Via Arco della Pace, 5, 00186 Roma, Italia
Orario
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Periodo Rinascimento
dal 1482
Dalla chiesa dedicata a Santa Maria della Pace. Qui in antecedenza
era la chiesetta di Sant'Andrea o Santa Maria de Aquarenariis o
Aquaricariis, abitandovi i rivenditori d'acqua, quando nei secoli
di mezzo Roma, difettando di acque potabili, adoperava l'acqua del
fiume, dopo averne fatto depositare l'arena; da ciò la via
ebbe nome degli Acquarenari. Infatti ancora nel 1517 l'Ariosto raccomandava
al fratello Galasso di tenergli pronta, per il suo arrivo in Roma,
dell'acqua purgata dal Tevere:
"Fa ch'io trovi dell'acqua non di fonte,
Di fiume si, che già sei dì veduto
Non abbia Sisto ne alcun altro ponte."
Questi acquarinari l'attingevano con barili all'altezza del Ponte
Milvio e l'andavano distribuendo per le case; ed a causa della facilità
che avevano d'introdursi in. ogni casa, ebbero fama di mezzani.
Alla corporazione degli Acquarenari apparteneva la madre di Cola
di Rienzo, che viveva 'di panni lavare e di acqua portare'. In detta
chiesetta era una immagine della Vergine che, colpita da un sasso
gittatole contro, avrebbe sgorgato sangue. Sisto IV vi si recò
in processione e fece voto di erigere in quel sito un magnifico
tempio alla Vergine, se si fosse potuta evitare la guerra minacciata
dalle funeste conseguenze della Congiura dei Pazzi a Firenze; infatti,
scongiurata la guerra, venne nel 1480 riedificata l'attuale chiesa
dedicata a Santa Maria della Pace. Alessandro VII (1655) la restaurò
e fece fare l'odierna facciata su disegno di Pietro da Cortona.
Il giorno della riconsacrazione, essendo stato eretto un arco trionfale
nel cui mezzo campeggiava il ritratto del papa con sotto l'iscrizione:
"Orietur in diebus nostris justitia et abundantia pacis' (Nascerà
ai giorni nostri la giustizia e l'abbondanza della pace). Pasquino
gli cambiò l'orietur in morietur e il pacis in panis: 'Morirà
ai nostri giorni la giustizia e l'abbondanza del pane".
Nell'interno della chiesa: la cappella Cesi, architettura di Michelangelo;
le statue, che decorano questa cappella furono scolpite con marmi
provenienti dal tempio di Giove Capitolino. Le quattro Sibille sull'arco
della cappella Chigi sono di Raffaello: sull'altare, la Deposizione
dalla Croce in bronzo è di Cosmo Fancelli. Il monumento delle
nepotine del card. Ponzetti, morte nello stesso giorno di peste.
Inoltre, pitture di Baldassare Peruzzi, del Maratta, dell'Albani,
del Sermoneta, ecc. Il chiostro fu edificato nel 1504 dal Bramante.
Nell'antichità questo era iI centro delle numerose 0fficinae
Marmorarium. Nel 1878 venne alla luce un cippo di marmo alto cm.
50 e largo cm. 28 dedicato al ventiduenne auriga circense Crescente.
(Blasi)
Questa chiesa di sì bella forma in sì poco sito fu
col disegno di Baccio Pintelli Fiorentino fabbricata da Sisto IV,
che ordinò, che si chiamasse santa Maria della Pace, e la
diede l'anno 1487 ai canonici Regolari Lateranensi, che vivono sotto
la Regola di s. Agostino; e del 1611 Gasparo Rivaldi
nobile Romano fece fare la tribuna con belli lavori di marmo, di
pitture, e stucchi dorati. Fu poi rimodernata la chiesa per di dentro,
e di fuori, e ridotta nella presente bella forma nel Pontificato
d'Alessandro VII col disegno di Pietro da Cortona, in che diede
saggio del suo gran sapere.
Il quadro di bronzo nella prima cappella a destra è opera
di Cosimo Fancelli; la statua di s. Caterina col sepolcro,
dove sono due puttini diligentemente scolpiti, è pur sua
fatica; l'altra statua, che rappresenta s. Vernardino col sepolcro,
e puttini verso la porta, è d'Ercole Ferrata.
