Tesori di Roma: foto di Roma gratis

Porte di Roma

Porte di Roma
Porte di Roma

PORTA ANGELICA

Roma Porta Angelica

La primitiva porta, aperta da Leone IV nel muro del così detto Corridoio, era nominata Sancti Peregrini dalla vicina chiesa omonima; poi prese i nomi di Viridaria dal vicino giardino Vaticano, fatto fare nel 1277 da Nicolò III Orsini, e che trascurato durante l’esilio di Avignone, intristì e morì; fu ricostruito da Benedetto XI. Poi di Sancti Petri, e finalmente Merdaria essendosi, nel sec. XV, fuori di essa formato un letamaio. Quando Pio IV (1563) allargò la cinta muraria della città Leonina, in essa apri la nuova porta, che dal suo nome, Angelo, chiamò Angelica, ne adornò, a simbolo del suo nome, i lati del fornice di due bassorilievi raffiguranti angeli in atto di reggere un candelabro, con le scritte: "Chi vuole salvo lo Stato mi segua", e: "Segui la tua via e non scendere nella colpa". Sul fornice era scritto: "Agli angeli suoi (Dio) ti affidò affinché ti custodissero in tutte le vie". Ora la porta è demolita, e i due angeli furono incastrati nelle mura di sinistra. Sulla porta, in una piccola gabbia di ferro, venivano esposte al pubblico le teste dei giustiziati. Presso la porta nel 1885 si rinvennero avanzi d’un sontuoso monumento funebre, appartenente a C. Giulio Elio, ricco calzolaio, che aveva tenuta la sua taberna sul Quirinale.

Ricorderemo un tratto di spirito di Pio IX. La censura teatrale aveva mutato, per scrupolo, la strofa dei Poliuto, "il suon dell’arpe angeliche" in "suon dell’arpe armoniche"; tutti ne risero e più di tutti Pio IX, che un giorno, interrogato ove volesse fare la passeggiata in carrozza, rispose in tono canzonatorio: "Andiamo fuori Porta Armonica!"

La Via (dagli antichi era detta Trionfale perchè nei pressi sostavano le truppe prima di accompagnare il trionfatore a Roma. Poscia prese nome di Ruga Francisca (dal francese rue), essendo frequentata da pellegrini francesi, che venivano nell’Urbe.

Pio IV costruì, fra l’arco di S. Anna e questa Porta, delle casupole, destinate ad abitazione per gli Svizzeri comandati di fare la ronda intorno al Vaticano e custodire la porta. Le casupole furono demolite da Pio IX. eccetto una, che in tempi di anticlericalismo servì da sede alla, società "Giordano Bruno"; ora anche questa è demolita.

PORTA ASINARIA

Prendeva nome da un edile della famiglia Asinia che aprì anche la Via om.

Il Fulvio fantasticamente deriva il nome dai giumenti, che per essa si andavano a comprare nell’ex reame di Napoli; il Nardini dai giumenti, che per essa entravano, portando erbaggi dai vicini orti. Da questa porta nel 546 entrarono per tradimento Totila e i Goti. Stupendi sono i due torrioni esterni. Antonio di Pietro nei suo diario dice che fu chiusa nel 1408 da re Ladislao, ma sembra definitivamente murata nel 1574 da Gregorio XIII.

PORTA CAPENA

Da Capua, dove conduceva la Via Appia, che usciva da questa porta; altri, da Camena, musa, ninfa.

Capena era anche un’antica città dell’Etruria sul Tevere, ai piedi del monte S. Oreste, a poca distanza da Leprignano.

PORTA CASTELLO

Roma Porta Castello

Dalla sua vicinanza a Castel S. Angelo; fu riedificata da Pio IV (1559-65). Si disse anche Melonaria, essendovi piantagioni di meloni. Per questa porta nell’età di mezzo si entrava in città dal Vicus Pratorum. Vi entrò solennemente, nel 1354, Cola di Rienzo divenuto senatore, e nel 1452 Federico III. A pochi metri dalla porta, adiacente ai bastioni del Castello, era anticamente il Circo di Adriano lungo m 420 e largo m 75, che l’imperatore dedicò nella Dies Romana, il Natale di Roma del 137.

