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IL PANTHEON

La Roma di Stendhal

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Il Pantheon è senza dubbio il più bel monumento dell'antichità romana. Non ha neppure sofferto molte distruzioni ed è giunto fino a noi quasi intatto. Nel 608, l'imperatore Focas, lo stesso della colonna rinvenuta nel Foro durante gli scavi del 1813, donò l'edificio a Bonifacio IV, che ne fece una chiesa. Che peccato che il cristianesimo non si sia impadronito allora di tutti i templi pagani! L'antica Roma sarebbe ancora quasi tutta in piedi.

Il Pantheon ha il grande vantaggio che in due minuti si lascia comprendere in tutta la sua bellezza. Basta sostare davanti al portico, muovere qualche passo, vedere la chiesa. Tutto qui; ho già detto abbastanza e non dovrebbero occorrere altre spiegazioni: l'entusiasmo del visitatore sarà proporzionale alla sensibilità artistica che il ciclo gli ha elargito. Credo di non aver mai incontrato nessuno che non sia restato particolarmente emozionato dalla vista del Pantheon, come se questo tempio così famoso avesse in sé qualcosa di particolare, che non si trova ne negli affreschi di Michelangelo ne nelle statue del Campidoglio. Io credo che l'immensa volta sospesa, senza appoggio apparente, faccia paura agli ingenui, i quali, poi, appena rassicurati, si dicono: « È stato dunque per farmi piacere, che si sono presi la pena di darmi una sensazione così forte! ».

Mi sembra che qui davvero si tocchi il sublime. Forse un giorno, dopo che lo avrete ben esaminato, vi interesserà conoscere anche la storia del monumento. Il lettore che non è a Roma, tenga sottocchio le litografie del portico e dell'interno dell'edificio, pubblicate nella serie Lesueur.

Una bella copia del Pantheon è il tempio del Canova a Possagno, alto novantaquattro piedi e con un colonnato al posto del frontone. A chi non abbia visitato Roma, un'idea, seppur imperfetta, dell'interno del Pantheon può darla la chiesa dell'Assunzione in via Saint-Honoré.

A Berlino c'è una graziosa chiesetta che ne è la miniatura. Perché non costruiamo una copia del Pantheon nella zona occidentale di Parigi, ancora sprovvista di chiese? Questo famosissimo tempio misura solo centotrentatre piedi di diametro e altrettanti di altezza. Fu costruito da Marco Agrippa, sotto il suo terzo consolato, cioè nell'anno 727 di Roma, ventisei anni prima dell'era cristiana (1854 anni fa). Sul fregio del portico si legge:

M. AGRIPPA. L. F. COS. TERTIUM. FECIT

Indubbiamente il tempio fu restaurato in un primo tempo dagli imperatori Adriano e Marc'Aurelio, poi da Settimio Severo e da Antonino Caracalla. Infatti l'iscrizione dell'architrave del portico dice:

IMP. CAESER LUCIUS SEPTIMUS SEVERUS PIUS PERTINAX

ARABIC. ADIABENIC. PARTHIC. PONT. MAX. TRIB. POT. XI. COS. III. PP. PROCOS. ET. IMP. CAES. MARCUS. AURELIUS. PIUS FELIX. AUG. TRIB. POT. V. COS. PROCOS. PANTHEUM. VETUSTATE. CORRUPTUM. CUM. OMNI. CULTO. RESTITUERUNT.

Agrippa era il genero di Augusto e dedicò il tempio a Giove Ultore, in ricordo della celebre vittoria su Antonio e Cleopatra riportata dal suocero presso Azio (1859 anni or sono).

Qui sorgevano le statue di Marte, protettore di Roma, e di Venere, protettrice della famiglia Giulia.

Forse nel Museo di Parigi, nella sala di Diana, avrete notato la statua pensosa di Agrippa, primo ministro di Augusto. Egli esercitava presso l'imperatore una « funzione moderatrice » press'a poco come faceva il Cambacérès con Napoleone.

