latina, terminata da una gran cupola, della quale innalzò li piloni fino al cornicione. Giulio II. fece la ceremonia di mettere egli stesso la prima pietra li i8. aprile 1506. nel sito, ove è il pilone di s. Veronica

Morto Giulio II. l'anno 1515., e dopo lui anche Bramante nel 1514., Leone X. fece venire da Firenze Giuliano da Sangallo, che si associò fra Giocondo da Verona Domenicano, e il celebre Raffaele d'Urbino, parente di Bramante, per l'ispezione dì questa grand'opera. Questi architetti non fecero che rinforzare i fondamenti intorno ai piloni, che trovarono poco solidi. Dopo la loro morte, e di quella di Raffaele l'anno 1520., lo stesso Pontefice fece continuare l'opera da Baldassar Peruzzi, il quale trovando, che il progetto di Bramante avrebbe esatto un tempo, ed una spesa straordinaria, ideò di ridurlo a croce greca; e terminò la tribuna sotto Clemente VII. In seguito Paolo III. successore accordò la sua confidenza ad Antonio da Sangallo, nipote di Giuliano. Questi propose un nuovo piano, e ne fece eseguir un modello da Antonio Labacco suo scolare, ancora esistente nella fabrica, che costò 5584. scudi; ma fa rigettato come meritava; sopra tutto per il suo portico, e campanili, per i tanti pilastri, e colonne, e pel suo scarso lume

Il Sangallo essendo morto, lo stesso Pontefice Paolo III. ne diede la direzione al famoso Michelangelo l'anno 1546. Egli è, che ebbe la gloria di perfezionare il piano de' suoi predecessori, e di dare a questo edifizio la maestosa semplicità: egli fece il disegno della cupola, e pensava di farvi una facciata nel gusto di quella del Panteon, che se avesse potuto reggere, sarebbe una disgrazia il non essere stata eseguita. Questo grande uomo essendo morto nel 1564., Pio V. gli dette per successore Giacomo Barozzi da Vignola, e Pirro Ligorio, ai quali fu ingiunto di uniformarsi in tutto ai disegni di Michelangelo. A questi successe l'anno 1575. Giacomo delia Porta, incaricato delia direzione da Gregorio XIII. Egli fu, che terminò dal tamburo in su in mesi 22. la sorprendente cupola, che corona questa fabrica, nel Pontificato di Sisto V., il quale fece ancora innalzare dal Fontana, come sopra si è detto, l'Obelisco Egizio, che è in mezzo alla piazza

L'una, e l'altra operazione si vede dipinta nella Biblioteca Vaticana. Clemente VIII, fece ornare l'interno della cupola di mosaico, la volta di stucchi dorati, e coprire tutto il pavimento di marmo

Morto finalmente Giacomo della Porta l'anno 1604., Paolo V. Borghese fissò la forma di questo superbo edilìzio, che fu terminato l'anno 1612. da Carlo Maderno, che lo ridusse in croce latina per includervi tutta l'antica chiesa; fece il portico, e la gran facciata, alla quale furono aggiunti i due arconi ne' fianchi per comunicazione con due portici; non per porvi i campanili, de' quali uno ne innalzò dopo il Bernini in tempo di Urbano VIII.; ma essendo comparse delle crepaccie ne' suoi architravi, non per malignità, ma per difetto del fondamento non preparato a reggere tanto nuovo peso, Innocenzo X. lo fece demolire. Lo stesso cav. Bernini decorò la piazza col colonnato per ordine di Alessandro VII.; e finalmente il Pontefice Pio VI. ridusse la fabrica al suo compimento, facendovi erigere la Sagrestia nuova col disegno di Carlo Marchionni, e ridorare la gran volta dell'aggiunta del Maderno

Dalla numerazione fatta de' Papi, e degli architetti, che si sono occupati nella costruzione di quest'immenso edilìzio, e dal tempo, che è stato impiegato nella erezione del solo tempio, maggiore di un secolo, si può giudicare della grandezza, e della difficoltà di questa impresa. Secondo il calcolo fatto nel 1694. dal cav. Cario Fontana, le spese montavano allora a 47. milioni di scudi Romani; ma se si volesse fare presentemente questo calcolo, e comprendervi la Sagrestia nuova, costata 900. mila scudi, la somma sarebbe assai più considerabile, a motivo degli ornamenti, dorature, e mosaici, de' quali il tempio è stato arricchito; e sopratutto pel mantenimento di sopra 200. anni, e per li necessarj risarcimenti, che sono continui; e non vi bastano annui 30. mila scudi, che si ricavano in massima parte dalle crociate della Spagna, e del Portogallo