 

PORTA CAVALLEGGERI

In prossimità di questa porta, Pio IV acquartierò questi soldati di cavalleria. Avendola edificata Leone IV, fu anteriormente detta Leonina ed anche Terrionis da un lacus Terrionis, che fu già nella valle delle Fornaci; e secondo altri del Torrione dalla grande torre nelle mura di Nicolò V. La porta sostituì la posterula Saxonum; infatti un vicolo, ora scomparso, era detto vicolo della Posterula. Fu anche detta porta delle Fornaci. Ora è stata demolita e le sue decorazioni sono state collocate in una parete delle mura contigue. — Nel sacco di Roma, il Borbone fu mortalmente ferito prope portam Terrionis.

PORTA FABBRICA

Fu aperta per servizio della Fabbrica di S. Pietro; fa parte del recinto Leoniano ed è sormontata dallo stemma di Clemente XI. Dalla franchigia, che godevano i materiali introdotti per I lavori della fabbrica di S. Pietro derivò il detto romanesco "a ufo" cioè non pagato; in quanto si vuole, che quei materiali erano marcati con la sigla A.U.F. (ad usum Fabricae) per essere distinti dagli altri, che non erano in franchigia. Il Minucci dice che i magistrati di Firenze, scrivendo ai Vicari forensi per affari pubblici, ponevano sulla soprascritta "ex uff" abbreviazione di ex ufficio perché fossero esenti da pagamento. Secondo altri il motto "a ufo" avrebbe origine anche più lontana, ossia da Augusto, poiché, dopo la pace data al mondo, nelle sue elargizioni al popolo, e nei luoghi ove si mangiava a sue spese, era il monogramma A.U.F. (Augustus Urbe Fecit).

PORTA FURBA

(Tommassetti) "Un aumento dei malandrinaggio si ebbe nel sec. XVIII e ne rimangono ancora le denominazioni nei luoghi principalmente infestati, come Malafede, Porta Furba ecc". Qui è visibile l’acquedotto delle 3 acque riunite: Marcia, Tepula, Giulia; da ciò, secondo alcuni, deriverebbe il nome corrotto della parola forma, acquedotto. La fontana e l’arco dell’acquedotto Felice furono fatti fare nel 1585 da Sisto V.

Ora qui sta sorgendo una nuova città, le cui vie sono intitolate a grandi famiglie dell’ antica Roma (Tor Pignattara; Quadraro).

PORTA LATINA

Roma Porta Latina

Ebbe nome dalla celebre Via consolare, che conduceva ai paesi del Lazio; fu anche detta Libera; venne trasformata come è al presente da Belisario. Stette lungamente chiusa e solo da alcuni anni Il Comune l’ha riaperta al pubblico transito.

Il 13 agosto 1578 furono qui giustiziati 7 marrani (mori convertiti di fresco, ma di dubbia fede) di Portogallo.

Nella Via è la chiesa di S. Giovanni eretta nel V sec. sulle rovine di un tempio di Diana, l’ultimo restauro è del 1702; è a 3 navate sorrette da 10 colonne antiche. Bel campanile romanico (XIV sec.). Nell’attiguo giardino si conserva la bocca dell’antico pozzo del X sec., con la scritta: Omnes sitienses venite ad aquas.

(Armellini) Presso la basilica, dall’altra parte della Latina, ai piedi di una piccola altura sovrastante alla porta, a nei secoli di mezzo detta Monte Calvarello e poi Monte d’Oro, vi è una cappella bramantesca detta S. Giovanni in Oleo, che si crede essere propriamente sul luogo ove il santo Evangelista fu posto nella caldaia in cui ribolliva l’olio, ma dalla quale il Santo uscì illeso, per essere relegato nell’isola di Pathos. Questa cappella fu riedificata sotto Giulio Il nel 1509 a spese del prelato francese Adam, che nell’architrave della porta pose lo stemma di sua famiglia col motto: "Au plaisir de Dieu".