A beneficio del lettore che si trova a Roma già da parecchi mesi riassumo le numerose controversie a cui ha dato luogo la< storia del Pantheon.

Si è creduto che originariamente questa grande rotonda costituisse il vestibolo o, forse, una grande sala delle Terme di Agrippa, e che poi, prima che l'edificio fosse portato a termine, il progetto originale venisse modificato e la costruzione adibita a tempio. Non esiste infatti nessuna via di comunicazione fra la rotonda e le Terme, che si trovano dietro di essa. Secondo altri " intelligenti ", invece, Agrippa avrebbe costruito il solo portico, mentre il tempio risalirebbe ad un'epoca anteriore. Questa tesi è sostenuta da tre dati di fatto.

Il frontone, sulla facciata, è di stile completamente diverso da quello del portico.

La trabeazione del portico non corrisponde a quella del tempio.

L'architettura del portico, infine, ci appare molto migliore di quella del tempio. C'è anche il fatto, però, che la rotonda è unita ai muri delle terme: visto che queste ultime furono costruite da Agrippa, è dunque assai probabile che anche la rotonda sia stata eretta su suo ordine. Non ho mai visto a Roma volte così ardite come quella del Pantheon; ma, forse, le volte erano molto rare nei templi, i cui tetti dovevano essere quasi sempre sostenuti da trabeazioni lignee, come oggi a San Paolo fuori le Mura. Questa ipotesi spiegherebbe i frequenti incendi. Templi a volta, e chiusi come i nostri, avrebbero reso irrespirabile l'aria per l'odore della carne bruciata durante i sacrifici.

Forse possiamo supporre che la bellezza della volta, così come apparve quando la sala fu compiuta, abbia indotto Agrippa a consacrarla agli dei. In tal caso egli avrebbe fatto aggiungere il portico in un secondo tempo, e valendosi di un bravo architetto, per rendere più maestoso il complesso del nuovo tempio.

Il portico ha otto colonne sulla facciata.

Gli antichi riti pagani richiedevano l'esistenza di un vestibolo fra il portico e il tempio propriamente detto: anche la religione cristiana imitò questa disposizione, tanto è vero che era uso che i peccatori non ancora riconciliati con la Chiesa sostassero nel vestibolo durante le sacre funzioni *.

Il vestibolo del Pantheon è piccolissimo.

Le otto colonne del portico sostengono un frontone, un tempo ornato di bassorilievi e di statue, che è opera dell'ateniese Diogene.

Il portico, il più bello che esista in Italia, è largo quarantun piedi e lungo centotré. È formato da sedici colonne corinzie: le otto sul davanti sono di un sol pezzo di granito orientale, bianco e nero, con un diametro di quattro piedi e quattro pollici e una altezza di trentatré piedi e dieci pollici senza la base e i capitelli. L'intervallo fra colonna e colonna è press'a poco pari a due diametri, tranne quello tra le due colonne centrali, che è un po' più largo.

È stato dimostrato, inoltre, che lo spazio fra le colonne diminuisce gradatamente a partire dalle due del centro. Per di più le colonne esterne sono di diametro di qualche poco maggiore che quelle centrali.

Dione ci informa che nel vestibolo del tempio sorgevano le statue di Augusto e di Agrippa. Il vestibolo è formato di pilastri scannellati e ornato di un fregio, sul quale sono scolpiti alcuni strumenti sacrificali.

Il portale di bronzo che chiude attualmente il Pantheon non è quello che vi fu sistemato da Agrippa e che, a quanto pare, fu rubato da Generico, re dei Vandali. Proprio nello spessore del muro, a destra della porta, si apre una scala di novanta gradini, che porta sulla cupola. Anche a sinistra c'era una scala simile, che però oggi è impraticabile.

