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Chiesa di Santa Cecilia in Trastevere

Chiesa Di Santa Cecilia In Trastevere
Chiesa Di Santa Cecilia In Trastevere

Piazza di Santa Cecilia, 22, 00153 Roma, Italia

Orario
Basilica: aperta tutti i giorni ore 10.00-13.00 / 16.00-19.00
Visita cripta, scavi: tutti i giorni ore 10.00-13.00 / 16.00-19.00
Affreschi medievali di Pietro Cavallini: tutti i giorni feriali ore 10.00-12.30
Orario Messe Feriali: ore 7.15 Festivi: ore 10.00

Periodo Medioevo

Il Card. Paolo Emilio Sfondrato fece ristaurare questa chiesa parrocchiale nel 1599, ornandola con un pavimento intorno all'altar maggiore tutto d' alabastro intarsiato di rarissime pietre orientali, e con quattro colonne singolarissime di bianco e nero antiche. Ne hanno cura le Monache Benedettine, che abitano nel contiguo monastero.

Nel portico vi sono quattro antiche colonne, due di africano, e due di granito. Entrando in chiesa a mano dritta vi è il depo del Card. Adamo, amministratore del vescovato di Londra, morto nel 1498. Li festoni, ed altri ornati sotto la volta nell'entrare la porta grande, sono di Fabrizio Parmigiano, e li puttini di Marzio di Cola Antonio.

Andando alla sagrestia si entra nel bagno in cui ebbe il martirio s. Cecilia, vendendovisi ancora gli antichi condotti. I paesi, che si vedono nel corridore sono dipinti da Paolo Brilli. Il quadro dell'altare rappresentante la decollazione della Santa, ed il tondo dirimpetto, dove è l'angiolo, che inorona la Santa, e lo sposo Valeriano, sono d' incerto autore, che ha imitato Guido Reni; e del medesimo si credono tutte le altre pitture ad affresco, che sono nel corridore, nella cappella, e nella cupoletta, fatte tutte con intendimento, e buon gusto. Ritornando in chiesa è da osservarsi il ricco deposito del Cardinale Sfondrato.

Il s. Andrea coronato da un Angiolo, che si vede nell'altare vicino è pittura del Cav. Baglioni; e la cappella in cui dalle Monache vengono custodite le Reliquie, fu tutta dipinta da Luigi Vanvitelli. La tavola contigua, che rappresenta la Maddalena è d' incerto autore; e nell'ultimo altare il quadro con Nostro Signore flagellato, è di Francesco Vanni. Di qui si scende di sotto alla confessione, dove sta il corpo della Santa, e nel quadro dell'altare di mezzo, che ha innanzi due colonnette di porfido vi è la effigie della Santa medesima, che muore, e due donne le rasciugano il sangue, opera del suddetto Vanni. Gli altri tre quadri delle tre altre cappelle sono del Cav. Baglioni.

Risalendo in chiesa si vede la tribuna con antichi mosaici, e sotto la confessione la statua giacente di s. Cecilia, scolpita egregiamente in marmo da Stefano Maderno. Sopra al'altare in un tondino vi è l'immagine di Maria Vergine da alcuni creduta di Annibale Caracci, da altri di Guido Reni, ma veramente non si riconosce, che sia di alcuno di questi due autori, ma bensì della loro scuola, e sulla imitazione di Guido; e il Crocifisso con due mezzi Angioli in un simile tondino dalla parte che riguarda il celebrante, è sullo stesso stile, e del medesimo incognito autore.

Le imagini de' SS. Pietro, e Paolo nel primo altare dalla parte dell'Evangelio del maggiore le colorì il Baglioni, ma essendo state ritoccate non si riconoscono per sue. Nell'altro il martirio di s. Agata è di buona mano; e in quello che segue, il s. Benedetto è di Giuseppe Ghezzi, di cui è anche l'ultimo quadro, che rappresenta s. Stefano, e s. Lorenzo.

Nel cortile avanti la chiesa vi è un vaso di marmo antico, e assai grande. La muraglia, che racchiude detto cortile fu adornata col disegno del Cav. Fuga.

