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CHIESA di Chiesa di Santa Maria in CAMPITELLI

CHIESA di Chiesa di Santa Maria in CAMPITELLI
CHIESA di Chiesa di Santa Maria in CAMPITELLI

Piazza di Campitelli, 9

Orario
Tutti i giorni ore 7.00 - 19.00
Orario Messe: Festivi: ore 7.30; 10.00; 12.00; 18.30 Feriali: ore 7.30 e 18.30
Ogni giovedì: ore 18.00 Adorazione e Vespri

Si denomina così quest' antica chiesa dal suo Rione, nome diminutivo di Campidoglio, mutato dal popolo, ed è incontro a due belli palazzi de' signori Paluzzi, e Capizzucchi, famiglie nobili antichissime. Il cardinal Pietro Damiano la chiama Basilica, annoverandola fra quelle chiese, che appresso i Romani erano in gran divozione.

l'immagine di Maria santissima, che quì si venera, stava prima nella chiesa di s. Galla, ma dopo la peste Alessandro VII fabbricò di pianta questa chiesa, e vi trasferì la detta immagine, con disegno di Carlo Rainaldi, di cui è anche la facciata. La prima cappella è de' Curiali di Collegio, trasportata quì da s. Eustachio, consagrata all'Arcangelo san Michele, e la tavola è del signor cav. Sebastian Conca. La cappella grande della crociata ha una tavola di Luca Giordano, dove è s. Anna; e li stucchi sono di Monsù Michele, e del Cavallini, e i due putti son di Lorenzo Ottone. Il disegno dell'altar maggiore è di Melchior Cafà Maltese.

La cappella di s. Gio: Batista del card. Altieri Camarlengo è risucita bellissima; e per di sopra vi si vede in un occhio del tamburo della cupola una colonna trasparente, trasportata dalla chiesa antica.

Dov' è oggi quest' altare, era prima un tabernacolo di marmo di fattura Gotica, nella forma di quelli due, ch' erano in isola pochi anni fa in s. Maria Maggiore, disfatti nella rinnovazione della chiesa. Fu fatto fare da' signori Capizzucchi nel 1290 con 4 armi loro di mosaico col campo azzurro, e sbarra d' oro a traverso, opera di Adeodato, figliuolo di Cosimo Cosmati, artefice famoso, che fece la cappella del Sancta Sanctorum nel Laterano.

In una cappella più avanti è un quadro con s. Giuseppe, creduto del famoso Mignardi Francese. Dall'altro lato della chiesa è la cappella de' detti signori Capizzucchi fatta dal Cardinale della famiglia. Il quadro è di Lodovico Gimignani, dove si rappresenta la caduta di s. Paolo, e la volta fu dipinta da Michelagnolo Ricciolini; e l'architetto è stato Mattia de' Rossi.

Armellini

Carlo Rainaldi e la Chiesa di Chiesa di Santa Maria in Campitelli

Nel 166o papa Alessandro VII decise di sostituire la vecchia chiesa nella Piazza Capizucchi, con un edificio nuovo e magnifico di grandi dimensioni. Due anni dopo medaglie che mostrano il disegno del Rainaldi furono interrate nelle fondamenta. Questo disegno, una grande revisione del progetto per Sant’Agnese, ha poco in comune con l’attuale costruzione: una cupola dominante doveva ergersi sopra una facciata concava affiancata da robusti pilastri sporgenti. La derivazione della facciata del Cortona della chiesa dei Santi Martina e Luca è evidente. Poiché questo schema era troppo ambizioso, Carlo in seguito disegnò una facciata a due piani dietro alla quale la cupola, considerevolmente ridotta nelle dimensioni, doveva scomparire. Mentre conservava dai Santi Martina e Luca il concetto della facciata concava fra pilastri, egli trasse da un’altra costruzione del Cortona, cioè Chiesa di Santa Maria in Via Lata, il portico a due piani.

