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Campo dei Fiori

Campo dei Fiori e la statua di Giordano Bruno
Campo dei Fiori e la statua di Giordano Bruno

Donde sia derivata una tal'etimologia, tuttora se ne quistiona fra gli Antiquarj. Il parere più plausibile si è: che acquistasse questo sito un siffatto nome a motivo de' Giuochi Florali, che quivi soleansi celebrare dal riconoscente Popolo Romano in memoria di quella Flora, la quale, al dire di Lattanzio " cum magnas opes ex arte meretricia quaesivisset, Populum Romanum scripsit haeredem".

Quivi esisteva quantità di Platani, sotto di cui si vedevano diverse Fiere di pietra per ornamento; fra le quali un'Orsa, descrittaci da Marziale nell'Epigramma 19. del Libro 3., e nella cui bocca nascostasi una Vipera diè la morte ad un fanciullo, che vi pose incautamente la mano.

Era il luogo così ameno, che di estate veniva molto frequentato da Donne di bel tempo; e perciò Ovidio nella sua Arte d'amare consigliava il giovane lascivo a passeggiarvi

" Tu modo Pompeja lentus spatiare sub umbra,

" Cum Sol Herculei terga Leonis adit."

Ora si vede in questo Campo il Theatrum Pompeii M.

Fu questo Teatro il primo che ci fabbricasse in Roma, stabile e di pietra, appellato per antonomasia da Vitruvio Theatrum Lapideum. Era capace di 80000. luoghi; e per coonestarsi da Pompeo la grande spesa con titolo pio, gli aggiunse un Tempio, dedicandolo a Venere Vittrice. Ora non se ne vede alcun residuo sopraterra; ma è concorde sentenza degli Antiquarj, che il presente Palazzo già degli Orsini, ed ora della Famiglia Pio di Carpi si trovi edificato sopra porzione delle fondamenta di detto Teatro.

In tempo dell'Imp. Tiberio, o nel fine di Augusto le fiamme divoratrici consumarono parte di questo Teatro. Al medesimo era unita la Curia, edificata dallo stesso Pompeo al didietro del suo Teatro, verso la moderna Chiesa di S. Andrea della Valle. In detta Curia rimase ucciso dai Congiurati Giulio Cesare; e quindi per vendicar la di lui morte, ci assicura Appiano, che fu arsa dal Popolo Romano, rimanendo perciò sin d'allora danneggiata dal fuoco la Statua di Pompeo, ivi eretta; e che noi osservammo nel Palazzo Spada, dov'ora esiste.

Er mercantino a Ccampo-de-fiore

Cosa volévio? una rezzòla fina?

Peppe, cala quel mazzo. A vvoi, fijjola:

eccove cqua un brillante de rezzòla

che ppò pportalla in testa una reggina.

Aibbòo, nnun c’è ccottone, aibbò, sposina:

la mantengo pe ttutta capicciola.

L’ultimo prezzo? Una parola sola;

e a ttanto l’ho vvennute stammatina.

Sentite, o la pijjate o la lassate,

faremo un scudo perché sséte voi.

Bbe’, ppss, vvenite cqua, ccosa me date?

Un quartino! è un pò ppoco, bbella mia.

Nun ze cambia moneta: sta ppiú a nnoi...

Abbasta, nun ve vojjo mannà vvia.

G.G.Belli