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Vedute delle rovine del Foro Romano

disegnate da Martino Heemskerk - 1540

FORO ROMANO
FORO ROMANO

I tre disegni pubblicati sulle tavole VII-IX sono riprodotti da un taccuino ora conservato nella raccolta delle stampe del E. Museo di Berlino. L'autore è Martino Heemskerk, distinto pittore olandese (1478-1574), il quale durante il suo soggiorno in Italia (1532 - inc. 1540) con molto zelo studiò gli avanzi dell'architettura e della scultura antica. Il taccuino, conosciuto nel secolo passato dal Gori e dal Bottari, i quali lo dicono posseduto da M. Mariette, nel nostro secolo passò nella raccolta dell'architetto parigino Destailleur, e con essa fu acquistato dal governo prussiano nel 1879.
Il codice contiene una quantità di disegni e studi dal vero, ornamenti, architettura antica, paesaggi ecc. Meritano speciale attenzione le vedute rappresentanti cortili e giardini di palazzi urbani, con le statue antiche di cui erano decorati; le quali vedute possono servire come illustrazione al pregevolissimo libretto dell'Aldrovandi sopra le statue antiche di Roma. Il dott. J. Springer ne ha dato una descrizione nel Jahrbuch der preussischen Kunstsammlungen e mentre dal punto di vista artistico non dà giudizio troppo favorevole dei disegni dell'Heemskerk, egli stesso nel pubblicarne alcune vedute del palazzo e della chiesa lateranense ha riconosciuto pregevolissime queste vedute dal punto di vista materiale. Infatti l'Heemskerk si mostra disegnatore abile e fedele, astenendosi dall'aggiungere arbitrari restauri ai monumenti da lui visti. E di questa importanza topografica fanno fede le tre vedute del Foro romano e del Campidoglio, cui la Direzione del Bullettino volle cortesemente concedere un posto in questa pubblicazione.

Martino Heemsker :  Foro Romano, lato settentrionale
Tav. VII - Martino Heemsker:
Foro Romano, lato settentrionale

Il primo disegno (tav. VII) rappresenta il lato settentrionale del Foro, dalla chiesa dei ss. Cosma e Damiano fino a quella di s. Adriano. Lo spazio fra coteste due chiese è occupato da poche casupole, restando libera la veduta verso il nord, ove si scorgono le colonne Traiana ed Antonina. Dietro il tempio di Antonino s'innalza il cosidetto frontespizio di Nerone, nel giardino Colonna: tra s. Lorenzo in Miranda e i ss. Cosma e Damiano veggonsi gli avanzi del Foro di Nerva, e le rovine delle terme di Tito. Non possiamo negare che, nel disegnare il fondo, l'artista si sia preso qualche libertà, troncando p. es. il muro laterale del tempio di Faustina per far vedere le pendici delle Esquilino ed il tempio di Minerva. Il primo piano invece mostra di essere fedelmente copiato dal vero. E merita particolare attenzione quell'avanzo di muraglione, accanto alla chiesa di s. Lorenzo, che sembra composto di grandi massi squadrati, interrotti da un arco. Lo stesso avanzo si trova disegnato nell'affresco del Sodoma nel chiostro di Monte Oliveto Maggiore presso Siena: e fu anche riconosciuto dal medesimo de Rossi in un disegno anonimo dell'Escuriale. Mentre però nelle due vedute più antiche il muraglione si vede rinchiuso in una fabbrica medioevale, e sormontato da una torre con grande finestra rotonda, nella nostra sono sparite le fabbriche moderne, e l'arco è isolato, fors'anche prossimo ad essere demolito. Certo è, che nelle vedute posteriori all'anno 1550, non se ne trova più traccia veruna. È molto probabile, che quivi si abbia a riconoscere la torre di Cencio Frangipani, della quale si dice nelle Mirabilia c. 24: « templum Jani..... nunc autem dicitur turris Cencii Frajapanis; templum Minervae cum arcum coniunctum est ei, nunc autem vocatur s. Laurentius de Mirandi ».

Si vede indicata questa torre sulla pianta iconografica del codice Rediano (de Rossi. Piante di Roma, tav. IV). È difficile peraltro il dire, a quale antico edifìzio appartenessero siffatti muraglioni: e siccome possiamo sperare che mediante nuovi scavi riceva fra poco maggior luce la topografia di questa parte del Foro romano, così mi astengo d'entrare nella discussione, se per es. possa credersi che l'arco Fabiano sia sorto in quel punto, ovvero se la basilica Emilia, unico grande edifizio pubblico da cercarsi fra s. Adriano e s. Lorenzo, possa avere relazione con l'avanzo di cui ragiono.

Martino Heemsker :  Foro Romano, lato orientale
Tav. VIII - Martino Heemsker:
Foro Romano, lato orientale

