Tesori di Roma: foto di Roma gratis

Mura Serviane

Mura Serviane
Mura Serviane

Del recinto di Servio Tullio, e del Pomerio.

A misura, che più c'inoltriamo nelle nostre ricerche, troviamo maggior lume; onde le cose diverranno più chiare ancora alla intelligenza di chi legge: e procedendo nella nostra discussione col metodo adottato, osserveremo ciò , che direttamente risulta dalla applicazione delle testimonianze de'classicì allo stato fisico de' luoghi circa l'andamento del recinto di Servio, senza immischiarci nel labirinto intricatissimo de' sogni de' moderni archeologi sopra questo stesso soggetto, i quali piuttosto che seguire gli antichi scrittori, e le località, hanno formato i loro sistemi in gran parte, lasciandosi trascinare dalla loro fantasia, e cercando di portare ai loro divisamentì l'autorità degli antichi, interpretandoli, e commentandoli a capriccio. Ciò volemmo premettere, perchè alcuno malignando non ci trovi riprensibili, se non perdiamo il tempo a riportare e confutare tutte le opinioni imperciocché a noi basta di esporre i nostri sentimenti, ed apportarne le prove senza darci briga di ciò, che dissero gli altri; ed il lettore potrà dai nostri raziocinj conoscere se abbiamo colto nel segno. Né con ciò vuole asserirsi, che noi non abbiamo alcun conto tenuto di quello, che gli altri scrissero sopra questo argomento, conciossiachè abbiamo svolto, ed esaminato tutto quello, che è stato sopra ciò esposto 9 ma in generale non ci siamo miìformati ai sentimenti altrui Sul fine del. capo di questo nostro trattato osservammo, che giusta le testimonianze di Livio, e di Dionisio Tarqulnio Prisco divisò di edificare un nuovo recinto, ed in parte lo cominciò, ma distolto prima dalla guerra Sabina, e poi rapito da morte violenta, fu l'opera lasciata imperfetta. il suo successore però, Servio Tullio, volle eseguire questa idea, e fra le istituzioni, che resero celebre il suo regno, non ebbe certamente l'ultimo luogo quella di avere ampliato, e fortificato la città . E circa l'ampliazione , Dionisio, Strabene, Livio, e Vittore sono di accordo ma dissentono ne' particolari. Il primo narra, che Servio aggiunse alla città i due colli Viminale, ed Esquilitio, e pose la sua dimora nel sito pili notabile di questo ultimo colle: che egli tu l'ultimo ad ampliare il recinto della città, aggiungendo ai cinque i due coili sovraindicati . Ed in ciò è Dionisio di accordo con quello, che avea riferito di sopra, cioè, che il Quirinale era stato aggiunto al recinto da Numa Pompilio . Con Dionisio va d'accordo Strabene, il quale afferma essere stato il Quirinale riunito a Roma dai primi Re, ed avere Servio rinchiuso il Viminale, e l'Esquilino , da lui con aggere, mura, torri, e fossa muniti. Ecco adunque due scrittori Greci contemporanei d' accordo fra loro . Tito Livio però loro contemporaneo egualmente narra avere Servio prima accresciuto la città coir aggiunta del Quirinale, e del Viminale, e poi avere aggiunto l' Esquiline . E con Livio è concorde Vittore, o l'autore della opera de Firis Illustribus,,che fa Servio autore dell' aggiunta del Quirinale, Viminale, ed Esquilie . Questa disparità di pareri fu già da noi toccata dove trattossi dell' ampliazione di Numa, ed ivi vedemmo, che non v' ha altro mezzo di conciliare insieme questi scrittori, se non supponendo aggiunta da Numa una sola parte del Quirinale, ed il resto riunito da Servio . Un'altra disparità di opinione havvi fra il citato Vittore, e Livio, e Dionisio imperciocché egli ascrive a Tarquinio Prisco il muro, ed a Servio solo l'aggere , e le fosse questi concordemente fanno autore del muro, dell' aggere, e delle fosse Servio, e solo a Tarquinio attribuiscono la idea, ed il principio della opera: e questa discrepanza ancora fu da noi riferita di sopra, e conciliata col conghietturare avere Vittore confusa la idea, ed il principio della opera coli' opera stessa, ed avere tutto attribuito a Tarquinio Prisco . Abbiamo voluto di nuovo accennare queste questioni, perchè meglio possa dilucidarci l'argomento, e meglio possa seguirsi il lìlo della storia del recinto di Servio, che, siccome vedremo, non variò più per sette secoli almeno. Ora ci resta a parlare di un'altra questione molto intricata a prima vista; ma facile a sciogliersi. Tutti gli antichi scrittori, sia storici, sia grammatici, sia poeti , mostrano Roma cinta di mura, Strabene però, letto meno attentamente, sembra insinuare, che Roma altre mura non avesse, che l'aggere di Servio, ed in conseguenza se fosse ciò vero , anderebbe a vuoto il recinto in questione.

