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5 - Arco di Costantino

Rilievi dell'età di Traiano

Arco di Costantino
Arco di Costantino

parte quinta

Attico e interno del fornice mediano

17 nell'attico:
carica della cavalleria Romana
comandata da Traiano stesso contro i barbari che indietreggiano

18 all'interno del fornice mediano: la cavalleria e la fanteria Romana conducono i prigionieri Daci dopo aver conquistato un villaggio esibendo le teste dei nemici.

19 nell'attico:
combattimento contro i Daci

20 all'interno del fornice mediano:
Traiano entra vittorioso a Porta Capena accompagnato dalla Virtù e con la Vittoria che lo incorona

Il signor Raffaele Sterni ci ha convinti che i due grandi bassorilievi posti sotto il fornice principale sono da attribuirsi all'epoca di Traiano, anche se sono stati successivamente rovinati dalle manomissioni ordinate da Costantino allo scopo di adattare a se stesso il monumento originario. In realtà essi appaiono come la continuazione dei bassorilievi dell'attico.
Inoltre, quando il monumento era ancora seminterrato, le due sculture furono rovinate dai passanti. Non fu che nel 1804, sotto il pontificato di Pio vi, che quest'arco e quello di Settimio Severo furono liberati dalla terra. Ora entrambi si innalzano su una piattaforma a livello inferiore di quello circostante, chiusa da un muro di sostegno alto otto o dieci piedi.
Siamo poi andati a leggere la vita di Traiano all'ombra di un boschetto di acacie, piantate dai francesi a pochi passi da qui. Ci ha talmente interessati che siamo ritornati all'arco di trionfo per esaminare più attentamente i bassorilievi che rappresentano le imprese del grande uomo.
Il primo, alla sinistra di chi viene dal Colosseo, rappresenta l'ingresso di Traiano a Roma; il secondo celebra la restaurazione della via Appia; il terzo una distribuzione di viveri alla popolazione; il quarto mostra Portomasiride, re d'Armenia, detronizzato da Traiano.
Sia il bassorilievo quadrato posto verso gli Orti Farnese che quello che guarda dalla parte del Celio, illustrano la vittoria di Traiano su Decebalo, re dei Daci. Gli altri riquadri rappresentano la scoperta di una congiura organizzata da Decebalo, Traiano che da un nuovo re ai Parti, una allocuzione ai soldati e infine il solenne sacrificio detto Suovetaurilia.
(Stendhal 1828)

Statue di prigionieri Daci dell'età di Traiano

(4 sul lato sud e 4 sul lato nord)

Fu eretto questo arco al gran Costantino dopo la vittoria riportata su Massenzio. È ricco di bei marmi, bassirilievi, e otto statue poste sul cornicione, alle quali sono state troncate le teste; e le favole volgari dicono, che furono troncate, e portate a Firenze da Lorenzo il Magnifico padre di Leone X il che si prova falso, perchè quelle teste non si trovano in Firenze, dove è stato conservato, e tuttavia si conserva accuratamente ogni antico rottame. Inoltre in quei tempi ci era tanto grande abbondanza di antiche eccellenti sculture, ch'erano trascurate; onde chie se ne voleva provvedere, poteva senza alcuna fatica, e con non molta spesa farne una raccolta eguale a quella di Campidoglio; e così e il Magnifico, a cui non mancava danaro, senza commettere un furto cotanto barbaro, e pericoloso, per acquistare otto teste incognite. È composto quest'arco di bassirilievi parte rozzi, e goffi, e parte eccellentissimi, ma i primi sono scolpiti al tempo di Costantino, e gli altri furono levati dal Foro di Traiano. Essendo quest'arco ridotto in pessimo stato, la gloriosa memoria di Clemente XII lo fece restaurare da Pietro Bracci, che fece una statua intera, e rifece le teste all'altre.
(Filippo Titi)

Lorenzino de' Medici, l'uomo che uccise il duca Alessandro senza comprendere che bisognava contemporaneamente restaurare la libertà, credette di immortalarsi facendo togliere le teste alle otto statue dei prigionieri di guerra barbari che si innalzano sulle colonne dell'arco. Le teste che si vedono oggi sono moderne; pare che siano state rifatte sugli antichi modelli da un certo Bracci, all'epoca di Clemente XIII. Delle statue dei re barbari prigionieri di guerra, sette sono di pavonazzo e appartengono al monumento traianeo, mentre l'ottava, di marmo bianco, è opera moderna dell'epoca di Clemente XII.
(Stendhal 1828)