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Chiesa del Gesù

Chiesa del Gesù
Chiesa del Gesù

Piazza del Gesù, 54 - Via degli Astalli, 16

Orario di apertura della Chiesa del Gesù
La Chiesa è aperta dalle 7,00 alle 12,30 e dalle 16,00 alle 19,45
Orario consigliato per le visite: dalle 16,30 alle 19,00
Orari Messe Domenicali e Festive 8,00 – 10,00 – 11,00 – 19,00
Orari Messe prefestive 19,00 NB: La Messa prefestiva del sabato e di ogni vigilia di Festa è sempre prefestiva.
Orari Messe Feriali 7,00 – 8,00 – 10,00 – 12,00 – 19,00
Orari delle Confessioni Confessioni dalle 7,00 alle 12,30 e dalle 16,00 alle 19,45
Orari visite delle Camere di Sant'Ignazio Dal lunedì al sabato: 16,00 – 18,00 Domenica e Festivi: 10,00-12,00 Ingresso libero

Nella relazione resa dello Stato temporale delle chiese di Roma nell' anno 1662, fatta dal p. Girolamo Boschetti della Compagnia di Gesù, porfetto (sic) della chiesa e sacrestia, trovo le seguenti cose:
"La chiesa del Gesù è stata fondata dal sig. card. Alessandro Farnese ed è situata nel rione della Pigna. Questa chiesa ha campane senza campanile, solo per modo di provisione accomodate in un muro non essendo stato dal fondatore fatto nè a ciò provveduto. Ha otto cappelle e tre altari grandi. Di più sotto l' altar maggiore vi è una cappelletta dove vi sono riposte le reliquie dei ss. Abbondio ed Abbondanzio date a detta chiesa dalla sa. me. di Gregorio XIII. La chiesa non ha cura d' anime. Possiede, come gli fu permesso dall' fece. me. di papa Urbano VIII, sette lochi di monti con obligo di far fre un anniversario all' anno per il sig. Alessandro Valtrini, quale avea lasciato herede la casa professa. Per istromento del Buonincontro not. capitolino vi è un testamento della q. Lucia Strada, quale lasciò dopo la morte di due zittele due casette o tre, salvo il vero, in Trastevere incontro alla fontana secca, e di più una vignola con una casa di tufi fuori di porta Portese, e doppo la morte della sig. Margarita Torelli tutto detto ricada alla sacrestia di questa chiesa. Si mantengono due lampade l' una all' altar maggiore, l' altra all' altare della b. Vergine per un legato fatto dalla q. sig. Lucia Amici quale lasciò herede il novitiato di s. Andrea con obligo di da. lampada.
    "Questa chiesa non ha debito alcuno nè credito come anco le cappelle, essendo morti li fondatori. Fatto il conto di sei anni precedenti l' entrate e l' elemosine venute alla chiesa oggi anno sono scudi 1257 meno 25-1/2. L' uscita ripartita e computata delli sei anni viene ofni anno scudi 1234 - 7-1/2.
    "La casa fu fabbricata dall' eo sig. card. Odoardo Farnese: Ha camere abitabili no 145 oltre alcune poche stanze che il medesimo sig. cardinale Odoardo formò e riservò per suo servitio. Ha tre sorti di acqua cioè Trevi, Campidoglio e Monte Cavallo. Non ha rendite, nè possiede beni di sorta, salvo che la parte di un orto situato nel monte Aventino che comprò per la casa professa il sig. Marcello Vitelleschi dal sig. Massimo Massimi come in atti Colonna e Buratti notari 16 nov. 1635 confinante con l' orto del monastero di s. Alessio, con il sig. Virgilio Lucharini, con li sigg. Specchi, e con il noviziato di s. Andrea. Ogni anno detratte le sp[esistente di casa in erbaggi e frutta avea scudi 100. Al presente sono in essa sacerdoti 47, chierici 1, fratellie 43, novizi 3."
I disegno della chiesa furono affidati al Vignola che condusse la fabbrica fino alla cornice. Morto il Vignola, subentrò Giacomo della Porta, il quale vi aggiunse le due cappelle rotonde ai due lati dell' altar maggiore: ed è pure di suo disegno la facciata.
La gran volta della chiesa fu dipinta dal Baciccio, come la cupola. L' altar maggiore ha quattro colonne di giallo antico: a mano destra dell' altare è il monumento del venerabile card. Bellarmino, dall' altra parte v' ha quello del ven. Pignattelli.
Stupenda per ricchezze e per arte è la cappella di s. Ignazio di Loyola a sinistra della crociera: l' architettura è del Pozzi gesuita; le quattro colonne sono impellicciate di lapislazzuli e listate di bronzo dorato: l' architrave è di verde antico. Sulla cornice v' è il gruppo della ss. Trinità con un angelo che regge il globo terraqueo anch' esso incrostato di lapislazzuli. Anche la vasta nicchia nel mezzo dell' altare è ricoperta di lapislazzuli, sull' alto della quale due angioli reggono una tazza colonna nome di Gesù formato in cristallo di monte. Entro vi è la statua di s. Ignazio in veste sacerdotale di lamina d' argento: sotto il medesimo altare, in un' urna di bronzo dorato, riposano le ceneri del grande patriarca. Ai due lati dell' altare sono due gruppi in marmo, l' uno rappresentante la Fede che abbatte l' idolatria, opera di Giovanni Tendone; l' altro la religione che atterra l' eresia, di Pietro le Gros.
Dirimpetto alla suddetta v' è la cappella di s. Francesco Saverio, eretta con i disegni di Pietro da Cortona, ovest' è rappresentata la morte del santo, opera di Carlo Maratta.
Contigua all' altare di s. Ignazio è la divotissima cappelletta rotonda di s. Maria della strada, entro la quale si venera questa santa imagine, che si rannoda alla storia della chiesetta di s. Maria della strada, ove si custodiva. La cappellina fu architettata da Giacomo della Porta, ed è adorna di pitture del fr. Pozzo e del p. Giuseppe Valeriano gesuiti; il quadretto in tavola rappresentante s. Giuseppe è un dipinto assai gentile dell' illustre prof. Podesti. Recentemente fu fatta restaurare a spese del principe Alessandro Torlonia.

