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3 - COLOSSEO - Anfiteatro Flavio

Perché L'Anfiteatro Flavio si chiama Colosseo?

COLOSSEO - Anfiteatro Flavio
COLOSSEO - Anfiteatro Flavio
Stampa antica del Colosseo

Senza le ostilità fra i Goti e l' Impero d'Oriente, Roma andò soggetta per venti e più anni a gravissimi mali. Non pare perciò probabile che in quel tempo il popolo romano pensasse ai giuochi ed ai pubblici divertimenti. Svanì pian piano l'uso degli spettacoli anfiteatrali; e la grande e venerabile mole dei Flavi rimase inutile e quasi abbandonata: cosi principiò a sofltrire gli insulti degli uomini e dei tempi. Quando nell' anno 663 l'Imperatore Costantino III venne in Roma, l'Anfiteatro Flavio conservavasi ancora intatto. Costantino depredò i bronzi dei romani monumenti: «XII dies in ci vitate Romana perseverans (Costantinus), omnia quae erant in aere ad ornatum civitatis deposuit; sed et ecclesiae sanctae Mariae ad Martyres quae de tigulis aereis erant discoperuit et in regia urbe cum alia diversa quas deposuerat direxit». Costantino III fu dunque causa della mancanza degli oggetti di bronzo che si è verificata in quasi tutti gli scavi praticati nel nostro Anfiteatro; e probabilmente fu pure ai tempi di queir Imperatore che scomparvero i clipei di bronzo e le coperture delle travi esterne del velario: anzi, con ogni verosimiglianza, fu egli stesso il rapitore della famosa statua colossale ricordata da Marziale, e che noi scorgiamo raffigurata sulle medaglie di Gordiano III, posta sopra un basamento, quasi di contro alla Mèta Sudante. È vero che li presso, come scrive Flaminio Vacca, fu rinvenuta una testa colossale di bronzo, rappresentante, secondo il parere di alcuni, Commodo; ma quel rinvenimento non può fare ostacolo alla supposizione accennata, perchè quella testa, secondo il giudizio degli scultori, e come leggesi nel Venuti , non corrisponde alle misure del Colosso lasciateci dagli scrittori antichi. Se la famosa profezia attribuita al Ven. Bada fosse autentica, e se l' interpretazione che ne danno alcuni storici antico-moderni fosse giusta, noi potremmo ritenere che nel secolo VIII l'Anfiteatro Flavio si conservasse ancora integro. Ma poiché oggi si dubita dell' autenticità di quel passo , ed è ben diversa l' interpretazione che vari storici contemporanei ci offrono di esso; non potrà sentenziarsi sull'integrità dell'Anfiteatro nel secolo VIII, fino a che sulla profezia di Beda non si sparga nuova luce. Sappiamo nondimeno che in quel secolo la celeberrima mole dei Flavi incominciò ad esser chiamata, anche da scrittori seri, indifferentemente Amphitheatrum e Colosseum. Nell'Itinerario di Einsiedeln leggiamo infatti: « Palatilo traiani. Amphitheatrum »; nel Libro Pontificale invece troviamo: «^ Colosseum ». Si disputa fra i dotti se l'Anfiteatro Flavio abbia avuto il nome di Colosseo per la grandiosità della sua mole, ovvero se questa voce abbia tratto origine dal vicino Colosso di Nerone; o se finalmente tal denominazione abbia avuto principio dalla posizione topografica del monumento: vale a dire, se r etimologia del Colosseo, il quale « trovavasi nella regione d'Iside e Serapide », provenga dalla corruzione della voce Collis Isaeum. Riportiamo le ragioni dei singoli scrittori, ed esaminiamo le loro sentenze. Il Donati, il Nardini, il Ficoroni, il Venuti e generalmente tutti i topografi di Roma fino al Nibby, opinarono che «Colosseo» derivi dal Colosso di Nerone, che sorgeva prossimo all'Anfiteatro Flavio, e che quel nome sia stato usato per la prima volta nei secoli barbari. Questi archeologi vedevano tanto limpida detta derivazione, da credere inutile un' opportuna dimostrazione.

