Tesori di Roma: foto di Roma gratis

Piazza di Spagna e Trinità dei Monti

Piazza di Spagna e Trinità dei Monti
Piazza di Spagna e Trinità dei Monti

Del Rione IV., Campo Marzio

Può dirsi questa una delle più vaste piazze di Roma. La sua forma è quella d'un quadrilunga e si stende in lunghezza da tramontana a mezzogiorno. Essa piglia il nome dal palazzo degli ambasciatori della corona spagnuola, il quale ergesi dalla parte di ponente, nel lato della piazza che più s'avvicina al suo confine meridionale. Questo palazzo non ha all'esterno un aspetto che imponga , pure il vestibolo è bello , e gli appartamenti sono grandiosi. II mezzo della piazza rimane decorato dalla fontana bizzarrissima detta la Barcaccia. Incontro alla quale fontana scorgesi la imponente gradinata, che mette al piano del Pincio , proprio dov'è la chiesa della Trinità de' Monti. Da man sinistra , passata alquanto la fontana, trovasi la piazza Mignanelli col palazzo di questa famiglia, ove oggi è la Banca Romana. La piazza di Spagna dal lato meridionale termina col prospetto dell'immenso edifizio di Propaganda Fide , e negli altri lati è circondala di eleganti fabbriche. Da essa dlramansi nove strade , senza contare la gradinata suddetta: due di queste procedono verso mezzodì, cinque verso ponente, una verso tramontana, e una verso levante.

FONTANA DENOMINATA DELLA BARCACCIA.

Del Rione IV., Campo Marzio

Urbano VIII, di sempre grata ricordazione, impedito, dai tumulti di guerra dall'ornare nobilmente la principale mostra dell'acqua vergine al Trivio, risolvette almeno di largire il benefizio dell'acqua stessa agli abitanti della piazza di Spagna, per dove passavano i condotti di essa, e di ornare ad un tempo la detta piazza con una fontana pubblica, di cui commise l'esecuzione al cav. Lorenzo Bernini. Egli adunque, dopo aver tatto gli opportuni scandagli, per conoscere fino a che livello del piano potesse alzarsi l'acqua, costruì la fonte di cui parliamo, la quale è a questo modo composta. Parecchi palmi sotto il piano della piazza vedesi collocata una gran vasca ovale, entro cui, quasi galleggiasse sul mare, è posto un bastimento tutto di travertino. Nella parte interna di esso, tanto da poppa quanto da prua, si vede scolpito un sole, stemma barberiniano, dalla cui bocca sgorga l'acqua a foggia di ventaglio, cadendo in una conchiglia sottoposta , e riversandosi poscia nel bastimento, dove pure si versa quella del gitto saliente, che mirasi nel centro uscire di mezzo ad un grande giglio, oggi in gran parte rovinato. Parimenti da poppa e da prua ha per di fuori il bastimento medesimo le arme del pontefice Urbano VIII., per di sotto ad ognuna delle quali sono figurate due bocche di cannoni versanti acqua nella gran vasca, dove pur si raccolgon quelle che dal bastimento rigurgitano.

ROMA nell'anno MDCCCXXXVIII descritta DA ANTONIO NIBBY- 1841

Piazza di Spagna

Questa piazza, ch'è una delle più belle delle più magnifiche di Roma, è decorata da buoni casamenti, e dai palazzi Mignanellii, di Propaganda, e da quello della Regia Corte di Spagna, da cui à preso la sua denominazione. Essa è il luogo di Roma più frequentato dai Forastieri, tanto perchè è vicina alla porta del Popolo, quanto perchè quivi, e nelle sue vicinanze si ritrovano le migliori locande. Nel suo mezzo evvi una bella fontana, fatta in forma di barca dal cav. Bernini; e da quì per una magnifica scalinata, che fu costruita sotto il Pontificato d'Innocenzo XIII col disegno di Francesco de Sanctis, a spese di Mr. Gueflier, Francese, si sale sul monte Pincio, su cui, come si è detto, è la Chiesa della Trinità de' Monti.

Dove è ora la piazza di Spagna si crede che anticamente fosse la Naumachia di Domiziano, la quale era vastissima, e conteneva una gran quantità d'acqua, in cui si facevano de' combattimenti navali per divertire il Popolo, e per adestrare nel tempo stesso la Gioventù alla guerra marittima.

Dirimpetto alla suddetta scalinata si vede una lunga, e spaziosa via, che s'interna nella Città, chiamata strada Condotti, perchè per essa passano i condotti dell'acqua Vergine, detta di Trevi. Il primo palazzo, che vi si trova a sinistra appartiene alla Casa Lepri. Poco più avanti evvi sulla destra il palazzo della Religione di Malta, [...] la s. Teresa sopra quella del monastero, è opera parimente d'Andrea Sacchi, la quale avendo patito fu ritoccata da Carlo Maratta. Tra questa Chiesa, e quella di s. Andrea delle Fratte, verso la chiavica del Bufalo erano situati i celebri orti di Lucullo, i quali furono fatti da L. Lucullo dopo aver vinto Mitridate; e riuscirono di tanta magnificenza, che divennero le delizie de' Cesari.

Colonna dell'Immacolata

la colonna commemorativa del dogma dell'Immacolata Concezione (8 dicembre 1854) ordinata da Pio IX (L. Poletti 1856), agli scultori S. Revelli, C. Chelli, I. Jacometti e A. Tadolini. La colonna sorge su un piedistallo ornato dalle statue di Isaia, Ezechiele, Mosè e David ed in alto la statua della Madonna. Tutti gli anni, in occasione della festività dell'8 dicembre, Roma omaggia, unitamente al Papa, di fiori l'Immacolata.

Nel 600, Piazza di Spagna, che si chiamava di Francia, fu motivo di disputa, a colpi di alabarda ed archibugi, per i diritti su di essa fra l'ambasciatore francese, che aveva le truppe nel convento di Trinità dei Monti e quello spagnolo che la sorvegliava dal palazzo fortezza di Largo Mignanelli. Papa Innocenzo XI, nel 1676, con un decreto abolì i diritti di quartiere, e pone fine alla guerra in piazza, ma l'ambasciatore di Spagna, risiedendo sul posto, fece del suo palazzo il naturale punto d'incontro dell'intero quartiere, una zona franca con un proprio servizio postale, autonomo da quello del Papa. E la piazza si chiamò di Spagna.

Le ggiurisdizzione

È un gran birbo futtuto chi sse lagna

de le cose ppiú mmejjo der Governo.

Come! ner cor de Roma cuel’inferno

de le puttane de Piazza de Spagna?!

S’aveva da vedé ’na scrofa cagna

d’istat’e utunno e pprimaver’e inverno,

su cquer zanto cuscino, in zempiterno

a cchiamà li cojjoni a la cuccagna?

Hanno fatto bbenone: armanco adesso

se fotte pe le case a la sordina,

e ccor prossimo tuo come te stesso.

Mo ttutto se pò ffà ccor zu’ riguardo

co cquella ch’er Zignore te distina;

e ar piuppiú cce pò uscí cquarche bbastardo.

G. GIOACCHINO Belli