L'interno del tempio, la "cella" degli antichi, costituisce un circolo perfetto di centotrentatre piedi di diametro, senza finestre. La luce discende da un'apertura circolare della volta, larga ventisette piedi e che lascia penetrare la pioggia. È straordinario trovare qui, in una chiesa cristiana, una così diretta testimonianza dei giorni in cui si usavano bruciare le offerte rituali.

Dopo i primi momenti di ammirazione, a voler passare allo studio dei particolari, c'è anzitutto da notare, lungo il muro circolare interno, quattordici colonne scannellate di ordine corinzio, con le basi e i capitelli di marmo bianco. La maggior parte di queste colonne, alte ventisette piedi e con un diametro di tre piedi e sei pollici, sono di un sol blocco. Otto sono di marmo giallo, le altre di pavonazzetto. Ciascuna colonna ha il suo contropilastro dello stesso marmo. L'architetto di Agrippa praticò nel muro, che ha uno spessore di diciannove piedi, due nicchie semicircolari e quattro rettangolari, ora trasformate in cappelle.

Il settimo spazio è occupato dalla porta, quello che gli sta di fronte da una tribuna semicircolare. Qui, probabilmente, piaceva amministrare la giustizia all'imperatore Adriano, innamorato della bella architettura.

Le statue pagane di Agrippa furono più tardi sostituite da otto piccoli altari cristiani, di cui quattro conservano le vecchie colonne scanalate di giallo antico, mentre altri due le hanno di porfido, sistemate qui, a quanto sembra, da Settimio Severo. Le due ultime cappelle, infine, sono ornate di colonne di granito ordinario: è probabile che vi siano state collocate in tempi cristiani.

Apprendiamo da Plinio che il tempio era ornato da cariatidi, celebri ai suoi tempi e andate poi distrutte insieme con tutte le altre opere dello scultore Diogene. La statua di Giove Vendicatore occupava certamente il luogo ove è ora l'altare maggiore, di fronte alla porta. Forse le cariatidi si elevavano al centro della sala, press'a poco come quelle del tempio di Erecteo ad Atene, ed avevano la funzione di separare dal resto del tempio quella che noi oggi chiameremmo la cappella di Giove. Sembra che il nome di cariatidi, dato alle statue che reggono pesi, derivi dal nome di un popolo, i Carii, condannato in massa alla schiavitù per un suo tradimento. Il Pantheon è il monumento romano meglio conservato che esista. Come già per San Pietro, vorrei darne qui qualche particolare storico. Nel 732 di Roma, la folgore colpì lo scettro della statua di Augusto. Nell'80 d. C. subì un incendio: i danni furono riparati da Domiziano. Purtroppo non sappiamo con certezza come il fuoco si attaccò e dove trovò alimento. Sotto Traiano, il fulmine fu causa di un altro incendio. Il tempio fu successivamente riparato da Adriano, da Antonino Pio, e, infine, da Settimio Severo e Caracalla, ricordati nell'iscrizione.

Nel 608 Bonifacio IV trasformò il tempio in chiesa cristiana e fece rimuovere tutte le statue, comprese probabilmente le cariatidi, il cui aspetto umano poteva ricordare gli idoli. Furono tolte anche quattro piccole colonne di porfido. Costanzo II, quando nel 662 fece imbarcare per Costantinopoli tutto quello che gli riuscì di rubare agli edifici di Roma, spogliò la chiesa degli ultimi ornamenti di bronzo che ancora la ricoprivano.

Nel 713 Gregorio in fece sostituire le tegole di bronzo con lamine di piombo.Nell'830 Gregorio IV dedicò la chiesa a tutti i Santi, e fissò la festa relativa per- il primo giorno di novembre. A quei tempi sotto il porticato c'era ancora una bella urna di porfido, che Clemente XII fece poi trasportare nella cappella Corsini a San Giovanni in Laterano. La colonna angolare del portico, sul cui capitello è riprodotta un'ape, fu innalzata per ordine di Urbano vili che, d'altra parte, portò via il bronzo residuo della copertura e fece costruire i due brutti campanili attuali. Il portico fu completato da Alessandro VII, a cui si deve anche la costruzione delle ultime due colonne.

