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1 - Fontana di Trevi

Fontana di Trevi
Fontana di Trevi

ACQUA VERGINE.

Marco Viipsanio Agrippa, che tanto operò

per gli acquedotti durante la sua edilità, affine di animare i suoi deliziosi giardini che aveva nel Campo Marzio ne' dintorni del Pantheon, e soprattutto per fornire di acqua perenne le terme ivi da lui edificate, senza profittare delle acque di già introdotte, costrusse di pianta un nuovo acquedotto allacciando le sorgenti che formavano pantani nell'agro lucullano otto miglia lungi da Roma sulla via collatina, l'anno di Roma 727, ossia 27 avanti la era volgare Egli le diede il nome di Vergine perchè andando i soldati in traccia delle sorgenti una verginella ne mostrò alcune che servirono di guida a conoscere le altre, laonde fu ivi edificata una edicola nella quale una pittura mostrava il fatto, e questa vedevasi ancora ai tempi di Frontino; tradizione più naturale e vera di quella allegata da Plinio che vuol derivare il nome di Vergine dato a quest'acqua dall'aver essa schifato di mescersi col rivo Erculaneo che le scorreva dappresso. Questa è l'acqua che viene ancora in Roma in grande abbondanza, ed è purissima, e che il volgo chiama di Trevi dal nome della contrada dove oggi forma la gran fontana. L' acquedotto ha circa 14. m. di giro, ed entra in Roma moderna di là da Muro Torto, traversando il monte Pincio sotto la villa Medici, dove si discende per un antico adito scavato nella rupe del monte allo speco antico, ancor esso tagliato nello stesso masso. Di là costeggiando la falda occidentale dello stesso colle emergeva sopra archi sotto la contrada di Capo le Case, e questi archi probabilmente furono cagione che ne' tempi bassi si desse il nome di Arcioni a quel tratto della città, che in parte ancora lo conserva. Entrando l'acquedotto nel Campo Marzio sopra archi, varii monumenti contava, dove questi traversavano pubbliche vie, ed uno ancora ne rimane presso il Collegio Nazareno, di che farò più sotto menzione particolare; uno pur n'ebbe necessariamente sulla via flaminia, ne' dintorni di piazza di Sciarra, dove secondo Frontino, questi archi medesimi aveano termine, continuando l'acquedotto coperto fino alle Terme, ed all'Euripo, stagno artificiale formato da Agrippa, ed insieme co' giardini lasciato al popolo romano, per testimonianza di Ovidio.

TI . CLAVDIVS . DRVSI . F . CAESAR . AVGVSTVS . GERMANICVS

PONTIFEX . MAXIM . TRIB . POT . V • IMP . XI . P . P . COS . III. DESIG . IIII

ABCVS . DVCTVS . AQVAE . VIRGINIS . DISTVRBATOS . PER . C . CAESAREM

A . FVNDAMENTIS . NOVOS • FECIT • AG . RESTITUIT

Fontana di Trevi

La Fontana di Trevi in un disegno di PiranesiÈ questa la prlncipale mostra dell'acqua Vergine, o di Trevi, come corrottamente si dice, in luogo di Trivio, ed appartiene al Rione II., Trevi. Avanti il pontificato d'Urbano VIII. l'acqua vergine aveva il suo maggior emissario per tre bocche nel luogo stesso ov'ora si trova, se non che rimaneva rivolta ad occidente , quasi di fianco alla chiesa di s. Maria in Trivio. Il nominato pontefice però, circa l'anno 1527, volendo renderlo più visibile ai passeggeri , lo volse dal lato meridionale in cui sta tuttavia, dando esito alle acque per tre canali come appunto in passato. Ed aveva stabilito di ornare il castello, o emissario con parecchie statue; ma non esegui il concepito disegno, distratto dai pensieri di feroci guerre suscitatesi in Europa.