Stampa antica della Basilica di San Pietro in Vaticano

Si può dire senza esagerazione, che tutte le arti si sono dovute impiegare alla decorazione di quest'edifizio per formarne il più grande, e il più bel monumento di Roma moderna, e di tutto l'universo: e se tutte le parti della Basilica Vaticana, prese separatamente non sono della massima perfezione; il complesso però delle medesime, ed il totale la dimostrano il più ardito, e mirabile progetto della mente umana, che sia potuto realizzarsi, ed esistere senza le solite amplificazioni, e sogni degli scrittori. Di modo che, se in Roma non ci fosse altra cosa per ammirare, il solo Tempio Vaticano meriterebbe un viaggio dal Forestiere. Gli antichi nostri hanno costruiti edifiizi più vasti, e più complicati come le Terme; ma di un corpo tutto unito, vuoto internamente, non vi è esempio nella storia. L'Anfiteatro Flavio vi entrerebbe come in uno stuccio. La sola maggior Piramide d' Egitto, tutta massiccia, è più alta di circa 60. piedi. Il Dutens, che fa più alto il campanile della cattedrale di Strasbourg, qui non ha calcolato l'antico piano sotterraneo di 16. palmi

Questo non è che un cenno della storia di questo famoso edifizio, che può vedersi intieramente in molte opere voluminose di valentuomini; e lo sarà qui appresso quanto basta. Ora passiamo alle descrizioni particolari, cominciando dalla

Facciata della Basilica di San Pietro.

Nulla può paragonarsi nel mondo alla chiesa di s. Pietro di Roma per l'estensione, per la bellezza delle proporzioni, ricchezza, ed eleganza degli ornamenti, e per la cura, e proprietà, colla quale è mantenuta: fa d'uopo vederla più volte prima di comprenderne le bellezze, ed esaminarla particolarmente per giudicare della grandiosità del disegno, e dell'arditezza dell'impresa, e della perfezione, colla quale è stata eseguita. A molti fa più colpo, entrandovi di fianco dalla porta oltre la Sagrestia

Si sale al piano del tempio da una gran scala di marmo, con in mezzo un paviglione di granito, a' piedi della quale sono le due statue di marmo di s. Pietro, e di s. Paolo, che Pio II. fece fare da Mino da Fiesole per la chiesa vecchia. Sopra della scala vi è un ripiano di 194. piedi di lunghezza, e 99. di larghezza 9 dopo di altri 7. scalini se ne trova un secondo, sopra del quale pianta la facciata, che ha 166. piedi di lunghezza', e di altezza 157. Carlo Maderno, che ne fu l'architetto, la decorò di 8. colonne, e di 4. pilastri di ordine corinzio, e di una cornice, sopra della quale s'innalza nel mezzo un frontespizio, troppo ristretto; e l'attico, o second'ordine. Fra le colonne vi sono 5. grandi ingressi, e fra' pilastri 2. nicchie, e 2. grandi arconi: sopra l'ingresso di mezzo vi è un bassorilievo in marmo di Ambrogio Bonvicini, che rappresenta Nostro Signore, che dà le chiavi a s. Pietro

Al di sopra vi sono 5. finestroni del portico superiore ornati di colonne, e balconi, e 4. nicchie. Il balcone nel mezzo serve al Pontefice quando dà la benedizione al popolo nelle grandi solennità. L'attico è coronato da una balaustrata ornata di 13. statue, che rappresentano il Salvatore, s. Giovanni Battista, e gli apostoli, meno S. Pietro, che ha la sua statua a' piedi della scalinata: nell'estremità vi sono due orologi, uno alla francese, l'altro all'italiana, fatti in mosaico sotto il Pontificato di Pio VI

Per avere un' idea della grandezza dì questa facciata, bisogna saperne le misure. Le proporzioni sono tali, che niente sorprendono a principio; ed in effetti le colonne compariscono di una grandezza assai mediocre, e non si avvede alcuno della loro enorme grossezza, che nell'avvicinarsi allo zoccolo di esse. Queste colonne, le più grandi, che si conoscano dopo quelle a due terzi del tempio di Giove Olimpico in Girgenti, col loro zoccolo, base, e capitello hanno 86. piedi, e mezzo di altezza; ed 8. piedi, e 3. pollici di diametro: il cornicione ha 18. piedi, l'attico 31., la balaustrata 5. e mezzo, e le statue 16.; di maniera che l'altezza totale è di 157. piedi. Le 5. cancellate sono fatte col ferro della miniera di Monte Leone, aperta da Paolo V

Nonostante, l'altezza di questa facciata sembra piccola, in paragone della lunghezza di 166, piedi; ma vi fu obbligato il Maderno, per non coprire la veduta del tamburo della cupola, che resta al di là della facciata, e delle altre due minori cupole, che l'accompagnano, fatte dal Vignola, le quali pel colpo d'occhio, che fanno, formano un bell'ornamento

Si entra nel vestibolo per 5. ingressi, 3. di architravi piani, che sono retti da colonne di ordine jonico, e 2. arcuati. Il vestibolo, disegno pure di Carlo Maderno, è grandioso, e di una bella proporzione; la sua lunghezza è di piedi 219., e la sua larghezza 39.: che se vi si aggiungono i gran vani delle due estremità del portico, si trova una lunghezza di 447. piedi. La volta ha 60. piedi di altezza 5 e l'estremità si uniscono ai due portici retti del colonnato