Stampa antica del Colosseo

Che il Colosso di Nerone fosse celebre nell'antichità, ce l'attesta il ricordo che, con segni di vera ammirazione, ce ne trasmisero gli storici ed i poeti; e più ancora lo deduciamo dalla festa annua che ai 6 di Giugno celebravasi in suo onore e che ci è stata tramandata dal Calendario Filocaliano colla frase: Colossus coronattts. Questa festa fu probabilmente istituita in memoiia della dedicazione di quel Colosso al Sole, allorquando Vespasiano, daninatis sceleribus illius principis, cioè di Nerone, lo coronò con sette raggi colossali . Ma non sembra credibile che quei dotti abbiano potuto opinare che l'Anfiteatro Flavio assumesse il nome di Colosseo nei secoli barbari. Essi infatti dovean sapere (o almeno dubitarne) che a quei tempi il Colosso non più esisteva, lo mi permetterei piuttosto congetturare che quegli scrittori pensassero invece che quella voce fosse un' eco di un modo volgare antico, venuto in uso ai tempi di Adriano, e precisamente allorquando quel celeberrimo Colosso Neroniano venne collocato a pochi passi dall'Antiteatro. Di questo trasporto, fatto dal suddetto Imperatore, ce ne trasmise la memoria Sparziano ; e la somma difficoltà dell' impresa e la sua felice attuazione dovettero senza dubbio lasciai'e nel volgo una profonda impressione, la quale potè in seguito influir tanto da far sostituire nel discorso volgare alla parola Atnphitheatrum la voce Colossus. E ciò potè facilmente avvenire cambiando la frase ire ad amphitheatrum, in: ire ad colossum; cangiamento il quale avrebbe dato, in questo caso, origine alla frase (ora un po' strana, ma forse allora semplicissima): ad Colossum eo; espressione che, per una naturale eufonia, potè divenire AD Coloss'eo; e poiché nell' Anfiteatro Flavio si davano continui spettacoli, e v'era quindi occasione frequente di usare quella frase, pian piano l'Anfiteatro Flavio divenne addirittura il Colosseo. Un caso non simile ma uguale è avvenuto ai tempi nostri. Il teatro principale di Roma, detto di Apollo, sorse presso la Torre di Nona; e sebbene questa torre non si possa affatto paragonere al famoso Colosso di Nerone, pur nondimeno essa die il nome al teatro; e detta denominazione fu usata .da tutti indistintamente, anche dalle persone di più alto ceto, in modo, che formatasi dalle due parole un' unica voce, ognuno per dire: vado al teatro di Apollo, diceva: vado a Tordinona. Non pare adunque impossibile che anche gli antichi invece di dire: ad amphitheatrum eo, dicessero: ad colossum eo e poscia, per eufonia, ad Coloss'eo. Se poi si volesse ricercare nell' antichità un'origine più conforme alla gravità di quei dotti, potremmo opinare che quel vocabolo si principiasse ad usare subito dopo effettuato il trasporto del Colosso a pochi passi dell'Anfiteatro; e che, come da Isis nacque Isaeum, da Adriano Adrianeum, ecc.; cosi anche dal Colosso sia nata la voce Colosseum. In ogni modo, che l'Anfiteatro Flavio sia stato chiamato dal volgo Colosseo prima del secolo VIII è un fatto certo; e una prova la troviamo negli stessi documenti del secolo VIII, nei quali la parola Colosseo è usata come nome proprio dell'Anfiteatro a tutti cognito. Il Maffei, il Mazzocchi, il Nibby ed altri ritengono che l'Anfiteatro Flavio non abbia preso il nome di Colosseo per il Colosso, ma per la sua colossale mole. Ecco le parole del Maffei. « Questa mirabil mole chiamasi in Roma per tradizione immemorabile il il Coliseo; in latino si trova scritto Coliseum o Colosseum. Il comune consenso dei moderni scrittori ha già fissato da gran tempo, che cosi si denominasse l'Anfiteatro dal popolo, perchè in poca distanza da esso stesse il Colosso di Nerone : ma alcune considerazioni io proporrò, perchè altri giudichi se cosi debba continuarsi a credere.