Le pitture sopra alla detta cappella dal cornicione della chiesa
in giù sono del gran Raffaello d'Urbino, e benchè
abbiano patito assai nel volerle ripulire, quel che si vede, è
stimabile. Sopra al cornicione dipinse il Rosso Fiorentino.
L'Annunziata, che era sopra l'altare della cappella seguente,
fatta fare dal car. Cesi, era opera di Marcello Venusti: il quadro
però, che vi è oggi, dove è figurata Maria
Vergine, Gesù, e s. Anna, fu fatto da Carlo Cesi. I
quattro quadretti nei ripartimenti della volta sono del Sermoneta;
e le sepolture laterali con le statue son di Vincenzio dei Rossi
da Fiesole, del quale si tiene, che sia anche il restante; ma per
verità i grotteschi eccellentemente scolpiti sono di Simon
Mosca, singolare in simili lavori.
Le pitture per di fuori sopra la medesima cappella sono di Timmoteo
della Vite d'Urbino, ma in cattivissimo stato.
La cappella di monsignor Benigni, che segue sotto la cupola passata
la porta di fianco, ha il quadro con s. Gio. Evangelista, e
l'Angiolo, colorito dal cav. d'Arpino. Il quadro grande di sopra
con la visitazione di s. Elisabetta, e quantità
di figure, è di Carlo Maratti.
Nell'altra cappelletta contigua dei signori Olgiati è dipinto
il battesimo di N. Signore da Orazio Gentileschi con tutto
il rimanente. Dai lati sono due quadri di Bernardino Mei Senese,
che il Baglioni attribuisce al medesimo Orazio. Per di sopra, l'istoria
di Maria Vergine, quando va al tempio, con molte figure, e fra le
altre un gentiluomo vestito all'antica, che scendendo da cavallo,
porge l'elmosina ad un povero tutto ignudo, è opera assai
stimata di Baldassar Peruzzi, ma ch'ha molto patito. Nei pilastri
della cappella maggiore è da una banda dipinta s. Cecilia,
e s. Caterina da Siena; e dell'altra s. Agostino, e s. Chiara
da Lavinia Fontana. Dalle bande dell'altare l'Annunziazione, e la
natività della Vergine furono fipe a olio sopra lo stucco
dal cav. Passignano; tutte le pitture per di sopra son di Francesco
Albano; e le due statue della Pace, e Giustizia, poste sopra il
frontespizio di detto altare, sono di Stefano Maderno.
Segue la cappella del Crocifisso. Dai lati sono due mezze figure,
la s. Maria Maddalena si crede del Gentileschi; l'altra
del cavalier Salimbeni, e le pitture ad affresco del medesimo. Il
quadro ove per di sopra, con la natività di Maria Vergine
è del cavalier Raffaelle Vanni, il giovane. La pittura nella
lanterna della cupola è di Francesco Cozza, il quale aveva
dipinta anche tutta la cupola, avanti che si rimodernasse.
Nella tavola dell'altare della cappella contigua è la natività
di N. Signore, opera stimabile del Sermoneta, con la ss. Trinità,
ed alcuni altri Santi all'intorno. Il quadro grande sopra la cappella
col transito di Maria Vergine, e gli Apostoli con altre figure è
di Gio. Maria Morandi.
Rientrando nella navata la tavola dell'altare nella prima cappella
dei signori Mignanelli con il san Girolamo è di mano del
Venusti, ma si crede da alcuni, che il Bonarroti gli facesse il
disegno. Le pitture di sopra con l'istoria d'Adamo, ed Eva, figuroni
maggiori del vivo, sono di Filippo Lauri; e la testa di marmo a
man destra dell'altare, ritratto di monsignor Girolamo Giustini
da Città di Castello, avvocato concistoriale, è di
Vincenzio da Fiesole.
Il s. Ubaldo dipinto nell'ultimo altare con due altri
santi canonici Lateranensi son di Lazzaro Baldi. Di sopra le storie
del Testamento Vecchio, con alcune figure grandi, sono opere di
Baldassarre Peruzzi da Siena.
Le quattro figure di stucco, due sopra l'arco della cupola, le altre
sopra la porta della chiesa, sono del Fancelli, fatte col disegno
di Pietro da Cortona; e le istorie diverse di Maria, che sono dipinte
nel claustro architettato da Bramante, sono di Niccolò da
Pesaro.
Vi si rimira anche il bel deposito del card. Flaminio del Taja Senese.