Pertanto le tre bocche dell'emissario rimasero così disadorno, versandosi l'acqua in una semplice e bassa conca. Innocenzo XII., Conti, dei duchi di Poli, nel suo breve pontificato non aderì alle sollecitazioni de' parenti di ornar la mostra di questo fonte , il cui condotto scorreva nascosto lungo l'intero suo palazzo paterno. Benedetto XlII., di casa Orsini, nell'ultim'anno del suo pontificalo diede a conoscere di voler nobilitare questa fontana dell'acqua Vergine, disegnando di erigere sopra i tre canali di essa la statua di Maria Vergine; ma la morte lo impedì dall'effettuare quanto erasi proposto. Clemente XII., Corsini, stimando fosse cosa disdicevoIe, che mentre l'Acqua Paola e la Felice avevano sul Gianicolo e sull'Esquilino magnifici monumenti e ricchi ornati, la Vergine, più di quelle pregevole e nel cuor di Roma situata, rimaner dovesse povera e negletta, comandò che si formassero disegni e modelli da' migliori disegnatori e più esperti architetti per abbellirla in modo condegno. Le opere di ciascuno furono esposte alla pubblica vista e censura. Fra tutte ebbe applauso quella architettata da Niccola Salvi romano, architetto e Prefetto dell'acqua stessa. Disposto quindi l'occorrente e condotta a fine la parte maggiore dell'edificio, sperava Clemente di presto vedere scorrer l'acqua al nuovo prospetto, nel quale fece porre le statue, che dovevano esservi, lavorate in stucco, non essendo ancora slate scolpite quelle di marmo. E tanta brama nutriva di mirar perfetta l'opera, che fece coniare e batter la gran medaglia colle parole: Fonte aquae Virginis ornato MDCCXXXVI., e sull'alto del prospetto ordinò si collocasse la iscrizione, di cui si dirà in seguito. Ma giunse l'anno 1740 e quell'ottimo pontefice se ne passò a miglior vita senza il contento d' aver veduto , come bramava , sgorgar l'acqua alla nuova fontana; perché molto tempo bisognava e molta spesa dovendosi abbassare alquanto l'antico speco per renderlo capace di maggior quantità d'acqua, necessaria a mostrare colla copiosa uscita qualche somiglianza coll'Oceano, soggetto principale dell'ornamento, conforme per noi si farà conoscere fra poco.

Salito al seggio pontificale Benedetto XIV., il 7 di agosto 1740, sperava il popolo di tosto veder comparir l'Acqua Vergine alla nuova e magnifica sua mostra; ma fino al 1744 la speranza non ebbe effetto; quantunque tutte le difficoltà del condotto fossero vinte ed il volume dell'acqua fosse stato accresciuto. Avvivata la fonte, rimaneva, a compier l'opera, che si scolpissero in marmo le statue destinate al prospetto, e già Benedetto aveva provveduto da Carrara i necessari marmi, e gli scultori prescelti vi lavoravano intorno, quando a Dio piacque di richiamarlo a se. Per la qual cosa Clemente XIII., Rezzonico, immediato suo successore, nel 1762 diede l'ultima mano alla splendida impresa, incominciata da Clemente XII. fin dall'anno 1735.

Narrate cosi in succinto le vicende a cui andò soggetta l'edificazione del nobile prospetto posto alla mostra principale dell'Acqua Vergine facciamoci a descriver l'edifizio , il più che si possa compendiosamente. Esso è posto dal lato di mezzogiorno del palazzo Poli, oggi del signor principe di Piombino. L'intero prospetto è murato in travertini e sorge da terra su d'un imbasamento a bugne, in cui apronsi parecchie finestre con inferriate, rispondenti dal lato orientale nel castello dell'acquua, e dall'occidentale in alcune stanze a terreno. L'ampia facciata è adorna ai fianchi di sei pilastri corinti, e nel mezzo, ove forma un risalto, da quattro colonne simili, quelli e queste sorreggenti un architrave con fregio e cornice, al quale è sopraposto un attico finestrato nelle parti laterali, ed in quella di mezzo un attico sporgente terminato da una balaustrata che ha nel centro l'arme di Clemente XII. retta da due Fame , opera di Paolo Benaglia, e sotto l'iscrizione qui appresso notata:

CLEMENS XII. PONT. MAX.

AQVAM ViRGlNEM

COPIA ET SALVBRITATE COMMENDATAM

CVLTV MAGNIFICO ORNAVIT

ANNO DOMINI MDCCXXXV. PONT. VI.

Nel fregio dell'architrave, proprio nella parte risaltante, si legge:

PERFECIT BENEDICTVS XIV. PONT. MAX.

Frammezzo ai pilastri, tanto da una banda quanlo dall'altra, apronsi due ordini di finestre, che corrispondono alle camere del palazzo. Il risalto nel centro del prospetto contiene tre nicchie scavale fra le colonne: quella di mezzo è a foggia di tribuna ed ha un ornato di quattro colonne joniche sostenenti un architrave su cui girasi la calotta abbellita d'un gentile scomparto di cassettoni. Le due nicchie laterali sono assi minori e di forma quadra: nel fregio che ricorre su tutte tre le nicchie sono queste parole, allusive al compimento dato all'opera da Clemente XIII.:

POSITIS SIGNIS ET ANAGLYPHIS TADVLIS IVSSV CLEMENTIS XIII.

PONT. MAX. OPVS CUM OMNI CVLTV ABSOLVTVM.