Mura Serviane
Mura Serviane

Servio rimediò alla mancanza- imperciocché lo compiè ( cioè il muro ), aggiungendo il colle Esquilino, ed il Viminale i quali sono pure di accesso facile a chiunque di fuori per la qual cosa scavando una 'fossa profonda riceverono la terra di dentro ( cioè sulla sponda interna del fosso ), ed estesero lungo il margine interno del fosso un terrapieno di sei stadj e sopra questo fabbricarono il muro, e le torri dalla porta Collina fino alla porta Esquiiina: verso la metà però deW aggere havvi una terza porta che ha lo stesso nome, che il monte Viminale. Tale adunque è il riparo della città privo di altri ripari. E a me sembra , che que' primi tenessero il medesimo raziocinio circa loro stessi e circa i posteri loro cioè che ai Romani si conveniva ottenere la sicurezza, e r altro ben essere non per i ripari ma per le armi e la loro propria virtii stimando che non doveano essere propugnacoli agli uomini le mura, ma alle mura gli uomini. Questo passo adunque male interprer. ato ha fatto credere ad alcuni , che Roma non avesse altre mura, che quelle dell' aggere ; ma ciò è espressamente contrario alla mente di Strabene, il quale e in questo passo, e poco sopra dimostra, che Roma era cinta di mura, e non dice, che altro che l'aggere ne fosse munito, ma che l'aggere altre fortiiicazioni non avea, se non quelle da lui stesso indicate, dicendo: Tale è adunque il ripara della città , priio dì altri ri" pari 4)- Spiegate adunque queste difficoltà, e riconosciuto avere Servio aggiunto a Roma il resto del Quirinale lasciato fuori da Numa, il Viminale, e l'Esquilie, rC'Sta, che noi osserviamo V andamento di queste mura tali quali esistevano a' tempi di Dionisio, il quale mostra non avere esse cangiato sito, ed essere il recinto del suo tempo, cioè di Augusto, quello stesso di Servio, senza variazione . Dice adunque questo insigne raccoglirore delle Rumane antichità, che il recinto di Servio comprendeva i sette colli e nel lihro IX. in questa guisa descrive il recinto stesso, e Tandamento delle mura:

falcino a questo campo ( parla del Marzio ) havvene un altro con numerosi portici intorno e boschi sacri e tre teatri ed un anfiteatro., e templi sontuosi., che si sieuono V un V altro 5 cosi che sembrerebbe fuori di luogo mostrare il resto della città.

Con questi scrittori va pure d'accordo Plinio, dal quale si mostra la città molto abitata fuori del recinto . Qui però è luogo trattare del Pomerio, recinto sacro, che sovente con quello delle mura dai moderni è confuso : e siccome Festo racconta, die Siila tentò di ampliarlo , e Gelilo afferma che fu realmente ampliato da Cesare, e JDione da Augusto, e da altri, perciò si conchiuse, che Siila, Cesare, Augusto, ed altri variarono le mura di Servio, ed ampliarono il recinto di Roma, contro rautorità espressa di Dionisio da noi riportata di sopra . Per la qual cosa stimiamo necessario determinare in questo luogo quale foj>se il Pomerio, onde conoscere la differenza, che passava fra esso, e le mura . Nella quale questione Gellio sovra ogni altro Scrittore, ci servirà di scorta, il quale in questa guisa si esprime: Fomoerium est locus intra agrum effatum per totius urbis cireuitum pone muros re" gionibus certis cleterminatus, qui facit fi-* nerri urbani auspicii . Questo passo ci sembra assai chiaro per dire, che il Pomerio altra cosa fosse che le mura, e che si poteva ampliare, senza toccare le mura stesse, e per conseguenza Siila, e Cesare, ed Augusto, e gli altri tutti, che si citano di aver dilatato il Pomerio non toccarono le mura, siccome afferma Dionisio per impedimento religioso . Quindi è che Anco Marzio, il quale vedemmo di sopra avere rinchiuso entro le mura F Aventino non distese il Pomerio da quella parte , probabilmente al dire di Messala citato da Gellio

