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Chiesa di San Tommaso in Formis

Chiesa di San Tommaso in Formis
Chiesa di San Tommaso in Formis

Sorge ancora sul Celio presso il fornice di Silano e Dolabella. Fu già una delle venti abbazie privilegiate di Roma. Dal papa Innocenzo III fu concessa al beato Giovanni de Matha, il corpo del quale fu venerato in quel luogo fino all' interregno di Innocenzo X, così il Bruzio, nel quale tempo si dice fosse tolto da alcuni dell' ordine dei Trinitari, altri dicono di no, ma certo fu tolto e condotto in Ispagna.
Nella nota bolla d' Onorio III, diretta a questa chiesa nel 1217, si concede alla medesima: portam integram quae libera sive latina dicitur cum omni portatico suo et redditum qui a transeuntibus solet dari. Urbano VIII la tolse ai padri Trinitarj della Redenzione, secondo quel che afferma il Terribilini, per aver essi mandato secretamente in Spagna il corpo di s. Giovanni de Matha.
La chiesa fu chiamata anche dei ss. Michele Arcangelo e Tommaso e vve ricostruita nell' anno 1663 dal capitolo vaticano.
Ebbe un tempo anche annesso un grande ospedale pei poveri. Fu, dopo l' abbandono dei padri del Riscatto, eretta in commenda cardinalizia, e ultimo commendatore ne fu il card. Napoleoncello Orsini, il quale, essendo morto Bonifacio IX nel 1395, la unì al capitolo di s. Pietro in Vaticano, che in essa prese ad uffiziare il 21 dicembre, giorno festivo di s. Tommaso.
Questa chiesa sembra venisse eretta almeno nel secolo XI e fu restaurata da Bonifacio VIII, Urbano VI ed Alessandro VII. Da ciò risulta che le notizie del Bruzio e del Terribilini in ordine al tempo del collocamento del corpo di s. Giovanni de Matha e della espulsone dei Trinitarj dal luogo sono, o del tutto o in parte, prive di fondamento storico. Presso la chiesa, a sinistra, restano gli avanzi del gran monastero che fu culla dell' ordine dei Trinitarj della Redenzione e si vede la porta monumentale del medesimo convento e ospedale, dei tempi d' Innocenzo III, sulla quale v'ha in musaico il Salvatore seduto con due schiavi, l' uno negro e l' altro bianco, ai lati, sciolti dai loro ceppi. Sull' arco della porta si legge l' epigrafe:
† MAGISTER IACOBVS CVM FILIO SVO COSMATE FEC. HOC OPVS.
Nella cornice del musaico, in lettere d' oro, sta scritto:
† SIGNVM CRVCIS SANCTAE TRINITATIS REDEMPTIONIS CAPTIVORVM.
Questi fu capo della scuola detta appunto dei Cosmati marmorari romani, fondata nel secolo XII, chiamati in solenne epigrafe di quel tempo magistri doctissimi rni e che lavorarono specialmente nelle chiese e cattedrali dell' Italia meridionale. Dietro l' altare attuale v' ha ancora l' antica abside che dovette essere certamente ricoperta di pitture, ma che fu posteriormente ricoperta di calce.
Sul fornice di Dolabella si venera una celletta nella quale dimorò il santo fondatore dell' ordine dei Trinitari