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Basilica di San Sebastiano fuori le mura

Chiesa di San Calisto
Basilica di San Sebastiano fuori le mura

Via Appia Antica, 136

Orario
Tutti i giorni ore 8.00-13.00 / 14.00-17.30
Orario Messe: Feriali e prefestivi: ore 18.00 Festivo: ore 8.30; 10.00; 12.00

Si ha un primo accenno di questa basilica in una iscrizione dei tempi d'Innocenzo I (402-17), oggi nel museo epigrafico lateranense, nella quale è detto che due preti, Proclino e Urso, le fecero doni in seguito a un loro voto. Più tardi il Libro Pontificale racconta che Adriano I (772-95) restaurò la chiesa degli Apostoli sulla via Appia dove era il corpo di S. Sebastiano. Il che dimostra come in origine la chiesa fosse dedicata agli Apostoli: e questo spiega il perché la sepoltura del santo è da un lato e non sotto la confessione, com'era uso. In questa basilica S. Gregorio Magno (590-604) recitò la sua 37ª omelia sugli Evangelii. Nel secolo XII Alessandro III (1159-81) la cedettero ai Benedettini. Nel 1218 Onorio III (Savelli) la restaurò e fece fare la cappella in onore di S. Sebastiano con un ricco altare oggi distrutto. Sul finire del secolo XVI S. Filippo Neri ripristinò l'uso antico del pellegrinaggio alle Sette Chiese facendone centro S. Sebastiano dove egli si recava spesso a pregare.
Nel 1614, il cardinale Scipione Borghese che era titolare la riedificò dalle fondamenta coi disegni di Flaminio Ponzio. Fu creata Parrocchia da Clemente XI (1700-21 Albani) e ceduta ai Francescani che ancora la ritengono, da Gregorio XVI (1831-46 Capellari).

Facciata. — Fu edificata nel 1612 coi disegni di Giovanni Vasanzio.