PORTA MAGGIORE

Roma Porta Maggiore

Nome datole nel sec. XI per essere in diretta comunicazione colla basilica di Santa Maria Maggiore. Onorio nel 403, rinnovando le mura, trasse profitto degli archi monumentali sui -quali passava l’acquedotto delle acque: Marcia, condotta nel 608 da Quinto Marcio Re; Tepula, condotta -nel 627 da Quinto Servilio Ceplone; Giulia, condotta nel 708 dl Roma da Agrippa; Claudia o Aniene Nuova portata da Claudio nel 41 d.C., per formare l’attuale porta a due fornici, chiamando l’uno Porta Prenestina, e l’altro, Porta Labicana, sostituendoli così alla porta Esquilina del recinto Serviano, dalla quale egualmente si staccavano le due Vie Prenestina e Labicana.

La porta sorge nel luogo, che aveva nome ad Spem Veterem, dal celebre antico santuario, i di cui avanzi alcuni vorrebbero riconoscere nel blocco dl costruzione laterizia frapposto fra Santa Croce in Gerusalemme e l’acquedotto di Claudio.

In questa contrada, Lampridio pone i giardini Variani, così detti dal nome di famiglia di Eliogabalo figlio di Sesto Vario Marcello, già ville ed orti Epafrodiziani e Torquaziani. Qui nel 1327 avvenne lo scontro dei Romani coi guelfi alleati di Carlo d’Angiò; e nel 1484 dei Colonnesi con i partigiani di Sisto IV. Nel sec. VII la porta ebbe anche nome di Sessoriana dovuto ai sopra detti giardini Variani o Sessoriani.

(Stendhal) "Porta Maggiore (1828) è coperta di terra fino alle cornici, che sì possono toccare con mano. Quella massa spessa di 12 o 14 piedi, che è caduta su quasi tutti i monumenti di Roma, è terra e non avanzi di mattoni e calce. Spesso questo fatto è stato spiegato con enfasi; ma la minima logica non lascia neppure un vestigio di tali belle spiegazioni ".

Nella piazza furono scoperti vari colombari, fra i quali quello dei Statili.

Porta Maggiore di Roma

Fuori della porta è il sepolcro di Marco Vergilio Eurisace, fornaio appaltatore, nel quale sono raffigurati gli oggetti relativi alla sua professione; le colonne sono formate con finte mole di grano; i loculi raffigurano bocche di forno, i rilievi esprimono tutta la lavorazione del pane. Venne alla luce nella demolizione seguita nel 1833 delle opere di difesa del recinto aureliano. Il sepolcro preesisteva all’acquedotto, distante da questo appena m 2.70, mentre è noto che la zona di rispetto ai lati degli acquedotti doveva essere di m. 4.50. Appartiene quindi allo scorcio dell’età repubblicana. Altra stranezza del bizzarro fondatore della tomba è rivelata da una iscrizione, rinvenuta presso il monumento stesso, nella quale è detto, che gli avanzi del rogo della moglie di Eurisace, di nome Atistia erano stati deposti in un panarium, ossia in un cinerario di marino a foggia di madia da riporre il pane.

Fuori di questa porta il 7 luglio 1856 fu inaugurata la stazione di partenza della ferrovia per Frascati.

PORTA METRONIA

Roma Porta Metronia

Non si conosce esattamente l’origine di detto nome, che divenne successivamente Metrodia, Metaura, Metiana; fu anche detta Gabiusa, da Gabio. Per curiosità citeremo lo scrittore medioevale, Giovanni Cavallino: "La porta Metaura è detta così dalla meta ovvero misura, perché il tributo in oro che tutte le province del mondo mandavano ai questori romani, era qui misurato e accumulato". La porta sostituì la Querquetulana del recinto di Servio.

Nel sec. XI e XII, abbandonati gli antichi cunicoli di drenaggio, il terreno presso la porta fu sepolto sotto una palude permanente. Qui presso furono costruite le così dette casette popolari, che ora sono sparite.

