Tesori di Roma: foto di Roma gratis

FORO ROMANO

Arco di Tito

Arco di Tito
Arco di Tito

FORO ROMANO

Arco di Tito

ARCO DI TITO.

L'Arco di Tito non fu il primo degli Archi trionfali eretti in Roma, come scrissero Lucio Fauno, e Lucio Mauro. Con più di riserva scrisse il Marliano, che era il più antico degli esistenti; e il P. Donati aggiunge, sì colla iscrizione. Anteriori erano tanti; gli Archi d'Augusto, e di Tiberio, e di Nerone, sumentovati, e quello di Druso nella Via Appia.

Ma di questi conosciuti nei libri, e nelle medaglie, non ne esiste alcuno; e neppure se ne sa il luogo preciso. Quello di Tito esiste al suo luogo, incognito dagli autori, e dalle medaglie: il soggetto del monumento per providenza divina lo ha salvato a onore, e prova della religione cristiana.

Fu eretto dal Senato, e Popolo Romano a gloria di Tito già divinizzato coll'apoteosi, che perciò viene rappresentato nella volta dell'arco coll'aquila, che lo porta in cielo, e col titolo di DIVO nella iscrizione alla facciata principale verso la Meta sudante:

SENATVS • POPVLVSQVE • ROMANVS

DIVO • TITO • DIVI • VESPASIANI • F

VESPASIANO • AVGVSTO

per la conquista della Giudea, la quale fece verificare la profezia terribile di Gesù Cristo, che non sarebbe restato, sasso sopra sasso in Gerusalemme. Se manca la iscrizione, che lo diceva; la prova equivalente si ha espressa nel bassorilievo alla sinistra nell'interno dell'Arco verso il Palatino, ove si veggono i soldati, che portano il candelabro d'oro di 7. bracci, fatto, come avverte Giuseppe Flavio, non esattamente a somiglianza del vero; la mensa pur d'oro con sopra le due trombe, e una cassa, che conteneva i libri sacri; presa da taluno per l'Arca dell'alleanza.

Nella facciata opposta è Tito sul carro trionfale, tirato da quattro cavalli, accompagnato da' suoi littori, e da altri, coronati d'alloro; con dietro alle spalle una Vittoria, la quale con la destra sostiene sopra il di lui capo la laurea: incontro gli è Roma personificata con elmo in capo, asta in mano, in atto di reggere le redini dei cavalli, e di scortare l'imperatore alla città. Le teste di tutte le figure si belle, e tanto espressive, pajono carnei. Non si vede né Vespasiano insieme, né Domiziano appresso, e tutti a cavallo, come racconta Giuseppe Flavio essersi fatto.

Da questo si può argomentare, che il Senato abbia a Tito solo attribuito l'onore del trionfo per amore, e distinzione particolare; o almeno, che abbia evoluto rappresentarlo nell'Arco eseguito, come lo aveva decretato, al dire dello stesso Giuseppe, al padre, e al figlio separatamente. Nel fregio sulla facciata suddetta vi è la pompa, o processione, con bovi per, sacrificio; e il fiume Giordano, simbolo della la Palestina, in forma di vecchio portato da 2., non da 4., uomini, giacente sopra una bara. Plinio dice, che fu portato in trionfo ancora l'albero del balsamo, come aveva fatto Pompeo; ma nell'Arco non apparisce.

Nei 4. sesti dell'arco sono 4. belle Vittorie con trofei. Fra le colonne vi erano 4. specchi; 3. come di finestre chiuse: il 4. ancora visibile verso s. Francesca Romana, ben esaminato pare fosse la porticella della scaletta per salir dentro. Aveva 8. più che mezze colonne composite, scanalate, alte 20. piedi, e più; sopra un alto piedestallo di 8. piedi: le 4. esteriori stavano immediatamente agli angoli, come negli Archi di Trajano in Ancona, e in Benevento; non in dentro, come si rappresentano comunemente.

Cogli scavi si è appurata questa situazione; e che lo zoccolo non aveva, che circa due palmi di altezza; e il piano interno era di travertini. E' pure di questa pietra il corpo deill'Arco fino quasi all'imposta, rivestito di marmo pentelico; fuorché i piedestalli, e tutta la parte interna di marmo solido. Da questo punto in su, nella Facciata verso il Campidoglio e pure così impellicciato: nella facciata opposta è tutto di marmo; diversità, di cui non s'intende la ragione. Si distingue bene, entrando nella camera sopra la volta.

L'Arco è grosso 14. piedi, e un settimo , largo 21., alto nel suo vano 25.,5. e due terzi. Tutto è stracarico di ornati, fin nelle chiavi, o serragli, Qualche scrittore vi trova il primo esempio in Roma dell'ordine composito; ignorando, che il primo si ha nelle due colonne del tempio di Giunone dentro i portici d'Ottavia; ora nella strada, che conduce per di dietro alla chiesa di s. Angelo in pescheria. Oltre la riferita iscrizione, Lucio Fauno asserisce, che nella parte opposta vi era quella, in cui si parla della conquista della Giudea fatta da Tito; e la riporta, come trovata al suo tempo fra le rovine dell'Arco: ma con verità il Marliano la dice trovata nel Circo Massimo; e così viene riferita in raccolte d'iscrizioni manoscritte d'assai anteriori al Fauno.

Oltracciò dal contesto si rileva, che è posta a Tito vivente. Il Nardini opina, che l'Arco fosse piantato nel Vico Sandaliario, senza provarlo; il P. Donati lo vuole sulla Via Sacra; perché i trionfanti passavano per questa via: ragione troppo debole; perocché addietro si sono mentovati Archi trionfali nel Foro, e sul Campidoglio; e ve n'erano alcuni sulla Via Appia. E' situato al principio della salita, o Clivo, detto anche sacro, del Palatino; sopra una strada, che dalla Meta sudante andava dritta alli tempi di Vesta, e di Castore, e Polluce, di cui si è detto, che nell'anno 1779. si scoprì un bell'avanzo colla selciata all'angolo del muro degli Orti Farnesiani verso i tempi, alla profondità di forse 15. piedi.

Il Relando ha illustrato i monumenti dell'Arco eruditamente, e con figure. Ne' secoli XII. e Xlll., tempo di fazioni, e di guerre civili, colla prossima torre, detta cartularia, l'Arco ha servito come di porta ai Frangipane, od altri, fortificatisi nell'Anfiteatro Flavio; e forse allora avrà sofferto maggiormente. Dopo finite le fazioni sarà stato riparato alla meglio con muro, e volta di mattoni con entro due catene; non si sa, se da Sisto IV., che lo fece sterrare in porzione. Ora se ne prepara una compita ristaurazione per previdenza sovrana.

NUOVA DESCRIZIONE DE' MONUMENTI ANTICHI ED OGGETTI D'ARTE CONTENUTI NEL VATICANO E NEL CAMPIDOGLIO COLLE NUOVE SCOPERTE FATTE ALLE FABRICHE PIÙ' INTERESSANTI NEL FORO ROMANO E SUE ADIACENZE, COMPILATA PER USO DE' COLTI VIAGGITORI DAL SIG. AVV. D. CARLO FEA Presidente alle Antichità Romane, e socio ordinario dell'Accademia Archeologica Romana. ROMA MDCCCXIX. 1819

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