Interno. — A una sola navata, con diversi altari. Il soffitto è del Vasanzio. A destra. Sepolcro del medico Altobelli (1615) - 1. Cappella contiene diverse reliquie tra le quali una pietra con le impronte di Gesù, di cui una copia esiste nella chiesa di S. Maria ad Palmas. - 2. Sull'altare: S. Francesca romana di Filippo Frigiotti.
Sepolcro del cardinale Giovanni Maria Gabrielli (1711). -3. S. Gerolamo di Archita Perugino. Sulla porta della sacrestia e sulle altre porte laterali; tre quadri di Antonio Caracci (molto restaurati).
- 4. Cappella della famiglia Albani edificata sui disegni del Barigoni, dello Specchi e più tardi del Fontana
Sull'altare: statua di S. Fabriano di Francesco Papaleo. A destra: quadro di Giuseppe Passeri;
a sinistra: di Pier Leone Ghezzi. - Altar Maggiore. Fu cominciato da Flaminio Ponzio e finito dal Vasanzio. Il quadro è d'Innocenzo Tacconi, bolognese. Accanto all'altare a sinistra : Oratorio con due affreschi anonimi del secolo XVII e un quadro del Sigismondi rappresentante S. Sebastiano, che prima era sull'altar maggiore. Nell'oratorio sotterraneo: tracce di affreschi bizantini e sull'altare due busti di S. Pietro e Paolo di Nicola Cordieri. A sinistra: Iscrizione damasiana in onore di Eutichio Martire, scritta in quei caratteri che Furio Dionisio Filocalo aveva disegnato nel secolo IV per le epigrafi del Papa Damaso. - 1. Cappella. Fu edificata dal cardinale Francesco Barberini, con architettura di Ciro Ferri, sul luogo dove era sepolto il martire e dove Onorio III nel 1217 aveva costruito un altare. Sotto l'altare moderno: S. Sebastiano, statua eseguita da Giorgetti, sopra un modello del Bernini. Il quadro di S. Sebastiano è del Fracassini. - 2. S. Carlo Borromeo del Franciotti. - 3. S. Francesco Assisi di Gerolamo Muziano. Sulla pila dell'acqua santa: S. Pietro e S. Paolo del Lanfranco.
Platonia. — La Platonia o stanza abbellita di marmi e di stucchi, dedicata a S. Pietro e a S. Paolo, si trova dietro l'abside della basilica, in fondo a una strada che vi conduce direttamente.
In questo luogo rimasero nascosti per due volte i corpi di questi apostoli. La prima in occasione di un furto narrato da S. Gregorio (690-604) in una sua lettera a Costantino Augusto.
In questa lettera il Papa, rispondendo all'imperatrice che aveva chieste le due teste dei martiri, racconta come subito dopo il loro supplizio venerunt ex oriente fideles per trasportarne le salme in patria, ma che arrivati a due miglia fuori della città in un luogo detto ad CaTacumbas furono colti da un tale temporale con
fulmini e tuoni che dovettero depositare i due corpi rubati, in quel luogo e tanto vi indugiarono che i fedeli accortisi del fatto sorpresero i rapitori e ritolsero loro la preda. La seconda volta la traslazione avvenne l'anno 285, allorché l'imperatore Valeriano, inasprì talmente contro i cristiani che proibì loro di recarsi nei cimiteri e per fino di seppellirvi nuovi morti.
È ignoto quanto tempo i corpi dei due martiri rimasero nascosti nella Platonia, ma è da presumere che furono ricondotti alle loro sedi primitive sul finire del secolo III.
La Platonia è opera muraria, di forma semicircolare.
Nel vestibolo che precede l'ingresso: pietre tombali di un vescovo (il nome è eroso) del 1403, dell'abate Giovanni Bodier, medico (1517) e un'altra senza nome né data del secolo XV. Sopra la parete della scala: Iscrizione tolta da un passo delle Revelationes di Santa Brigida, riferentesi ai sepolcri dei martiri. L'interno di esso fu restaurato nel 432 da Sisto III e più largamente dal cardinale Scipione Borghese l'anno 1614 che ridusse a tredici i quattordici arcosolii primitivi. In essa si scorgono tracce di stucchi romani e un pavimento formato coi frammenti d'iscrizioni cristiane. Sotto l'altare, per una botola si scende a un oratorio, che dovette essere il luogo ove furono nascosti i corpi dei due apostoli. Sulle pareti di esso si scorgono stucchi romani del periodo di Caligola e tracce di pitture primitive quasi intieramente distrutte. Un altro oratorio si trova a metà della seconda scala. In esso vi è un cippo con una lastra marmorea che servi di piccolo altare e un sedile su tre dei suoi fianchi, destinato alle adunanze che vi si tennero nel medioevo. Le pareti dell'oratorio sono adorne di affreschi del secolo XIII.

Catacombe. — Vi si accede per tre porte nell'interno della chiesa e sono le più note di Roma per essere le uniche della cui esistenza si fosse sempre certi. Quando dopo il IX secolo per la maggior parte dei cimiteri cristiani erano stati obliati, questo di S. Sebastiano rimase frequentatissimo dai fedeli e fu confuso con quello di S. Calisto fino ai nostri tempi quando le scoperte archeologiche del De Rossi e della sua scuola rivelarono l'esistenza degli altri ipogei.
Ma questa notorietà fu causa di saccheggio. E noto in fatti come durante tutto il medioevo il commercio delle reliquie fosse attivissimo, ragione per cui le catacombe di San Sebastiano rimasero quasi completamente spogliate e oggi non offrono che pochi ricordi della loro decorazione primitiva. Fra questi è notevole un sepolcro con una immagine di gladiatore cristiano, opera del III secolo.

Diego Angeli - Le Chiese di Roma - Guida Storica e Artistica delle Basiliche, Chiese e Oratori della Città di Roma

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