Tesori di Roma: foto di Roma gratis

LE TERME DI CARACALLA

IPPOLITO TAÌNE

Terme di Caracalla

Il Circo Massimo conteneva quattrocentomila spettatori, in una naumachia combatterono diciannovemila gladiatori; un altro teatro conteneva ventimila spettatori. Nel turbinio di queste idee si giunge alle Terme di Caracalla, la più gran cosa, dopo il Colosseo, che si possa vedere in Roma.

Per alloggiare un popolo di buongustai in modo degno della sua regale condizione, l'architettura inventò forme nuove e grandiose. Sempre i vasti edifici indicano un qualche simile eccesso, uno smisurato accentrarsi ed accumularsi di lavoro umano; le cattedrali gotiche e le piramidi d'Egitto. Parigi contemporanea e i docks di Londra.

All'estremità di una lunga fila di viuzze, di muraglie bianche, di giardini deserti, appare la grande rovina. Non v'hanno confronti per la sua forma ed è unica la linea con che essa si stacca nel ciclo. Ne le rovine, ne le colline, ne gli edifici, ne le opere naturali, ne le opere umane ne danno l'idea; a tutto ciò essa somiglia; è una opera umana che i tempi e gli eventi hanno deformata e trasformata sino a renderla naturale. All'aria aperta la sua cima gibbosa, la sua argilla travagliata e cavernosa, la sua massa rossigna tetra e morta si erge silenziosa nel cielo sopra un grande lenzuolo di nuvole. Entro, e mi sembra che nulla al mondo si sia visto di cosi grande; nemmeno il Colosseo lor si avvicina, tanto la molteplicità e l'irregolarità delle macerie accrescono la grandezza dell'enorme recinto. Davanti a questi cumuli di mattoni ingialliti e corrosi, davanti a queste volte slanciate come gli archi di un gran ponte, davanti a queste moli crollanti, ci si domanda se non ci sia stata qui una città intiera... Pensate a un club come l'Athenaeum di Londra, cioè ad un palazzo in servizio del pubblico, e in servizio di un pubblico che, oltre al bisogni dello spirito, aveva quelli del corpo, che non veniva soltanto per leggere libri e giornali, per contemplare le opere d'arte, per ascoltare poeti e filosofi, per conversare e disputare, ma anche per il nuoto, il massaggio, la traspirazione, persino per la lotta e per la corsa e ad ogni modo per contemplare lottatori e corridori...

Si salgono non so quanti piani e si trova il pavimento delle camere superiori, un intarsio di piccoli dadi di marmo; le ginestre e gli arboscelli vi si sono insinuati e li separano; talora, al di sotto della crosta di argilla, si vede riapparire un lembo intatto, quasi fresco, di mosaico. Si contavano qui milleseicento sedili di marmo levigato. Nelle Terme di Diocleziano c'era posto per tremiladuecento bagnanti. Quando, da questa altezza, si getta lo sguardo lontano, si vede la pianura rigata a perdita di occhio' dai vetusti acquedotti e, dalla parte del monte Albano, tre altre vaste rovine, ammassi d'archi o anneriti o rossastri, crepati,. sminuzzati mattone per mattone, sbocconcellati dai secoli.

Si discende e si guarda ancora: la piscina è lunga centoventi passi; lo spogliatoio è alto ottanta piedi: e tutto questo era rivestito di marmo, di marmo così bello che dei suoi avanzi si ornano i camini; se ne sono estratti nel cinquecento l'Ercole Farnese, il Torso, la Venere Callipigia e non so quanti capolavori; nel seicento statue a centinaia. E probabile che nessun popolo riavrà, ritroverà gli agi, i divertimenti e sopratutto le bellezze che i Romani trovavano a Roma.

Bisogna venir qui per comprendere questa parola. Era un'altra civiltà, altra e differente dalla nostra; ma, nel suo genere, del pari compiuta e fine. E un altro animale, ma ugualmente perfetto, come il mastodonte prima dell'elefante moderno.

In un angolo, al sicuro, fioriva il più leggiadro mandorlo, tutto rosa come una fanciulla adorna per il ballo, tutto in fiore, ridente sotto una pioggia di raggi solari che lo trapassavano, caduto per caso fra' muri colossali, nello scheletro verminoso del mostro fossile.

Dal Voyage en Italie, 1866, trad. Arcari, ed. Carabba, Lanciano.