1 quod in eo monte Remus urhis condendae grafia auspicaverit avesque irritas habuerit, superatusque in auspicio a Ronmlo sit: idcirco, inquit omnes qui Fomoerium protulerunt montem istuni excluserunt, quasi avihus obscoenis ominosunt.

Imperciocché essendo il Pomerio quel sacro recinto determinato dalla religione, e distinto con pietre terminali, che noi diciamo cippi, dentro il quale gli auguri prendevano gli auspicj, ed essendo l'Aventino per gli auspicj di B.emo riputato di cattivo augurio, perciò si astennero di rinchiuderlo nel Pomerio, benché fosse dentro il recinto della città: ed essendo stato da Claudio finalmente creduto degno di essere nel Pomerio rinchiuso, da ciò alcuni male conchiusero, che Claudio solo lo cìngesse di mura, contro la testimonianza di Dionisio , Livio, Vittore, e di tutli gli altri antichi Scrittori, i quali concordemente asseriscono averlo rinchiuso dentro le mura Anco Marzio quarto Re di Roma La etimologia di questo nome traevasi al dire di Varrone dall'essere quello spazio, che si trovava subito dopo il muro Kè poteva ampliare questo sacro recinto se non colui , che avesse ampliato i confini deirimperio,e perciò specialmente si citano Siila, Cesare, Augusto. Nerone, Traiano, ed Aureliano, come quelli che colle loro conquiste aveano dilatato i termini del Komano dominio . La formula, che in tale occasione si usava ci è stata conservata da Festo Prima di chiudere questo capitolo stimiamo ancora opportuno, parlare di un altra questione insorta fra i moderni, se uno, o due fossero gli Aggeri, che difendevano Berna verso Oriente . Sì è veduto di sopra, che la maggior parte degli antichi Scrittori, che parlano dell'Aggere, a Servio Tullio l'attribuiscono 5 Plinio però, dice che Boma era chiusa ad Oriente dall' Aggere dì Tarquinio il Superbo , e Dionisio mentre descrive l'Aggere dalla porta Collina alla porta Esquilina non nomina chi lo facesse 5 ma nel parlare delle gesta di Tarquinio il Superbo dice i che quella parte del recinto di Roma , per la quale si andava a Gahii venne da lui con molta gente fortificata scavnndo una fossa più ampia, ed alzando più, alto il muro, ed occupando il luogo con torri più spesse imperciocché in quella parte la città sembrala men forte, mentre in tutto il rimanente del recinto era molto sicura, e di accesso difficile . Questo passo fece credere ad alcuni, che Tarquinio costruisse un altro Afifgere ad imitazione di quello di Servio Tullio e ad altri che questo fosse lo stesso, o al più un maggiore rinforzo del primo . Quanto a noi sembra, che Tarquinio probabilmente terminasse l'opera di Servio, e perciò alcuni degli antichi a lui l'attribuissero , e fra questi fu Plinio ; giacché d'altronde non ci par ragionevole ammettere intieramente, ed esclusivamente il suo testimonio , contro ciò che Livio, e Strabone anteriori a lui, e Scrittori di egual peso asserirono . Circa poi questo passo di Dionisio, non può esso applicarsi all' Aggere di Servio, poiché la porca Esquilina, dove l'Aggere finiva, era molto meno vi cina a Gabìi, di quello che qualche altra parte di quel fianco del recìnto, e principalmenle quella nelle vicinanze di S. Matteo in Merulana, fra questa chiesa oggi distrutta, e SS. Pietro e Marcellino. DalF altro canto il modo come si esprime Dionisio, non pare indicare un altro Aggere da paragonarsi a quello di Servio, e per conseguenza, è più probabile credere , che non fosse se non una fortificazione maggiore fatta in quella parte del recinto, che era fra la porta Esquilina, e quella gola che è fra il Celio, e FEsquilino, dove si trova la chiesa più volte citata de' SS. Pietro e Marcellino