Questo vestibolo ha per punti di vista ai due capi due statue equestri di marmo; quella a destra di Costantino il Grande, e quella a sinistra di Carlo Magno, ambedue benefattori della chiesa: il Carlo Magno fu scolpito da Agostino Cornacchini, ed il Costantino dal cav. Bernini, che per ordine d'Alessandro VII. ha ornato ancora con colonne joniche la scala, che conduce alle cappelle Sistina, e Paolina, con ingegnosa invenzione per sostenere la volta, e la sopraposta cappella Paolina, che minacciavano di sprofondarsi. Vi è chi crede, che ne prendesse l'idea dal portichetto del Borromini nel palazzo di Capo di Ferro, ora Spada

Il pavimento del vestibolo è tutto lastricato di marmo di vari colori coll'arme di Clemente X.; le pareti sono decorate intorno da pilastri, che reggono una cornice, sopra la quale è un numero grande di statue, che rappresentano diversi Pontefici lavori dell'Algardi; e la volta è tutta ornata con eleganza, e buon gusto di stucchi dorati. Sopra la porta grande della chiesa vi è un bel bassorilievo di marmo del cav. Bernini, in cui si vede Gesù Cristo che dà la cura a s. Pietro di pascere il suo ovile con dirgli, PASCE OVES MEAS. Incontro vi e il celebre mosaico di Giotto, chiamato la Navicella, perché figura la barca di s. Pietro, agitata dalle tempeste, che alludono alle persecuzioni contro la Chiesa. Questo mosaico fatto da Giotto Fiorentino per ordine del card. Giacomo Gaetano Stefaneschi circa il 1300., fu pagato 2200. fiorini d'oro: era prima nell'atrio quadriportico dell'antica Basilica; fu ristaurato da Marcello Provenzale, che vi aggiunse di suo le figure in aria, ed il pescatore

Incontro ai 5. ingressi della facciata vi sono 5. gran porte, che introducono in chiesa, fra le quali se ne nota una murata, che ha nel mezzo una croce di bronzo dorato: questa si chiama la Porta Santa, perchè nell'anno della solennità del Giubileo, istituito da Bonifacio VIII, nel 1300., che ora si celebra ogni 25. anni, si comincia dall'aprire questa Porta, che si chiude alla fine del Giubileo, per rappresentare l'apertura di un tempo di grazia, e d'indulgenza. Sopra questa sono 2. iscrizioni dei 2. ultimi Giubilei. La più antica si leva quando vi si mette quella del nuovo. Delle 5. porte d'ingresso, ve ne sono 3., che sono ornate da colonne, e 4. in faccia alla grande, tutte di paonazzetto: in tutte nel portico sono 26. La porta in mezzo è tutta di bronzo, fatta nel 1445. per ordine d'Eugenio IV. ad uso della vecchia Basilica, da Antonio Filarete, e Simone, fratello di Donato, che vi effigiarono il martirio dell'Apostolo s. Pietro, e quello di s. Paolo: alcuni fatti del Pontefice in occasione del Concilio di Firenze, ed altre figure sacre, miste però negli ornamenti di figure profane, e favole mitologiche. Vi si nota fra le altre cose la bireme, sulla quale il greco imperatore Paleologo, ed il patriarca di Costantinopoli vennero in Italia per quel Concilio. Accanto al martirio di s. Pietro si vedono delle fabriche esistenti al tempo d'Eugenio in quelle vicinanze. Le porte di argento fatte da Onorio 1. nel 626., che pesavano 975. libre. erano state tolte da' Saraceni nell'846., e Leone IV. ve ne aveva fatto porre delle altre, dove erano incastrate tavolette d'argento tutte istoriate, secondo che si ha in Anastasio; e vi era incisa letteralmente la carta della restituzione delle provincie, ricuperate da Carlo Magno dagli usurpatori re Longobardi

Sulla parete delle dette porte vi sono 3. iscrizioni in marmo, contenenti, la 1. più vicina alla Porta Santa, la bolla di Bonifacio VIII, dei 22. febraro 1300., in cui fu concessa l'indulgenza per ogni anno del Giubileo; e quello fu il primo, La seconda contiene versi elegiaci fatti da Carlo Magno l'anno 796. in lode del Papa Adriano I, che molto amava. Nella terza si legge la donazione fatta alla Basilica da s. Gregorio II di più fondi, e oliveti, per mantenervi le lampade.

NUOVA DESCRIZIONE DE' MONUMENTl ANTICHI ED OGGETTI D'ARTE CONTENUTI NEL VATICANO E NEL CAMPIDOGLIO COLLE NUOVE SCOPERTE FATTE ALLE FABRICHE PIÙ INTERESSANTI NEL FORO ROMANO E SUE ADIACENZE COMPILATA PER USO DE' COLTI VIAGGIATORI DAL SIG. AVV. D. CARLO FEA - ROMA MDCCCXIX - 1819