Tesori di Roma: foto di Roma gratis

OSTIA ANTICA

parte prima

Teatro Romano di Ostia Antica
Teatro Romano di Ostia Antica

Ostia fu una colonna fondata, secondo le tradizioni romane, in tempi antichissimi da Anco Marcio, allo scopo di affrancare, per il Tevere, il commercio di Roma dalla dipendenza degli Etruschi, e fornire alla città il sale : perciò anche le saline ostiensi furono dagli antichi attribuite allo stesso Anco Marcio.

La storia di Roma antica ricorda spesso ma non però prima delle guerre puniche, il nome e gli eventi di Ostia : i pirati greci ne assaltarono più volte le spiaggie ; Cornelio Scipione salpa da Ostia con trenta quinqueremi per la guerra di Spagna : nella guerra di Mario e Siila, Mario prende Ostia e la saccheggia ; la flotta romana, ancorata in Ostia, al tempo di Cicerone, viene sorpresa dai pirati cilicii e dispersa : Strabene narra che ai suoi tempi il porto di Ostia era quasi completamente interrato dalla sabbia del fiume, così che le grosse navi cariche di merci rimanevano in alto mare, e' venivano scaricate da barche minori trascinate poi, a forza di buoi, lungo il fiume, fino a Roma. Claudio finalmente fa costruire il nuovo porto di Ostia, Nerone fa radunare ad Ostia le cose più necessarie per fornire la città dopo il famoso incendio : Trajano amplia il porto ostiense, vi aggiunge un bacino interno e fa murare la fossa o canale, ora detto di Fiumicino : fatto che modifica essenzialmente lo stato fisico della spiaggia e quello economico della città.

Anche del Cristianesimo sono in Ostia numerose memorie : Santa Aurea, di cui rimane il culto nella chiesa principale di Ostia moderna, vi ebbe il martirio nel suo fondo ostiense : Santa Monica, madre di Sant'Agostino, muore in Ostia donde si preparava a partir per l'Africa col figlio : ed è memorabile il dolcissimo colloquio che essa ebbe con lui, alla finestra, prima di morire, e che Agostino narra con tanta soavità di stile nelle sue Confessioni.

II procedere dei lavori di scavo e di ricognizione conferma sempre più che Ostia romana ebbe veramente tutti i caratteri tipici di una grande città commerciale : dall'oblio millenario uscirono a poco per volta alla luce insieme ai templi degli dei, l'arsenale in cui si fabbricarono per tanti secoli tutte le navi romane da commercio, i magazzini vastissimi delle merci e delle provvigioni che fornivano e alimentavano Roma, le residenze dei magistrati municipali e di quelle tante corporazioni di artefici e di operai che necessariamente richiedeva un così grande emporio.

Tutto in Ostia ci parla d'una felice prosperità : dalle rovine che si stendono per più di un chilometro quadrato, sono uscite pitture e sculture e statue e colonne e avanzi di edifici sontuosi, che ci provano come in tutto fosse Ostia una piccola Roma. Nel suo porto confluivano le navi che dalla Siria e dall'Egitto portavano a Roma i marmi preziosi, le spezie, ed i carichi di grano : e ognuno sa l'importanza che questa questione del grano aveva per Roma, che temeva sempre la carestia e le rivolte che ne erano immediata conseguenza. Onde non lesinavano i romani nell'arricchire le loro colonie di edifici cospicui, ove le merci potessero essere comodamente deposte : sicché poche antiche città presentano all'archeologo così evidenti tracce di quello che esse furono ; nessun'altra, da Roma e da Pompei in fuori, ha dato alla scienza archeologica ed epigrafica tanta copia di monumenti.

Ma la colonia che con Roma era nata ed era giunta al fasto e alla potenza, rapidamente decadde col declinar della madre.

Le invasioni barbariche e poi specialmente le incursioni e i saccheggi dei Saraceni diedero alle città l'ultimo crollo : onde Gregorio IV, per tentar di ;salvare i pochi abitanti che vi erano restati, costruì un nuovo borgo più dentro terra, presso il sito di Ostia moderna, e gli diede il suo nome chiamandolo Gregoriopoli : ma né la nuova città né il nome durarono a lungo.

