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Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola

Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola
Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola

Piazza di Sant'Ignazio - Via del Caravita, 8a, 00186 Roma, Italia

Apertura:
lun. – sab. 7.30 – 19.00 dom. e fest. 9.00 – 19.00
SS Messe: lun. – sab. 8.00; 18.00 (in agosto solo 8.00) dom. e fest. 11.30; 18.00 (in agosto solo 11.30)
Visite guidate gratuite: mar. gio. sab., 15.00 – 18.00 (escluso agosto)

Periodo Barocco

La fabbrica del Collegio Romano, ordinata da Gregorio XIII per li PP. della Compagnia di Gesù, ad effetto che anche vi tenessero scuole pubbliche di diverse scienze, è superba architettura di Bartolommeo Ammannati scultore, e architetto Fiorentino.

Il card. Lodovico Ludovisi, vicecancelliero, e nipote di Gregorio XV per la divozione, che portava a s. Ignazo, non contento d' essersi assai impiegato per la sua canonizazione, deliberò ancora di onorarlo d' un sontuosissimo tempio, degno del suo grand' animo.

Nell'anno 1626 fu dato principio alla fabbrica, e il cardinale vi pose la prima pietra. Seguita poi la sua morte, fu continuata, per averle lasciato per testamento 200 mila scudi. Il Domenichino ne fece cupola diversi disegni, da' quali il P. Grassi Gesuita ne ricavò quello, che si vede messo in opera, pigliando parte da uno, e pe da un altro. l'Algardi vi s' impiegò nell'architettarne la bellissima facciata, per un'altra lascita, fattale dal principe Ludovisio, già Vicerè di Sardegna, di copiosa somma di danaro, e annua entrata.

Il fregio del cornicione fatto in basso di stucco con diversi puttini e rabeschi, siccome anche le due figure, che sostengono l'iscrizione sopra la porta principale dentro la chiesa, sono disegno dell'Algardi, ma poste in opera da diversi con assistenza, disegno, e modelli del medesimo.

Benchè non sia fatta la cupola, l'ha finta di pittura in tela il P. Andrea Pozzi Gesuita, eccellente nelle prospettive, ma ora è annegrita, e non si vede più; è bensì intagliata in rame tra le sue opere. A mano destra il quadro della prima cappella con Maria Vergine, che porge il Bambino a s. Stanislao, è lavoro del medesimo P. Pozzo.

In questa magnifica chiesa sono due volticciuole, una presso la porta del fianco, e l'altra presso la sagrestia. Nella prima di esse sono 4 statue di stucco, alte 12 palmi, che posano nelle nicchie, opere di Cammillo Rusconi, che rappresentano le Virtù cardinali. Sotto l'altra volta presso la sagrestia, son 4 statue simili la Fede è lavoro di Simone Giorgio; la Speranza di Jacopo Antonio Lavaggi; la Carità di Francesco Nuvolone; e la Religione di Francesco Rainaldi. Evvi anche il modello in grande fatto da Giuseppe Rusconi della statua di s. Ignazio, ch' egli poi scolpì inn marmo, e che fu collocata in san Pietro.

Il grandioso deposito con la statua della s. m. di Gregorio XV, insigne benefattore di questa chiesa, e con urna ancora sepolcrale del cardinale Lodovico Ludovisi, fa mostra della magnificenza delli PP. della Compagnia di Gesù del Collegio Romano verso il loro benefattore. Hanno dato saggio della perizia de' loro scalpelli in questo sepolcro il sig. Monot, che scolpì le due Fame, e il sig. Le Gros, che scolpì tutto il resto, e architettò questo deposito.

Nella crociata a man dritta s' ammira la celebre cappella Lancellotti, che è una delle più belle di Roma per gusto, e per sodezza, tutta di finissimi, o preziosissimi marmi composta, dedicata a s. Luigi Gonzaga, ed eretta con disegno del P. Pozzi Gesuita, che dipinse la volta. Il detto Santo è espresso al vivo in un bassorilievo all'altare suddetto, scultura di detto Le Gros stimatissima, che fece anche le due statue di stucco sul frontespizio, e il Lodovisi scolpì i due angioli sulla balaustrata. Dirimpetto a questa è la cappella della ss. Nunziata, fatta sullo stesso disegno per l'appunto. Il bassorilievo è scultura di Filippo Valle. La volta fu dipinta dal cavalier Mazzanti, e Pietro Bracci scolpì i due Angioli della balaustra, e le due statue di stucco sul frontespizio.

La cappella del transito di san Giuseppe, fu ornata dal cardinal Giuseppe Sacripanti con la tavola del celebre Trevisani, e la cupola è di Luigi Garzi, con un de' quadri laterali del Chiari, e incontro quello del medesimo Trevisani.

Poco di quì lontano, avanti d' entrar nel Corso, è un bell'oratorio fabbricato con la direzione del P. Pietro Garavita Gesuita, con elemosine de' particolari per fratelli, che quì fanno le loro divozioni, e fu dedicato a Maria Vergine della Pietà, e a s. Francesco Saverio; ed ha il ricetto tutto dipinto a fresco da Lazzaro Baldi.

Sant'Ignazio di Loyola

... Una pittura chiesastica, che tira le ultime conseguenze dalla decorazione cortonesca (pur tanto mondana) per costruire nelle volte delle chiese macchine pittoriche gigantesche, in cui la prospettiva dalle regole sempre più complicate serve a dimostrare che dallo spazio chiuso della chiesa si passa a quello del cielo, dal dolore della terra al tripudio del paradiso. Massimi esempi, se pur molto differenti: il soffitto della chiesa del Gesù (1676-79) e quello della chiesa di Sant'Ignazio (1691-94), dipinti rispettivamente dal genovese Gaulli detto il BACICCIO (1639-1709) e dal trentino ANDREA POZZO (1642-1709). Il Gesù e Sant'Ignazio sono le due chiese dei Gesuiti, e i soffitti del Baciccio e del Pozzo (padre gesuita e teorico della prospettiva) non potrebbero meglio esprimere il programma dell'Ordine ed il suo intento di trasformare la persuasione in accesa propaganda: e se questa è la strada, è inevitabile che il Baciccio, pittore di altissima qualità e formatosi in quella città pienamente europea quale era Genova, dovesse incontrare, dopo il Correggio, studiato direttamente sulla cupola di Parma, il Bernini, il trionfo del nome di Gesù essere l'equivalente pittorico della Cattedra di San Pietro.

tratto da GIULIO CARLO ARGAN: STORIA DELL’ARTE ITALIANA

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