PORTA PERTUSA

Il nome di questa porta del recinto Leoniano deriva dall’essere stata perforata in un baluardo, verso li 1270. Di questa porta, che è nominata Cassia nei mss. di Jacopo Volterrano, è detto che la fece chiudere Urbano VII perchè pericolosa, situata come era dietro il palazzo Vaticano; e deve il nome di Cassia al fatto che da essa si andava alla Via Trionfale, cioè alla Giustiniana, dove s’entrava. nella Via Cassia.

PORTA PIA

Roma Porta Pia

Dal pontefice Pio IV (Medici) (1559-65), che la ricostruì, spostandola verso sinistra, con disegni di Michelangelo. Nei tempi imperiali prese nome di Nomentana dalla Via che qui ha principio, conducente a Nomentum (Mentana); nell'età di mezzo si disse S. Agnese dalla basilica om., o Domnae riferendosi sempre a S. Agnese.

Sul frontone della porta, prospiciente Via Venti Settembre, si osserva una decorazione in pietra, che rassomiglia ad un catino con sopra un asciugamani piegato ed in mezzo un pezzo di sapone; da ciò il popolino deduce essere il fregio una satira alludente alle origini della famiglia Medici di Milano, che vuolsi avesse avuto a capostipite un barbiere.

Un documento dei 1264 parla di Monte degli Ebrei davanti alla porta Nomentana (Biustein).

Dalla così detta Breccia di Porta Pia il 20 settembre 1870 entrarono le truppe italiane.

PORTA PINCIANA

Roma Porta Pinciana

Dal vicino Pincio al quale conduce. Fu anche detta Belisaria avendola fatta costruire Belisario, nell’età di mezzo; essendo stata murata prese nome di Turata, fu riaperta nei 1885.

Una poetica tradizione, avvalorata dal racconto del monaco Giovanni Tzetze, ci mostra Belisario vecchissimo, povero e cieco, star seduto, con a fianco la giovinetta sua figlia, sulla soglia di questa porta, che egli un tempo aveva voluto far chiamare Belisaria, e tendere la mano alla carità dei cittadini.

PORTA DEL POPOLO

Roma Porta del Popolo

Ebbe anche i nomi di S. Valenitino dalla basilica e catacombe om., situate al primo miglio della Via Flaminia; e Flaminia, comiminciandovi la Via om. attuale. Fu restaurata o aperta da Onorio nel 402, ma secondo alcuni la primitiva di Aureliano era situata più a destra sul declivio della collina. Pio IV nel 1561 fece fare l’attuale prospetto esterno da Michelangelo, adoperando le colonne dell’antica basilica di S. Pietro; Alessandro VII nel 1655 quello interno; nel 1887 furono aperti i due fornici laterali dall’architetto Mercandetti, per maggiore comodità della popolazione "felicemente accresciuta, dopo che Roma fu rivendicata all’Italia", come dice l’epigrafe sovrastante ai fornici. Per questa porta entrò Carlo VIII, Maria Cristina di Svezia ecc.

Ricorderemo la pasquinata fatta per il "motu proprio" di Pio VII a beneficio dell’agricoltura. Dal lato esterno della porta sono le statue di S. Pietro e S. Paolo; il primo insegna con la mano l’interno di Roma e dice: "qui si fanno buone leggi"; ma S. Paolo stende la mano verso l’esterno, e soggiunge: "ma è di fuori che si rispettano" (in Francia).

Presso la porta, fino al sec. VIII, conservavasi una grande iscrizione dei tempi di Marco Aurelio, nella quale si stabilivano i pagamenti delle gabelle. Da ciò ricavasi che di qui passava la cinta daziaria nel Il sec., e cioè cento anni prima che Aureliano vi costruisse le mura. Immediatamente fuori la porta, fino al sec. XV, era in piedi il monumento dell’auriga Elio Gutta Calpurniano, che guadagnò correndo parecchi milioni di sesterzi; venne in parte adoperato da Sisto IV come materiale per la costruzione di un bastione a protezione della porta, restando così nascosto per secoli; demolito il torrione i blocchi del monumento furono portati all’Antiquarium, e nel 1925 venne ricostruito nel giardino Caffarelli al Campidoglio.