In questo stadio la pianta della chiesa consisteva in un grande ovale per la congregazione e un santuario circolare coperto da una cupola, architettonicamente isolato, per il quadro miracoloso della Vergine in onore del quale la nuova costruzione doveva essere eretta. Lo spaccato dell’ambiente ovale seguiva da vicino, ma non interamente, il Sant’Andrea al Quirinale del Bernini, perché la forte accentuazione sull’asse trasversale – un motivo manierista – derivava dal San Giacomo degli Incurabili di Francesco da Volterra e cosí pure la forma della cupola chiusa all’apice e con lunette tagliate in profondità nella volta. Ho scelto questa pianta per un esame minuzioso perché la combinazione dei piú recenti risultati barocchi del Cortona e del Bernini modificati da un deliberato ritorno a una struttura manierista è tipica del Rainaldi. Nel disegno finale, che fu ancora ulteriormente ridotto, Rainaldi cambiò l’ambiente ovale con la sua cupola bassa con una navata, e ciò richiedeva una facciata diritta. La costruzione fu iniziata all’inizio del 1663 e finita alla metà del 1667. La pianta finale contiene numerosi elementi interessanti che sono abbozzati nello schema ovale. La navata longitudinale, alla quale il santuario a cupola è di nuovo unito, si apre al centro in ampie cappelle collocate fra cappelle piú piccole. Si ricorderà che questo tipo di pianta ha un’ascendenza prettamente dell’Italia settentrionale. Notevole tra le chiese simili è il San Salvatore del Magenta a Bologna (1605-23) che stava sorgendo quando Girolamo Rainaldi incominciò a erigere Santa Lucia nella stessa città. Anche in San Salvatore l’asse trasversale è fortemente accentuato mediante cappelle che si aprono in tutta l’altezza della navata. In Chiesa di Santa Maria in Campitelli a queste cappelle è stata data ancora maggiore importanza in virtú della loro decorazione con colonne libere e con le decorazioni dorate degli archi. Viceversa, la navata è uniformemente bianca ed ha solo pilastri; ma una sistemazione delle colonne identica a quella delle cappelle, un’identica importanza agli intercolunni e lo stesso tipo di decorazione dorata ricorrono all’inizio ed alla fine del santuario. Cosí ci sono piú relazioni visive straordinariamente efficaci fra le grandi cappelle e il santuario e l’occhio può facilmente vagare dalle barriere dell’asse trasversale lungo la direzione principale fino al santuario. Inoltre la luce vivida che entra nel santuario dalla cupola attrae immediatamente l’attenzione.

Sembra che in questa chiesa il conflitto manierista delle direzioni assiali sia stato risolto e subordinato alle tendenze unificatrici barocche della direzione determinata dalla massa (colonne) e dalla luce. Dettagli, come le cornici della porta e del balcone e i pilastri curvati che stanno agli angoli della parte a cupola, devono non poco al Borromini. Ma sarebbe un errore credere che vi sia qualcosa di borrominiano nella concezione base della struttura. Ciò che fa risaltare questa costruzione e le dà un posto unico fra le chiese barocche di Roma, è il carattere scenico, prodotto dal modo come l’occhio è guidato dalla crociera al santuario e in profondità da colonna ma a Roma il carattere scenico dell’architettura di Chiesa di Santa Maria in Campitelli anticipa lo sviluppo del tardo barocco. Cosí noi troviamo in questa costruzione straordinaria un progetto dell’Italia settentrionale unito alla gravità romana e ritorni manieristici trasformati in tendenze progressiste. La pianta di Chiesa di Santa Maria in Campitelli non ebbe seguito a Roma.

D’altra parte, non è necessario cercare a lungo per incontrare simili strutture nel Nord. Nell’anno in cui la chiesa del Rainaldi fu terminata Lanfranchi iniziò a costruire San Rocco a Torino, dove a colonne isolate sistemate come quelle di Chiesa di Santa Maria in Campitelli fu data un’analoga funzione scenica. In piú, la «falsa» croce greca con aggiunta una cappella a cupola rimane comune nel Nord durante tutto il XVIII secolo. Un’interessante combinazione di tendenze dell’Italia settentrionale e di Roma si può trovare anche nella facciata di Chiesa di Santa Maria in Campitelli. Le caratteristiche principali di questa facciata sono le due edicole, una dentro l’altra e tutte e due tengono due piani. Questo tipo, che ho chiamato precedentemente facciata a edicola, non aveva tradizione a Roma; era, però, comune nel Nord Italia e occorreva solo la completa romanizzazione apportata dal Rainaldi perché diventasse generalmente accettabile. Preceduto dal tentativo di suo padre nel disegno di Santa Lucia a Bologna, Carlo sapeva come fondere la facciata a edicola con il modo tipicamente romano di aumentare il volume degli ordini da pilastri a semicolonne e colonne isolate. Il carattere del barocco romano è chiaramente espresso nelle forti sporgenze dei frontoni, le forme pesanti e grandi e l’ampio uso di colonne. Tipicamente romani sono anche gli intercolunni all’estremità che derivano dai palazzi capitolini; e il motivo delle due colonne rientranti nei settori fra l’edicola esterna e quella interna deriva dalla chiesa dei Santi Martina e Luca del Cortona. Con il trapiantare la facciata a edicola del Nord Italia a Roma, Rainaldi giunse alla sua realizzazione piú matura ed efficiente. Nessuna delle facciate di chiesa estremamente individuali del Cortona, Bernini e Borromini si prestavano facilmente a essere imitate. Ma il concetto rainaldiano dell’edicola del barocco romano era facilmente applicabile al tipo di chiesa longitudinale e fu, perciò, costantemente ripetuto e riadattato secondo le condizioni specifiche.

Rudolf Wittkower - Arte e architettura in Italia. 1600-1750 - Storia dell’arte Einaudi

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