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San Pietro e le Fontane di Roma

CARLO DE BROSSES

Fontana a Piazza San Pietro

Quando voi sarete qui, giacché io vi vedo di già con me, quale impressione credete voi che vi farà la prima vista di San Pietro? Nessuna. Nulla mi ha più sorpreso, al vedere la più bella cosa che vi abbia nell'universo, che di non avere alcuna sorpresa: si entra in questo edificio, di cui ci si è fatta un'idea sì vasta, semplicemente. Esso non sembra ne grande ne piccolo, ne largo ne stretto. Non ci si avvede della sua enorme vastità che per raffronti, allorché guardando attentamente una cappella, la si trova grande come una cattedrale; allorché misurando una figurina di marmo che è là, al piede di una colonna, si trova che il pollice della sua mano è grosso come un polso. Tutto questo edificio, per la mirabile giustezza delle. sue proporzioni, ha la proprietà di ridurre le cose smisurate al loro giusto valore. Se esso non impressiona alla prima visita si deve a questa eccellente singolarità di non mostrarne alcuna. Tutto vi è semplice, naturale, augusto, e per conseguenza sublime. La cupola, che è a mio avviso la più bella parte, è il Pantheon intero che Michelangelo ha posato lassù in aria. La parte superiore del tempio, voglio dire i tetti, stupisce di più, perché non ci si attende di trovare lassù una quantità di officine, di piazze, di cupole, di appostamenti abitati, di campanili, di colonnati ecc., che formano, in verità, una specie di piazza forte piacevole. La parte meno considerevole della chiesa, a quanto io vedo, è la facciata: ne questa, ne quella recente di San Giovanni in Laterano, sebbene siano belle l'una e l'altra, rispondono alla maestà dei due edifici. Come si son potute costruire da gente che avevano davanti agli occhi la acciaia della Curia Antoniana e quella del Pantheon?

Non vi dirò nulla del colonnato avanti alla chiesa: voi lo conoscete; ma non avete visto in attività le due fontane a fianco dell'obelisco. Figuratevi due fuochi di artifizio di acqua, notte e giorno, senza interruzione: io non ho trovato nulla, che mi abbia fatto più piacere. Tutti i giorni vado a far loro una visita amichevole, soprattutto quando il sole le colpisce. In generale la più bella parte di Roma, secondo il mio gusto, sono le fontane: quella di piazza Navona è, fra tutto ciò che ho visto nel mio viaggio, la cosa che mi ha più colpito. Il numero di queste fontane, che si trovano ad ogni passo, e i fiumi che ne sgorgano sono assai gradevoli e sorprendenti anche più degli stessi edifici, quantunque dì questi se ne abbiano di magnifici, in ispecie antichi. Il poco che di questi rimane, pur sfigurato com'è, è tanto al disopra delle costruzioni moderne per grandezza e per semplicità, di quanto la repubblica romana era superiore allo Stato della Chiesa. Per dirvi, insomma, in una parola il mio pensiero su Roma, essa è, quanto all'esteriore, non solamente la più bella città del mondo, ma fuori di confronto con qualunque altra - anche con la stessa Parigi - la quale, del resto, ne è infinitamente superiore per tuttociò che vi si agita.

Indipendentemente dalle curiosità antiche e moderne, di cui questa città ripullula, una sola di queste tre cose - la chiesa di San Pietro, le fontane, il colpo d'occhio dal Gianicolo - vai la pena di fare espressamente un viaggio a Roma. Egli è che Roma sembra posta espressamente per avere delle acque, circondata com'è da un semicerchio di montagne ricche di sorgenti; ma esse sono tutte a una distanza che varia da quattro a nove leghe. Quali spese si sostennero per condurvele? Gli acquedotti degli antichi Romani, i canali, i serbatoi sono opere prodigiose. Sono state erogate, da due o tre secoli, somme enormi per ristaurarne solo una parte, che, con le nuove opere aggiunte, bastò a fornire la città di numerose fontane, grandi e piccole. Non vi è quasi piazza ove non se ne trovi una o più. Se ne incontrano lungo le vie, nelle case, nei giardini, dovunque. Il dislivello del suolo, dove sorge la città, e le montagne vicine hanno offerto l'occasione di moltiplicarle facilmente col proposito di far giungere le acque nei luoghi elevati, di modo che le fontane in alto servano di serbatoio per quelle che stanno in basso.

Io non imagino in una città un maggiore ornamento di questa profusione di sorgenti e di acque zampillanti: mi danno più piacere che gli stessi edifici. Le grandi fontane sono sempre nobili, le piccole graziose ma talvolta degenerano troppo in scherzi inaspettati, specialmente nei giardini, dove, in verità, ciò è più sopportabile; ma nelle grandi non si tratta più di piccoli getti di acqua, piuttosto di torrenti, di fiumi interi che sgorgano da tutti i lati: all'abbondanza naturale dell'acqua, si aggiunge un certo studio nel saperla disporre in modo da darle la più grande superficie possibile.

Di tutto ciò ch'io ho visto qui e altrove la fontana di piazza Navona è quella che più mi ha sorpreso: bisogna pur dire che nulla in questo genere è più augusto e di più meravigliosa esecuzione. Essa a prima vista mi colpi di più che la stessa chiesa di San Pietro, sebbene sia lontano da me il pensiero di paragonarle l'una all'altra. Figuratevi, in mezzo alla piazza, questa massa di rocce forate a giorno; questi quattro colossi del Danubio, del Nilo, del Gange, del Rio della Plata, coricati sugli angoli delle rocce, versanti dei torrenti d'acqua; questo Nilo che nasconde la testa, questo bei leone che esce dalla sua caverna e viene ad abbeverarsi alla fonte; questo cavallo che beve dall'altro lato; questi serpenti striscianti sulla montagna" questi getti d'acqua che zampillano da tutti i lati sulle punte delle rocce, e in cima un obelisco di granito, che a vederlo bisogna alzare la testa... Tuttavia la fontana di San Pietro in Montorio mi ha fatto ancora più piacere e non minore sorpresa: è un arco di trionfo a cinque porte su, al GIanicolo; tre grandi e due piccole; ma in luogo delle porte si hanno delle cascate d'acqua, che ne chiudono il vuoto cadendo in un vasto bacino. Mentre voi godete di quello spettacolo sì nuovo e sì gradevole, volgetevi indietro al momento in cui il sole declinante sull'orizzonte illumina le cime, e ammirate quel meraviglioso insieme di cupole, di campanili dorati, di comignoli, di chiese, di palazzi, di alberi verdi, di acque zampillanti. Non v'è a Parigi un colpo d'occhio simile a questo, non ostante la vista dei dintorni di quella città, infinitamente più ameni, e per la natura e per gli abbellimenti dell'arte, dei dintorni di Roma.

Dalle Lettres familières, 1739.