(Armellini)

Ss. Nome di GESÙ

Questa bella chiesa fu fabbricata dal card. Alessandro Farnese nipote di Paolo III. Architetto ne fu il Vignola, a cui succedette Giacomo della Porta, e fu fatta per li PP. Professi della Compagnia di Gesù, onde v' aggiunse Odoardo card. Farnese l' abitazione pe' medesimi col disegno di Girolamo Rainaldi. La facciata di travertino è di detto Giacomo.
Nell' altare della prima cappella a mano destra è dipinto s. Andrea Apostolo; e dalle bande di essa il martirio di s. Stefano, e di s. Lorenzo. Di sopra nelle lunette, altre istorie, e nella volta una gloria di Santi, e Sante sono d' Agostino Ciampelli.
Il Cristo morto in braccio alla Madre, felicemente figurato nell' altare della cappella, che segue, era di mano di Scipione Gaetano. Oggi v' è un quadro con s. Francesco Borgia, opera del P. Andrea Pozzi da Trento Gesuita; la volta e l' altre figure furono colorite dal cav. Gaspero Celio con disegno del P. Fiammieri Gesuita.
La cappella contigua de' signori Vittori fu condotta a fresco con diverse istorie d' Angioli da Federico Zuccheri, che vi fece anco il quadro dell' altare, dove sono a olio dipinti molt' Angioli in atto d' orare. Abramo, che adora li tre Angioli, pittura a fresco, e gli altri triangoli della volta sono del cavalier Salimbeni, conforme dice il Baglioni nelle Vite de' Pittori; e li Angioli di marmo, che stanno nelle nicchie di detta cappella, sono sculture di Silla Lunga a Vigiù, di Flaminio Vacca Romano, e d' altri; e alcuni puttini di stucco interno alla volta sono di Cammillo Mariani da Vicenza.
La cappella di s. Francesco Saverio nel braccio della crociata, passata la porta della sagrestia, è stata fabbricata nobilmente, mediante la generosità d card. Negroni, ed è delle ben ornate cappelle, avendone dato il disegno Pietro da Cortona. Il bellissimo quadro di essa, dove si rappresenta la morte del Santo, è del cav. Carlo Maratta; e il voltone fu dipinto da Gio. Andrea Carloni Genovese.
Seguitando il cammino si entra nella cappelletta di s. Francesco, fatta con architettura di Giacomo della Porta. Il quadro dell' altare è di Gio. de' Vecchi: la cupola fu colorita a fresco da Baldassar Croce: e li paesi da Paolo Brillo, in questo genere eccellente: e l' altre opere dalla cornice a basso sono di Giuseppe Peniz, e di diversi Fiamminghi.
L' altar maggiore, con belle colonne assai nobile e ricco, fu architettato da Giacomo della Porta. Il quadro, in cui è dipinta la Circoncisione di Gesù, è opera di Girolamo Muziani; e la tribuna con quantità di figure anche nel voltone sono opere di Baciccio Genovese.
A mano destra di quest' altare è il deposito del card. Bellarmino, fatto con disegno di Girolamo Rainaldi; e le due statue della Religione, e Sapienza, figure in piedi, scolpite in marmo, sono di Pietro Bernini.
Un quadretto, ch' era sotto il medesimo altare era del Ciampelli, ma non v' è più; e un altro simile rappresentante li ss. Abundio, e Abundanzio, condotti avanti il tiranno, è di mano di Andrea Comodi, il modo di dipinger del quel era tenuto in conto grande.