Più importante è il secondo disegno (tav. VIII), che ci mostra lo stato della parte orientale del Foro, veduta dall'angolo nord del Palatino. Lasciando ad altri più esperti della storia di Roma medioevale lo spiegarne l'importanza per la topografia degli edifìzi Capitolini, trattata con molta dottrina dal ch. Camillo Re nel vol. X di questo Bullettino, mi limito a dichiarare un punto, ove il disegno Heemskerkiano decide una quistione, che interessa anche la topografia di Roma antica, e che è stata molto discussa, ma senza risultati definitivi, da chiarissimi autori.
L'itinerario Einsidlense in due luoghi diversi dice: « s. Sergii: ibi (ovvero ubi) umbilicum Romae ». Quindi i topografi di Roma antica si sono affaticati a determinare con esattezza il sito di questa chiesa, dal quale risulterebbe pure l'ubicazione di quel memorabile monumento che fu l'umbilieus urbis Romae. Per i particolari della discussione basta rimandare agli scritti dello Jordan, di C. Re e del Nichols. Tre erano le fonti, onde potevamo attingere la conoscenza del sito della chiesa dei ss. Sergio e Bacco: 1) una bolla d'Innocenzo III concernente alcuni terreni appartenenti alla diaconia; 2) gli avanzi trovati nel 1803-1812 in occasione degli sterri del tempio della Concordia; 3) una veduta del Foro stampata dal Cock (1551). Il Fea credette di aver trovato l'abside della chiesa stessa fra i ruderi del tempio della Concordia; ma la sua asserzione fu con valide ragioni combattuta dal Piale (Dei templi di Vespasiano e della Concordia, p. 15 sgg.). Lo Jordan invece, attribuendo un pregio singolare alla veduta del Pittoni, opinò che la chiesa fosse situata tra la colonna di Foca e il tempio di Vespasiano, con la facciata rivolta verso il Campidoglio. Quest'ultima congettura però, sebbene quasi generalmente accettata, offre serie difficoltà per buone e giuste ragioni. Il ch. Nichols (p. 67) ha distrutto l'autorità attribuita dallo Jordan alla veduta del Pittoni, osservando cioè che la stampa originale del Cock porta la leggenda: « Ex variis apud Capitolium ruinis prospectus unus »; e quindi non pretende nemmeno di rappresentare esattamente il sito topografico dei singoli edilizi. Ora il disegno dell'Heemskerk ci dà per la prima volta una testimonianza certa ed inconcussa circa il posto della chiesa.
Vi si vede, a metà coperta dalla colonna di Foca, una chiesetta d'aspetto basilicale, con portico — forse di otto colonne — nella facciata, la quale è rivolta verso oriente. Le dimensioni tanto dell'altezza quanto della larghezza sono piccole: e l'abside si avvicina alle tre colonne del tempio di Vespasiano. La quale situazione è perfettamente in accordo con la bolla d'Innocenzo III e con la testimonianza dell'Accursio; il quale asserisce che la base di Stilicone, senza dubbio collocata originariamente presso i Rostri, fu « eruta nobis praesentibus ad latus arcus Septimii ante aedem Sergii et Bacchi ».
Circoscritta in questo modo l'area, nella quale abbiamo da cercare la chiesa, possiamo stabilirne il sito con maggiore certezza, mediante l'osservazione seguente. Chiunque abbia guardato attentamente gli avanzi del clivo Capitolino fra il tempio di Saturno e l'umbilico di Roma, avrà osservato, che a poca distanza dal selciato del clivo, raffazzonato generalmente con molta trascuratezza in epoca bassissima, si trova un bellissimo tratto di lastrico antico, a grandi poligoni di selce, congiunti insieme con quella cura che distingue le strade pubbliche romane della buona epoca.

Tav. X - Pianta Foro Romano
Tav. X - Pianta Foro Romano

Non si poteva spiegare per quale caso sia rimasto così conservato questo pezzo isolato: ora la veduta dell'Heemskerk c'induce a credere, che quel tratto debba la sua conservazione alla chiesa dei ss. Sergio e Bacco, le cui fondamenta furono erette appunto sopra quel selciato. Ed infatti risulta dalla storia della chiesa, composta dal Piale (Dei templi di Vespasiano e della Concordia, p. 15 sg.), che già nel secolo ottavo, a cagione della sua antichità, essa aveva bisogno di un restauro "a fundamentis". La tavola X può servire per dar un'idea del sito approssimativo dei terreni mentovati nella bolla di Innocenzo III.

Merita pure attenzione la veduta della parte settentrionale del monte Capitolino, con la chiesa di Aracoeli e sue adiacenze (tav. IX).
Vi si vede la facciata laterale con la gradinata che conduceva alla piazza del Campidoglio; e dinanzi un obelisco ed un albero di palma. Mentre quest'ultimo si vede effigiato p. es. anche in un affresco esistente nella sala dell'udienza, nel palazzo dei Conservatori; sono più scarse le memorie dell'obelisco. Il prof. Re credette ritrovarne una indicazione nella sola pianta di Siena.

Tav. IX - Martino Heemsker:  Foro Romano dal Campidoglio
Tav. IX - Martino Heemsker:
Foro Romano dal Campidoglio

Perciò non ho creduto inutile di riprodurre nella tav. IX un disegno dell'Heemskerk, che ci fa vedere l'obelisco con la palma accanto, e nel fondo il prospetto del Foro sino alla basilica di Costantino, e l'arco di Tito. L'obelisco menzionato dal Poggio, da Lucio Fauno, dal Mauro, e da altri, cambiò posto nel 1582, quando dal Comune di Roma fu venduto a Ciriaco Mattei per ornamento della sua villa Celimontana, ove tuttora esiste. Nel disegno dell'Heemskerk l'obelisco si vede innalzato sopra una base apparentemente antica e sorretta da quattro leoni, anch'essi forse di antica fattura. Non vorrei peraltro ciò affermare come certo, né ho potuto sapere come sia finito quel piedistallo dopo la vendita dell'obelisco.
Pongo termine a questi brevi cenni col far voti, che mediante ricerche in biblioteche ed archivi venga vieppiù accresciuto il materiale relativo alla topografia di Roma nel medio evo: e sarò lieto se il presente mio contributo incontrerà l'approvazione degli eruditi nella storia medioevale di Roma, ai quali dobbiamo tante belle pubblicazioni su questa materia, contenute nei precedenti volumi del Bullettino.

Ch. Huelsen - Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma - 1888

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