Stampa antica del Colosseo

Il Colosso di Nerone alto 120 piedi, opera di Zenodoro, fu collocato nel vestibolo della sua Casa aurea. Abbiamo un epigramma di Marziale per cui si trova Tito d' aver restituita all'uso pubblico, e convertita in benefizio comune quella grande parte di Roma che Nerone aveva occupata con la sua casa. Vediamo in esso, come ov'era prima l'atrio, Tito fece strada, in poca distanza dalla quale era il Colosso, e vediamo come la venerabil mole dell'Anfiteati-o non fu alzata nel sito dell'atrio, sia del vestibolo, ma in quello delle peschiere (stagna Neronis erant), che dovean certamente essere dal vestibolo assai lontane. Presso all'Anfiteatro, ov'eran prima orti e passeggi, fece Terme chiamate da Marziale veloci doni (velocia munera); la ragione appar da Suetonio, che dice furono edificate in fretta (celeriter extructis), « Altre osservazioni ancora par che persuadano rimanesse in non piccola distanza dall'Anfiteatro il Colosso di Nerone. Fu esso poi mosso dal suo luogo, e fatto trasportare da Adriano: secondo Sparziano fu allora dedicato al Sole; ma sappiam da Plinio , damnatis sceleribus illius principis, che ciò era fatto fin dai suoi tempi, in odio alle scelleraggini di Nerone, e però quando il fece ristorar Vespasiano, di che parla Suetonio. Commodo poi lo tramutò di nuovo, fattagli levar la testa con riporvi la sua. Ora dice Sparziano che nel sito ov' era prima il Colosso, fu poi fatto il Tempio della Dea Roma (De eo loco in quo nunc templum Urbis est), quale non sarà certamente stato a ridosso dell'Anfiteatro; anzi convien dire ne fosse assai lontano, s'è il mentovato da Vittore in regìon diversa (Templum urbis Romae). L' istesso autore mette pure in region diversa dall'Anfiteatro un Colosso, distinto tra gli altri, e di consimil grandezza, che per quello appunto di cui si parla, par si palesi dall'aver avuto sette raggi intorno al capo, che lo denotavano sacro al Sole.

