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LA MESSA PAPALE

La Roma di Stendhal (e di G. Belli)

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25 dicembre 1828.

Questa mattina siamo andati, forse per la decima volta, ad ascoltare la messa del papa. È una specie di ricevimento della domenica alle Tuileries.

Quando il papa sta in Vaticano la cerimonia si celebra nella cappella Sistina, quando sta al Quirinale nella cappella Paolina; la messa si ripete tutte le domeniche e negli altri giorni festivi, e il papa, quando sta bene, non vi manca mai. Il Giudizio universale di Michelangelo occupa tutta la parete di fondo della cappella Sistina, grande come una chiesa. Nei giorni di cappella papale contro questa parete vien messo un arazzo del Barroccio rappresentante l’Annunciazione; davanti all’arazzo vien sistemato l’altare. In Francia sicuramente non sì sarebbe tanto barbari. Il papa fa il suo ingresso dal fondo della cappella e si siede alla sinistra del pubblico, su una poltrona dallo schienale molto alto, un vero trono sormontato dal suo baldacchino. Nel 1827 l’Ingres ha esposto un quadretto che dava un’idea perfetta della cerimonia e della cappella Sistina.

Lungo il muro, a sinistra, siedono i cardinali, i vescovi e i preti, tutti vestiti di rosso. Di fronte al papa, a destra dello spettatore, prendono posto i cardinali-diaconi, che sono in numero limitatissimo. La messa papale è il grande appuntamento di tutti i cortigiani; anche una enorme quantità di frati ha diritto ad assistervi, ed essi approfittano lungamente della concessione. Sono i generali degli ordini, i " procuratori ", i " provinciali ", ecc. Tutti costoro son separati dal pubblico da una cancellata di noce alta cinque piedi. Per uno straniero intraprendente non è affatto difficile intavolare una conversazione con uno di loro. Se poi il turista vuol proprio divertirsi, cerchi di esternare al suo interlocutore una sfegatata ammirazione per i gesuiti: vedrà la maggior parte dei monaci, specialmente quelli vestiti di bianco come il cardinale Zurla, tradire immediatamente una vivissima antipatia per i discepoli di Loyola.

Tutte queste conversazioni si svolgono prima dell’inizio del servizio divino, mentre si attende l’arrivo del papa. Uno dopo l’altro arrivano i cardinali. A mano a mano che entrano nella cappella, ciascuno di loro va a genuflettersi su un inginocchiatoio sistemato davanti all’altare e per tre o quattro minuti rimane assorto nella più fervida preghiera:

molti di loro compiono la cerimonia con molta dignità e compunzione. Fra i più devoti di questa mattina abbiamo notato il Gran Penitenziere cardinal Castiglioni e il bel cardinale Micara, generale dei cappuccini, che porta ancora la barba e l’abito del suo ordine, come tutti i cardinali che vengono dai frati, riconoscibili perché portano lo zucchetto rosso.

Fra i cortigiani abbiamo notato due frati elegantissimi, tutti vestiti di bianco. Son stati loro ad indicarci i cardinali a mano a mano che entravano nella cappella. La cura del vestire è di capitale importanza: i buoni monaci mostravano molta curiosità per le decorazioni e le croci e sembravano non apprezzare nessuno se non dall’abito.

tratto da "Passeggiate romane" di Stendhal. Ed. LATERZA 1973

LA MESSA PAPALE RACCONTATA DA G.G. BELLI

Le Cappelle Papale

La cappella papale ch'e' successa

Domenica passata a la Sistina

Pe' tutta la quaresima e' l'istessa

Com'e' stata domenic'a matina.

Sempre er Papa vie' fora in portantina:

Sempre quarche Eminenza canta messa;

E, quello che piu' a tutti j'interessa,

C'e' sempre la su' predica latina

Li Cardinali ce stanno ariccorti

Cor barbozzo inchiodato sur breviario

Come tanti cadaveri de morti.

E nun ve danno piu' segno de vita

Fin che nun je s'accosta er caudatario

A dije: "Eminentissimo e' finita".

Nel sonetto del Belli la maestosità, la sacralità, il rito solenne della messa papale descritti da occhi di chi vi ha partecipato una decina di volte come quelli di Stendhal, sono completamente assenti. Al loro posto c'è la monotonia, la noia mortale, il disinteresse assoluto descritti da occhi di chi quei gesti li ha vissuti una infinità di volte.