Fu verso la fine del secolo XV che, appunto nel luogo dì questo borgo, fu edificato il famoso castello di Ostia, il quale fu per tanti secoli attribuito al Sangallo : ma un'iscrizione scoperta qualche anno fa sull'architrave esterna: della rocca attribuisce la costruzione dell'edificio a Baccio Pontelli. Il Castello, che fu in questi ultimi tempi ben sgombrato e ripulito e reso finalmente accessibile in ogni sua parte, dovette esser veramente ai suoi tempi un forte arnese di guerra : né certo dietro la sua triplice difesa di mura e di saracinesche, poteva temere dei furiosi ma rapidi attacchi dei corsari.

Ed è uno spettacolo incomparabilmente grandioso quello che si offre alla vista di chi, dopo avere errato per gli oscuri meandri della rocca, si affaccia alla grande terrazza circolare che le fa corona. Da una parte l'oscura selva di Castel Fusano ove fu Laurento, e più in giù l'erta torre di Pratica, ove fu Lavinio — quali nomi e quali memorie ! — e in fondo i colli Albani e i monti della Sabina ; dall'altra, da Gaeta al Monte Argentaro; azzurreggia il Tirreno, cui porta il Tevere, pigramente scorrendo, la lenta massa delle sue acque : lontana, confusa nelle vaghe nebbie dell'orizzonte, Roma, colle sue torri coi suoi monumenti con la sua enorme cupola che li domina tutti. Sotto, una lunga bassura di terreno paludoso, indica l'antichissimo letto del Tevere ; dai prati di Tor di Valle e da quelli di Fiume morto sale un delicato sottile profumo di fieni e di giunchiglie : pesa tutto intorno il grave silenzio delle cose morte, rotto appena, di quando in quando, dal gracidar dei ranocchi e da un remoto suono di campane.

Qui, intorno alla torre che esisteva prima di questa del Pontelli, che fu edificata a spese di Giulio II, gli scarsi abitanti di Ostia vennero dopo il sesto secolo ritraendosi dalle coste mal sicure, e troppo esposte ai frequenti saccheggi dei pirati : così che andò a poco a poco scomparendo il luogo e quasi il nome di Ostia antica, e fu ventura che di mezzo al fitto roveto che si stese sulla morta città emergessero le altissime mura del tempio di Vulcano : fu questo durante tutto il medio evo il solo segno che nel vasto deserto indicasse ai passanti il luogo dove fu Ostia.

Noi non possiamo qui riferire i risultati particolari degli scavi fatti in questi ultimi anni sotto la direzione del dottissimo Vaglieri : grandiosissimi risultati che hanno già posto in luce monumenti cospicui e intieri isolati di case e mosaici e bronzi e lapidi e opere d'arte, e porticati e strade.

Diremo solo che la Via dei Sepolcri, ritenuta fino agli ultimi scavi, siccome l'ultimo tratto dell' Ostiense, risultò non essere che una via secondaria estraurbana, come secondaria, quasi un secondo fornice, è la Porta Romana. Infatti la grande Via Ostiense, nel suo ultimo tratto, è oggi in luce col suo bel pavimento a poligoni di selce, colle sue crepidini, con la grande fogna sotto il marciapiedi. Era fiancheggiata di tomlbe da ambedue le parti, e queste ora si vedono soltanto sul lato sinistro, quello di destra essendo ancora sotterra.

Gli avanzi di queste tombe, che furono purtroppo devastate (sia per ricerca di tesori, sia per il materiale necessario alle costruzioni di Ostia medioevale), dimostrano ancora in parte la loro magnificenza : non va dimenticato però che le tombe non ebbero riposo nemmeno nei tempi antichi, perché furono fatte e rifatte ; e costruzioni del III secolo d. C, si vedono, per esempio, innestate nelle più antiche.

Curiosa è la sepoltura della venticinquenne Giulia Veneria (così l'inscrizione sepolcrale) tra le cui gambe stanno le ossa di un bambino ; e bella la tomba con archetti eleganti, ornati di tufi rossi, con mosaici e stucchi, che ha l'ingresso sulla Via dei Sepolcri. Ricchissimo doveva essere il sepolcro, poco lontano dalla porta, di L. Fabio Domizio Ermogene, costruito nel III secolo d. C., sopra un edifizio circolare di tufo dell'epoca repubblicana. Morì giovane Ermogene, quand'era edile, e il padre in sua memoria fa una donazione alla città perché nel giorno natalizio del figlio ogni anno tanto i decurioni, che erano in Ostia 110, siccome sappiamo da questa inscrizione, quanto gli altri suoi colleghi apparitori, facessero un solenne banchetto. E statue erano innalzate nel Foro in onore del giovane.

