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Chiesa di San Teodoro al Palatino

Chiesa di San Teodoro al Palatino
Chiesa di San Teodoro al Palatino

Se bene la tradizione voglia questa chiesa edificata sopra un antico tempio pagano dedicato a Romolo o a Giove statore, sembra ora che essa sia stata eretta dalle fondamenta nei primi secoli dell'era cristiana. Sotto S. Gregorio Magno (590-605) si trova già citata come diaconia. Nel 774 fu restaurata da Adriano I. Nel 1450 Nicola V (Parentucelli) la riedificò dalle fondamenta. Nel 1527, durante il sacco di Roma la chiesa fu molto manomessa e il suo archivio che era ricchissimo, disperso. Fino allora si era conservata, nelle sue mura, la lupa di bronzo attualmente nel museo capitolino. Nel 1647 fu restaurata dal cardinale Francesco Barberini. Nel 1705 Clemente XI (Albani) fece scavare la terra intorno allo sue pareti e ordinò che fosse fatta la piccola piazzetta semicircolare che le sta d'innanzi, per proteggerla da ulteriori danni. Autore della piazzetta fu Carlo Fontana.
Sulla porta: Sigla di Nicola I (N. P. P. V.).
Interno. - È circolare, con tre altari. Sull'altare di destra: S. Giuliano del Baciccio. Sull'altare maggiore: S. Teodoro dello Zuccari. Sull'altare di sinistra: S. Crescentino di Giuseppe Ghezzi. Nell'abside: musaici del secolo vii che furono ispirati da quelli della vicina chiesa di S. Cosma e Damiano. Rappresentano Gesù Cristo fra S. Pietro, S. Paolo, Santa Cleonice e S. Teodoro. Quest'ultima però è posteriore e rimonta al restauro di Nicola V.
La chiesa appartiene alla confraternita dei Sacconi.

Diego Angeli

San Teodoro

Questa antichissima chiesa di forma circolare fu riedificata da Niccolò V, come si legge nel diario di Stefano dell' Infessura:
"Fece di nuovo la chiesa di s. Theodoro distrutti volte, la prima acconciò la vecchia, la quale acconcia che fu, cascò dai fondamenti, et lui la rifece un poco più in là e poco minore che non era."
Di questa chiesa si trova menzione nella biografia di Leone III: fu diaconia fino a Sisto V; nè sembra sia un antico edifizio romano. Il popolino di Roma comunemente appellava la chiesa col nome di santo Toto, e a questa si portavano dalle madri i bambini infermi onde ottenerne guarigione dal santo.
Incerto è il tempo della sua edificazione, ma certamente è di origine assai antica, poichè se ne fa menzione fino dai tempi di s. Gregorio il grande come di diaconia.
Fu dedicata al santo milite morto sotto Massimiano in Amasea nel Ponto, che riscosse un tempo culto pari a quello di Sebastiano e di Giorgio.
È inutile confutare l' opinione degli antichi topografi che in questo antico edificio cristiano vollero riconoscere un tempio di Romolo, poichè quella sentenza è destituita affatto di serio fondamento. Non è precisato abbastanza il tempo cui possono appartenere i musaici esistenti ancora nella tribuna della chiesa. Il Gregorovius scrive, che l' ordine artistico di quelle figure rammenta il gruppo di quelle della tribuna della vicina chiesa dei ss. Cosma e Damiano. Cristo siede sul globo seminato di stelle, la destra solleva in atto di benedire, nella sinistra sostiene la croce astata; alla sua diritta è s. Paolo che porta in manu un libro, a manca s. Pietro colla chiave e a lui dappresso Teodoro vestito di clamide trapunta d' oro, colla corona fra le mani; presso s. Paolo sta una figura che tiene parimente la corona: questi è s. Cleonico, di cui si fa menzione negli atti del nostro santo. L' imagine di Teodoro è opera posteriore, ed è forse del tempo di Niccolò V, che fece restaurare quella rotonda, ma non fece demolire la tribuna antica.
Nel secolo decimosesto ivi esisteva la celebre lupa di bronzo che è oggi in Campidoglio. Nel 1674 il card. Barberini, essendo la chiesa ridotta in condizioni deplorevoli, la restaurò, finchè Clemente XI, per liberarla dalle acque e dalle terre che colmavano la depressione del suolo in cui giace, fece aprire innanzi alla chiesa una piccola area. Anticamente la chiesa fu collegiata, ed oggi è affidata alle cure d' una divota confraternita istituita sotto l' invocazione del sacro Cuore di Gesù, detta comunemente dei Sacconi.
Il Terribilini ricorda nelle sue schede che a questa chiesa era annesso un archivio assai antico, il quale, dopo il sacco di Carlo V, fu tutto disperso. Il codice di Torino la annovera fra le chiese della seconda partitra e scrive: Ecclesia s. Theodori diaconia cardinalis habet quatuor canonicos. Il Signorili, nel catalogo delle reliquie esistenti nelle chiese di Roma, ricorda che la nostra, oltre quelle dei martiri Giorgio ed Agata, possedea anche unum ferrum lanceae

Armellini