La cappelletta rotonda dalla parte dell' Evangelio dell' altar maggiore, dedicata a Maria Vergine, è disegno del medesimo Porta; e i cori d' Angioli, che suonano, furono dipinti da Gio. Batista Pozzo Milanese con tanta delicatezza, che innamorano a vederli, e fanno restar manchevoli le altre pitture da basso a olio del P. Giuseppe Valeriano Gesuita, dove Scipion Gaetano fece alcuni panni, che pajoon veri.
Il quadro di s. Francesco Borgia orante, portato da diversi Angioli, che era nella crociata, opera d' Antiveduto Grammatica, è stato levato. Di questa cappella della crociata si parlerà più a basso da per se.
Li Martiri della Compagnia di Gesù crocifissi nel Giappone, che sono nella cappella prima dopo la porta laterale, sono del cavalier d' Arpino.
Il quadro dell'altare seguente, ove è la ss. Trinità, con li Santi, e Sante del Paradiso, con grande amore operato, fu mandato di Venezia da Francesco Ponte da Bassano, e da' professori del disegno ne riportò lode, come dice il Baglioni nella sua Vita.
In uno de' mezzi tondi di questa cappella è dipinto Dio Padre con Angioli intorno, coloriti dal cavalier Ventura Salimbeni. Alla man sinistra si vede la Trasfigurazione del Signore, opera di Durante Alberti; alla destra il Battesimo di Gesù, e nella volta il Dio Padre, che crea il Mondo, disegno del P. Gio. Batista Fiammieri, da altri colorito con tutto il resto.
Nella cappella de' signori Cerri sono dipinte varie istorie di Maria Vergine, e Gesù. Quelle dell' altare e de' lati di essa dalla cornice in giù sono tutte dipinte da Gio. Francesco Romanelli con più forza del suo solito, ma quelle dalla cornice in su, e nella volta furono con buona pratica lavorate da Niccolò dalle Pomarance. Delle statue, che ivi sono collocate, quella, che rappresenta la Giustizia, è di Cosimo Fancelli; l' altra, che è la Fortezza, fu scolpita da Giacomo Antonio suo fratello; e le due, che restano, da Domenico Guidi, e Gio. Lanzone, scultori di molto credito.
L' istorie de' santi Pietro, e Paolo, dipinte nell' ultima cappella con franchezza, e buona maniera a fresco, sono di Francesco Mola; quelle nella volta si dicono del Pomarancio; e le pitture superiore le porte di dentro della chiesa sono di diversi Gesuiti Fiamminghi.
Tutta la cupola della chiesa, ricca d' adornamenti, e puttini, era dipinta da prima con disegno di Gio. de Vecchi, con li quattro Dottori della Chiesa Latina negli angoli di essa, figuroni assai grandi, e condotti con gran maestria. Ora si vede dipinta di nuovo da Gio. Batista Gauli.
Nel mezzo del voltone della chiesa si vede espressa con quantità di figure l' iscrizione: In nomine Jesu omne genuflectatur, con tal prontezza, che in effetto pare, che precipitino dalla detta volta, opera del detto Gauli.
Gli ornati di stucchi dorati, che sono nel detto voltone, come anche gli altri nel capo della croce della chiesa, con statue pur di stucco, rappresentanti diverse virtù ai lati delle finestre, con angioli, e puttini in più luoghi, sono fatti col disegno del detto Baciccio Genovese, e scolpiti da Leonardo Reti, e Antonio Raggi, fuori che due, che sono di Monsù Gio. Francese; e uno nel braccio a man destra di Monsù Michele; e uno a sinistra del detto Leonardo. Delle figure nel tamburo della cupola, la Temperanza, e la Giustizia, sono del Naldini, e le altre due dello stesso Reti. Adesso si descriverà la nobilissima, e ricchissima cappella della crociata, fatta in onore di s. Ignazio con l' assistenza del P. Andrea Pozzi Gesuita. In tutte le sue parti è riguardevole, e ammirabile sì per il prezzo de' marmi antichi di maggior grido, sì anche per la rarità delle gemme e pietre preziose, che in essa sparse s' ammirano.