A. DOMINI MDCCCLXI.

La nicchia grande, ossia tribuna , contiene la statua colossale in marmo bianco, scolpita da Pietro Bracci, rappresentante l'Oceano. Egli sta in piedi su d'un carro composto di parecchie conchiglie , e sembra appunto che allora esca della propria reggia; il suo atteggiamento è maestosissimo , sicché diresti che vada scorrendo il mare come signore, imponendogli di placar la furia dell'onde. Il carro è tirato da due smisurati cavalli marini condotti da due tritoni, quelli e questi lavorati in marmo bianco dallo stesso Bracci : il cavallo a diritta dell'Oceano imbizzarrisce e s'impenna, talchè il tritone che lo guida, afferratolo pel freno gagliardamente, mostra di volerlo percuotere; l'altro cavallo procede placido e quieto, per cui il suo conduttore, tenendolo ne' crini senza sforzo di sorta, va suonando la buccina: con ciò si allude all'incostanza del mare, ora tempestoso ed ora calmo e quasi immobile. Per di sotto al carro rampolla l'acqua in prodigiosa copia, la quale a simiglianza d'un rapido fiume entra in una conca , da dove , frangendosi , precipita in un'altra più ampia, e da questa entro una terza più vasta ancora, cadendo poi nella sterminata vasca inferiore con strepito sempre crescente.

Nella nicchia laterale , a diritta di chi osserva, è collocata la statua colossale delia Salubrità , coronata d'alloro ed avente nelle mani una verga ed una coppa in cui si abbevera un serpe: l'altra nicchia a manca contiene la statua della Fertilità presso la quale è un vaso rovescialo versante acqua, mentre essa tiene con ambedue le mani un cestello ricolmo di frutta d'ogni specie: queste statue furono scolpite da Filippo Valle fiorentino. Sopra la Fertilità vedesi un bassorilievo quadro esprimente Agrippa che osserva la pianta degli acquedotti dell'acqua Vergine, lavoro di Gio. Battista Grossi romano; l'altro bassorilievo sulla Fertilità rappresenta la Vergine ninfa in atto di mostrare agli assetati soldati di Agrippa la scaturigine dell'acqua stessa , opera di Andrea Bergondi romano. L'attico sopraposto al risalto del prospetto ha quattro statue assai grandi rispondenti al vivo delle colonne, le quali significano le quattro stagioni, cioè la Primavera co' fiori, l'Autunno co' grappoli ed il nappo, l'Estate colle spighe, e l'Inverno colla cornucopia ripiena de' frutti propri a quella stagione. La prima di esse statue venne scolpita da Bartolommeo Pincellotti; la seconda dal cav. Queriolo; la terza da Bernardino Luduvisi, e la quarta da Agostino Corsini.

Dai lati del gruppo di mezzo e delle tre conche si allargano due immense scogliere bizzarrissime, sparse di piante acquatiche e di arbusti, fra le quali in modi diversi scorrono acque abbondanti, ora in ruscelli nascosti, ora in zampilli palesi, sempre però con varietà mirabile e bella distribuzione da allettare gli sguardi di chi osserva , e da muover gli animi a maraviglioso diletto.

L'edlfizio, da noi descritto alla meglio, dalla banda d'occidente è chiuso da un ricinto di colonnine di marmo bianco con i sbarre di ferro, il quale prosegue anche nella faccia meridionale, se non che in questa avvene un secondo, posto più in basso: dal canto d'oriente rimane chiuso da un saldo muro, che sostiene la strada e forma parapetto. Al fine di questo muro, verso la piazza, è un abbeveratoio per uso pubblico con grosso getto d'acqua, avendone anche due altre copiose bocche per di sotto entro il recinto. Dal mezzo della faccia orientale per 10 gradini si scende al piano ov'è la gran vasca centinata di marmo bianco in cui tutte l'acque della fonte si raccolgono, ed ove stando si può ad agio vagheggiare ogni parte dell'imponentissimo edifizio, e godere del nuovo ed incessante spettacolo.

La fontana di Trevi è certamente un' opera pregevolissima, e forse l'unica di tal genere che sia nel mondo. Soda ed appariscente è l'architettura del prospetto, (se bene certuni la trovin troppo gentile); ricchi gli ornamenti , buone le statue , quantunque sentano un po' dell'ammanieralo ; copiose le acque, compartite per lo più con accortezza giudiziosa. Se in tutto ciò v'ha difetto si potrebbe dire sia quello del basso collocamento della fontana, cagionato dal livello dell'acqua che l'alimenta, dal che nasce che volendola vagheggiare interamente conviene farlesi presso; talché non parmi sia vero ciò che alcuni pretendono, che se essa avesse innanzi una piazza produrrebbe effetto maggiore. A che servirebbe una spaziosa piazza, se l'opera non può esser veduta che per metà in distanza?

ROMA nell'anno MDCCCXXXVIII descritta DA ANTONIO NIBBY- 1841