Tesori di Roma: foto di Roma gratis

IL FORO ROMANO

GIANLUIGI VAUDOYER

Foro Romano

È al Foro Romano che la natura da alla morte la sua suprema bellezza. Dieci anni addietro, la breve valle ove morì Cesare era una spianata pietrosa, raschiata e grattata dai dotti, un museo all'aperto, polveroso soggiorno degli archeologi. Questo ossario minerale era orribile. Gli artisti, guardandolo dal Campidoglio, ne parlavano con tristezza e disdegno. Quei tempi non sono più. Una romana di gusto e di grande cultura ha ottenuto che fra le rovine si lasciassero crescere dei fiori e degli alberi. In questi giorni ho visto un roseto sbocciare il suo primo fiore nell'atrio di Vesta e allo stesso sito, forse, dove parlò Marco Antonio, e un lauro solleva il suo ramo altero. Mentre, ai piedi dei rostri, io guardo, il sole spande sulle tre colonne di Castore e Polluce il suo miele passeggiero, ilvento porta il profumo delle giunchiglie e delle iris nere. Senza dubbio, giunto l'autunno, la vite mescola agli insensibili acanti i suoi pampini cremisini.

Rappresentata da questi arboscelli e da questi fiorellini, la natura sembra qui più giovane degli edifici secolari. Ma essa non è, sul Foro, che un'incantevole passeggiera. Si levino gli occhi al Palatino. Su questa collina, il tempo ha posato la sua corona romana: essa è fatta di nere fronde, solide e perseveranti: ecco l'elee ed ecco le palme, ecco i cipressi, e soprattutto e ancora, ecco l'immortale alloro. Questi alberi che la polvere e l'età innobiliscono, annunciano, sulla fronte della città, una severa bellezza. La notte, allorché il Palatino si profila sul cielo, quegli illustri rami, che forano le stelle, allietano Roma all'infinito.

Ogni stilla del nostro sangue ricorda i millenì filtrati nelle vene degli avi, ogni nota del nostro cuore si accorda ad antichi concenti aspri o soavi.

Voluttà sottili profuman l'ombra secreta dietro alle cortine dell'età vissute;

l'anima solitària del tuo poeta s'abbarbica alle mura dirute.

Rannoda sul capo la negra chioma e vieni! blanda d'inviti è l'ora. Tra le vestigio dell'antica Roma dormono istorie che la Storia ignora.

Da Les delices de l'Italie, Paris, Librairie Plon 1925.