PORTA PORTESE

Roma Porta Portese

Dalla Via om., che qui comincia e conduce al Porto di Traiano, costruito sulla foce destra del Tevere, e quindi all’antica città di Porto. Ebbe anche i nomi di Portuense e Navale dai contigui navalia, e S. Felice dal prossimo cimitero di Giulio e Felice.

Fuori la porta, lungo la Via, eravi pure il cimitero di Ponziano. La Via Portuense aveva origine da una porta del recinto Serviano, della quale non è ben definita l’ubicazione; quella del recinto Aureliano venne abbattuta da Urbano VIII nel 1643 per la costruzione delle nuove mura bastionate. La porta però era circa m 400 più infuori della moderna, compiuta da Innocenzo X. Qui presso, nell’antichità, era il tempio della Fors Fortuna, ed il 24 giugno vi si celebrava gazzarra identica a quella della notte di S. Giovanni.

PORTA SALARIA

Roma Porta Salaria

Il Bindi crede prendesse nome dal sale, che i Sabini traevano da paludi salse, e che per questa porta entravano a Roma; altri, al contrario, dal sale che i Sabini, passando per essa, portavano a Rieti (Reate).La porta danneggiata nel 1870, venne restaurata nel 1871 dal Vespignani; in questi lavori fu rinvenuto il monumento di Sulpicio Massimo, giovanetto di 11 anni, vincitore dell’Agone Capitolino, istituzione di Domiziano. Nel sec. VIII la porta ebbe anche nome di S. Silvestro, dall’om. basilica, che fu già nella villa Telfener.

La porta ai nostri giorni venne demolita.

PORTA SAN GIOVANNI

Roma Porta San Giovanni

(Pastor) "Gregorio XIII ordinò un miglioramento della Via Tuscolana; di qui si fece distaccare un congiungimento con la via Latina e la via Castrimeniense, che ebbe il nome di Appia Nuova. In unione con questo, stette lo spostamento del punto di partenza di questa strada da Porta Asinaria a Porta S. Giovanni, eretta, secondo l’iscrizione nel 1574 dal siciliano Giacomo del Duca".

(D’Azeglio) "Trapassavo l’arco della porta S. Giovanni, ove in una gabbia di ferro stava il cranio imbiancato dal sole a dalla pioggia, di un celebre malandrino".

Ebbe anche nome di Porta Bruciata dopo l’incendio del Celio per opera del Guiscardo.

Giulio II concesse l’esazione del dazio di questa porta a Felice de Fredi, avendo esso rinvenuto, nel 1506, in una sua vigna alle Terme di Tito il gruppo del Laocoonte.

PORTA SAN LORENZO o TIBURTINA

Roma Porta Tiburtina

Già detta Tiburtina perchè formata dall’arcuazione dell’acquedotto sulla Via consolare, che conduce a Tibur (Tivoli). L’attuale nome lo deve alla vicina om. basilica. Prese anche nome di Taurina, essendo ornata all’interno ed all’esterno da due teste di toro, a ricordo che qui in antichi tempi fu il mercato dei tori. Questa Porta fu nel 402 da Stilicone, appoggiata al monumento dell’antico acquedotto delle acque Marcia, Tepula, Giulia, come lo provano le iscrizioni esistenti, restaurato da .Augusto, Tito, Caracalla.—in fondo alla Via è la chiesa di S. Lorenzo, la cui facciata fu ornata di mosaici nel 1854; contiene pitture del Fracassini, ed il sepolcro di Pio IX, che nel piazzale, avanti alla chiesa, fece innalzare la colonna di granito> con la statua del Santo.

