Tesori di Roma: foto di Roma gratis

FORO ROMANO

Carcere Mamertino

Carcere Mamertino
Carcere Mamertino

CARCERE MAMERTINO, E TULLIANO. Nelle due estremità del monte Capitolino, che dominavano il Foro Romano, e in mezzo della città, si volevano due oggetti di terrore, per contenere la crescente audacia del popolo in generale, e della moltitudine, che si radunava in quello fin dai primi tempi: la Rupe Tarpea, e il Carcere sulla estremità verso l'oriente. Era un tal luogo imminente al Foro, come dice Livio; da cui e ben lontano il Carcere preteso della Pietà, o dei Centumviri, in s. Nicola, detto in carcere. Anco Marzio lo fondò; perciò da lui è detto Mamertino: lo ingrandì Servio Tullio, da cui è Tulliano. Si trova in parte ancora al giorno d'oggi quale lo descrivono Sallustio, e Calpurnio Fiacco, orrido, oscuro, fetente, e terribile: è formato di grossi macigni di peperino, e di travertino, muri, e volte. Quello che rimane, ha due piani, senza scala; perché le attuali sono fatte da che fu ridotto il luogo in chiesa; calandovisi i rei dal centro della volta per un buco rotondo. La camera superiore è alta piedi 13., larga 18., lunga 25.; l'inferiore più angusta è alta piedi 6., larga 9., lunga 18. Nel fondo vi è una piccola sorgente in un pozzetto, che per tradizione si dice miracolosamente fatta scaturire dall'apostolo s. Pietro, quando vi fu detenuto più mesi, per battezzare i suoi custodi convertiti, Processo, e Martiniano con 47. compagni, poi coronati del martirio. Pare, che la facciata, ove è la scala, e la gran porta moderna, di travertino, fosse tutta rifatta dai consoli suffetti, C. Vibio Rufino, e M. Coccejo Nerva, nell'anno di Roma 775. per ordine del Senato. Questa facciata ha palmi 40. di lunghezza. Se la iscrizione attuale era nel mezzo, siccome pare dalla proporzione; il Carcere non era più esteso di fronte: ma indietro chi sa quanto? Dalle descrizioni dei detti autori sembra, che piano superiore allo stato presente non vi fosse. La porta antica era verso il tempio della Concordia sulla salita dell'asilo, ove è ora la cordonata; e secondo Tito Livio all'anno 570. aveva un vestibulo. Alla salita erano allora le scale gemonie. Su queste si gettavano i rei strozzati, nudi; tirandoli al di fuori del Carcere con un uncino, affinchè servissero di terrore. Se erano re prigionieri, o grandi capitani, si faceva questa esecuzione in frattanto, che il trionfante saliva fino a' piedi della scala di Giove Capitolino, dove si arrestava per averne l'avviso. Così avvenne di Simone figlio di Giora, capo degli Ebrei nel trionfo di Vespasiano, e di Tito, secondo Giuseppe Flavio. Il P. Donati, ed altri antiquari hanno scritto, che vi si entrasse per un ponte di pietra. Ma questo ponte non era necessario, e non si saprebbe dove collocarlo, ingombrando lo spazio: è fondato unicamente sopra una falsa lezione di un passo di Velleio Patercolo, nel quale hanno letto PONTEM, invece di POSTEM; facendo così rompere la testa a Fulvio Fiacco sopra un ponte di pietra della porta del Carcere; invece di rompersela, battendola allo stipite di pietra della porta. La chiesa di s. Giuseppe de' falegnami, fabricatavi sopra nel 1539. con disegno di Giacomo della Porta, ha un buon quadro di Carlo Maratta, rappresentante la nascita di Gesù Cristo; e incontro la Concezione di Giuseppe Ghezzi.

NUOVA DESCRIZIONE DE' MONUMENTI ANTICHI ED OGGETTI D'ARTE CONTENUTI NEL VATICANO E NEL CAMPIDOGLIO COLLE NUOVE SCOPERTE FATTE ALLE FABRICHE PIÙ' INTERESSANTI NEL FORO ROMANO E SUE ADIACENZE, COMPILATA PER USO DE' COLTI VIAGGITORI DAL SIG. AVV. D. CARLO FEA Presidente alle Antichità Romane, e socio ordinario dell'Accademia Archeologica Romana. ROMA MDCCCXIX. 1819

Foro Romano

Piantine del Foro Romano