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Chiesa di San Lorenzo in Damaso

Roma: Chiesa di San Lorenzo in Damaso
Chiesa di San Lorenzo in Damaso

Piazza della Cancelleria, 1, 00100 Roma, Italia

Orario
Tutti i giorni ore 7.30-12.00 / 16.30-19.30 Domenica ore 8.30-13.00 / 17.00-20.00
Orario Messe Feriali: ore 8.30; 18.30 Festivi: ore 8.30; 10.30; 12.00; 18.30 Festivi luglio e agosto: ore 10.30; 18.30

S. LORENZO IN DAMASO.

Questa basilica posta nel rione VI, Parione, è collegiata ancora, e parrocchia.
Ella vanta un' origine antichissima, giacche fu edificata la prima volta da s. Damaso Papa, circa il 370, ad onore di s. Lorenzo, ed in essa venne poi, nel 384, trasferito il corpo del santo fondatore, il quale stava in una chiesa sulla via ardeatina. Aveva essa la forma delle primitive basiliche, cioè a cinque navi; era chiamata in Pi asino, e rimaneva proprio dove ha incominciamento la moderna via del Pellegrino. Fu più volte ristorata, ed in ispecie da Adriano I. e da Leone III. Il card. Raffaele Riario, ai tempi di Alessandro VI., feccia atterrare, ed eresse nel l495, la nuova basilica, unitamente al contiguo palazzo, con architetture di Bramante, del che fa fede la iscrizione seguente riportata dal Panciroli:

RAPHAEL RIARIVS SAVONENSIS
S. GEORGI CARDINALIS
S. R. E. CAMERARIVS
A SIXTO IV. PONT. MAX.
HONORIBVS AC FORTVNIBVS HONESTATVS
TEMPLVM DIVO LAVRENTIO MARTIRI DICATVM
ET AEDES A FVNDAMENTlS SVA IMPENSA FECIT
MCCCCLXXXXV
ALEXANDRO VI. P. M.

In seguilo il card. Alessandro Farnese, Vice-Cancelliere, vi fece il soffitto intagliato e messo a oro, ed ornolla con buone pitture a fresco ne' tre gran muri: Niccolò dalle Pomarancie dipinse la faccia a conru evangelii; Gio. de' Vecchi quella dirempetto all'altar maggiore, ed il cav. d' Arpino l' altra a corna epistolae.
In questa occasione il card. suddetto rifece anche l'altar maggiore, che per ciò venne di nuovo consacrato nel 1577, il primo giorno di settembre. Il card. Francesco Barberini con architettura del Bernini eresse la tribuna nuova, ornandola di stucchi, tenuti in gran pregio dagl'intendenti dell'arte, e facendovi due organi, e l'altare isolato in cui furon riposte le ossa di s. Eutichio martire e di s. Damaso papa. Il card. Pietro Ottoboni co' disegni del cav. Domenico Gregorini aprì la nuova confessione avanti l'altar maggiore, collocandovi entro le reliquie de' SS. Ippolito, Ercolano, Taurino, e Gio. Calablta. Ma tutti questi abbellimenti ed altri ancora fatti nella basilica dai cardinali Vice-Cancellieri, che per diritto ne sono titolari, disparvero affatto, perché sul finire del secolo scorso, il tempio minacciando di ruinare, fu chiuso, e la collegiata venne trasferita in s. Andrea della Valle.
Dopo un lungo corso di vicende fu alla fine ristorato e restiluito al pubblico culto dal pontefice Pio VII., il quale lo ridusse quale lo vediamo, con architettura del cav. Giuseppe Valadier, e nel giorno 29 di agosto 1820 tornò ad essere aperto.
La porta per cui si entra in s. Lorenzo in Damaso (chiesa senza facciata, perchè forma parte del palazzo della Cancelleria) è una bella architettura del Vignola; ma l'incontentabile Milizia, mentre la dice buona, si lagna poi che discordi dal rimanente dell'edificio.