È ammirabile la facciata, e il portichetto di questa chiesa,
e l'ornato tutto della piazza, fatto col disegno del Cortona, ove
mostrò il suo grande ingegno in un sito sì piccolo,
e obbligato da due strade, e dalle porte, e dalle finestre delle
varie contigue case, le quali sono state ride in uguaglianza, e
in simetria. di s. Biagio della Fossa, e ss. Pietro, e
Paolo del Gonfalone
La chiesa parrocchiale di s. Biagio non molto lungi da
monte Giordano, palazzo già del card. Orsino, oggi dei sigg.
Gabbrielli, fu rimodernata da Agostino Albrtini Romano curato nel 1658.
Nella sua facciata è la figura del medesimo s. Biagio
del cav. Paolo Guidotti, ma poi ridipinta.
Il quadro dell'altare a mano destra con s. Niccolò e
li tre putti, ed in aria Maria Vergine col Figlio, è del
medesimo Guidotti: quello dell'altar maggiore con s. Biagio,
e quantità di figure, fu fatto con suo disegno da un suo
allievo; e la Pietà nell'altro altare è bella copia,
che viene dal Caracci, secondo l'opinione di molti.
Di quì seguitando verso Banchi, e quindi entrando in strada
Giulia, si trova l'oratorio dei ss. Pietro, e Paolo del Gonfalone
vicino alle carceri, che è unito alla chiesa di santa Lucia.
La chiesa di s. Lucia, che fu data all'Archiconfraternita
del Gonfalone, e ad essa è annessa, è stata quest'anno
1763 rifabbricata dai fondamenti con una gran facciata dalla medesima
ArchiconfraternitÀ, e ne ha dato il disegno il sig. Marco
David, ma non è per anco totalmente terminata.
In esso si vede la cena di nostro signore con gli Apostoli, e l'istoria
di Cristo, che porta la croce, opere di Livio Agresti. La pittura
di Gesù condotto a Caifas è la più bell'opera
di Raffaello da Reggio.
La risurrezione del Salvatore, istoria grande, e copiosa, è
di Marco da Siena; ed anche le due figure di sopra, che rappresentano
due Virtù son del medesimo.
L'incoronazione di spine, e l'Ecce Homo, sono opere di Cesare Nebbia,
e l'istoria della flagellazione, con le Virtù di sopra, fu
a ad affresco espressa da Federigo Zuccheri.
(Filippo Titi)
Chiesa di Santa Maria della Pace
Anticamente esisteva in questo luogo una chiesetta
chiamata Santa Maria de acquaricariis, nel cui portico si venerava
l'effigie di una Madonna che - colpita una volta da un sasso gettatole
contro da un giuocatore - avrebbe spicciato vivo sangue. Sisto IV
(Della Rovere) commosso da questo fatto promise che se si sarebbe
evitata la guerra, minacciata dalla congiura dei Pazzi a Firenze,
avrebbe edificato in quel luogo una grande chiesa in onore della
Madonna. Cessato, infatti, il pericolo, nel 1480, la chiesa fu edificata
con architettura d'ignoto. Nel 1487 Innocenzo
Facciata di Santa Maria della Pace
Facciata di Santa Maria della Pace
VIII (Cibo) la concedette ai canonici lateranensi dando al loro
prevosto il titolo di Abate con l'uso della mitra. Nel 1611, monsignor
Gaspare Rinaldi fece fabbricare la tribuna e l'altar maggiore. Alessandro
VII (1655 - 67 Chigi) por ottenere anch'egli la pace della cristianità,
ordinò che la chiesa fosse restaurata e che vi si aggiungesse
la facciata come ora si vede. Passò ai Domenicani sotto Pio
VII (1800 - 23 Chiaramonti) e cessò di essere Parrocchia.
Ora è servita dai preti secolari.Facciata. - Fu fatta da
Pietro da Cortona, verso la metà del secolo xvii.
Interno - A una sola navata, con una crocera ottagona adorna di
altari. - A destra: 1. Cappella. Fu fatta edificare dal banchiere
Agostino Chigi. - Sull'altare: bassorilievo in bronzo di Cosimo
Fancelli. - A destra: S. Caterina e alcuni putti con gli strumenti
della passione di Cristo, dello stesso. - A sinistra: S. Bernardino
e altri putti di Ercole Ferrata. - Sull'arcone esterno: Le Sibille
di Raffaele Sanzio. Furono dipinte nel 1514 per ordine del Chigi
e furono ripulite nel 1816 dal Palmaroli. Sopra questo affresco:
I Profeti di Timoteo della Vite, contemporaneo di Raffaele. - 2.