Non potè adunque denominarsi l'Anfiteatro da statua, che non gli era prossima, né attinente per nessun conto. La prima parte dell' argomentazione del Maffei si basa chiaramente sopra un falso supposto. Egli infatti crede che il Colosso di Nerone fosse assai lontano dall'Anfiteatro, mentre ormai nessuno dubita che il tempio di Venere e Roma, ossia il templum Urbis di Sparziano, trovavasi immediatamente di fronte al Colosseo; e quindi sappiamo di certo il posto ove Adriano collocò il Colosso. Sicché è cosa positiva l'opposto di quanto opinava l' illustre storico Veronese; e il Colosso di Nerone, dedicato al Sole, fu sempre vicino all'Anfiteatro, e dopo il suo traslocamento trovavasi tanto prossimo ad esso, che se avesse avute aperte le braccia, avrebbe potuto quasi toccare colla mano i travertini del Colosseo. Ma prosegue il Maffei : «che se prossimo ancora fosse stato un colosso a così vasto e dominante edifizio, anzi che dato il nome è assai più credibile l'avesse preso: e n'abbiam chiaro l'esempio, ove riferisce Plinio: vocatur Ponipeianus a vicinitate theatri, che un colosso di Giove, grande come una torre, fatto porre nel Campo Marzio da Claudio, per esser vicino al teatro di Pompeo, acquistò il nome di Pompeiano». Il Colosso di Nerone sorse pur troppo vicinissimo all'Anfiteatro, eppure non prese il nome di Flavius o Flavianus! Nessuno degli scrittori antichi ce lo ricorda infatti con questo appellativo. Gli ultimi due argomenti del Maffei sono i seguenti: «Che se altri mi richiede, donde adunque originata io pensi tal denominazione, dirò che da null'altro, se non dal comparir questo edifizio tra tutti gli altri, quel che era tra le statue un colosso, e dall' uso antico di chiamar cosi tutto ciò ciie eccedesse in grandezza. Vennemi questo pensiero gran tempo fa nel leggere in Suetonio, come a tempo di Caligola Esio Proculo per l'insigne ampiezza e bella forma del suo corpo veniva chiamato Colassero o Colosseo; come forse in quel luogo deve scriversi: ob egregiam corporis amplitudinem et speciem Colosserus dictus . Aggiunti altri esempì consimili, cosi prosegue; «Mi accertai del tutto scorrendo poi l'Istoria d'Erchemperto Monaco dell' edizione di Camillo Pellegrini, replicata ora nel tomo secondo delle Cose Italiche; perchè due volte in essa chiamasi colosso (forse è da legger Colosseo) l'anfiteatro di Capua, dove non era certamente il Colosso di Nerone. Appar però manifestamente, come si dava tal nome agli anfiteatri dal popolo, per la loro maravigliosa altezza». Tralascio gli esempì tolti dalla straordinaria grandezza dei corpi umani, perchè appunto da questi esempì si fa manifesto che il nome colosso fu sempre proprio delle statue gigantesche, e che da queste passò a significar coso di grande mole; e vengo all' ultimo argomento. Il monaco Erchemperto chiamò colosso e forse Colosseo l'Anfiteatro di Capua, ove non era certamente il Colosso di Nerone; ma lo chiamò cosi quando l'Anfiteatro Flavio già da tempo dicevasi Colosseo; e se il suddetto monaco chiamò con questo nome l'Anfiteatro di Capua, dovè così chiamarlo come appunto un contadino (che io conobbi mentre egli era al servizio di un mio amico) soleva chiamare Via Appia qualunque antica via lastricata di poligoni di lava basaltina . Il Mazzocchi non aggiunge agli argomenti del Mafifei che l'autorità di Esichio. E vero che gli etimologisti greci fanno derivare la parola xoXoaoó? dallo sfono che fa la vista per giungere ad una grande altezza; ma è pur certo che questo vocabolo xoXoaoó? e dai Greci e dai Latini fu costantemente usato ad indicare le statue di straordinaria grandezza. Il Nibby finalmente dice di non poter ammettere che l'Anfiteatro Flavio abbia preso il nome dal Colosso di Nerone, perchè nei tempi barbari questo non più esisteva. L'opinione del Nibby trova una risposta nella spiegazione già da me enunciata, e che io immaginai per poterci rendere ragione del come il Donati e gli altri dotti di sopra citati abbiano potuto ritenere che l'Anfiteatro Flavio prendesse il nome di Colosseo dal Colosso di Nerone. Rimane ad esaminare l'opinione del Corvisieri, il quale crede che la voce Coliseo abbia tratto origine da Collis Isaeum. Ecco le sue parole: « .... Nel perdere il suo nome una contrada, quello talvolta non dispariva del tutto ma rimaneva appiccato ad un monumento vicino; come avvenne dell'Anfiteatro Flavio che prese nome di Colliseo da una vicina contrada cosi detta dcill'Iseo sulle falde de colle Esquilino.... È d'avvertirsi che si l'una che l'altra lezione conservano chiare le forme del Collis Ysaeum, vocabolo poi convertito per eufonia in Collisaeum, il quale, come da per sé suona, non potè mai appartenere in origine all'Anfileatro Flavio; ma bensì ad un tempio della Dea Iside, detto dal colle per la sua giacitura, ed anche per distinguerlo da qualsifosse altro tempio dello stesso titolo. L'anonimo Einsidlense, che si vuol vissuto tra l'VIII e il IX secolo, ebbe occasione di nominare nel suo schema topografico di Roma l'Anfiteatro Flavio, ma lo disse Amphitheatrum e non già Collosaeurn, né Colisaeum. Ho esaminato inoltre le leggende dei SS. Martiri, utilissime a rischiarare la topografia di Roma nel medio evo, come quelle che in buona parte, secondo la sana critica, si reputano esercitazioni rettoiiche della letteratura