Anche la casette costruite a ridosso del Pantheon furono demolite in quell'occasione. Fu un restauro a fondo: il papa fece anche sterrare una parte dell'antica piazza; ma non riuscì a scoprire il livello originario.

Il buon Benedetto XIV Lambertini ebbe il torto di non saper scegliere il suo architetto; rovinò gran parte del tempio, soprattutto fra le colonne e la volta. Si dice che la grande statua di marmo bianco che rappresenta la Madonna sia stata- eseguita dal Lorenzetto secondo le ultime indicazioni di Raffaele. Il Winckelmann che come ogni buon tedesco si sente sempre obbligato a fare il critico, la ritiene una delle migliori opere moderne.

Quello che mi resta da raccontare è solo abominio e desolazione. Quando Raffaello morì, i suoi resti furono deposti nel Pantheon e sulla tomba fu poi posto un suo ritratto dipinto dal Maratta. Oggi il partito conservatore ha riportato su Raffaello un trionfo simile a quello che gli abbiamo visto riportare in Francia su Voltaire e Rousseau. Il busto di Raffaello è stato tolto dalla tomba e relegato in una stanzuccia del Campidoglio. Nel Pantheon era- illuminato dalla mistica luce che scende dall'apertura della volta; qui è quasi invisibile. Chi avrebbe mai detto che la reazione religiosa avrebbe attesa i nostri giorni per colpire Raffaello, morto nel 1520? Anche il busto di Annibale Carracci, del resto, ha avuto lo stesso destino di quello del grande uomo che egli aveva tanto ammirato. A sinistra, entrando, noterete vicino ad un altare le loro due tombe mutilate. Non so perché non siano stati cancellati i bei versi del cardinale Bembo, che sono così poco cattolici: « Ille hic est Raphael, ecc. ».

Molto commovente è l'iscrizione sulla tomba di Annibale Carracci, che ricorda con semplicità la cattiva sorte che perseguitò sempre questo grande riformatore della pittura. Gli sarebbero bastati pochi anni di vita, per vedere compiersi la rivoluzione artistica per la quale aveva coraggiosamente lottato. Guido e Lanfranco, due suoi allievi, furono ricchi e onorati.

A qualche passo dalla iscrizione che ricorda la morte prematura e la povertà del Carracci, noterete un brutto busto del cardinal Consalvi: il signor Thorwaldsen ne ha fatto un curato di campagna. Il partito conservatore, comunque, non è riuscito ad impedire che il busto fosse esposto. Il cardinal Consalvi era titolare di Santa Maria ad martyres. È questo il nome latino del Pantheon, impostogli nel 608 quando Bonifacio IV vi fece trasportare ventotto carri pieni di ossa dei santi martiri.

Al cardinal Consalvi è succeduto come titolare di Santa Maria ad martyres, il famoso cardinale Rivarola, contro il quale, alle Porte di Ravenna, ebbe luogo un tentato omicidio che ha fatto scalpore a Roma e in Italia, ma di cui a Parigi nessuno ha mai saputo nulla. Il 6 maggio 1828, come conseguenza naturale, si sono avute numerose esecuzioni capitali di liberali: il terrore regna in Romagna, la regione che ha dato i migliori soldati all'esercito italiano di Napoleone, quali lo Schiassetti, il Severoli, il Nerboni, ecc.