L'interno della basilica, preceduto da un vestibolo, è di forma quadro, diviso in tre navi. Alla diritta del vestibolo vedesi la cappella ornata con ricchi marmi dal card. Tommaso Ruffo: l'architettura di essa è di Niccola Salvi, ed il quadro del suo altare che rappresenta la Madonna, s. Niccolò di Bari e s. Filippo Neri, fu colorito da Sebastiano Conca, pittore di vaglia; gli affreschi della volta sono di Contado Giaquinto. Proseguendo il cammino dalla mano stessa sotto la nave laterale si giunge all'altare del coro, su cui si venera un SS. Crocefisso, che piamente si crede parlasse a s. Brigida, e sotto vi riposano le ossa di s. Faustino martire, cavate dal cimiterio di Pretestato, e donate a questa chiesa da Clemente XI, che ne fu canonico. Nella parete osservasi il busto in metallo di Benedetto XIII., gettato da Francesco Giardoni. Nella cappella che segue evvi la statua di s. Carlo Borromeo, scolpita da Stefano Maderno.

Vien poi la sacristia del capitolo, ove in una cappelletta si venera una bella immagine di Maria, dipinta in tavola dal cav. delle Pomarancie; ed in un armadio di noce conservansi due statue d'argento, un san Lorenzo, cioè, ed un s. Damaso, fatte coi disegni di Ciro Ferri. La cappella seguente, sacra all'Arcangelo s. Michele, ed a s. Andrea apostolo, fu di nuovo ristorata ed ornata di marmi e stucchi dorati con archilettura di Giuseppe Pannini; l'antica scultura del quadro dell'altare fu racconcia da Pietro Bracci: ivi si scorge il deposito del card. Mezzarota. La statua di s. Ippolito vescovo di Porto, che è nella confessione, fu fatta a somiglianza di quella che conservasi nella libreria Vaticana, trovata presso la chiesa di s. Lorenzo fuori le mura, e nella cui base è impresso il ciclo pasquale.

L'altar maggiore fu architettato dal Bernini, ed il quadro venne dipinto sulle lavagne da Federico Zuccheri.
Nella prossima cappella della Concezione sotto la nave a sinistra, scorgesi sull'altare un'antica immagine di Maria, sul fare de' greci, dipinta in tavola, la quale si venerava nella chiesa di s. Salvatore in arco, ora detta s. Maria di grotta pinta, da dove fu qui recata nel 1465: in tale occasione venne eretta la confraternita quivi stanziata, sotto un tal titolo. Le pitture della volta sono affreschi di Pietro da Cortona, che fece tutto il disegno della cappella ornala con belli marmi. Si perviene poi alla cappella di s. Domenico, il cui quadro fu ritoccato da Sebastiano Conca; ed il cavalier Navona fece il disegno per la ristorazione della seguente in cui è un immagine di Maria addolorala dipinta in tavola, e due angioli in atto di adorare, condotti in tela da Domenico Feti, pittore di grido, scolare del Civoli, ma che poco ha dipinto per esser mancato ai vivi in giovane età. L'ultima cappella che rimane ad osservarsi da questo lato è quella la quale riman sotto il vestibolo, di proprietà della confraternita del SS. Sagramento, adorna di marmi e stucchi dorati con disegno del cav. Lodovico Rusconi Sassi, e dipinta dal cav. Casale, a spese del nominato card. Ottoboni. All'erezione di questa confraternita contribuì molto danaro Teresa Erriquez nel 1501; Giulio II nel 1508 ne approvò gli statuti, la creò archiconfraternita, ed egli stesso volle esserne fratello.
In un pilastro del vestibolo, di faccia all'altar maggiore, v'è il deposito del commendatore Annibal Caro, poeta, letterato, e segretario eccellente, la cui testa fu scolpita con molto magistero da Gio. Battista Dosio.
Evvi ancora l'altro deposito del chiaro card. Sadoleto, stato secretario di Leone X., e quello d'Alessandro Valtrini, disegno del Bernini. E sono degni d'osservazione anche quelli del pittore Caccianiga, e del general Caprara, capitano delle armi papali sotto Pio VI.
Questa collegiata insigne componesi di dieci canonici, otto benefiziati, otto chierici benefiziati e sei cappellani.

LE CHIESE DI ROMA GUIDA STORICA E ARTISTICA DELLE BASILICHE, CHIESE E ORATORII DELLA CITTÀ DI ROMA - DIEGO ANGELI

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