L'avvicinarsi della città ci è manifestato dalla grande base coll'iscrizione :

Saluti Caesaris Augusti Glabrio patronus coloniae

decreto decurionum faciumluin curavit.

La statua della Salus Augusta fu forse qui, innanzi alla porta, collocata in occasione della venuta di qualche imperatore, quale augurio di benvenuto.

Passata la porla fu scoperto un largo, sul cui Iato sinistro è un grande abbeveratoio lungo 24 metri, e poi un piazzale più vasto, tra due strade, sul quale aveva la fronte un grande edificio che ancora è sotterra. E la strada larga continua fiancheggiata da portici e doveva continuare più in giù sino all'antica Ricche dobbiamo supporre le Taberne su questa via, ch'era senza dubbio il decumano (o una delle due grandi vie principali, tagliantisi a croce) di Ostia. Di una sola però possiamo riconoscere l'uso : quella dove si legge sul mosaico, ornato di un cratere:

Fortunatus ;.... (era) fera qiiod sitis bibe,

cioè bevi del cratere finché vuoi ; e Fortunato dev'essere il nome del proprietario dell'osteria, del quale il mosaico costituiva l'insegna.

Su questa via danno le vie secondarie. È in corso di esplorazione quella dei vigili (perché su essa dava l'ingresso principale della caserma di questi, ingresso non ancora venuto in luce .

È invece completamente esplorata quella della Fontana, detta così per una bella fontana coperta, dove vediamo ancora le traccie delle corde, e il porto delle conche dove l'acqua andava, uscendo da un rubinetto. Questa via è chiusa verso la via principale da quell'osteria di Fortunato, di cui parliamo più sopra. Ha su un lato le Terme e la Caserma dei vigili ; sull'altro case e Taberne. In una di queste case si vedono in una stanza pitture parietali discretamente conservate e notevoli per la storia dell'arte, perché prima di questa scoperta si riteneva che lo stile di queste pitture fosse cessato in epoca anteriore.

È veramente una meraviglia, ora, quest'ampia strada, magnificamente imperiale, linda e pulita, senza un filo d'erba tra i bei poligoni del lastricato. Pare che dalle soglie degli uffici, dalle aperte botteghe essa attenda ancora che da un momento all'altro escano quegli industriali, quei capitani marittimi, quei sensali d'affari d'ogni genere che la affollavano sedici secoli fa ; o che, proveniente da Roma, la percorra ancora in lettiga qualche ricco mercante, venuto a far incetta di grano, col suo lungo seguito di schiavi carichi di sacchi di monete, e di scribi recanti le pergamene ove si . dovevano stendere i contratti.

Sul lato opposto della via principale, è esplorata una via secondaria che riuniva quella con una parallela (proveniente dalla Porta romana) . Conserva su un lato un santuario orientale, che ha la forma consueta dei Mitrei, ma che le iscrizioni rinvenute farebbero credere sacro al Dio Sabazio.

Curandosi in questi ultimi scavi in prima linea lo sterro della strada principale, poco si è scavato negli edifizi ; anzi gli scavi sono stati fatti quasi soltanto nelle Terme, di cui solo tre sale erano state precedentemente esplorate.

Le Terme sono un grandioso edificio con la fronte sulla via principale, con l'ingresso però sulla via dei vigili, dove una piccola stanza con mosaico ci indica la sede del portiere.

Un altro lato dà sulla via della Fontana, e un altro guarda la Caserma dei vigili.

La parte orientale rappresenta le vere Terme con le sale di accesso, le piscine, il calidarium e gli annessi. È ricca di mosaici (scene con divinità e mostri marini) . L'occidentale invece è occupata dalla palestra, che è un grandioso peristilio : nel cortile centrale esistono ancora gli incassi per gli attrezzi e in un angolo la latrina con le pareti affrescate e ricoperte di graffiti in lingua greca. Di questo grande edificio si sta ora ultimando lo sterro dalla parte orientale, dove esistono i corridoi sotterranei per passaggio e riscaldamento ; e si sta pure finendo lo sterro della Caserma dei vigili, di cui giace ancora sotterra la parte anteriore.