Blasi

Santa Cecilia in Trastevere

In Trastevere. La tradizione vuole che questa chiesa sia stata eretta sulla casa abitata dalla santa: ma è certo che nel 499 era già titolo presbiteriale, come si rileva dagli atti del concilio di Simmaco. Nel 524 Antemio, ambasciatore della imperatrice Teodora, venuto a Homa per impossessarsi del papa Virgilio e condurlo a Costantinopoli, lo trovò che pregava in quella chiesa, come narra Anastasio Bibliotecario. Nel 768 vi fu eletto papa Stefano III (o IV secondo la sua denominazione incerta) che era prete titolare di quella chiesa. Nel secolo IX Pasquale I (817-24) essendo andato a pregare m Santa Cecilia e avendola trovata in rovina, ordinò che venisse riedificata dalle fondamenta.
Fu in questa occasione che egli vide in sogno come il corpo della martire giacesse ancora nelle catacombe e non fosse stato rapito da Astolfo re dei Longobardi secondo voleva la tradizione. Infatti recatosi nel luogo indicato, trovò il corpo ancora intatto, vestito di un tessuto d'oro e coi pannolini che erano serviti ad asciugarle la ferita rimasta per tre giorni stillante, ancora intrisi di sangue. In questa occasione il corpo fu trasportato nella basilica trasteverina insieme con altre reliquie di diversi martiri. Nella ricostruzione della chiesa, Pasquale I vi edificò vicino un monastero in onore della Santa. Nel 1530 il monastero passò alle monache Benedettine la cui prima abbadessa fu Maura Magalotti che lasciò tutti i suoi beni alla chiesa. Nel 1599 per iniziativa del cardinale Sfondrato, la chiesa venne restaurata e perdette il suo carattere primitivo. Durante questo restauro fu riaperta la cassa che conteneva il corpo di S. Cecilia, e questa fu rinvenuta ancora una volta in uno stato di perfetta conservazione.
Una descrizione minutissima dell'avvenimento ci lasciarono il Bosio e il Baronie sedie ne furono testimoni oculari. Nel 1725 il cardinale Acquaviva la restaurò un'altra volta decorandola di nuovi abbellimenti, finché nel 1823 il cardinale Giacomo Doria la ridusse allo stato attuale, chiudendo le colonne delle navate nei pilastri che ancora rimangono. Attualmente (1901) la chiesa viene ripristinata con molta cara dagli architetti Mazzolini e Giovenale, a.spese del Fondo per il culto.

Cortile. — E preceduto da un vestiboletto originale, che fu fatto dal Fuga nel 1725 per ordine del cardinale Acquaviva. A destra: grande vaso marmoreo di quelli che i romani chiamavano Cantliari. Un tempo era nel mezzo dell'atrio e serviva per le abluzioni dei fedeli, oltre a sigaifìcare il refrigerio benefico della grazia divina nelle anime sitibonde. Il portico della chiesa è retto da quattro colonne e sopra a queste vi è un fregio in musaico del secolo ix.
A sinistra: sulla parete, affresco del secolo xIII, avanzo delle pitture che in quell'epoca decoravano l' intiera facciata.