monastica di quel tempo; e non ho mai trovato abbiano detto altrimenti che Anfiteatro quel luogo, il quale, per essere stato destinato alla morte di tanti campioni del cristianesimo, ebbero spesso il bisogno di nominare. La terza regione di Roma fu appunto detta di Iside dal tempio di questa Dea, che come principal monumento vi dovea figurare primo dell' impero di Tito e di Nerone. La memoria di questo tempio fu registrata nelle Mirabilia Romae: Coloseum fuit templum Solis, mire magnitudinis et pulchritudinis, diversis camerulis adaptatum, quod totum erat cohopertum ereo celo et deaurato, ubi tonitìtta, fulgura, et coruscationes fiebant, et per subtiles fèstulas pluvie mittebantur. Erant preterea ibi siyna supercelestia et planete Sol et Luna que quadrigiis propriis ducebantur. In medio vero Phebus etc. — Ben s' intende che il Coloseo nell' età delle Mirabilia più non esisteva, poiché se ne parla come d'un monumento che fu; e quindi la descrizione che se ne fa cosi impropria si deve credere basata sulla volgare tradizione del popolo, il quale, lontano dai tempi dell' idolatria, potè facilmente esser tratto a credere come indizio del tempio del Sole qualche avanzo della sua decorazione che accennava ai misteriosi simboli del culto Isiaco tra' quali avean pur luogo il Sole, la Luna ed altri segni celesti. Dobbiamo aver sempre presente che nel medio evo si giudicò assai grossamente delle nostre antichità. Rari sono que' monumenti, anzi rarissimi, che restarono immuni da un travisamento. Rispetto al Coloseo, poco ci caglia che non si scrivesse il giusto: ma basti il vederlo indicato ben diverso dall'Anfiteatro Flavio, com'è altresì questo del Coloseo. Forse fin dai tempi di Beda era già crollato il Coliseo, secondo mi par di raccogliere dall' oscurissimo contesto delle riferite parole ; nelle quali con troppa serietà s' è detto racchiudersi una giocosa predizione di quel pio scrittore. « Il Beda parla in quel punto della vana presunzione che ha l'uomo di non errare, della facilità che ne ha, e della vergogna che gliene deriva se ne venga convinto. A rafforzare la qual sentenza pare si valesse di quel vaticinio, che, dato come infallibile e come tale creduto, egli vedeva a' suoi tempi smentito dal fatto. Il nome di Coliseo rimase per lungo tempo attribuito alla contrada, e scomparsi gli avanzi di quel monumento, passò quindi a distinguere unicamente il vicino Anfiteatro; e fu la colossale figura di questo, per cui il popolo, ignaro della vera origine del vocabolo, lo ammodo in Colosseo. A suggellare ciò che ho detto, adduco la gravissima testimonianza di Benedetto, canonico di S. Pietro (sec. XII), dalla quale si conosce come a suo tempo fosse ancora distinto l'Anfiteatro della contrada, che, come ho detto, prese il nome di Colisseo. Descrivendo egli l'itinerario del Papa nel tornare il lunedi santo dalla Basilica Vaticana al Laterano, dice che, giunto all'arco trionfale di Costantino, divertiva a sinistra ante Amphitheatrum et per sanctam viàm juxta Colliseuni ; e queste parole c'indicano eziandio chiaramente la postura del Colliseo sulle pendici dell' Esquilino » . L'argomentazione del Corvisieri si riduce a questo: A levante dell'Anfiteatro v'è una lacinia dell'Esquilino, sulla quale (secondo il eh. autore) esisteva un tempio Isiaco, creduto nel medio evo del Sole. Questo tempio dalla sua elevata posizione, per distinguerlo dagli altri d'Iside che erano in Roma, fu detto Isaeum Collis, dal che Collis Isaeum e finalmente Colliseum e Coliseum; termine per lungo tempo attribuito alla contrada, e che poi, dal popolo ignaro della vera origine di quel vocabolo, fu applicato all'Anfiteatro Flavio, perchè lo vedeva un colosso ! La poca sodezza di questa argomentazione è palpabile : con tutto ciò è bene dimostrarla. Ritenere che su quella parte dell'Oppio la quale guarda l'Anfiteatro Flavio, sia esistito un tempio Isiaco, è un vero abbaglio. Non v'ha infatti chi ignori che quel sito fu occupato primieramente dalla Domus aurea di Nerone, la quale estendevasi dalla somma sacra via fin oltre le Terme di Traiano, con tutte le sue parti sontuose, non esclusa la termale e la magnifica piscina detta oggi le Sette Sale: posizione determinata con chiarezza da Marziale e da Suetonio, e resa certa dalle escavazioni fatte in quella zona. Poscia sorse su quell'altura la casa di Tito; ed il rinvenimento del Laocoonte ricordato da Plinio, in Tifi Imperatoris domo , ce l'ha dimostrato fino all'evidenza. Questa casa però non fu che la parte più nobile della Domus awea, assegnata da Vespasiano a Tito, ed estendevasi sull'Oppio. Finalmente sopra una gran parte della domus Titi furono erette le Terme di Traiano, le quali si conservano ancora in parte, ma che nel secolo XVI si trovavano in tanto eccellente stato di conservazione, che Palladio potè lasciarcene i disegni. Sappiamo inoltre che il tempio d'Iside e Serapide della III regione fu ben lungi da questa cima dell'Oppio; e sebbene ad alcuni sembrò vederlo sull'estremo lembo orientale del colle, pur tuttavia la grande maggioranza degli archeologi lo ritiene sorto nella valle Merulana, presso la chiesa dei SS. Pietro e Marcellino, dove in ogni tempo vennero in luce copiosi monumenti Isiaci. Cade così la maggiore della argomentazione del Corvisieri, e con essa la conseguenza.