Sul ponte Santerno, vicino a Imola, un monumento in marmo bianco è stato innalzato al cardinal Rivarola ancora vivente. L'abbiamo visto tutto coperto di piccole macchie scure: sono i segni delle fucilate che gli tirano. Ora è vigilato da una sentinella piena di paura. Furono i postiglioni a invitarci a scendere per vedere la statua così conciata e per narrarci altri particolari, che non posso trascrivere. Il popolo romagnolo odia i preti e tuttavia li adula vilmente. Proprio sotto la statua del cardinale abbiamo incrociato due vetture piene di " carbonari " in catene. Paolo è andato a offrir loro qualche soccorso e due copie del Constitutionnel. Silenzio profondo fra la folla :dei contadini accorsi: ai loro occhi i "carbonari" sono dei martiri.

Le Terme di Agrippa contenevano centosettanta bagni, e furono le prime a sorgere a Roma. Così cominciarono a decadere i costumi: Cesare t Catone andavano ancora a bagnarsi nel Tevere.

I resti delle Terme di Agrippa sono addossati al muro esterno del Pantheon, dal lato opposto del portico. Il fortunato genero di Augusto, »n punto di morte, lasciò al popolo romano le Terme e i vasti giardini irrigati dall'Acqua Vergine, che sorgevano ove ora è l'arco della Ciambella.

Clemente XI fece innalzare di fronte al portico del Pantheon un piccolo obelisco pieno di geroglifici: ci sta malissimo. Invece di sovraccaricare la piazza che affossa il Pantheon, bisognerebbe abbassarla di dieci o dodici piedi. Quando il Tevere inonda la città, tutti i sorci del quartiere si rifugiano addirittura dentro il Pantheon, dove vengono attaccati da torme di gatti*.

Basterebbe un restauro molto semplice per riportare il Pantheon alla sua primitiva bellezza e per farci godere la stessa visione che piacque ai romani. Bisognerebbe prendere l'esempio da ciò che un bravo prefetto ha fatto per la Casa Quadrata di Nimes, e, per prima cosa, sterrare la piazza fino al livello dell'antico pavimento. Lungo le case della piazza, di fronte al portico, si potrebbe lasciare una strada larga quindici piedi, sostenuta da un muro alto dodici o quindici piedi, sul genere di quello che gira intorno alla basilica e alla Colonna Traiana.

Molti giovani prelati, nelle cui mani sicuramente si concentrerà il potere fra mezzo secolo, sono certamente in grado di apprezzare questo modo di restaurare gli antichi monumenti.

Nel 1771 si riteneva che occorresse abbellire i ruderi e perciò si mise un obelisco davanti al Pantheon. Nel 1611, per allargare le strade si demolivano gli antichi archi di trionfo, e si pensava di far bene. Cosa singolare, la dittatura di Napoleone ha rinvigorito il carattere di questo popolo, indebolito da trecento anni di tranquillo e pacifico dispotismo. Napoleone non era nemico di « tutte » le idee giuste.

*Ogni monumento di Roma ha dato luogo a due o tre volumi in quarto. Da queste opere appare evidente come varie « mode » dominano di volta in volta la scienza. Gli autori non vanno d'accordo neanche per quel che riguarda le misure dei monumenti che descrivono. Il signor de Condamine, un francese molto preciso ha misurato numerosi monumenti romani (Mémoires de l'Académie des Inscriptions pour 1757). Secondo i signori de Condamine e Desgodets, l'interno del Pantheon fra gli assi delle colonne, misura centotrentasette piedi e due pollici di diametro e centotrentatre piedi e dieci pollici fra il vivo delle colonne stesse. L'apertura della volta misura un diametro di sette piedi e cinque pollici. Il portico misura novantotto piedi e dieci pollici fra gli assi delle colonne e le colonne quindici piedi e dieci pollici di circonferenza ciascuna.

L'antico piede romano, paragonato al piede reale di Parigi, è uguale a dieci pollici, dieci linee e trentasette centesimi di linea.

L'attuale piede romano sta al piede reale come 11,82 sta a 10,83 o come 11 sta a 10.

tratto da "Passeggiate romane" di Stendhal. Ed. LATERZA 1973