Il primo de' sette bassirilievi di metallo, che ornano la detta cappella, esprime un gran fuoco estinto con l' invocazione, ed immagine del Santo, modellato da Renesto Fremin, e gettato da Giuseppe Piserone.
Il secondo, in cui si vede un energumeno liberato dal Santo, è opera di Angelo Rossi, e gettato da Adolfo Gaap, e Gio. Federico Loduvici.
Il terzo, in cui il Santo comparisce a risanare una monaca da un male incurabile, è tutta opera di Pietro Reissi.
Il quarto, maggior degli altri, che sta nel mezzo, esprime san Pietro, che risana lo stesso Santo gravemente infermo per la percossa ricevuta nella difesa di Pamplona, opera tutta di Lorenzo Merlini.
Il quinto fa veder s. Filippo Neri abbraciarsi col Santo tutto splendori nel volto, ed è opera di Francesco Nuvolone, e di bernardino Brogi.
Il sesto rappresenta un numero di storpi e d' infermi risanati coll' olio della sua lampana, modellato dal suddetto Fremin, e gettato di metallo da Antonio Cordien.
Nell' ultimo si veggono molti prigioni liberati per sua intercessione, disegno di Pietro Stefano Monot, che fece il modello, e da Tommaso Germani fu gettato, e rinettato.
Il gruppo di statue, che rappresenta la ss. Trinità, è opera di Leonardo Reti. Li due Angioli di marmo bianco in cima alla cornice della nicchia sono del sopraddetto Monot.
La statua d' argento del Santo vestito con abiti sacerdotali è opera nella modellatura di Pietro Le Gros, e nella struttura di Gio. Federico Ludovici.
Il gruppo di marmo, in cui si rappresenta la Fede, è scultura di Monsù Gio. Teodone. Il secondo, ch' esprime la Religione, è del detto Pietro le Gros; il bassorilievo della confermazione della Compagnia di Gesù, è fatica dello scalpello d' Angelo Rossi; e l' altro, che rappresenta la canonizazione di detto Santo, è di Bernardino Cametti.
Il primo Angelo di marmo dalla parte dell' Evangelio verso l' altare è di Francesco Maratti; il secondo dall' altra parte è di Lorenzo Ottoni: e gli altri due sotto l' organo sono di Cammillo Rusconi. La pittura dell' arco, in cui è dipinto s. Ignazio in atto d' entrare trionfante in Cielo, accompagnata da una schiera d' Angeli, è opera del Gauli.
La volta della sagrestia è d' Agostin Ciampelli; e il quadro dell' altare con s. Francesco Saverio è del Caracci. Evvi anche la testa d' un Ecce homo di Guido Reni.
Incontro al fianco di questa chiesa è la magnifica, e vasta fabbrica del palazzo Altieri, e ne fu architetto il moderno Gio. Antonio de' Rossi, ove sono molte rarità, fra le quali lo sfondo della sala dipinto dal Maratta, e la statua di Pescennio Nigro.

Testo tratto da: Descrizione delle Pitture, Sculture e Architetture esposte in Roma di Filippo Titi stampato da Marco Pagliarini in Roma MDCCLXIII
Il testo è nel dominio pubblico.

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