Cappella. Fu edificata a spese del cardinale Cesi, per i sepolcri
della sua famiglia. Intorno all'arco esterno: decorazioni marmoree
di Simone Mosca. Sopra all'arco: Adamo ed Eva, affresco di Filippo
Lauri. Sull'altare: La Madonna, Gesù e S. Anna di Carlo Cesi.
Nella volta:
Le Sibille. - Affresco di Raffaello nella Chiesa Santa Maria della
Pace
Le Sibille. - Affresco di Raffaello nella Chiesa Santa Maria della
Pace
quattro quadretti del Sermoneta. Sepolcri di Franceschina Carduli
- Cesi (1518) e del cardinale Angelo Cesi (1528) scolpiti da Vincenzo
de Rossi da Fiesole. Anche le figure di S. Pietro, S. Paolo e dei
Profeti sono dello stesso scultore. - Crocera a forma esagona sotto
la cupola (cominciando da destra): sepolcro di Giuseppe Basilii
(1851). - 1. Cappelletta: S. Giovanni Evangelista del cav. d'Arpino.
- Sepolcri di Giulio Benigni, protonotario apostolico (1611) e di
Giacomo Benigni (1588). - Sopra la cappella: Visitazione di S. Elisabetta
di Carlo Maratta. - 2. Cappelletta: Il battesimo di Cristo di Orazio
Gentileschi. - Ai lati: due quadri di Bernardino Mei, senese. -
Sopra la cappella: Storia di Maria al tempio, affresco di Baldassare
Peruzzi. - Altar maggiore. Questa cappella fu disegnata da Carlo
Maderna e vi si conserva l'antica immagine della Madonna a cui ho
già accennato in principio. Sul frontespizio dell'altare:
La Giustizia e la Pace di Stefano Maderna. Nella volta e nella lunetta:
affreschi giovanili di Francesco Albani. Ai lati: L'Annunciazione
e la Natività della Vergine del Passignani che le dipinse
a olio sulla parete. - Sui pilastri: S. Cecilia e S. Caterina da
Siena, S. Chiara e S. Agostino di Lavinia Fontana. - 3. Cappella
(accanto all'altar maggiore). Dedicata al Crocefisso. - Sopra la
cappella: La Nascita di Maria di Raffaele Vanni. - 4. Cappella.
Altare detto d'Innocenzo VIII e attribuito a Pasquale da Caravaggio
che lo avrebbe fatto nei primi anni del secolo xvi. - Sopra questo
altare: La Natività di Gesù del Sermoneta, - Ai lati:
due quadri di scuola senese. - Nella cupoletta: Il Padre Eterno
del Cozza. - Sopra la cappella: Il transito della Vergine di Giovanni
Maria Morandi. - A sinistra: (ricominciando dalla porta d'ingresso).
1. Cappella: ai due lati esterni: sepolcri della famiglia Ponzetti
(1508) e di Beatrice e Lavinia Ponzetti morte appena settenni e
nel medesimo giorno, durante la pestilenza del 1505, opera di Maestro
Matteo, scolaro di Luigi Capponi. - Ai lati: storie del Vecchio
testamento di Lazzaro Baldi. - Sull'altare: La Madonna, Brigida
e il donatore Ferdinando Pozzetti, affresco di Baldassare Peruzzi.
Gli ornati marmorei sono di Nicola Marini da Fiesole. - 2. Cappella:
La Madonna fra alcuni Santi di Marcello Venusti. - Sepolcro di Paolo
Mignanelli morto a Creta, capitano della flotta cristiana nel 1568.
Vestibolo. - Sepolcri di Tito Francois (1863), del cardinale Flaminio
del Taja, senese (1682) e di Giovanni Bartoli (1699). Quest'ultimo
è nella stanzetta che precede il Chiostro.
Chiostro. - Fu edificato nel 1504 dal Bramante, quando già
era tutto preoccupato dai disegni di S. Pietro. Nella parete di
fondo: monumento sepolcrale del vescovo Bocciacci, legato in Sicilia
e morto nel 1497, opera della bottega di Luigi Capponi.
LE CHIESE DI ROMA GUIDA STORICA E ARTISTICA DELLE BASILICHE, CHIESE E ORATORII DELLA CITTÀ DI ROMA - DIEGO ANGELI