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Fontana del Moro

Fontana del Moro
Fontana del Moro

Danneggiata la Fontana del Moro a Piazza Navona:

Le foto prima e dopo il danno e un sonetto di Gioacchino Belli dedicato alla fontana. Inoltre le foto della Fontana della Lumaca che originariamente Il Bernini aveva scoplpito per la fontana di Piazza Navona ma che poi fu sostituita con quella del Moro per voler di Olimpia Pamphili.

La fontana, presso il palazzo Braschi, disegni del Bernini, scolpita dal suo alunno Antonio Mari, rappresenta un Tritone, dal volgo chiamato il Moro di piazza Navona, del quale così scrisse il Belli. (Blasi)

Per quanto riguarda i tritoni, quelli che vediamo oggi non sono gli originali, eseguiti da vari scultori del '500. Essi furono spostati nel 1874 nel giardino del lago di villa Borghese. Questi che vediamo oggi intorno alla statua centrale del 'moro' sono copie, eseguite da Luigi Amici

Tale gruppo marmoreo ne sostituì un altro assai celebre, soprannominato 'della Lumaca', opera del Bernini, dove una splendida conchiglia, sostenuta da due piccoli delfini intrecciati, emetteva un alto zampillo, coronata da due lunghi getti laterali, provenienti dal catino da cui emergeva. Purtroppo la composizione, forse giudicata troppo piccola, non fu mai di pieno gradimento né di Donna Olimpia Pamphilij Maidalchini, né del Papa fu così trasferita nella villa Belrespiro sul Gianicolo, dove fa ancora bella mostra di sé e sostituita dal possente 'Moro'.

Ad oggi la Fontana della Lumaca è posta dentro Villa Pamphili vicino all'entrata di Via Aurelia Antica

Er Moro de Piazza–Navona

Vedi là quela statua der Moro

Ch'arivorta la panza a Sant'Agnesa?

Ebbé, una vorta una signora ingresa

La voleva dar Papa a peso d'oro

Ma er Santo Padre e tutto er Conciastoro,

Sapenno che quer marmoro, de spesa,

Costava più zecchini che nun pesa,

Senza nemmanco valutà er lavoro,

Je fece arrepricà dar Senatore

Come e quarmente nun voleva venne

Una funtana de quer gran valore.

E quell'ingresa che poteva spenne

Dicheno che ce morze de dolore:

Lusciattèi requia e scant'in pasce. ammenne.(1)

G.G.Belli

(1) Da “luceat ei et requiescant in pace amen”

La morte trova gran spazio nella poesia di Belli e non mancano, neppure su questo tema, citazioni abbastanza frequenti o di orazioni, o di luoghi del Nuovo Testamento. Naturalmente su questo argomento ad essere privilegiata è la preghiera del Requiem Aeternam, sia che con essa si voglia irridere una morte ritenuta sciocca ed inutile, come quella dell'inglese che vuoi comprare a peso d'oro dal papa la statua del Moro della fontana del Bernini che si trova in piazza Navona; ottenuto soltanto un netto rifiuto, muore di dolore.

E quell' ingresa che poteva spenne

dicheno che ce morze de dolore:

lusciattèi requia e scant'in pace amenne.

È un epitafio lapidario e ironico, ma nello stesso tempo solenne e per

la ieratica formula di preghiera, e per la solennità intrinseca della citazione

latina.

da Cadoni, Enzo (1986) Il Latino biblico ed ecclesiastico nei sonetti di

G. G. Belli. Sandalion