Interno. — E a tre navi, sorrette da 24 pilastri che racchiudono le colonne primitive.
Navata di destra: monumento funebre del cardinal Adamo di Hertford, vescovo di Londra e teologo insigne morto l'anno 1397. - Nella base lo stemma d'Inghilterra, quale era sotto il re Kiccardo IL Questo monumento è di Paolo Romano.
- Nella volta della navata: pitture di Tarquinio da Viterbo, meno i paesaggi che sono di Fabrizio Parmigiano.
- 1. Cappella: Crocefisso, pittura d'anonimo del secolo xiv - Sepolcro del cardinale Martino Salmeron (1556),
- 2. Cappella.
Fu edificata nel luogo dove erano i bagni di Santa Cecilia, di cui ancora si conservano le condutture e le caldaie. Il quadro dell'altare è della scuola di Guido Reni; i paesaggetti e le decorazioni delle pareti sono di Paolo Bril, però quasi intieramente ridipinti; le melagrane di bronzo clie si veggono in questa cappella e in altri luoghi della chiesa furono fatte eseguire dal cardinale Acquaviva, perchè nel suo stemma gentilizio erano appunto le melagrane. Monumento del cardinale Paolo Sfondrato eseguito nel 1618 sui disegni di Carlo Maderno.
- 3. Altare: Sant'Andrea del Baglioni.
- 4. Cappella: vi si conservano le reliquie: la volta e il quadro di destra furono dipinti da Giuseppe Vanvitelli.
- 5. Altare: S. Maria Maddalena attribuita al Baglioni. Sepolcro del cardinale Giuseppe Maria Terroni (1767). Affresco del secolo xIII, rappresentante la visione di Pasquale I, e trasportato quivi nel 1785, dal portico della chiesa dove si trovava.
Navata centrale: nella volta: affresco di Sebastiano Conca. Il tabernacolo dell'aitar maggiore fu fatto nel 1283 da Arnolfo, marmorario fiorentino, da non confondersi però con l'architetto di S. Maria del Fiore.
Sotto l'altare: statua giacente di santa Cecilia, di Stefano Maderno. Questo scultore che visse dal 1576 al 1636, assistette alla scoperchiatura del sepolcro della martire, fatta nel 1599, e potè ritrarne le sembianze dal vero.
Chi volesse conoscere la descrizione dell'avvenimento curioso e importante, la può trovare nel Bosio, che ne fu testimonio e ce ne lasciò un racconto diffusissimo e ricco di documenti.
Sotto questa statua, i quattro altari della confessione: i quadri dei primi tre sono del Baglioni.
Abside: mosaico del secolo ix, rappresentante Gesù con alla sua destra San Paolo, Santa Cecilia e Pasquale /, col nimbo quadrato per significare che fu eseguito quando era ancora in vita: egli reca nelle mani il modello della basilica da lui fatta restaurare, ed alla sua sinistra San Pietro San Valeriana e SanfAgata.
Sotto i dodici agnelli questi versi:

Haec domus ampla mieat variis fabricata metallis
Olim quae fuerat confraeta sub tempore prisco
Condidit in melius Pasehalis praesul Opimus
Hanc aulam domini formans fundamine elaro
Aurea gemmates resonant haec dindima templi
Laetus amore Dei hic coniuxit corpora saneta
Caecilia et sociis rutilat hic flore invcentus
Quae primis in eryptis pausabant membra beata
Roma resultat ovans, semper ornata per aevum.

(Luccica questa ampia casa contesta di variopinti metalli. Essendo una volta in tempi antichi ruinosa, il dovizioso presule Pasquale la riedificò migliorandola, e ridusse quest'aula chiaro sostegno del Signore.
Risuonano ora gli aurei gemmati oricalchi del tempio poiché egli lieto dell'amore divino riuniva quivi i corpi dei santi. Vagheggia in fiore l'eterna giovinezza di Cecilia e dei suoi compagni che un tempo celavano le loro membra nelle cripte lontane. Echeggia Roma tutta nel trionfo eternamente adorna, dei lor corpi, nei secoli).

Sotto il mosaico: Santa Cecilia, quadro della scuola di Guido Reni. Nell'arcone esterno, a destra: busto di Clemente XI a7O0-21, Albani) e a sinistra quello di Innocenzo XII (1691-1700, Pignatelli).
Navata a sinistra: sepolcro del cardinale Niccolò Fortiguerri, senese, legato di Pio II, che si distinse nelle guerre di Sabina contro i Savelli di Romagna, contro i Malatesta, come accenna l'iscrizione della base. Il monumento fu eseguito nel 1473 da Mino da Fiesole.
Ma essendo stato disperso in epoche posteriori, fu nuovamente riunito e restaurato, sotto la direzione del Ciavarri nel 1891. Nella volta di questa nave: pitture di Giovanni Zanna.
- 1. Altare: S. Stefano e S. Lorenzo di Giuseppe Ghezzi.
Monumento del cardinale Malagotti (1538).
- 2. Altare: San Benedetto, anche questo del Ghezzi. Monumento al cardinale Giacomo Brignole, eseguito nel 1855 dal Ravelli.
- 3. Altare: S. Agata, attribuita al Baglioni.
- 4. Altare (in fondo dell'abside): S. Pietro e S. Paolo del medesimo Baglioni.

Sacrestia. — Immagine della Madonna attribuita ad Annibale Caracci, che un tempo era sull'altar maggiore.

Convento. — Nel coro delle monache: Gesù fra gli Apostoli e il giudizio universale, affresco di Pietro Cavallini, scolaro di Giotto. Nel parlatorio: S. Cecilia, quadro a olio di Francesco Vanni.

Diego Angeli - Le Chiese di Roma - Guida Storica e Artistica delle Basiliche, Chiese e Oratori della Città di Roma