Si è per grande parte isolato anche il teatro, che era circondato da un portico. È questa veramente una maestosa costruzione, che andava da una parte rinterrandosi un'altra volta, dall'altra deperendo ne' suoi muri : si attende ora al restauro di questi e si procede a rifare lo sterro dell'orchestra, onde il teatro riacquisterà il suo primitivo aspetto solenne.

Interessante è lo scavo dell'iposcenio, donde vennero in luce i frammenti di più statue di bronzo e un torso (di atleta ?) e frammenti di decorazione architettonica, tutto precipitato laggiù, quando rovinò il tavolato che formava il palcoscenico. Di particolare interesse sono i pochi avanzi che ci permettono di riconoscere alcunché del movimento dei macchinarli, e specialmente quello del sipario : infatti sotto il proscenio, entro buchi rettangolari si trovano riunite varie costruzioni, in modo da lasciare in mezzo un incavo quadrato, dove o si muoveva od era fisso il sipario.

Come tutte le città dell'impero, coi suoi templi e con le iscrizioni, Ostia ci fa testimonianza della fede religiosa risorta viva in quell'epoca, ma forse ancor più che le altre città, Ostia, porto naturalmente cosmopolita, ci parla della diffusione dei culti orientali.

Del Mitreo o Sabazio, ora venuto in luce, abbiamo già detto.

Le nuove iscrizioni oltre che di Apollo, di Marte e di altri dèi romani, ci parlano specialmente di Sabazio, di Serapide, della dea Celeste, di Mitra. Una di esse parla di fralrcs ex speleo, cioè dei Mitriaci ascritti ad una cappella restaurata.

La vita fiorente dei collegi professionali di Ostia è attestata da cospicue scoperte. In questi ultimi tempi non solo sono stati rimessi in luce quei mosaici delle Scholae (sedi dei collegi) nel quadriportico dietro il teatro, che, scoperti già moltissimi anni or sono, si erano rinterrati, ma se ne sono messi in luce degli altri, tutti con rappresentanze relative alla navigazione ed al commercio del grano. Ed altri debbono ancora venire in luce, proseguendosi per lo sterro.

Le iscrizioni raccolte d'altre parti non dimenticano i collegi, ossia le Associazioni di tutti coloro che esercitavano lo stesso mestiere o la stessa industria. Abbiamo in una il ricordo dei calcara ; un'altra contiene l'albo (elenco dei soci) del collegio dei fontani, e, una terza, l'albo di un collegio ignoto. Una iscrizione ci narra del dono di una statua di Commodo, regalata ad un collegio nel giorno in cui Antonino Pio entrava nel suo sessantesimo anno, da un magistrato municipale.

Ostia è la città dei mosaici : come per tanti altri lati ci ricorda l'Africa, così ce la ricorda per questo : mosaici usciti dalle sue rovine in tempi antichi sono raccolti in tutti i Musei di Roma : famoso è quello che adorna ora la sala dell'Immacolata Concezione al Vaticano.

Ai mosaici che sono rimasti sul posto si sono dedicate ora cure speciali, dando loro nuova vita : a quelli delle case di Apuleio, a quelli del Palazzo imperiale e del suo mitreo, a quelli dell'altro mitreo (presso le case di Apuleio), a quelli delle Scholae e agli altri.

Quello del grande salone delle Terme, dove è Posidone tirato da quattro bellissimi cavalli marini, in mezzo ad animali marini, magnificamente eseguiti, ha acquistato nuova vita. Accanto, in una vasta sala, vediamo ora Anfitrite, fra tritoni festanti, preceduta da Imene, recarsi dal suo sposo divino.

E nella sala dall'altra parte si potrà vedere in breve il grande mosaico adorno anche di mostri marini, che richiede però lungo lavoro di restauro, essendo esso precipitato in pezzi nella fogna.

Un mosaico a colori è venuto in luce non lontano dalla porta ; e non tarderà molto che si potranno ammirare ancora i bei mosaici delle Terme marittime, che scoperti molti anni fa erano stati di nuovo e profondamente ricoperti da terriccio e da altre rovine ; così si rivede un'altra volta il mosaico che sta presso il metroon, dove sono rappresentati molti e varii animali e altre figurazioni che sono in rapporto, pare, col culto di Mitra.