Lorenzo, diacono dl Sisto II, ebbe ordine dal prefetto di Roma di consegnare i tesori dalla Chiesa; avendo egli ricusato fu bruciato vivo. I suoi resti, raccolti dai fedeli, furono sepolti qui, in una proprietà di Ciriaca. Costantino fece costruire la basilica sopra la tomba nel fondo Verano. Sisto III ne costruì, nel 440, aderente una più vasta; Onorio nel 1216 delle due chiese ne formò una sola. E’ notevole il chiostro.

Nei pressi fu combattuta la battaglia fra i seguaci di Cola di Rienzo ed i Colonnesi.

PORTA SAN PANCRAZIO

Roma Porta San Pancrazio

Dalla prossima om. chiesa. Anticamente era detta Aurelia dal nome della Via, che qui comincia, però il Lanciani la suppone più a sinistra. Presso questa porta, lungo le mura esterne, nel luogo indicato da un tempietto, fu ritrovata la testa di S. Andrea che era stata rubata.

Pancrazio quattordicenne subì il martirio, sotto Diocleziano, sulla Via Aurelia, ove sorge la chiesa. Il Santo è ritenuto vindice della santità del giuramento. Pelagio I, Narsete, Pietro d'Aragona, re Ladislao (che conduceva il cavallo di Giovanni XXIII - 1411) vennero qui a fare giuramento di fedeltà alla Chiesa.

Poco più di un secolo, dopo la primitiva costruzione di Sinimaco, la basilica era già cadente. norio I (625—38) la ricostruì dalle fondamenta, Adriano I (772—95) la restaurò aggiungendovi il monastero. Più volte fu distrutta e ricostruita, e dal sec. X al XIII divenne una grande abbazia benedettina; l’invasione francese del 1798 la spogliò completamente e non minori danni subì nel 1849, riparati poi dal Vespignani. Sotto la chiesa sono le vastissime catacombe, ancora in gran parte inesplorate.

Nell’età antica, uscendo dalla porta era il Clivus Rutarius o Monte Longo, e nella sinistra l’Ager Fontejanus.

La porta prese anche i nomi di Aurea e Gianicolense; da essa, per mezzo della Via Aurelia Antica, si entrava in territorio Etrusco.

Sulla Via poco distante dalla porta, a destra, è l’edificio detto il Vascello (Difesa di Roma 1849).

PORTA SAN PAOLO

Roma Porta San Paolo

Dall’om. basilica. Questa porta del recinto Aureliano sostituì la Trigemina e la Minucia delle mura di Servio. E’ ricordata da Ammiano Marcellino, quando parla del trasporto, che per essa si fece dell’obelisco ora a piazza S. Giovanni. Procopio narra come nel 549 i soldati isauri per essa introdussero i Goti. Nel 1407 vi entrò re Ladislao, e Adriano VI dopo aver pernottato nel monastero presso la basilica.

Accanto alla porta vi è la piramide che racchiude le ceneri di Caio Cestio, uno dei prefetti che avevano cura di preparare gli epuli o convitti agli dei pagani, che morì nel 12 a.C. La piramide è di mattoni rivestita di marmi, alta m 36,30 e alla base lunga m 28,70 per lato; fu costruita in 330 giorni. Contiguo alla piramide, dalla parte della porta S. Paolo, eravi un oratorio ed ospedale, demoliti entrambi nel 1849 nella fazione militare combattuta fra francesi e repubblicani romani.

Qui presso è il cimitero dei Protestanti, ove sono sepolti: John Keats, Percy Bysse Shelley.

PORTA DI SAN SEBASTIANO

 Porta di San Sebastiano

Prende nome dalla chiesa dedicata a S. Sebastiano ufficiale e amico di Diocleziano; arrestato nel 286, fu condannato ad essere trafitto da frecce. La matrona Irene, ritirato il corpo, si accorse che era ancora vivo, e lo guarì. Sebastiano ristabilito si presentò all’imperatore rimproverandolo della persecuzione dei cristiani; fu perciò di nuovo condannato al supplizio, e qui sepolto dalla matrona Lucina.

