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Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme

Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme
Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme

Piazza di Santa Croce in Gerusalemme, 1, 00185 Roma

Orario
Tutti i giorni ore 7.00-12.45 / 15.30-19.30
Durante le celebrazioni non è consentito visitare la Cappella delle Reliquie e la Cappella di Sant'Elena.
Orario Messe: Feriali: ore 7.00; 8.00; 18.30 Festivi: ore 8.00; 10.00; 11.30; 18.30.

Fu questa chiesa edificata dall'Imperador Costantino a richiesta (come dicono) di s. Elena sua madre. Questa chiesa, che è delle principali, e divote di Roma, ebbe in diversi tempi molti ristori da' Pontefici antichi, e da' cardinali di essa Titolari: e nella tribuna fu dipinto il Titolare Bernardino Carvacale. Quivi stanno i monaci Cisterciensi.
A mano destra sotto la navata minore nel primo altare è dipinto eccellentemente da Gio. Bonatti l'istoria della testa di s. Cesario con molte figure: nel secondo vi è figurato lo scisma di Pietro Leone da Carlo Maratta, la quale tavola è stata traportata in libreria, lasciata ivi una copia. È stata intagliata più volte in rame, e ultimamente da Giacomo Frey eccellentemente, come meritava quest' opera singolare. Nel terzo il cavalier Vanni colorì s. Roberto fanciullo, portato dagli Angioli, Maria Vergine, Gesù, e la madre di detto Santo.
Seguitando il cammino si scende per la porta, che è sotto alla ringhiera, dove si mostrano le insigni reliquie di questa chiesa, alla cappella di s. Elena, che ha la volta tutta di mosaico diligentemente condotta, da Baldassar Peruzzi; e sopra gli ornamenti de' tre altari, che vi sono, si vedono certe istoriette del ritrovamento della Croce, con altre figure interno, di mano di Niccolò Pomarancio.
Nell'altare di mezzo era s. elena, che abbraccia la Croce, ma questa tavola è stata parimente traportata in librerìa, perchè aveva patito: nell'altro la coronazione di spine di Nostro Signore; ed incontro la Crocifissione con Maria Vergine, e diverse figure, tutte opere di Pietro Paolo Rubens, e quest'ultima è delle più belle cose, ch' egli abbia fatto quì.
Incontro a questa nobile, e divota cappella è l'altra tutta dipinta ad affresco da Francesco Nappi, e Girolamo Nanni Romano, e vi sono diversi Santi, ed istorie, che alludono all'anime del Purgatorio, con Maria Vergine, e la Santissima Trinità nella volta.
Ritornando nella chiesa di sopra per l'altra porta, si vede nella tribuna dell'altar maggiore un ovato, dove è figurato nostro Signore, e dalle bande alcuni Angioli in campo d' azzurro oltramarino stellato d' oro, e vi è anche s. Elena, quando ritrova la Croce. l'opera è della maniera di Pietro Perugino, fatta con molta diligenza, e di buon gusto per quei tempi, e altri crede, che possa essere del Pinturicchio.
Tutta la nicchia di sotto è ornata d' altre pitture, di colonne, e pietre finte, con le figure de' ss. Pietro, e Andrea, che tengono la loro croce, e sono lavori coloriti da Niccolò da Pesaro.
Si entra poi nell'altra navata minore, e nel primo altare sta dipinto s. Silvestro, che fa veder i ritratti de' ss. Pietro, e Paolo a Costantino Imperadore, opera delle migliori di Luigi Garzi: nell'altro è il Crocifisso; e nell'ultimo è il quadro con san Tommaso, che mette il dito nel costato di Cristo, pittura di Giuseppe Passeri.

Descrizione delle Pitture, Sculture e Architetture esposte in Roma di Filippo Titi
stampato da Marco Pagliarini in Roma 1763

Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme

È una delle sette basiliche di Roma e viene chiamata Sessoriana per essere stata costruita nel Palatinum Sessorianum dove abitarono gli ultimi imperatori e dove Eliogabalo ebbe i suoi giardini. Fu edificata nel 330 da Costantino per custodirvi il legno della Croce ritrovato a Gerusalemme da sua madre S. Elena e - secondo quel che dice Anastasio Bibliotecario nella vita di San Silvestro - fu chiamata Hierusalem. Un'altra denominazione la troviamo nel concilio del 433 sotto Sisto III, giacchè viene detta Heleniana, la qual cosa spiega come Costantino scegliesse quel luogo del palazzo Sessorio - dove probabilmente sua madre aveva abitato - per edificare il nuovo edificio religioso. Nel 720 Gregorio II le risarcì il tetto o lo stesso fece nel 780 Adriano I. Nel 975 Benedetto VII fece costruire il monastero contiguo. Nel 1005 vi moriva improvvisamente il papa Silvestro II (d'Orilac). Nel 1050 Leone IX cedeva il monastero ai Benedettini di Montecassino, ma nel 1062 Alessandro II li trasportava sul Palatino a San Sebastiaro in Pallara, mettendo al loro posto i Canonici regolari di Lucca. Nel 1144 Lucio II (Caccianemici) fece restaurare la chiesa e suo nipote Ubaldo Caccianemici la proseguì nel 1148 facendo fare il tabernacolo della confessione che fu scolpito dai marmorari romani Angelo, Sassone e Giacomo, tabernacolo distrutto nel restauro del secolo xviii. Trasportata in Avignone la sede pontificia, la basilica rimase abbandonata o quasi in rovina, finchÈ nel 1370 Urbano V (De Grimaud) non destinò al suo restauro i 3000 fiorini lasciati da Nicola di Nola e Paolo Orsini per la costruzione di un monastero certosino. Fu in questa occasione che i Certosini occuparono il convento rimanendovi in seguito fino all'anno 1560. Verso la metà del secolo xv, il cardinale Capranica rifece i tetti delle navate minori, e nel 1492 il cardinale Pietro di Mendoza la faceva imbiancare, il che fece scoprire la reliquia della croce nel mezzo dell'arco della tribuna. Qualche anno dopo, un altro cardinale, Bernardino Carvejol, ordinava che si dipingesse la volta della tribuna con affreschi. Nel 1536 il cardinale Francesco Quinon fece fare il tabernacolo dell'abside, o nel 1555 un altro cardinale spagnuolo, Bartolommeo della Cueva, figlio del Duca di Albunquerque faceva restaurare la loggia d'onde si mostrano le reliquie e la gradinata. Sul finire del secolo xvi, Sisto V (Peretti) fece costruire la grande strada che conduce alla basilica. Nel 1744 Benedetto XIV (Lambertini) fece spianare la collina che la nascondeva alla vista del pubblico e vi aggiunse il portico. La collina si chiamava Monte Cipollaro, perchÈ vi si coltivavano gli agli e le cipolle i cui fiori servivano alla festa di S. Giovanni. Facciata. - La facciata e il portichetto furono disegnati da Pietro Passalacqua e da Domenico Gregorini nel 1744. Interno. - È a tre navi sorrette da quattro colonne per parte. Nella volta: L'apparizione della Croce di Corrado Giacquinto. Navata a destra: Sulle pareti: grandi tele dipinte a olio nel 1890 da P. Lehoux, francese che vi figurò I precetti della Chiesa, S. Nicola Albergati, S. Macario e Costantino imperatore. 1. Altare: Ritrovamento della testa di S. Cesareo, copia dall'originale di Giuseppe Bonatti. - 2. L'antipapa Vittorio IV si sottomette ad Anacleto II, copia di un originale di Carlo Maratta. - 3. S. Roberto fanciullo di Raffaele Vanni. Abside: l'altar maggiore è coperto da un baldacchino sorretto da due colonne di breccia corallina e da due di porta santa; sotto, in un'urna di basalto sono rinchiusi i corpi dei santi Cesareo e Anastasio. Nella volta dell'abside è un grande affresco che rappresenta il ritrovamento della croce. Questo affresco fu eseguito fra il 1495 e il 1500, per ordine del cardinale Carvejol: viene attribuito al Pinturicchio, se bene il Vasari non lo citi fra le sue opere, o al Buontigli, senza però nessun documento certo. Altri invece lo vogliono di qualche scolaro di Melozzo. Sotto, sulle pareti: Il serpente di bronzo e Mosè che fa scaturire l'acqua dalla roccia del Giacquinto. Navata di sinistra: sepolcro di Paolo Albo scultore (1538) - Seguono le pitture del Lehoux: I precetti della Chiesa, Valentiniano, S. Elena - 1. Altare: S. Tommaso di Giuseppe Passeri - 2. Del Crocifisso - 3. S. Silvestro papa che mostra le immagini di S. Pietro a Costantino, di Luigi Garzi. Cappelle sotterranee. - Cappella di sinistra, dedicata alla Pietà: bassorilievo di marmo regalato dal cardinale Barberini. Nella volta: affreschi di Gerolamo Sanni e di Francesco Vecchi. Nel corridoio che conduce alla cappella di destra: sepolcri del cardinale Socherio (1571) e del priore Cornazzano (1647). Cappella di destra dedicata a S. Elena e contenente la terra trasportata dal Calvario; sull'altare: statua di S. Elena che è una copia della Giunone vaticana, a cui si sono cambiati gli attributi pagani. Ai lati: La coronazione di spine e la Crocefissione, copie di due quadri di Pier Paolo Rubens venduti in Inghilterra, eseguite dal Mariani. Nella volta: musaici di Valentiniano III. Vennero però restaurati una prima volta nei primi anni del secolo xvi, e in seguito, nel 1593 furono quasi rifatti da Francesco Zucchi. In questa cappella si conserva anche il piedistallo con una dedica votiva a Elena, madre dell'imperatore Costantino, piedistallo che doveva sostenere la statua erettale mentre ella era ancora in vita.

LE CHIESE DI ROMA GUIDA STORICA E ARTISTICA DELLE BASILICHE, CHIESE E ORATORII DELLA CITTÀ DI ROMA - DIEGO ANGELI

Indice delle Chiese del Settecento