Tra le statue — seppure statua si può chiamare — la più notevole è la grande Vittoria o Alena alata o Roma victrix che sta rappresentata in modo che le ali rivestono i lati di un pilastro. Fu rinvenuta quasi a fior di terra nel piazzale tra le due vie. Adornava uno degli stipiti della porta. E vennero anche in luce una grande statua di Vittoria, che stava sul-, l'alto della porta ; una testa arcaistica di dio barbato; una grande statua di imperatrice romana (Sabina ?) in veste di Cerere, che proviene dal tablino delle Terme ; una statua di Apollo o Bacco di squisita e delicata fattura, una statua di Esculapio con Telesforo ; una statua di Minerva, di fattura non fine, ma interessante per il tipo ; e una statua di atleta dall'iposcenio del teatro.

Numerosi sono i ritratti, di cui parecchi con linee di fisionomia molto caratteristiche, ed è curioso un busto di uomo barbato, verso la cui spalla destra sale un aspide ; si tratta forse di un medico morto per avvelenamento di serpe ?

Gli scavi recenti hanno posto in luce bassorilievi, terrecotte e sarcofagi importantissimi : tra questi ultimi bisogna notarne uno finissimo con rappresentazione della morte di Meleagro.

Le recenti scoperte hanno anche permesso di assodare questo fatto : che Ostia fu una città costituita, nei tempi del suo maggiore splendore, con un ordine prestabilito, e secondo quello che ora si direbbe un piano regolatore. Già, le vie sono diritte, e in generale, per quanto comportava l'uso del tempo, larghe e spaziose : le case bene allineate, frequenti le piazze ed i porticati, certo molto utili a una popolazione che passava la sua vita nella strada a trattar negozi. Ma poi si riconosce ora distintamente, argomentando dalla parte che è completamente scoperta, che la 'città era divisa in vai'i quartieri ove o abitavano o si raccoglievano coloro che erano addetti a una particolare professione o ad uno speciale genere di vita.

Nella parte nord della città si è potuto riconoscere un grande scalo di merci : là venivano sbarcati, e messi immediatamente al coperto in appositi edifici, quei carichi di vino, di olio, di marmi, di spezie e anche di schiavi che le navi di Ostia andavano a incettare in tutte le parti del mondo conosciuto, ma specialmente in Oriente. «Tutto ciò che v'è di bello in tutto il mondo deve passare per Ostia » dice uno scrittore : e in questa frase è riassunto l'orgoglio di Roma imperiale, che come una piovra gigantesca stendeva in ogni angolo del mare e della terra i suoi immensi tentacoli per aspirarne e inghiottirne i prodotti. Riferisce un altro che un orientale venuto a Roma: "qui, esclamò, dovevo arrivare per veder quanto di bello v'è in Oriente!"

Orbene questi quartieri dei magazzini, e delle abitazioni di coloro che vi erano addetti, erano costruiti se non con ricchezza, certo senza risparmio. Gli edifici ampi e forniti di solide mura, e per lo più a due o tre piani : le scale capaci, larghe le vie, vaste le piazze : l'ufficio dell'annona, che racchiudeva un vasto cortile circondato da un bel porticato (le colonne non esistono più, ma le basi sono in gran parte al loro posto) era edificio di tale grandiosità da essere degno di una grande città commerciale moderna.

Questi scavi di Ostia cominciati per una delle numerose felici iniziative archeologiche dell'onorevole Felice Barnabei, ed ora con tanta intelligenza e tanta fortuna proseguiti dal chiarissimo prof. Dante Vaglieri, sono d'una importanza veramente straordinaria. Finora una sola grande città c'era stata conservata della civiltà latina: Pompei. Ostia, ora, compie Pompei.

Ma là noi troviamo una piccola città di provincia del I secolo di Cristo • qui una assai più grande città, fiorente fino al IV secolo, e che fu quasi un sobborgo di Roma : il sobborgo industriale e commerciale, quello che alla grande dominatrice forniva in gran parte i viveri e le ricchezze : così che nessuna fra le scoperte archeologiche recenti è per lo studio della civiltà e dell'antica vita dei latini, all'epoca dell'Impero, paragonabile a questa meravigliosa rievocazione della città, che dopo la distruzione di Cartagine ebbe il più ricco e più frequentato porto del Mediterraneo.

ARTURO CALZA - Roma Moderna - MILANO - FRATELLI TREVES EDITORI - 1911.

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