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Arco di Giano

Arco di Giano
Arco di Giano

Dicesi, che nel Foro Boario fosse il Giano Quadrifonte condotto in Roma da Falerio ; il quale Servio nel settimo dell'Eneide scrive posto nel Foro Transitorio. Due sono gl'indizj di ciò: uno il non essere stato il Transitorio in Roma nel tempo, che Falerio fu soggiogato : da che hanno chimerizzato gli Antiquari, che Foro Transitorio fosse prima detto il Boario: l'altro quell'Arco quadrifronte, che presso a San Giorgio si vede, dal quale si argomenta quel Giano Quadrifonte essere stato prima ivi; ma tutto essere vanità dissi a pieno nella quarta Regione. L'Arco quadrifronte dunque presso a San Giorgio non fu Tempio di Giano, ma un Giano di quelli, che essere stati per ogni Regione Vittore dice; i quali come anche i bifronti, ne' luoghi de" traffici servivano di comodità ai negozianti . Questo non è strano che fosse uno de' due Fornici, o Archi, che Stertinio avere fatti nel Boario scrive Livio nel terzo della 4- c. 8. : et de manubiis duos fornices in Foro Boario ante Fortunae aedem, et Matris Matutae, unum in Maximo Circo fecit, et his fornicibus signa aurata imposuit : i luoghi de' quali segni erano facilmente i nicchi, che nell'Arco si veggono, dodici in ciascheduna faccia, cioè a dire otto finti, e quattro veri capaci di statue; sicché sedici statue poterono ivi essere di bronzo ( per quanto io mi penso ) dorato non molto grandi . S. Gregorio nell'Epistola 68. del nono libro fa menzione dì una Chiesa di S. Giorgio posta in loco, qui ad sedem dicitur, la quale se fosse questa del Velabro, o altra ha molto del dubbioso; ma se fu questa, è ancora probabile la vicina sede essere questa quadrifronte residenza di Gabbellierì, oppure di altri . In due sole faccie di questo arco si veggono quattro nicchie vere ed otto false : ma nelle altre due sono tutte vere.

Arco di Giano
Arco di Giano

Qualunque però sia stato l'uso di questa fabbrica, del che non vanno d' accordo gli Antiquari, l'opinione del Cardini, il quale la suppone del tempo della seconda guerra punica è inammissibile . Imperciocché prescindendo dalla sua architettura, che in tutte le parti respira la decadenza del buon gusto, questo monumento è di marmo greco, e si sa che il marmo greco non cominciò ad usarsi in Roma che negli ultimi tempi della Repubblica . Il Signor Abbate Uggeri ne ha data una descrizione, ed una pianta assai esatta, onde a quella rimando, chi vuole averne una più estesa notizia . Intanto aggiungerò, che ogni lato di questo edifizio è di cento due palmi, onde il totale della sua circonferenza è di quattrocento otto ; che l'opera laterizia che vi si vede sopra è un avanzo delle fortificazioni che vi fecero i Frangipani ne' tempi bassi, e finalmente, che essendo ingombro di terra fu negli anni scorsi dissotterrato, e reso nel suo totale alla pubblica vista ..

Arco di Giano
Arco di Giano

ROMA ANTICA D I FAMIANO NARDINI - 1819

ARCO detto di GIANO.

Così comunemente si appella il monumento ancora superstite al Velabro in un modo men proprio, imperciocché secondo ciò che venne notato nelle nozioni preliminari sugli archi. In principio di questo articolo, la parola ianiis volta da noi in giano equivaleva a passo, arco , fornice , ossia arco di transito; quindi chiamar questo fornice arco di Giano induce in primo luogo la idea falsa , quasi che l'arco fosse in qualche modo sacro a quel nume a guisa di un tempio, il che non era: in secondo luogo astraendo il nume dal monumento, il nome di arco dì Giano sarebbe un pleonasmo di sinonimia, cioè arco di arco. Appellazione giusta da darsi a questo monumento è quella di ifiano semplicemente , la quale a maggior chiarezza potrebbe accompagnarsi coll'epiteto di Quadrifronte per la faccia quadruplice che presenta. Esso è formato da quattro enormi piloni fasciati di massi di marmo, che sostengono una volta a crociera, onde aprire un ricovero in caso di pioggia , prestare ombra ne'raggi cocenti del sole, uso al quale questi fornici erano particolarmente destinati, siccome fu indicato a suo luogo. Ciascuna faccia presenta 79 piedi di larghezza, e ne'plloni dodici nicchie, cioè sei per ciascun pilone divise in due ordini, tre per tre: di queste nicchie, le faccle settentrionale e meridionale quattro sole presentano vere, e sono le due centrali di ciascun pi- Jone: le altre otto sono soltanto indicate. Facile è indovinare la causa di quest'anomalia riflettendo che se fossero state scavate le nicchie angolari avrebbero queste compenetrato quelle delle faccie occidentale ed orientale, che erano state scavate. Queste nicchie contenevano statue di numi , protettori della contrada. I piloni presentano un gran basamento sotto le nicchie , il quale sosteneva colonne di marmo bianco di ordine corintio, corrispondenti all'intervallo fralle nicchie: quindi nella faccia esterna ciascun pilone era ornato da due ordini di colonne, uno sovrapposto all' altro (juanti sono gli ordini delle niccliie. Di queste colonne, de' capitelli, e dell'intavolamento, che sostenevano, rimangono avanzi che veggonsi collocati sul basamento medesimo. Entro il pilone settentrionale è una scala per salire al terrazzo. Questa scala rozzamente formata con frantumi di ornato lascia travvedere che anche i massi che fasciano l'esterno del monumento erano stali tolti da altri edificiì, fatto che da per se stesso non lascerebbe dubbio doversi attribuire questo monumento ad una epoca di decadenza. Ma a questa testimonianza si unisce l'altra dello stile della fabbrica in genere, che essendo solidissima nella massa de'piloni veniva adornata con quelle meschine nicchie, e colonne delle quali feci menzione; e la rozza esecuzione delle modlnaturc, de'capitelli, delle figure nelle chiavi degli archi, e di tutti gli altri ornamenti, particolari che hanno una stretta analogia con altre opere de'tempi settimiani. Quindi io credo che possa attribuirsi questo monumento alla era di Settimio Sevei'o, il quale sembra, che ergesse questo giano colle spoglie di altri edificii a ricovero de'mercanti de'buoi, e di altri negozianti del Foro Boario. Essendo i massi di marmo di questo monumento legati insieme con perni di bronzo andò ne' tempi bassi soggetto ad essere deformato con buchi, onde torre questi perni medesimi ed il piombo che li fermava, siccome si vide parlando dell'Anfìteatro Flavio , e come in altri monumenti si osserva. La sua solidità poi è tale che non poteva sfuggire ai baroni de'tempi bassi di trarne partito. Infatti i Frangipani che nel secolo XII, e XlII. erano signori di queste contrade, formarono di questo giano una torre chiudendo i fornici ed alzando una corlina di muro sulla sua sommila. Questa cortina rimaneva ancora ai giorni nostri, ma in uno stalo rovinoso, e presentava la costruzione laterizia del secolo XlII. onde l'auno 1829 fu demolita, e così l'arco rimase sgombrato nello stato suo primitivo. Il piano poi che era stato sterrato nell'anno 1812 fu ridotto più regolare in quella medesima circostanza, onde conciliare per quanto fosse possibile il commodo de* carri che tragittano da questa parte colla integrità del monumento.

Antonio Nibby

Arco di Giano
Arco di Giano