Stampa antica del Colosseo

Tuttavia, se piacesse considerare per poco alcune prove addotte da quell'autore a sostegno della sua tesi, si troverebbero vacillanti assai. Ed invero, che dire del vaticinio cosi detto di Beda, e del passo delle Mirabilia riferiti dal Corvisieri al tempio d'Iside? Per ciò che riguarda il primo, converrebbe immaginarci il tempio d'Iside della III regione qualcosa di assai più celebre e grandioso del tempio di Giove Capitolino o del Pantheon, se il profeta, chiunque si fosse, fece dipendere da quel tempio le sorti di Roma e del mondo! Relativamente poi al passo delle Mirabilia, fa di mestieri osservare che questo è preso dalle Mirabilia breviata et Interpolata e che nella prima edizione della Mirabilia e nella Graphia è scritto : ante Coleseum templum Solis, e non Coleseum fuit templum, Solis. Leggendo adunque, colle prime edizioni, ante Coloseum templum Solis, si rende chiaro che il templum Solis (che per il Corvisieri sarebbe lo stesso che Isaeum) non era nè poteva essere il Coloseum. Se inoltre il passo delle Mirabilia breviata et interpolata fosse stato riportato per intero, si sarebbe veduto a colpo d'occhio che le stesse Mirabilia interpolate distinguono il Colosseo dal tempio. Il passo infatti chiude con queste parole: Ante vero Coliseum fuit templum in quo fiebant cerimoniae praedicto simulacro (al Colosso del Sole). Del resto, il rozzo e molto superficialmente erudito scrittore ci dà senz'altro la descrizione dell'Anfiteatro Flavio attinta dai classici. In quel coopertum aereo celo et deaurato vi si scorge l'esametro di Calpurnio : Balteus en gemmis, en illita porticus auro. Certatim radiant...; nell'ubi tonitrua, fulgura et coruscationes fiebant, apparisce il passo di Dione:» Il teatro venatorio percosso dal fulmine.... quasi che l'acqua che vi cadeva da ambo le parti venisse assoibita dalla forza dei lampi »; in quel per suhtilis fistulas pluviae mittebantur si rileggono le parole di Seneca: Numquid dubitas, quin sparsio illa, quae ex fundamentis mediae arenae crescens in summam amphitheatri altitudinem pervenit, cum intentione aquae fiat. Ma perchè andar più oltre colle osservazioni, se l'autore si basa su di un falso supposto? Ecco come l'Adinolfi giudicò l'opinione del Corvisieri : «Vi è qualche erudito che vorrebbe distinguere il Coliseo da Anfiteatro, dicendo che l'Anfiteatro fosse vicino al Colle Iseo, opinione che ha della sofisticheria». Di fronte a queste disparate opinioni, il sagace e prudente lettore sceglierà quella che gli parrà più verosimile.

tratto da: L'Anfiteatro Flavio di P. Colagrossi - 1913