La chiesa, prima dell’ottavo secolo, si chiamava Basilica Apostolorum, perchè, come dice S. Damaso e come hanno confermato i recenti scavi e ritrovamenti, qui erano stati trasferiti i corpi dei SS. Pietro e Paolo, dopo un tentativo di trafugamento fatto da fanatici orientali, forse giudei.

La porta fu costruita con i marmi tolti dal tempio di Marte, e in principio ebbe nome di Appia e poscia di Accia dal vicino Almone detto anche Accio. Fu restaurata da Belisario e Narsete, e sulla chiave dell’arco sono ancora le sigle greche. Sul muro interno di essa è incisa la figura di S. Michele che calpesta un dragone, con questa iscrizione:

"L’anno del Signore 1327 indizione XI nel mese di settembre, il penultimo giorno, festa di S. Michele, entrò gente forestiera in città e fu debellata dal popolo romano, essendo Giovanni Ponziani capo rione". Sulla parte esterna a destra si vede la traccia dell’iscrizione spettante alla circoscrizione urbana, sotto il governo francese: "Sezione del Campidoglio".

Prima di giungere alla porta, è l’arcuazione dell’acqua Antoniana eretta da Caracalla per portare l’acqua alle sue terme, dal castello di Via Tiburtina. Questa arcuazione nel medio evo fu creduta essere l’Arco trionfale eretto dal Senato a Claudio Druso per le sue vittorie di Spagna.

PORTA SANTO SPIRITO

Roma Porta Santo Spirito

Dalla vicinanza dell’Ospedale om. Costruzione incompiuta di Antonio da Sangallo il Giovane. Fu detta anche Porta di Borgo o dei Sassoni.

  

PORTA SETTIMIANA

Roma Porta Settimiana

Da Settimio Severo, che l’avrebbe fatta aprire in sostituzione di altra più antica; l’attuale fu ricostruita da Alessandro VI; ma divenne inutile quando Urbano VIII ampliò le mura. Nell’altro secolo era volgarmente detta Settignana.

Qui Il 27 dicembre 1797 venne ucciso il generale francese Dupont, che sotto gli ordini dell’ambasciatore francese Giuseppe Bonaparte, in unione agli ammutinati romani, attaccò le milizie pontificie; ciò fu pretesto dell’occupazione francese avvenuta il 9 febbraio 1798 per mezzo del generale Berthier

Presso la porta, la parte elevata, prima di giungere alla salita di S. Onofrio, nell’età di mezzo era detto Monte di Settignano; dal detto monte discendevasi al Borgo di S. Leonardo, situato dirimpetto al palazzo Salviati alla Lungara, vicino al Porto Leonino, ora Ponte di Ferro.

Qui, da questa riva, S. Francesca Romana con Vannozza caddero nel fiume, ma vennero miracolosamente salvate.

ARCO DI GALLIENO (PORTA ESQUILINA)

Roma Arco di Gallieno

Ora detto di San Vito. Nel Medio Evo detto Dipinto, perchè si credette abbellirlo con dipinti; eretto in onore di Licinio Gallieno e Salonina sua moglie nel 262.

Qui era l'antica Porta Esquilina delle mura serviane, e nei pressi il Macello di Livia.

 

ARCO DI DOLABELLA

Roma Arco di Dolabella

fornice in travertino che servì all'acquedotto dell'acqua Marcia e poi della Claudia fu eretto nel 10 d.C. dai consoli Publio Cornelio Dolabella e Caio Giulio Sillano e forse servì anche d'ingresso al Campo Marziale qui esistente. Nei pressi anticamente era il Macellum Magnum

 

ARCO DI SISTO V

Roma Porta Sisto V

Lo slargo rappresentato da piazzale Sisto V, situato al limite dei rioni Esquilino e Castro Pretorio, è dominato dall'Arco di Sisto V, un arco a doppia facciata chiamato anche "arco delle pere" dagli elementi araldici di papa Sisto V Peretti che costituisce il proseguimento dell'Acquedotto Felice.

tratto dallo Stradario Romano - Dizionario Storico Etimologico-Topografico di Benedetto Blasi edito nel 1923